La santa alleanza degli integralisti
Gli attentati che si sono susseguiti nelle ultime ore segnalano un’escalation del terrorismo che in questa fase di riassestamento mondiale segnala la volontà dell’estremismo islamico di essere un attore centrale del nuovo gioco. E non si tratta solo dell’evidente revival di Al Qaida che ritiene sia tempo per l’organizzazione di mostrarsi di nuovo, dopo un periodo di eclisse. Tutta la costellazione terrorista approfitta, salafiti e sciiti, della confusione che regna sotto il sole, fa progetti, si prepara e vede, in quella che per comodità chiameremo «nuova guerra fredda» senza che ci sfuggano le grandi differenze con quella antica, una grande opportunità per rendere decisiva la terza forza in campo.
Esistere, mostrarsi, è oggi più del solito la prima regola del terrorismo; la seconda è che quando l’America e la Russia sono fissamente impegnate l’una con l’altra, il terrorismo è oggetto di minore attenzione. L’Europa è vista dallo jihadismo come sfondo inerte, talora compiacente, talora più reattivo, ma soprattutto come teatro di rappresentazione per i più importanti giocatori: a meno che i governi europei non si piazzino in una posizione che scoraggi con determinazione questo atteggiamento. Le organizzazioni ostili alla cultura occidentale e agli Stati Uniti cercano (e non è detto che la trovino) una sola sponda, quella russa, e sperano che si configuri una qualche alleanza, anche se non esplicita, con Putin. [...]
Attacco all'Iran più vicino
La nuova crisi internazionale in cui Vladimir Putin mostra che l’impronta egemonica di stampo sovietico è un tratto dominante del suo governo non è buon segno per il conflitto mediorientale. Il comportamento della Russia, incurante degli interessi occidentali, potrebbe avvicinare l’eventuale attacco israeliano alle strutture atomiche iraniane. La possibilità per i russi di porre il veto a nuove sanzioni contro Mahmoud Ahmadinejad attribuisce loro uno spazio di manovra, diciamo pure di ricatto, enorme.
Dopo la crisi georgiana possiamo essere ancor più certi che Putin non rinuncerà facilmente a usare la carta iraniana per dimostrare la sua forza nel pilotare il mondo, e probabilmente non consentirà di colpire con nuove decisive sanzioni Ahmadinejad. Egli potrà così proseguire nella costruzione della bomba atomica, con l’aiuto della Russia. L’ambasciatore russo all’Onu Vitaly Churkin ha appena detto chiaramente che «non ci sono accordi per prossime sanzioni» e, negando l’ovvio, che «l’Iran non ha ricevuto un ultimatum per le risposte e i negoziati sono aperti». Se la Russia impedisce al mondo di agire pacificamente, poiché ogni ipotesi per Israele è migliore di un Iran in grado di distruggerla completamente, questo potrebbe avere serie conseguenze. [...]
MO: Nirenstein, non è linea governo promuovere Hezbollah
A sostenerlo e' il vicepresidente della Commissione esteri della camera Fiamma Nirenstein (Pdl) che interviene sul confronto tra Israele e il comandante della forza Onu in Libano (Unifil) Claudio Graziano. 'Il generale - ha osservato Nirenstein - puo' dire che si tratta di un'osservazione tecnica, ma non puo' dimenticare il quadro complessivo di Hezbollah che e' un'organizzazione terroristica, finanziata dall'Iran, che mina la liberta' del Libano'.
'Diciamo che questa promozione degli Hezbollah, a fronte di una colpevolizzazione cosi netta di Israele non mi sembra - ha aggiunto - nella linea del governo. Graziano sfugge ad un dibattito su Hezbollah che ha bisogno di risposte molto piu' sostanziali di quelle da lui date'. Dopo aver espresso 'ampio apprezzamento per le forze Unifil che hanno fatto del loro meglio nell'ambito di una missione quasi impossibile', Nirenstein ha ricordato che 'Hezbollah si e' riarmata in misura maggiore e piu' pericolosa rispetto alla guerra del 2006, nonostante le risoluzioni dell'Onu 1519 e 1701. Si parla di 40 mila razzi e missili forniti dall'Iran e passati dalla Siria.
Ne' si puo' dimenticare le reiterate intenzioni di Hezbollah di distruggere Israele'. 'Sono certa - ha continuato - che l'Unifil abbia fatto il suo meglio, ma Hezbollah e' un'organizzazione bellicosa, integralista islamica e ben armata e che ha un diritto di veto sul governo nazionale. Con il risultato che l'Unifil e' stata impossibilitata a compiere la sua missione, ovvero disarmare le milizie armate'.
'Quando Graziano sottolinea che Israele ha violato lo spazio aereo libanese, dice una cosa giusta. Ma c'e' una bella differenza - ha osservato - tra il violare lo spazio aereo per raccogliere informazioni ed accumulare missile al confine con Israele come fa Hezbollah'. Per Nirenstein, il fatto che Graziano abbia citato il villaggio di Ghajar come prova dell' occupazione permanente di territorio libanese da parte di Israele 'contraddice la presa di posizione dell'Onu che nel 2000 stabiliva che Israele si era ritirata da tutti i territori libanesi'. 'E' un dare ragione ad un'organizzazione che vuole la guerra, come ripetuto piu' volte dal Nasrallah. Di sicuro il generale lo fa per mantenere equidistanza, ma non puo' ignorare - ha concluso - la sostanza degli eventi in corso'. (ANSA)
E ora gli arabi fanno il tifo per la nuova guerra fredda
Nel mondo arabo l’opinione pubblica tiene per Putin e non per la Georgia. La nuova grande tensione internazionale, l’atteggiamento aggressivo della Russia fa sognare che si ristabilisca un chiaro potere russo in Medio Oriente, che, come quello sovietico di un tempo, si contrapponga agli Usa e a Israele: il mondo arabo vibra a questo pensiero. È la corda della memoria della Guerra Fredda quella che suona, nota da Washington il Delphi Global Analysis Group: ricordare il tempo in cui il Grande fratello era là con le sue armi, i suoi uomini, il suo denaro, suscita risposte piuttosto positive alle mire egemoniche di Mosca, anche se parliamo dell’opinione pubblica e del mondo degli intellettuali e dei giornalisti. Le vicende cecene sembrano non avere turbato il mondo musulmano: la Russia, come l’Urss di un tempo, fa scattare un riflesso filiale e insieme di rivincita. Intriga non poco quasi tutti i giornali arabi la speranza di un alleato forte che l’America non osi contrastare più di tanto. Lo sfondo di rapporti con l’Iran (dove l’Urss costruisce uno dei reattori nucleari), con la Siria (Assad è in arrivo a Mosca proprio in questi giorni) e il gran traffico d’armi russe che rende il Medio Oriente un puntaspilli di missili, fa da sfondo a una speranza di pieno impegno sul territorio della Umma musulmana. [...]
Una Biennale del dissenso islamico
Il modello è la Biennale del dissenso tenuta nel 1977. All' epoca Carlo Ripa di Meana aprì la tradizionale rassegna delle arti di Venezia alla cultura oppressa dai regimi comunisti, ospitando voci prestigiose come il polacco Gustaw Herling, il cubano Carlos Franqui, il futuro premio Nobel russo Iosif Brodskij. Per condurre in porto l' impresa, osteggiata violentemente da Mosca, fu necessario superare, con l' appoggio di Bettino Craxi, le resistenze degli intellettuali legati al Pci, che avanzarono numerose obiezioni. Dietro l' ostruzionismo, afferma Ripa di Meana in un' intervista apparsa ieri sul Foglio, c' era la mano di Aldo Tortorella, alto dirigente di Botteghe Oscure, «che guidò questa vicenda nel vasto mondo della cultura comunista del tempo». Adesso, continua, il filo andrebbe ripreso, promuovendo un' iniziativa analoga con i dissidenti del mondo islamico, a partire dal lavoro svolto da Magdi Allam: «Ma in materia i politici italiani sono capaci solo di cose rapsodiche e scadenti», aggiunge Ripa di Meana, riferendosi esplicitamente alla famosa maglietta del ministro Roberto Calderoli. Sull' importanza del tema non ci sono dubbi, però l' accusa può apparire eccessiva. Ad esempio Fiamma Nirenstein, oggi deputata del Pdl, ricorda la conferenza sulla lotta per la democrazia nel mondo islamico organizzata a Roma, nel dicembre scorso, da tre fondazioni vicine al centrodestra: Magna Carta, Farefuturo e Craxi. «Vennero intellettuali iraniani, siriani, egiziani, libanesi, sudanesi - dichiara la parlamentare al Corriere - esponendosi a seri rischi. [...]
Israele si prepara alla guerra
La guerra, per essere molto chiari, minaccia il Medio Oriente quanto e di più del luglio 2006 e, data la globalità della jihad e il fatto che Hezbollah sia pilotato, come del resto Hamas, da interessi iraniani oltre che siriani, un conflitto oggi può avere riflessi molto più larghi delle solite guerre: prima della proliferazione missilistica si assisteva solo a guerre di confine. Ora, non è così: i missili possono cadere molto lontano fra la gente, possono cambiare obiettivo, provocare scontri larghi, dalla conquista locale al sommovimento globale.
Scrive il giornale libanese al Akhbar, di simpatie sciite, che il nostro generale Claudio Graziano, capo dell’Unifil, ha comunicato alle truppe un piano di azione nel caso un aereo israeliano venga abbattuto nel cielo del Libano. Secondo il piano l’Unifil deve immediatamente occuparsi del pilota e in caso esso sia stato catturato da milizie, liberarlo. Se fosse nelle mani dell’esercito, l’Unifil non deve agire. L’Unifil ha smentito tutto, ma ha anche ribadito che secondo la risoluzione 1701 deve fare qualsiasi cosa in suo potere per salvare la vita di soldati stranieri dentro i confini libanesi. Se in questa forma o in un’altra l’Unifil ha inviato un messaggio agli Hezbollah invitandoli a evitare altri rapimenti, tantopiù in seguito ad abbattimento di aerei israeliani, non ha fatto altro che rispondere a concrete minacce. [...]
Hezbollah cerca la guerra
Panorama, 2 agosto 2008
Non è un momento del tutto trionfale per gli Hezbollah, neppure dopo lo
stupefacente omaggio di tutto il Libano per il ritorno del terrorista Samir
Kuntar. Hassan Nasrallah cerca di mostrarsi capo indiscusso e carismatico, ma a
Tripoli, il capoluogo del nord libanese, gli scontri fra i suoi amici alawiti e
le milizie sunnite di Saad Hariri, e di altri leader della maggioranza di
governo, hanno provocato nove morti e parecchi feriti. La calma è tornata solo
quando l’esercito è intervenuto dimostrando che i tempi sono cambiati: durante
l’attacco a Beirut di Nasrallah, che ha portato all’assetto governativo attuale,
aveva preferito guardare altrove. Nessuno dimentica che, allora, Nasrallah pur
uscendo vincitore aveva terrorizzato sunniti, cristiani, drusi.
Attenzione, però: il successo legato al rilascio di Kuntar gli ha fruttato
una più ampia presenza nei villaggi al confine meridionale. Sono in crisi le
milizie sunnite che dal 1997 occupano i villaggi nel sud del Libano, in
conflitto con gli hezbollah sciiti. Specie quelle che si trovano a Sheba, Kfar
Chuba e Hebbarye, vicine alla montagnola di sabbia chiamata pomposamente Sheba
Farms, il pretesto territoriale per avercela con Gerusalemme. [...]
Interrogazione sul ruolo di Hezbollah in Libano: la risposta del sottosegretario Craxi
Risposta del sottosegretario Craxi:
Il Libano ha vissuto negli ultimi mesi un periodo di forti tensioni politiche interne che hanno paralizzato il Paese, dividendolo fra una opposizione che contestava la legittimità politica e costituzionale del Governo in carica ed una maggioranza schierata a difesa della piena legittimità del Governo Siniora.
L'elezione del Generale Suleiman alla Presidenza della Repubblica e la formazione del Governo di Unità Nazionale hanno rappresentato una importante tappa verso il superamento - auspicato dall'Italia e da tutti gli amici del Libano - di questa difficile e rischiosa impasse.
L'auspicio del Governo è che il delicato equilibrio realizzatosi dopo mesi di negoziato, poi sfociato nell'accordo di Doha, consenta alle istituzioni libanesi di consolidarsi e di collocarsi su un piano di parità e reciprocità con i Paesi dell'area.
L'intesa conclusa con Israele per lo scambio dei prigionieri e delle salme dei soldati caduti è stato vissuto dal popolo libanese come un momento di coesione interna, dopo un lungo periodo di divisioni.
Il Governo resta fermamente convinto che il dialogo nazionale costituisca la premessa indispensabile per l'affermazione dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale del Libano entro confini internazionalmente riconosciuti. Il consolidamento progressivo del Governo di unità nazionale è uno snodo fondamentale verso il rilancio di questo dialogo, anche nella prospettiva di un progressivo disarmo delle milizie, da conseguire sulla base di un negoziato politico.
In questo quadro l'UNIFIL, in cui l'Italia mantiene un ruolo di primo piano e di cui sostiene il rinnovo del mandato, continua a garantire nel Libano meridionale condizioni di pace e di sicurezza che hanno favorito in maniera decisiva la stabilizzazione del Paese e che hanno offerto in questi due anni a Israele una sostanziale tranquillità sul suo confine settentrionale.
Anche per questo, in vista della scadenza del mandato di UNIFIL a fine agosto, il nostro Paese si appresta a lavorare, assieme ai nostri partner in Consiglio di Sicurezza, ad un nuovo testo di risoluzione che rinnovi il mandato della missione.
Replica dell'On. Nirenstein:
Fiamma NIRENSTEIN (PdL) si dichiara parzialmente soddisfatta dalla risposta fornita dal rappresentante del Governo che non è del tutto esaustiva circa il quesito sulle reazioni corali quanto inattese da parte dell'intera leadership libanese in occasione della liberazione dei terroristi in cambio dei corpi dei due soldati israeliani, soprattutto se si considerano i delitti efferati commessi da Samir Kuntar. [...]
Camera: insediato comitato permanente sui diritti umani
composto dai deputati Manuela Repetti, Margherita Boniver, Nunzia De Girolamo, Paolo Guzzanti, Riccardo Migliori, Fiamma Nirenstein, Enrico Pianetta, Alessandro Ruben, per il gruppo Pdl; Mario Barbi, Marco Fedi, Matteo Mecacci, Fabio Porta e Gianni Vernetti, per il gruppo Pd; Gianluca Pini, Roberto Cota e Gianpaolo Dozzo, per il gruppo Lnp; Ferdinando Adornato, per il gruppo Udc; Fabio Evangelisti, per il gruppo Idv, Ricardo Antonio Merlo per il gruppo misto.
Nella sua prima riunione il Comitato ha discusso e stabilito i punti di riferimento della propria azione di indagine, denuncia, intervento, presso la Commissione esteri e il governo in materia di rispetto dei diritti umani nel mondo e ha convenuto sui seguenti punti di orientamento: proporre all'attenzione del Parlamento e dell'opinione pubblica italiana e internazionale la violazione grave e continua della moratoria della pena di morte approvata a larga maggioranza dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e segnalare fatti di estrema gravita' come il rischio imminente di condanna a morte senza adeguato processo e difesa di Tariq Aziz in Iraq, riconoscendo l'importante iniziativa del partito radicale su questo grave rischio di esecuzione. Purtroppo, ha notato il Comitato, la moratoria e' ancora ampiamente violata, nel mondo, come dimostrano quasi ogni giorno la Cina e l'Iran, con molteplici esecuzioni. [...]
Quella guerra dei fondamentalisti contro l'Occidente
di Vasco Pirri Ardizzone
“Il problema vero è la guerra dei fondamentalisti contro l’occidente. Siamo a rischio di una guerra mondiale”. E’ netta nella sua analisi Fiamma Nirenstein. L’editorialista, esperta di Medio Oriente e da pochi mesi deputata del Pdl prova a dare una spiegazione alle recrudescenze terroristiche che attraversano Oriente e Medio Oriente.
Onorevole Nirenstein, assistiamo ad attentati in India e Turchia, attacchi kamikaze a Bagdad che riprendono. Che succede in Medio Oriente?
E’ il fronte di questa guerra complessiva che non si avvale di esercito, ma del terrorismo. Sono tutti focolai di ispirazioni diverse, talora guerre fratricide interne e con componenti etniche e religiose, ma la matrice comune è il fondamentalismo. Dove l’idea principale è l’attacco all’Occidente.
Ci spiega?
Vedo una dichiarazione di guerra dalla parte più integralista degli sciiti, capeggiati dall’Iran, con l’aiuto degli Hezbollah, ma anche dei sanniti con l’avanguardia di Al Qaeda.
Contro l’Occidente?
Sì. L’Islam dal 1998, dalla famosa dichiarazione di guerra di Bin Laden, si considera in guerra con l’Occidente.
Israele è minacciata ormai da tempo dell’Iran.
Una minaccia, purtroppo, molto concreta. Ajmadinejad, ha detto di avere 6000 centrifughe. [...]





