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Intervento in Aula su visita Ahmadinejad

giovedì 29 maggio 2008 Attivita parlamentari 4 commenti

FIAMMA NIRENSTEIN. Chiedo di parlare.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, onorevoli colleghi, poiché il nostro Paese e le nostre istituzioni considerano la pace e la libertà come nostri obiettivi fondamentali, ho chiesto la parola, nonostante sia convinta che la questione sia ben presente alla vostra coscienza, per suscitare l'interesse del nostro Parlamento nei confronti della visita che il Presidente iraniano Ahmadinejad compirà in Italia, probabilmente a partire dal prossimo 2 giugno, per partecipare alla conferenza della FAO.
PRESIDENTE. Mi scusi onorevole Nirenstein. Prego i colleghi di prestare attenzione o di lasciare l'Aula.
FIAMMA NIRENSTEIN. Ahmadinejad non è un ospite come tutti gli altri. Una sua visita accende i riflettori di tutto il mondo non solo nel campo della diplomazia internazionale, ma in quello della responsabilità morale e politica. Tutto il mondo ci guarda nel momento in cui Ahmadinejad ci fa visita e sarebbe veramente un peccato se questa visita si trasformasse per Ahmadinejad in un'occasione mediologica, in cui possa fare pubblicità alle sue tesi e al suo modo di vedere il mondo. [...]

SPEECH AT PARLIAMENT, CHAMBER OF DEPUTIES
Mr. President, Honorable Colleagues,
since our Country, our institutions, the Parliament consider peace and freedom our fundamental purposes, I have asked to speak - even though I am persuaded that the following issue is really present at your consciences - in order to arouse interest in our Parliament concerning Iranian President Ahmadinejad's visit scheduled allegedly from the forthcoming June 2, to take part in the FAO Conference. [...]

L'attore John Voight in visita in Israele

mercoledì 28 maggio 2008 Video 0 commenti

Una storia, per consolarci della realtà (e dare un aiuto concreto)

martedì 27 maggio 2008 Generico 3 commenti
Una storia, per consolarci della realtà (e dare un aiuto concreto)
Uno dei libri presentati alla Fiera del Libro di Torino ha un valore particolare perché ci permette di aiutare concretamente una causa, quella dei tre soldati israeliani rapiti, Ghilad Shalit, Eldad Regev e Ehud Goldwasser, nelle mani di Hamas il primo e di Hezbollah gli ultimi, da ormai quasi due anni.

I genitori di Gilad Shalit hanno riscoperto un racconto che loro figlio scrisse all'età 11 anni: Quando il pesciolino e lo squalo s’incontrarono per la prima volta. È una storia piena di speranza che racconta di uno squalo e di un pesciolino che hanno imparato a giocare insieme. È scritta con la saggezza di un uomo adulto e con l’ingenuità di un bambino che esprime il desiderio di giocare, fare amicizia, vivere in pace. Nella speranza che Gilad possa essere liberato presto e possa tornare a casa, che le sue parole di pace siano d’ispirazione per tanti bambini, e adulti. Tutti i profitti ricavati dalla vendita del libro vengono devoluti all’Associazione Keren Maor, che coordina la campagna internazionale volta ad ottenere la liberazione dei tre ragazzi e ad evitare che questa battaglia cada nel dimenticatoio. Il libro è acquistabile sul sito della Giuntina. [...]

Un breve pensiero sulla via per Bruxelles

lunedì 26 maggio 2008 Generico 2 commenti
Cari amici,
sono in partenza per Bruxelles, nella mia nuova carica di vice presidente della commissione esteri della Camera. Parleremo di Balcani e spero, al mio ritorno, di potervi comunicare un mio pensiero su una discussione che mi sembra fondamentale per l'Europa.
Intanto, è evidente che le trattative israeliane con la Siria, accompagnate da continue rassicurazioni siriane all'Iran che la loro rimane un'alleanza strategica, contengono una contraddizione in termini e che l'eventuale sgombero israeliano del Golan, dopo tanti anni di terrorismo degli Hezbollah, oggi in piena fase di ascesa, non contiene, in sè e per sè, alcuna promessa di pace. Ne riparleremo, ora devo proprio partire. A presto.

L’ebraico è la lingua della nostra libertà

lunedì 26 maggio 2008 Diario di Shalom 6 commenti
Qualche giorno fa, mentre mi trovavo a Genova, città bella e a me fino a poco tempo fa piuttosto sconosciuta, ho notato un ragazzo nella hall del mio albergo. Era accovacciato per terra sulla sua valigia in cui frugava un pò alla cieca, i piccoli riccioli laterali contornavano la sua faccia allegra; non l’avevo mai visto prima ma subito mi sono rivolta a lui in ebraico e gli ho chiesto se veniva da Eretz Israel, da casa. Si, veniva da là, stava cercando fra le sue cose, da cui spuntavano libri e calzini, qualche scatoletta di cibo casher che si si era portato dietro nel viaggio in Italia. Abbiamo parlato in ebraico per qualche minuto, gli ho spiegato dove abito a Gerusalemme, e la sua attenzione ci ha trasportato nel paesaggio della nostra anima: Jerushalaim. Mi sono sentita così fortunata a vivere nei nostri tempi: anche i nostri padri avevano la possibilità di incontrare durante un viaggio un altro ebreo capace di parlare ebraico, ma essa non era allora la lingua della libertà, anzi, semmai comunicava sofferenza, nostalgia, persecuzioni. E invece oggi, da quando esiste lo Stato d’Israele, è la lingua della gioia, dell’identità che ha trovato una patria. Perchè come disse Shai Agnon, che era nato in Galizia nel 1988, ricevendo il premio Nobel per la letteratura: “Ho sempre sentito di essere un vero nativo di Gerusalemme”. Così sentono tutti gli ebrei. [...]

Come prevenire la bomba di Teheran

venerdì 23 maggio 2008 Panorama 8 commenti
Lo dicono e lo intendono, non è retorica né cerimoniale, ma autentico conflitto. George W. Bush nella visita della scorsa settimana ha detto drammaticamente agli israeliani: «Sappiamo che siete solo 7 milioni, ma quando si tratta di confrontarvi con il terrorismo e il male siete 307 milioni, perché l'America è al vostro fianco».
E poi: «Masada non cadrà mai più, e l'America è con voi». E ancora: «Gli sforzi per parlare con Ahmadinejad sono pari a quelli di pacificare Hitler prima della Seconda guerra mondiale».
Mentre Bush il 15 e il 16 marzo pronunciava queste parole in Israele, nelle stesse ore un missile Grad di fabbricazione iraniana cadeva sul porto di Ashkelon e distruggeva un centro commerciale facendo una ventina di feriti, di cui tre molto gravi. Poco prima un missile Kassam aveva ucciso una donna in un kibbutz. Intanto Mahmoud Ahmadinejad, presidente iraniano, si faceva vivo: «Certa gente crede (visitando Israele) di rinforzare un regime che si sta disintegrando... Celebrare il compleanno di un morto non migliorerà la sua salute. Bush, le tue accuse (all'Iran di interferire in Libano, ndr) ci rendono felici perché mostrano quanto sei debole e sconfitto. E ci confermano che sei destinato a estinguerti ». [...]

Israele non resterà a guardare l’Iran che colonizza il Libano

mercoledì 14 maggio 2008 Il Giornale 14 commenti
Mai il fronte diplomatico israeliano è stato così arruffato, da una parte immerso in cerimoniali d’onore e dall’altra invece in preoccupazioni tempestose. Da Gaza seguitano a cadere missili che hanno ucciso due volte in una settimana, ieri è stata seppellita un’israeliana fatta a pezzi da un kassam sotto gli occhi del figlio; Omar Suleiman, plenipotenziario del rais egiziano Hosni Mubarak tratta, ospite di Olmert, una tregua con Hamas; è in arrivo George Bush insieme ad altri 13 capi di Stato per la Conferenza del presidente Shimon Peres in onore del 60° anniversario di Israele. Bush vuole vedere i risultati nella trattativa con Abu Mazen. Dall’altra parte, l’ombra del Libano incombe, e si ragiona sui possibili scenari futuri. Ci si prepara all’evenienza molto concreta che gli Hezbollah, smantellato il governo di Fuad Siniora prendano il potere per i loro programmi di recupero della Siria nel loro scenario nazionale e di belligeranza filoiraniana. Allora, come dice Bibi Netanyahu, Israele si troverà ad avere due autentici confini con l’Iran di Ahmadinejad compreso quello settentrionale col Libano, dove gli Hezbollah fanno dell’odio antisraeliano e dell’islamismo sciita il loro vessillo; per ora, si valuta però in Israele, il fronte interno li assorbe troppo ed è difficile a Nasrallah pensare a una guerra immediata. Ma presto accadrà necessariamente. (...)

Ma al Lingotto può cominciare una nuova era

venerdì 9 maggio 2008 Il Giornale 19 commenti
Alla fine, dopo mesi di nuotata controcorrente fra onde di frasi insensate sugli ebrei, i Protocolli dei Savi di Sion, dopo le follie sulla «pulizia etnica» pretesa dai seguaci di Vattimo e le intimidazioni a Napolitano dell’intellettuale Tareq Ramadan, persona non grata negli Usa e ora anche da noi, la Fiera del libro è finalmente approdata nel suo porto naturale davanti a folle di giovani e no, ben più numerosi di quanto mi sarei mai aspettata. Gente arrivata da ogni parte d’Italia semplicemente per ascoltare degli scrittori che parlano a voce bassa di poesia, romani, milanesi, fiorentini, siciliani, una quantità di parlamentari di tutte e due le parti politiche di cui alcuni, come Luca Barbareschi, Giorgio La Malfa che sul telefonino mi chiede dove siete, Margherita Boniver, Scipione Rossi e tanti altri si fermano a sventolare la bandiera di Israele davanti ai cancelli del Lingotto, mentre scorrono sorridenti anche Giovanna Melandri, Fassino, Vernetti, Fiano.
La folla vuole entrare sin dalle prime ore, la accompagnano eroine come la professoressa Santus che, esponendosi alla possibile violenza, si avvolse in una bandiera di Israele sulle scale dell’Università. La gente si accalca alle biglietterie e si sparge nel gigantesco edificio in cui troneggia una torre di libri, circondata da miriadi di stand colorati: lo fa certo per la cultura, lo fa certo per la bellezza che, come dice il titolo della Fiera, ci salverà. Ma lo fa soprattutto per venire a sostenere l’immagine d’Israele e di chi l’ha voluta alla Fiera, il direttore editoriale Ernesto Ferrero, e Rolando Picchioni, il presidente.
Mentre arriva Napolitano respiriamo l’aria di un tempo nuovo, quello in cui la gente sa che Israele non è un paria, che il suo diritto all’esistenza è un fatto prima ancora che di legalità internazionale, di merito per essere sempre rimasto il baluardo della democrazia mentre il rifiuto arabo la costringeva a tante guerre. È chiaro, non c’è forse più nemmeno bisogno di dire la solita frase di circostanza di cui francamente non se ne può più: pur riconoscendo il pieno diritto a criticare Israele...

Questa sera Fiamma Nirenstein su Rai Uno a \\"TV 7\\"

venerdì 9 maggio 2008 Generico 0 commenti

Puntata di venerdì 9maggio 2008
Rai Uno, ore 23.35

IL LIBRO E LA STELLA

Puntata straordinaria questa settimana in occasione della 21esima edizione della Fiera del Libro di Torino e al dibattito che ne e’ sorto dopo la decisione di dedicare la manifestazione alla cultura israeliana.

Se nediscute con Fiamma Nirenstein e Tobia Zevi in collegamento da Torino.

In studio Pierluigi Battista vicedirettore Corriere della Sera.
Conduce David Sassoli

Buon Yom Hatzmaut!

giovedì 8 maggio 2008 Generico 12 commenti

Cari amici,
in chiusura della puntata di ieri sera de L'infedele, Gad Lerner mi ha chiesto di ripensare alla mia decisione di non partecipare con lui al dibattito previsto durante la Fiera del Libro di Torino, in occasione della presentazione del volume "La forza dei numeri" del prof. Della Pergola. Apprezzo l'importanza simbolica della richiesta di Lerner preceduta da una chiara presa di distanza dalle dichiarazioni di Gianni Vattimo contro di me. Lerner ha sottolineato che la semplice idea che lui possa condividere i giudizi del professore torinese è da considerarsi "grottesca e assurda".
Scrivo queste righe da Torino, all'apertura della Fiera del Libro, della quale, con soddisfazione ed emozione, posso constatare l'ottima riuscita, oggi, nel giorno di Yom Hatzmaut, il sessantesimo anniversario dalla fondazione dello Stato d'Israele. Nei prossimi giorni parteciperò a quattro dibattiti. E, poiché quando qualcuno ti porge la mano, insegna la storia di Israele, è buona norma morale e civile prenderla, uno di questi dibattiti sarà quello di presentazione
del libro di Sergio Della Pergola, domani 9 maggio alle 18:00.

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