L’Onu è il vero ostacolo alla pace
Shalom, ottobre 2009
Quando Netanyahu è intervenuto all’assemblea generale delle Nazioni Unite giovedì 24 ottobre, ha compiuto un’audace rivoluzione concettuale, innanzitutto attaccando l’ONU frontalmente per la prima volta, e anche collegando fra loro quattro temi. Prima, ha ripercorso l’orrore della Shoah, e con una modestia da studente, che è poi stata criticata da alcuni, ne ha mostrato pianamente la verità storica tramite documenti. In secondo luogo, inaspettatamente, ha accostato il tema della negazione della Shoah a quello della relazione della commissione dell’ONU guidata dal giudice Goldstone, incaricato di indagare sulla guerra di Gaza. Come tutti si aspettavano dato il pregiudizio che sempre caratterizza l’ONU quando tratta di Israele, la commissione ha elaborato il suo mito negativo, ha partorito cioè un autentico blood libel, che collega l’idea stessa di Israele con quella di attacchi indiscriminati e senza ragione alla popolazione palestinese innocente e col concetto di crimini di guerra. [...]
E se il regime iraniano avesse altre strutture nascoste?
L’Iran è determinato oltre la nostra povera immaginazione occidentale a ottenere la bomba atomica, e il suo bisogno esistenziale di potere legato all’idea di un compito egemonico irrinunciabile, ha dato una enorme, inevitabile evidenza di sé nei giorni scorsi: la scoperta della nuova struttura di arricchimento nucleare, che Obama voglia o no ammetterlo, lo ha portato almeno ad un cambiamento verbale di linea; la Russia, che è pesante, si è spostata; la Cina, mentre Sarkozy e Brown denunciavano le violazioni di Teheran, non ha potuto mantenere la sua orientale indifferenza.
«La nuova struttura, con l’aiuto di Dio, comincerà a funzionare molto presto»: se non avevamo capito bene, la cocciuta determinazione iraniana dopo che Obama, Sarkozy e Brown avvertivano Teheran che adesso «è l’Iran che deve dare risposte» come ha detto il presidente degli Usa, ce l’ha di nuovo spiegata ieri Muhammad Muhammadi Golpayegani il consigliere del leader spirituale dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei. [...]
Gli amici di Ahmadinejad ora sono in Svezia
«Vergogna», ha detto ieri il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante il suo discorso a New York, rivolgendosi «a chi è rimasto seduto, in questa sessione dell’Assemblea dell’Onu, a legittimare chi nega la Shoah e minaccia di sterminio gli ebrei, vergogna a chi non capisce che il matrimonio fra fondamentalismo religioso e armi di distruzione di massa minaccia tutto il mondo». E peccato davvero che questa vergogna ricada sulla Comunità Europea, la cui presidenza svedese, rappresentata dal ministro degli Esteri Carl Bildt, ha dichiarato di essere rimasta seduta con altri membri dell’Ue (non l’Italia) perché il discorso di Ahmadinejad non aveva superato “le linee rosse” che si era data l’Europa rispetto alla possibilità di abbandonare l’aula.
Dunque, per responsabilità europea, lo spettacolo politico cui il mondo ha assistito durante l’assemblea generale dell’Onu è stato duplice, e il ruolo europeo non è stato certo quello dell’eroe: il peso politico maggiore l’ha avuto alla fine la sensatezza americana e di alcuni Paesi europei di fronte al pericolo iraniano, mentre la Svezia ha svolto una parte frigida e invecchiata. [...]
Torna l'incredibile show di Hamas "Pionieri di domani": quando educazione significa incitamento all'odio
Dopo la tragica morte di Farfour (alias Topolino) e dopo Nahool (Ape Maya), la televisione di Hamas, Al Aqsa, torna alla carica nella nuova stagione televisiva con un nuovo personaggio per animare lo show per bambini "Pionieri di domani". Quando l'educazione passa per l'incitamento all'odio, e la libertà per il "massacro degli ebrei in Israele".Gerusalemme, 24 set (ANSA) - Il sito internet israeliano Palestinian Media Watch riferisce che gli ospiti di un programma televisivo per bambini, trasmesso a Gaza dalla Tv controllata dal movimento islamico Hamas, hanno più volte affermato che la “liberazione” della Palestina passa attraverso il “massacro” degli ebrei in Israele. Nel programma per bambini denominato “Pionieri di domani”, andato in onda il 22 settembre sulla Tv Al Aqsa, Nassur, un pupazzo con le sembianze di un orsacchiotto, si rivolge a una giovane ospite in studio, dal nome Saraa, spiegandole che tutti gli ebrei “devono essere eliminati dalla nostra terra”. “Saranno massacrati”, ribatte a sua volta Saraa. Poi Nassur si rivolge telefonicamente a un bambino per chiedergli “Cosa vuoi fare agli ebrei che hanno ucciso tuo padre?”. “Voglio ucciderli” è la risposta. Saraa: “Non vogliamo far niente a loro, solo cacciarli dalla nostra terra”. Nassur: “Vogliamo massacrarli (Nidbah-hom, in arabo), così saranno cacciati dalla nostra terra, giusto?”. Saraa: “Sì. E’ giusto. Li cacceremo usando tutti i modi”. Nassur: “E se non se ne andranno pacificamente, con la persuasione e il dialogo, dovremo farlo sterminandoli (Shaht, in arabo)”. [...]
I sogni della Casa Bianca frantumati dai dittatori
No, il discorso di ieri di Obama non è riuscito a restaurare un’idea rassicurante del futuro del mondo nelle mani dell’Onu. E forse non sarebbe poi una cattiva idea quella buttata là ieri da Gheddafi di portare il Palazzo dell’Onu in qualche Paese dell’emisfero meridionale del mappamondo. Perché al momento l’immagine di quello che dovrebbe essere il punto di riferimento della salvaguardia mondiale, della concordia e della pace, risulta di nuovo quella di uno specchio delle immense difficoltà, delle faglie di odio e incomprensione accompagnate da insopportabili ipocrisie e anche dalle incontenibili aggressività che fanno parte dello scenario internazionale. Uno scenario inquieto a dir poco.
Così è andata ieri subito all’inizio: di fuori le manifestazioni anti Ahmadinejad e anti Gheddafi di quelli che non vorrebbero vedere l’Onu trasformata, come è ormai da tempo, in un palcoscenico per dittatori e leader islamisti antioccidentali, antiamericani, antisemiti. [...]
Unesco: eletta la candidata bulgara Bokova, battuto l'egiziano Hosni
"Esprimiamo la nostra soddisfazione per la vittoria della candidata bulgara Irina Bokova sul candidato egiziano Farouk Hosni alla Direzione dell’Unesco.
Da mesi, la candidatura di Hosni si prospettava come un’ombra sul ruolo che dovrebbe svolgere l’Unesco rispetto alla promozione della cultura nel mondo: Hosni, infatti, aveva espresso nel passato posizioni pesantemente antisemite e anti-occidentali, pur rivestendo (e da ben 22 anni!) l’importante ruolo di Ministro della Cultura egiziano.
Hosni aveva fatto ripubblicare in Egitto i Protocolli dei Savi di Sion, aveva dichiarato il proprio disprezzo per la cultura ebraica e l'aveva cancellata dal suo paese con tutte le sue forze, aveva promosso la diffusione di tesi negazioniste dell’Olocausto e aveva anche boicottato e censurato autori arabi colpevoli di aver scritto testi che non combaciavano con le sue idee.
Siamo lieti che un candidato come Hosni non sia stato accettato dal consesso internazionale, pur rispettando il suo paese e il suo popolo dalla cultura millenaria: Hosni è stato bocciato grazie alla profonda consapevolezza, espressa anche dai molti deputati italiani di tutte le parti politiche che hanno firmato il nostro appello al Consiglio Esecutivo dell’Unesco, che la cultura debba avere un carattere aperto e universale. E' una vittoria della coscienza civile.
Ci congratuliamo infine con la neo Direttrice Irina Gueorguieva Bokova, la prima donna a ricoprire questo importante ruolo".
Leggi l'appello dei parlamentari contro la candidatura di Farouk Hosny
Mentre attendevamo il responso dell'ultima votazione in corso, era giunta anche questa notizia:
Corriere della Sera, 22/09/2009
Il principale candidato a direttore generale dell'agenzia dell'Onu per la cultura
Unesco: nuove accuse a Farouk Hosni
Agli ordini dei servizi segreti egiziani contro studenti e intellettuali. Un ruolo nell'affare Achille Lauro [...]
Mediorientale
Obama ottiene il suo vertice. Ma nessuno crede a una svolta
Il leader americano convoca il premier israeliano Netanyahu e il palestinese Abu Mazen. Ma l’incontro di domani sarà più di immagine che di sostanza.
Dunque, Obama avrà il suo vertice. Benjamin Netanyahu, primo ministro d’Israele, e il presidente palestinese Abu Mazen partono oggi per New York dove, domani, prima dell’Assemblea Generale dell’Onu di mercoledì, si terrà un incontro con il Presidente degli Stati Uniti. Obama vedrà prima un leader alla volta e poi tutti e due insieme. Una bella fotografia senza molta sostanza. Abu Mazen è stato il più recalcitrante, e ha riempito la settimana scorsa di accuse contro Netanyahu; d’altra parte il premier israeliano, che ha ripetuto che le costruzioni negli insediamenti subiranno solo un blocco parziale, insiste per riprendere i colloqui che furono interrotti da un ennesimo rifiuto palestinese nel 2008.
Abu Mazen accusa Bibi di restare attaccato alla politica degli insediamenti, e dopo l’incontro di sabato con Mubarak al Cairo e con Abdullah ad Aqaba, si è rafforzato nell’idea che la palla debba essere giocata in campo israeliano; la strada l’ha già tracciata Obama, quella di un completo «congelamento» degli insediamenti, fra cui Abu Mazen considera anche Gerusalemme, come precondizione. [...]
L'impunità dell'Iran aumenta il rischio terrorismo
Il devastante attacco suicida dei talebani a Kabul è l’ennesima tessera di un mosaico che disegna sull’intero orbe terracqueo il mostro del terrorismo. La dimensione strategica degli attacchi che punteggiano tutta la carta geografica risponde a svariati disegni, sia di origine sunnita sia sciita, e tutti mirano a stabilire un califfato mondiale.
Per tutti i combattenti dell’islam estremo, sia sunniti sia sciiti, il punto di riferimento, il modello ideale, l’incoraggiamento costante verso quella che considerano una sicura vittoria, è il regime degli ayatollah, l’Iran, la bandiera strategica, la fonte primaria della strategia mondiale e del finanziamento del terrorismo mondiale. Fra gli insurgent afghani e l’Iran c’è un rapporto strategico essenziale. Teheran è il modello e la fonte di approvvigionamento del terrorismo islamista di tutti i tipi, molte volte se ne è parlato addirittura come di uno dei rifugi di Bin Laden.
Proprio in questi giorni, scade per questo Paese un appuntamento che avrebbe dovuto essere cruciale, e non lo sarà. [...]
È il «palestinismo» la vera malattia dell’Onu
La relazione della commissione Goldstone non mostra alcun interesse perla verità, ma solo per l’ennesima criminalizzazione di Israele. Estabilisce un principio: bisogna arrendersi ai terroristi checolpiscono i civili.
La relazione della commissione Goldstone sull’operazione “Piombo fuso”è un pericolo per tutti noi. È, nero su bianco, il proclama chestabilisce che bisogna arrendersi di fronte al terrorismo sistematicoche colpisce e usa i civili. Se si dà una rapida occhiata alle 575pagine prodotte per stabilire che cosa è accaduto a Gaza nella guerradel 2008-2009, si vede che la commissione istituita dall’Onu non haavuto alcun interesse alla verità, ma solo alla ennesimacriminalizzazione di Israele: l’Onu incarna qui, ancora una volta, unesempio del palestinismo moralista che sfrutta, in funzione delladelegittimazione antioccidentale, i sensi di colpa del mondocontemporaneo e cerca, nella pratica immediata, la morte civile efisica dello Stato ebraico.L’Onu dedica ogni anno due terzi delle sue risoluzioni sui dirittiumani alla condanna di Israele; la sua assemblea, dove sono giàrisuonati i discorsi antisemiti del presidente Ahmadinejad, adessoprocede con una versione flautata, quella del giudice Goldstone, unebreo con tanto di figlia che vive in Israele. [...]
"Palestinism", the real UN disease
Il Giornale, 17 september 2009
The report by the Goldstone Commission sponsored by the U.N. is a danger for all of us; it is a written document stating that it is necessary to give up the fight against systematic terrorism that hits and uses civilians. A quick look at the 575 pages of the report designed to establish what happened in Gaza in the 2008-2009 war: it is clear that the Commission set up by the United Nations during the ninth special session of the Human Rights Council in January 2009 has is not at all interested in truth, but only in still another criminalization of Israel: the U.N. embodies once again an example of moralistic Palestinism that exploits the guilty feelings of the contemporary world to delegitimize the West. And it practically aims to the physical and institutional death of the Jewish State. Every year, the U.N. devotes two thirds of its resolutions on human rights to condemn Israel; its Assembly has already echoed the anti-semitic speeches by President Ahmadinejad, and now it is going on with a whipping version by Judge Goldstone, indeed a Jew with a daughter who lives in Israel. [...]





