Fiamma Nirenstein Blog

Il mio primo giorno in Aula tra dubbi e l’incubo dei tacchi

mercoledì 30 aprile 2008 Il Giornale 7 commenti

Insomma, fra una votazione e l’altra, la mia verità da primo giorno di parlamentare è una sola, anche se cerco di esorcizzarne la potenza con i particolari, le battute, le notizie sugli amici, i commenti sui vestiti. Non è solo emozione, è commozione. Del resto, Giorgio La Malfa che è in quest’aula da trentasei anni me lo conferma: «È sempre diverso, sempre molto forte».
Forte, come quando a 16 anni mi tagliai la treccia, come quando mi sono laureata ormai adulta accompagnata da mio figlio e da mia madre, come quando sul confine di Israele col Libano la foresta era in fiamme, gli Hezbollah seguitavano a bombardare, e noi giornalisti restavamo là, per raccontare.
È la commozione della responsabilità di essere parte di una pattuglia, il Parlamento, che deve rappresentare tutti gli italiani e di più, oggi, nel pieno di una svolta storica che sento sulla mia pelle, che ho voluto profondamente, quella in cui il politicamente corretto deve rovesciarsi in verità, e non ci sono scuse. O ce la faremo - e ce la faremo, ci diciamo fra amici con qualche pacca sulle spalle -, oppure sarà solo colpa nostra. La gente ha parlato: noi siamo una folla variegata, per mestieri, linguaggio, età. Souad Sbai, Eugenia Roccella, io, ci stringiamo le mani e ci felicitiamo, ridiamo del primo tailleur con giacca scura da onorevole, ci lamentiamo delle scarpe col tacco.
Come in un film epico, sullo sfondo del nostro affaccendarsi e chiacchierare, si svolge la scena madre, quella del passaggio di Berlusconi e di Fini assediati dai giornalisti nel Transatlantico; mi ricorda quando Craxi, inseguito da me negli anni Ottanta, nello stesso grande corridoio, mi prendeva in giro dicendomi: «Tu lo sai di già perché sei del Mossad» e io gli rispondevo: «Magari». L’altra scena imperiale è quella della rapida comparsa di Alemanno, venuto per l’ovazione e le dimissioni, mentre la sinistra si avvilisce e si accascia dignitosamente sulle poltrone diventate così poche in assenza dei comunisti. Subito vicino alla sinistra, le cravatte verdi della Lega. E ovunque molte donne, ma, ci dispiace per la curiosità del lettore, senza nessuna civetteria o stravaganza particolare, senza nessun abito eccessivamente femmineo. Mi sembra che ognuna, a destra e a sinistra, come me, si sia procurata un suo modesto tailleur classico. Anche delle gran belle donne come Gabriella Carlucci ormai alla terza legislatura, si parla per raccontare la sua gloriosa campagna elettorale in Puglia, di Paola Pelino perché ha vinto a Sulmona, delle belle ragazze sotto i 30 come Pina Picerno, Marianna Madia, Barbara Mannucci, perché sono tutti capaci e desiderose di fare. E non a caso, tutte vestono il tailleur.
Il mio «catafalco», ovvero la cabina del voto, è l’ultima di quattro in alto verso la presidenza: i catafalchi furono un’invenzione di Marco Pannella nel ’92 quando l’elezione di Scalfaro era in pericolo a causa di sbirciatori e franchi tiratori. Adesso quella specie di piccola grotta marrone mi aspetta per il mio primo voto da parlamentare del Pdl: si vota Fini per presidente, e di sicuro non si raggiungeranno i due terzi. Quindi, aspetteremo ore e ore immersi nella grande novità del Parlamento in cui siamo circa 340 a 275, con molto tempo per conoscerci, specie noi nuovi. Nuovi per ben il 40 per cento degli eletti. Tempo per guardarci intorno, per interrogarci dal profondo sulla grande svolta che si è spalancata davanti a noi e anche per chiedere sciocchezze da neofita. Mi scopro a domandare a un collega che sa tutto, Peppino Calderisi, se non sarà buio nel catafalco, se mi devo portare la penna. Domanda da psicanalisi: la penna, la mia biro da giornalista senza la quale non sono niente fin dall’età di vent’anni. E il buio. Peppino ride mentre si arriva a Gatti, Gava, Gelmini e allora mi metto a interrogarlo su quattro secoli interi di esistenza sotto svariate spoglie del palazzo di Montecitorio, e che ci fece Bernini nel 1650, e come fu sventrato dopo il trasferimento a Roma della capitale del regno per farne un luogo dalla pessima acustica, caldo e freddo finché poi fu riformato da Ernesto Basile. Peppino alla fine mi allunga un libretto e mi avverte: «È tutto vero fuorché il nome di Fausto Bertinotti come presidente della Camera». Paolo Guzzanti mi incoraggia con memorie antiche: «Ma dài, sai già tutto, hai fatto il cronista parlamentare per Paese Sera e per l’Europeo». Già, ma quando nel rosso, nel bronzo e nel mogano dell’emiciclo si arriva a Nico, Nicolais, Nicolucci, salgo fino al quarto sarcofago e mi ritrovo dentro a votare sentendo salire al petto e poi su fino agli occhi ciò che fin dal primo mattino ho cercato di esorcizzare ascoltando le notizie della radio israeliana prima e poi la rassegna stampa di Bordin a Radio Radicale: sento d’un tratto un’onda di orgoglio, di emozione, di paura, penso al senso di una lunga avventura che spero cancelli ogni chiacchiera sulla casta e sulle sue mollezze e disonestà. Penso alla mia famiglia, a mio padre che se n’è andato da poco, e che forse con aria ironica mi avrebbe chiesto ieri: «Nu? Dunque? Che ti ha detto D’Alema?».
D’Alema non mi ha detto niente, ma ci sono molti colleghi della sinistra che cortesi e solleciti si alzano dagli scranni su cui di prima mattina sedevano sconsolati per socializzare, parlare con noi, parlare con me di politica estera, chiedermi come mi trovo. In genere il primo giorno, nel pieno dello choc, probabilmente li aiuta a uscire dai meri panni della politica, li spinge alla comunicazione: salvo che nel momento dell’applauso a Alemanno la destra è felice ma non giubila maramaldeggiando, e la sinistra è depressa, e tanto, ma parla fitto fitto con tutti, come in un rito liberatorio.
Ma c’è poco da fare: anche se Souad, Eugenia e io alla fine di questa lunghissima giornata ci interroghiamo di nuovo su come resistere con quelle scarpe per tutto il giorno, la storia è accucciata silenziosa come un grande felino in agguato su questa giornata del 29 aprile, l’inizio della Terza Repubblica. Quella in cui l’Italia ha osato tanto, ma tanto, quanto non aveva mai osato prima.

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IANNUARIO ANTONIO , TORINO,ITALIA
 mercoledì 2 maggio 2012  19:41:18

Assolutamente da evitare che persone come Chavez entrino nel Consiglio per i Diritti Umani ONU. Appoggio pienamente la petizione Nirenstein. Come sempre sono d'accordo. Da segnalare subito a Informazione Corretta!



Gabriella Olocco , torino-italia
 domenica 22 gennaio 2012  22:29:43

Ho trovato questo articolo molto interessante e mi complimento con l'autrice per la sua bravura nel riportare con precisione il succedersi degli eventi dando loro spazio e arricchendoli di una particolare nota umoristica che ne rende alquanto gradevole la lettura. Bravissima Fiamma Nirenstein. Di che nazionalità sei?



Giovanni , Israele
 giovedì 28 luglio 2011  17:53:41

Sig.ra Fiamma,apprezzo tantissimo il lavoro che sta facendo per far luce sulla strage in Norvegia.. Continui così e sempre forza Israele, fulgido esempio di democrazia tollerante e pacifista!!



Jacob Flashman , Roma
 venerdì 16 luglio 2010  06:57:17

Carissima Sorella Fiamma,sono veramente indignato, arrabbiato disgustato che un cittadino Israeliano con il nome di Azmi Bishara possa essere lasciato alla merce del mondo a tradirci e dire tutte le stronzate che uno possa immagginare contri L'Israele e i nostri fratelli e sorelle Israeliani lo lasciano come se nulla fosse. Ho appena ascoltato una sua intervista su un canale televisivo, ho provata tanta vergogna ad ascoltarlo, questo delinquente affabolatore opportunista. Non so cosa puoi fare ma cerca di eliminare questo cancro che sta millantando la nostra Israele.Ti ringrazio e Shalom



cossu nicola , siena-roma
 domenica 18 maggio 2008  15:26:23

Gentile Nirenstein,non mi deluda, parlo per me, gli altri non li conosco. Per anni ho votato la sinistra ma nelle ultime due elezioni sono passato a Berlusconi. Sì, dico Berlusconi, poichè senza di lui restavano 'loro'. Non li vedo come nemici ma come un peso per la società. Quel buonismo fasullo che Lei incontrerà in quelle aule non le faccia abbassare la guardia: sono sempre gli stessi. Parlo con cognizione di causa. Ho avuto la tessera del partito comunista, ho militato in autonomia operaria e so con quel pesantezza, distruttività hanno annullato per anni la mente mia e di tanti miei amici.Una parola sola. Sono senza Dio. Semplicemente. Le consiglio di stare in guardia e credo che lei lo sappia. ma le consiglio anche di ricordarsi che niente è per sempre. Che il voto che vi ho dato me lo posso riprendere subito. Fate quello che avete promesso. Dimostrate che Berlusconi non è il vostro padrone ma il vostro leader. Parlate tra voi. Agite. Fate gruppo e riavrete il mio voto.Se voi sarete forti 'loro' vi rispetteranno ma se voi sarete deboli vi cancelleranno e con voi anche il senso del mio voto.Eppoi un piccolo consiglio da un esperto di comunicazione. Sono un art director ci campagne pubblicitarie. Create una cultura alternativa alla sinistra. Non è così difficile. Si tratta di non lasciar loro allevare i giovani. Pubblicate senza vergogna autori di destra, producete film di giovani liberali, spingete progetti che sono atitetici alla sinistra. Croce, Gobetti per la politica ma anche Campanile, Landolfi, Buzzati, Flaiano che non sono mai stati comunisti e che sono un patrimonio inestimabile per l'Italia. Eppopi la fantasia.l'immaginazione. Una schiera di giovani non si riconosce in Pavese, in Vittorini... ma in Poe, Melville, Lovercraft, in Dick. Non abbiate paura diceva un polacco morto qualche tempo fa. Non producete solo Boldi, De Sica, nai e ballerine Combattete sul loro terreno e costruirete non solo voti di protesta ma anche dei giovani intellettuali liberali e di destra euroopei e senza paura di confrontarsi.Chiedo troppo. Ma voglio di più. Voglio e vogliamo di più.Che Dio sia con voi. E per chi non crede che la fortuna v'assista.Nicola.



Sylvia Mayer , Milano - Italia
 venerdì 2 maggio 2008  22:17:58

Provengo da un'esperienza culturale paragonabile alla sua.Grandi ideali giovanili sbagliati,ripensamento che risale a molto tempo addietro,lavoro duro su me stessa per debellare tutte le incrostazioni di cultura fasulla,per affrontare l'imprinting e tenerne solo il nocciolo irrinunciabile,quello della liberta' mentale,del rispetto di quella altrui,e di messa al bando di qualsiasi ideologia,verita' rivelata,fede,cultura pilotata.Ho sperato nella sua elezione,Fiamma,non solo per la stima che ho per lei da anni,ma perche' amo Israele e so che lei rappresentera'(fra le altre cose che le toccheranno per cercare di migliorare questo nostro povero Paese:un onere ed un onore)la sua attenta difesa nel nostro nuovo Parlamento.Non da sola,per fortuna,che'in questo nuovo assetto di potere so che nessuno di quelli che rappresentano la maggioranza degli italiani si macchiera' della sconcezza di andare a braccetto con chi Israele vuol distruggere.Dal congresso di Fiuggi da cui nacque AN, solo la risposta positiva alla mozione del figlio di Perlasca (relativa alle leggi razziali) ho aspettato.Se non fosse stata approvata,avrei avuto molti problemi a votare (gia' la volta scorsa)per una coalizione in cui entrassero anche Fini & C. Non sono ebrea, Fiamma,ma nell'anima in qualche modo e tortuosamente mi sento tale.Come chi, in civilissimi Paesi in un tempo incivile, indosso' la vergognosa stella gialla senza essere ebreo,nobilitandola.Buon lavoro Fiamma,con tutto il cuore.



Danny , Italia
 venerdì 2 maggio 2008  17:50:43

Sono molto felice per la Sua elezione. Sono invece ancora una volta perplesso e disgustato per il vergognoso comportamento tenuto dalla sinistra estrema in occasione del 1 maggio (la festa di tutti gli italiani) verso Israele. Vergognoso e osceno è troppo riduttivo per descrivere tale ignobile comportamento.Per me solo nel pdl può trovare spazio e portare avanti le Sue battaglie e non in altri partiti.Molti sono indignati che Lei sieda accanto alla Mussolini (che per me rimane una donna vergognosissima) però io dico che questo non è il posto dell'"onorevole" Mussolini la quale non avrà alcuna voce in capitolo.Che la sinistra estrema sia fuori dal Parlamento, mi creda è solo un bene (così come è un bene che siano fuori Destra-Fiamma tricolore), però sono rimasto ancora una volta disgustato quando dopo l'esito elettorale molti esponenti del pd (e anche il "democratico"Veltroni) hanno detto che si dichiarano dispiaciuti che la sinistra arcobaleno non sia più in Parlamento.Ebbene, il pdl ha forse detto che è dispiaciuto che Storace non ci sia più? Non mi sembra!E non dimentichiamo che uno degli uomini di spicco del pd è D'ALEMA (di cui invito a leggere la biografia) che nel governo Prodi non era così ininfluente come lo è adesso quell'oca della Mussolini!Qualche giorno fa ho visto il programma di Gad Lerner su Israele e un ospite ha detto che molti suoi amici ebrei prima votavano la sinistra ma dopo l'11 settembre votano il centro destra proprio per proteggere i loro figli.E' dunque evidente che se il pdl ha recepito le preoccupazioni degli ebrei e di Israele, tale passo non è stato fatto dal pd (ovviamente con le dovute eccezioni).Perciò condivido a pieno, soprattutto ora, la sua scelta e Le auguro buon lavoro.



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