Fiamma Nirenstein Blog

Le cautele israeliane su Teheran

lunedì 29 giugno 2009 Panorama 2 commenti
Panorama, 29 giugno 2009

Israele cammina sul filo. Il maggiore di tutti i suoi problemi modifica il suo profilo, ha un esito misterioso: nessun commentatore è in grado di prevedere cosa diverrà, una volta che le armi tacciano e le folle si ritirino dalle piazze, l'Iran dell'attuale rivoluzione postelettorale. E Israele, che fino a ieri aveva impostato l'insieme della sua politica internazionale, compresa la prospettiva di pace con i palestinesi, su una sostenuta politica anti nucleare iraniano, si riposiziona. La parola d'ordine è: cautela. Pare che essa venga direttamente dalla Casa Bianca, che avrebbe ispirato il tono decisamente sobrio di Benjamin Netanyahu sulla questione iraniana in genere durante il famoso discorso di Bar Ilan, due domeniche or sono. Bibi ha sottolineato, certo, il pericolo iraniano, ma ha lasciato che le prospettive di pace con i palestinesi occupassero il centro del palcoscenico retorico. Il messaggio è: noi non ci sbracciamo per l'opposizione democratica, come del resto anche Obama, e la piazza di Teheran non è ispirata da un complotto filooccidentale. Un atteggiamento che tuttavia si è un po' modificato quando Bibi ha detto: «Là sta accadendo qualcosa di molto profondo, di fondamentale, si nota fra la gente un gran desiderio di libertà». Ma non si tratta ancora di sostegno aperto alla rivolta, e molti considerano miope il mancato aperto sostegno alla piazza. Del resto, i repubblicani negli Usa hanno la stessa posizione su Obama. Per sostenere la necessità di un aiuto israeliano ai rivoltosi, l'analista Caroline Glick scrive che gli iraniani in generale non condividono l'odio per Israele e gli ebrei della leadership. E che negli anni gli oppositori (dagli studenti alle femministe, dai curdi agli azeri, dagli arabi ahwaz ai baluci) hanno tutti cercato il supporto israeliano. La radio israeliana in farsi ha i milione di ascoltatori al giorno. Dunque, un aperto sostegno potrebbe aprire la strada almeno a un dibattito interno in cui Israele ha un molo positivo. Gli occhi d'Israele restano comunque puntati sulla bomba. E tutti concordano nel dire ciò che anche Obama ha sostenuto. E cioè che Mahmoud Ahmadinejad e Hossein Mousavi non sono diversi sia per la devozione a un regime teocratico sia per la determinazione ad arricchire l'uranio. Dunque la base della politica israeliana resta: evitare che l'Iran realizzi la bomba. Anche la recente visita di Netanyahu a Roma ha centrato il dialogo con il govemo italiano sul contenimento del pericolo atomico, anzitutto tramite sanzioni, e, in caso non funzionassero, su un eventuale intervento militare. Ma il lavorio israeliano porta un titolo: rallentare. Il ministro della difesa Ehud Barak si è limitato a notare, durante un'intervista al Paris Air Show, che «Mousavi non sarebbe stato eletto alla Knesset o come governatore del Maryland, anche lui è un fondamentalista». Meir Dagan, capo del Mossad, durante la sua audizione alla Knesset ha espresso scetticismo sulla possibilità che la rivoluzione si trasformi in un cambiamento di regime (mentre Aman, i servizi militari, la pensano diversamente), ma soprattutto fra lo stupore generale ha previsto la bomba atomica iraniana per il 2014. Finora, com'è noto, Israele, con documenti più pessimisti di quelli americani, la prevedeva al massimo per l'anno prossimo. Ora si precisa che Dagan non ha contraddetto le precedenti informazioni: il 2010 resta l'anno del «non ritorno». Il 2014 disegnerebbe l'anno del completo assemblaggio di una testata nucleare trasportabile da un missile. Tuttavia l'effetto psicologico di una data più lontana è chiaro: calma, sembra dire Dagan, abbiamo ancora tempo. Ovvero: stiamo a vedere come va la rivoluzione.

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mario cossu , roma
 martedì 7 luglio 2009  11:57:01

Temo che con Moussavi si stia verificando lo stesso equivoco a suo tempo avvenuto con Abu Mazen. Certamente non è la soluzione del problema (sappiamo tutti che è un ex primo ministro ossequiente ai dettami della oligarchia religiosa); ma sarebbe stato sempre un passo avanti (historia non facit saltus) nell'avvicinare l'Iran alla democrazia e a un simulacro di civile decenza. Non va dimenticato che nelle carceri di Gaza decine di militanti di Fatah sono in attesa dell'esecuzione da parte dei 'fratelli' di Hamas!!



GIOVANNI SCIARRILLO , PESCARA
 mercoledì 1 luglio 2009  14:24:46

Dov'è la delegazione Israeliana e Palestinese come promesso dai nostri POLITICI ???? Non dovevano essere presenti all'inaugurazione dei Giochi del Mediterraneo 2009 ???. Ennesima presa in giro, vergogna. Vergogniamoci. Si è persa un'altra opportunità. Era presente anche il Presidente Silvio Berlusconi, non una parola.Strette di mano pacche sulle spalle siamo amici d’Israele bla bla bla poi.... il nulla. Il soldato Gilad Shalit cittadino di Roma bene anzi benissimo ma oggi e per alcuni giorni gli occhi sono puntati a Pescara non, abbiamo fatto nulla, la Grecia è lontana e sarà un'altra presa in giro non c'è nulla di ufficiale solo chiacchiere di persone mediocri. Cosa risponderà il Presidente del Consiglio alla domanda, se mai sarà fatta, quando parlerà, al Knesset sulla mancata partecipazione d’Israele ai Giochi del Mediterraneo 2009 svoltisi a Pescara (Italia) paese amico ??? attendo fiducioso. Ci siamo fermati nelle contestazioni (ovviamente simboliche com’è nostro costume) perché garantiti di un impegno ufficiale d’esponenti di primissimo piano dell’attuale Governo, mi riferisco soprattutto al Ministro Frattini, ma né prima né durante né dopo un solo cenno sull’assenza della delegazione Israeliana.A ricordare che esiste anche lo stato d'Israele nel Mediterraneo è l'unica bandiera e alcuni manifesti posti sulla vetrina principale del mio studio nel centro commerciale del porto turistico di Pescara a trenta metri dalla sede di Casa Italia.Acuni si fermano e leggono, è qualcosa io vado avanti.Giovanni Sciarrillo



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