Fiamma Nirenstein Blog

Ora è l’Europa il miglior alleato di Israele

giovedì 25 giugno 2009 Il Giornale 4 commenti

Il Giornale, 25 giugno 2009

Uno spostamento di alleanze, forse è questo ciò che si è visto in questi giorni durante la visita europea di Benjamin Netanyahu, abbracciato con la sua nuova linea di pace da Berlusconi e Sarkozy, e invece costretto ad annullare l’appuntamento con l’inviato americano Mitchell a Parigi. C’è chi dice che Obama avrebbe mandato a dire a Bibi di «preparare bene i compiti di casa», ovvero di decidere di consegnare agli Usa la decisione di congelare gli insediamenti come Obama richiede e poi di dare il via a una discussione fattiva con la mediazione americana sulle prospettive.
Tant’è: il fatto nuovo è che l’Europa, incarnata da Berlusconi e Sarkozy e sullo sfondo dalla Merkel, pur chiedendo di fermare gli insediamenti e, come ha detto Sarkozy, di dare un chiaro segnale di buona volontà, pure valorizza la scelta di Bibi di ammettere uno Stato palestinese smilitarizzato; e comprende ciò che i palestinesi per ora rifiutano: che Israele chiede, per procedere con le trattative, che essi accettino l’esistenza dello Stato ebraico. «Noi riconosciamo lo Stato dei palestinesi, che loro riconoscano lo Stato degli ebrei» dice Netanyahu. E pare che stia trattando per un congelamento, come segnale di buona volontà, di tutti gli insediamenti per sei mesi.
Nello stesso momento, anche se Obama ha ammesso il grande passo compiuto da Bibi per la pace, gli Usa insistono a gran voce sul totale blocco degli insediamenti. La cosa appare destinata all’opinione pubblica più che a un effettivo progresso: Bibi ha dichiarato più volte che non sarà permessa nessuna espansione degli insediamenti esistenti e che non ne saranno costruiti di nuovi; intanto, ha abolito un numero senza precedenti di check point e Sarkozy gli ha fatto un piacere chiedendogli, ieri, di fare ciò che aveva già fatto, cioè di favorire la libertà di movimento.
Dunque, sia Berlusconi che Sarkozy hanno chiesto a Bibi il congelamento. Ma sembra più rilevante, nel loro discorso, la ripetuta definizione di Bibi come uomo che ha fatto un grande passo per il processo di pace.
E anche il segnale forte sulla sicurezza: Israele vuole essere sicuro che i suoi vicini, una volta fattisi Stato, non minacceranno la sua popolazione con l’aiuto dell’Iran, magari anche con l’arma atomica. La pace per Israele è prima di tutto quiete sul fronte iraniano. Bibi non vuole trovarsi con uno Stato Palestinese armato dall’Iran, come avviene con Hamas a Gaza, e Berlusconi, Fini e Sarkozy sono d’accordo. Rassicurato, Israele è pronto a affrontare l’abbandono degli insediamenti, ma oggi, ripete Netanyahu, la crescita naturale, quella che richiede che si costruisca un appartamento per una nuova coppia dentro l’insediamento già definito fino alla conclusione di trattative, è molto difficile da bloccare.
Per gli Usa sembra che il tema principale non sia lo Stato palestinese smilitarizzato accanto a uno Stato ebraico. È tuttavia possibile che, quanto più il tema dell’Iran diventa anche per Obama univoco, quanto più il regime diviene un nemico della libertà, tanto meno l’Amministrazione temerà che esca un titolo che parli di un’alleanza fra Israele e gli Usa contro il pericolo iraniano. Per ora è stato più facile per gli europei unirsi a Netanyahu nel lanciare una forte coesione occidentale e condannare il regime degli ayatollah. Berlusconi e Sarkozy sono alleati di Israele anche in sede di Unione Europea. Forse è grazie a loro, che hanno saputo sostenerlo sulla linea dello Stato demilitarizzato e del riconoscimento dello Stato ebraico, nel momento della svolta più delicata della sua vita, che Netanyahu accetterà il congelamento totale di sei mesi, un segnale molto importante per gli Usa, molto meno per la pace in Medio Oriente.

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giancarlo tortoli , arezzo
 lunedì 20 luglio 2009  22:54:54

Che dire. Mi riesce difficcile vedere nell'Europa il miglior alleato di Israele, nel qual caso sarei d'accordo. Vedremo quasi sicuramente nel prossimo futuro, denso di avvenimenti nostro malgrado, tutte le carte in tavola.



Giovanni Sciarrillo , Pescara
 sabato 27 giugno 2009  11:27:00

Dov'è la delegazione Israeliana e Palestinese come promesso dai nostri POLITICI ???? non dovevano essere presenti all'inaugurazione dei Giochi del Mediterraneo 2009 ???. Ennesima presa in giro. Vergogna. Vergogniamoci abbiamo perso un'altra opportunità.Strette di mano pacche sulle spalle siamo amici di Israele bla bla bla poi.... il nulla. Il soldato Gilad Shalit cittadino di Roma bene anzi benissimo ma oggi e per alcuni giorni gli occhi sono puntati a Pescara non abbiamo fatto nulla, la Grecia è lontana e sarà un'altra presa in giro non c'è nulla di ufficiale solo chiacchiere di persone mediocri.Giovanni Sciarrillo segretario A.A.D.I.



Stefano Isidori , Roma
 venerdì 26 giugno 2009  10:50:50

Sembrano davvero maturi i tempi per Israele in Europa. Berlusconi, Sarkò e la Merkel sono su posizioni davvero avanzate. D'altro lato una punta avanzata di democrazia inserita, direi accerchiata da paesi che la democrazia non conoscono, potrebbe in qualche modo fermare l'arretramento che l'ingresso di un Paese come la Turchia, non ancora franco da istanze estremiste, di sicuro comporterebbe. Con Israele in Europa ci sarebbe un allargamento davvero proficuo per tutti noi.



roberto riviello , figline valdarno
 giovedì 25 giugno 2009  18:08:10

Gentile Fiamma Nirenstein,lei dice che ora è l'Europa il miglior alleato di Israele, io, se posso, aggiungerei che l'Europa è il naturale alleato dì Israele e che finalmente se n' è accorta grazie ai suoi attuali leader, in primo piano Sarkozy e Berlusconi, con Angela Merkel in posizione più defilata. Ma l'Europa potrebbe fare ancora di più, se volesse fornire, per così dire, un orizzonte di senso a quel percorso storico che è poi all'origine dell'Occidente stesso. Potrebbe dare accoglienza ed ospitalità ad Israele nel modo più completo, poiché Israele ha generato l'Europa sul piano antropologico-religioso, e l'Europa liberata dal nazismo ha avuto un ruolo nella fondazione del moderno Stato d'Israele. Sicuramente la visita di Nethanyau segna una svolta, apre una nuova prospettiva. Ma Obama non si illuda di poter aprire un impossibile dialogo con gli ayatollah iraniani accecati dall'odio antioccidentale e dall'antisemitismo, e i leader europei si rivolgano a Israele non solo come un alleato da sostenere ma come un membro della stessa famiglia.



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