Sotto il naso dell'Unifil
Il rinnovo del mandato dell’UNIFIL nel sud del Libano dovrebbe avere luogo in agosto. Ma, proprio in questi giorni estivi, forti rumori di guerra mettono in dubbio il suo destino. Il primo ministro libanese Michel Suleiman minaccia Israele di un attacco per conquistare le famose “Shebaa farms”, un fazzoletto di terra sabbiosa che non era mai stata oggetto di scontro fino a che nel 2000 Israele si ritirò da tutto il Libano: allora gli Hezbollah cominciarono a menzionare la minuscola zona, contesa anche con la Siria, per dichirarsi “resistenti”. Il governo appena nato e presieduto da Fouad Siniora, nel quale gli Hezbollah hanno diritto di veto secondo gli accordi di Doha, potrebbe opporsi al patto di rinnovamento dell’UNIFIL. Inoltre i servizi segreti israeliani hanno informato il governo che Nasrallah vede lo scambio di questa settimana fra i corpi dei soldati rapiti Regev e Goldwasser e i loro uomini come “lo scambio Mughnje” ovvero la vendetta per l’assassino del loro arciterrorista tre mesi fa, l’inizio di una nuova guerra: ovvero, intenderebbe usare i giorni della fine di questa settimana per iniziare a cambiare le regole del gioco con l’UNIFIL, indurlo di fatto all’impotenza, eventualmente rapire altri soldati e attaccare il nord, e colpire obiettivi ebraici all’estero. Insomma, sgombrare il campo dai disturbatori, dato che l’Iran preme per un confine davvero aggressivo. [...]
La belva Kuntar ha svelato al mondo il volto del Libano

Quello che abbiamo visto accadere in Libano nel giorno dello scambioHezbollah-Israele fra i corpi di Eldad Regev e Ehud Goldwasser el’assassino infanticida Samir Kuntar e gli altri quattro terroristi, hadell’incredibile, e guai a non tenerne conto: sarebbe una grave fallastrategica nella mente dell’intero consesso internazionale. Kuntar indivisa militare, pronto al saluto nazista degli Hezbollah e di altrieserciti arabi, è stato accolto estaticamente da tutto il Libano nelsuo insieme, non solo dagli Hezbollah.
Ovvero, da quel mosaico di etnie e religioni cui abbiamo sempreattribuito diversità e contrasti tendenti a formare un’armoniosademocrazia contrastata dai nemici interni e esterni del Libano. Abbiamoseguitato a pensare nel corso degli anni che gli assassini mirati degliamici dei siriani, l’intervento dell’Iran per armare gli Hezbollah, laguerra indotta dagli Hezbollah stessi e poi la risposta israeliana,chiudessero la strada agli uomini di buona volontà, fra cui il primoministro spesso definito pro americano, Fuad Siniora. Michel Suleiman,il nuovo presidente ex generale, era stato assolto dall’evidente sceltadi non usare l’esercito contro gli Hezbollah durante il loro semi golpedelle settimane scorse. [...]
Intervista su "L'Opinione"
di Stefano Magni, L'Opinione, 19 luglio 2008
“Berlusconi non esclude un attacco di Israele contro gli impianti
nucleari iraniani e Teheran mette in allerta le sue forze”. Così recita
un titolo in prima pagina dell’edizione di ieri del quotidiano arabo Al
Quds Al Arabi, corredato da una foto del nostro premier sorridente. E
la dichiarazione di Silvio Berlusconi, pronunciata giovedì sera durante
la presentazione della Fondazione Medidea, è stata ripresa anche da
altri quotidiani arabi online, come “Arab Online”, “Al Khayma” e
“Moheet”. Perché tanto interesse? “Come è possibile fare un titolo come
quellodi ‘Al Quds Al Arabi’?” - si chiede l’Onorevole Fiamma
Nirenstein, giornalista e deputata del PdL - “Ci fanno credere che le
forze iraniane siano state messe in allerta dopo la dichiarazione di
Berlusconi? Una settimana fa le Guardie Rivoluzionarie erano già in
piena mobilitazione, hanno effettuato i loro test di missili a lunga
gittata e non fanno che innalzare il livello di allarme, giorno dopo
giorno. Voler attribuire a Berlusconi una responsabilità di questo
genere è scorretto da un punto di vista sia giornalistico che politico”. [...]
L'equazione tra il diritto e il torto minaccia Israele e tutto l'Occidente
Il Giornale, 17 luglio 2008
Non è solo un fallimento di Israele lo scambio di ieri mattina a Rosh HaNikra, dove i corpi dei due soldati rapiti Ehud Goldwasser ed Eldad Regev sono stati barattati con cinque terroristi vivi. Tra loro Samir Kuntar, che assassinò a colpi di calcio di fucile una bambina di quattro anni e suo padre. La madre ancora oggi ricorda le sue urla di gioia nell’uccidere l’infante. Si tratta di un grande fallimento strategico per la nostra civiltà intera, di una dichiarazione d’impotenza di fronte al grande fenomeno del terrorismo senza pietà che abolisce quello che abbiamo costruito sull’esperienza della crudeltà delle guerre tradizionali: la Convenzione di Ginevra, la Croce Rossa, i meccanismi di protezione dei prigionieri di guerra. È il meccanismo intero della protezione morale dalla crudeltà insita nell’uomo che è cancellato nello scambio di ieri, più ancora che dai precedenti scambi che avevano coinvolto migliaia di prigionieri, perché le condizioni della guerra al terrorismo sono cambiate. Israele è una prova, in questo caso, dell’incapacità della civiltà giudaico-cristiana, che ha posto i mattoni dei diritti umani, di difendere se stessa e i propri figli, di fronteggiare il sadismo e il desiderio di predominio tramite la violenza, come se essi fossero stati magicamente cancellati dalla natura umana. Con questo scambio il terrorismo islamico prende in giro i principi morali e le buone intenzioni del nostro mondo. [...]La comunità internazionale garantisca la sicurezza in Darfur
Quest'azione si pone totalmente in linea con il corso delle indagini seguito dal Procuratore generale della CPI ed era stata anticipata già l'anno scorso, nell'aprile 2007, dal conseguimento da parte di Moreno-Ocampo di due mandati d'arresto per gli stessi reati nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Ahmed Harun, oggi ministro degli Affari umanitari, e del leaderdei janjaweed Ali Kosheib, entrambi ancora in libertà a causa del rifiuto del governo sudanese di consegnarli alle autorità competenti.
Quella di oggi è una richiesta storica, in quanto sarebbe la prima volta che un capo di Stato in carica viene rinviato a giudizio per crimini di guerra presso una corte internazionale.
Tuttavia, nel mostrare l'approvazione per questo passo, dobbiamo anche preoccuparci in sede internazionale di affrontare le conseguenze che questa scelta, già descritta come eversiva dai vertici dell'Unione Africana e chiaramente dalle autorità governative sudanesi, potrebbe comportare: ovvero causare ulteriori sommosse all'interno del Paese e inasprire i contrasti traesercito e milizie filo-governative da un lato e gruppi ribelli del Darfur dall'altro.
Per questo auspico che l'Italia, sia in sede europea sia in veste di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, si adoperi per porre fine all'isolamento della regione occidentale del Sudan e a un conflitto che, stando alle stime dell'Onu, dal febbraio 2003 ha provocato più di 250,000 vittime e oltre 2 milioni di sfollati.
Spero quindi che, parallelamente alle iniziative giudiziarie, l'Onu si impegni a fare fede ai propri impegni, come quello assunto con la Risoluzione 1769 (luglio 2007) del Consiglio di Sicurezza, che fissava il termine massimo di dispiegamento della forza ibrida di peacekeeping Onu-Unione Africana (UNAMID) entro dicembre 2007 e le cui truppe, invece, debbono ancora essere schierate per la quasi totalità.
Da Assad mi aspetto passi concreti
di Gianna Fregonara, Corriere della Sera, p. 2, 14 luglio 2008
Considerazioni sull'Iraq e il governo Al-Maliki
Nel mio ultimo intervento per la rubrica settimanale "Mediorientale" su Radio Radicale, abbiamo parlato anche di Iraq, in merito alla battaglia di Pannella per scongiurare l’eventuale esecuzione di Tareq Aziz, ma soprattutto ai nessi logici che sottostanno a questa campagna.
Vi invito ad ascoltare la trasmissione (cliccando sull'icona qui sotto) ma vi segnalo anche il passaggio rilevante, in seguito al quale Giorgio Ragazzini (Firenze) mi ha inviato un suo intervento su"Notizie Radicali" che allego più sotto.
“[…] In merito al governo Al-Maliki, benché il personaggio sia di
marca shiita, e anzi, all'inizio del suo mandato abbia dato segno di
tenerci parecchio, le cose sono molto cambiate nel tempo, tant’è vero
che ora i sunniti studiano una soluzione di governo comune, lavorano ad
una costituzione in comune e, come si può leggere in parecchie
relazioni, sono i sunniti stessi ad aver decretato quella che è la più
eclatante sconfitta di Al-Qaeda - che peraltro si svolge in parecchie
parti del mondo, ma in Iraq particolarmente - perché si sono resi conto
di avere un sostengo, come popolazione sunnita, contro Al-Qaeda, la
quale in maniera aggressiva e forsennata perseguitava parimenti sia gli
uni, i sciiti, che gli altri, i sunniti. I sunniti si sono di fatto
resi conto che il loro amico era il governo. Quelli che erano scappati
sono ritornati, il clima non è affatto di persecuzione nei confronti
dei sunniti da parte del governo. In più c'è un altro elemento
importante: nella legittima campagna contro la pena di morte a Tareq
Aziz, non si deve attribuire il processo di Tareq Aziz ad una
persecuzione sciita nei confronti dei sunniti, perché questo non è
veramente realistico. Nemmeno un mese fa, Al-Maliki si è recato in
visita aTeheran, dove tenne incontri tutt'altro che amichevoli, in cui
disse che bisognava smetterla di mandare questi guerriglieri iraniani
ad aiutare il terrorismo all'intero dell'Iraq, che il popolo iracheno,
anche nella sua componente sciita, non era assolutamente disposto ad
accettare quest’azione. Il discorso fu molto articolato e suscitò
qualcosa di più di un semplice stupore, tant'è vero che l'ambasciatore
iracheno in Iran ricevette poco dopo un bel pacchetto con una bomba.
Quindi, l'ipotesi della persecuzione politica è sbagliata. Io penso che
si può sempre e comunque combattere contro la pena di morte, ma
diffondere l'idea che lì tutto quanto è il risultato di una guerra
sbagliata che tende a sostituire un potere con un altro, non
corrisponde alla realtà dei fatti. L'elemento che riguarda
l'atteggiamento americano, la ripetizione delle eventuali menzogne sono
fatti di cui si è ampiamente discusso: proprio l’altro giorno l’Herald
Tribune pubblicava un articolo che descriveva come fossero state
ritrovate centinaia di tonnellate di uranio arricchito, Yellocake,
smantellato dal programma nucleare di Saddam Hussein. Poi anche la
teoria di camion che passarono il confine siriano è plausibile. In
conclusione, lo sciismo iraniano è molto particolare, ma quello
iracheno è molto diverso ed è sempre stato così. Io mi guarderei
dall'attribuire i problemi relativi al processo di Tareq Aziz, che sono
di ordine morale, che attengono al tema della pena di morte, a una
malcondotta del governo iracheno riferita a delle sue spurie alleanze
con l'Iran, che io nego". [continua...]
Il doppio gioco siriano allontana la pace
La Siria tesse in questi giorni una funambolica ragnatela e lo fa veloce. È tutto un roteare di luci e di colori. Chiediamoci quindi cosa stia facendo veramente. Per il presidente siriano Bashar Assad, con l’attuale dialogo di pace con Israele mediato dalla Turchia si è aperta una finestra di opportunità che somiglia a un arco di trionfo. Il suo audace tentativo sembra quello di guadagnare, venendo così estratto dall’Asse del male, senza spendere del suo.
Lunedì, Assad, in versione pacifista, sarà la star, l’attrazione che il leader francese Nicolas Sarkozy esibirà a Parigi alla presenza di 40 Paesi convenuti per fondare l’Unione Mediterranea voluta da Parigi. I colloqui siriani e israeliani, hanno detto ieri i diplomatici turchi, sembrano mostrare buone premesse e gli interlocutori potrebbero fare presto a meno di mediatori. Parallelamente, si specula che a Parigi il primo ministro israeliano Ehud Olmert siederà al capo di una tavolata organizzata per ordine alfabetico e all’altro capo, lontano ma forse sorridente e comunque speculare, ci sarà Assad. Questo significa che la pace è vicina? Per ora quello che si sa è soltanto che i siriani hanno chiesto la restituzione delle alture del Golan e che non si sbilanceranno di più finché George W. Bush sarà presidente degli Stati Uniti. Che tipo di pace siano disposti a dare in cambio, se vogliano accettare Israele nel consesso mediorentale, di questo non si ha nessun segno. Semmai si sa che per quanto riguarda la linea di pace cui dicono di aver diritto preferiscono quella del 4 giugno del 1967: perché catturarono territorio dal 1949 al 1967, anche se tale demarcazione va oltre il confine internazionale fra la Siria e la Palestina Mandataria. È anche la linea che permette l’accesso al lago Tiberiade, il maggiore bacino acquifero d’Israele. [...]
Buone notizie dall’Iraq
C’è un rito antiamericano particolarmente apprezzato per la sua apparente oggettività: la ricerca annuale della Pew sull’atteggiamento globale verso gli Stati Uniti, da cui quest’anno si scopre che solo il 12 per cento dei turchi, il 22 per cento degli egiziani, il 19 per cento dei pachistani, e così via, amano l’America. Insomma, l’antiamericanismo è forte.
Dice il grande mediorientalista Fouad Adjami che la lettura del rapporto Pew corrisponde per i liberal americani ai dieci giorni di autoflagellazione degli sciiti, al suo piacere-dolore. È inutile dire che niente di male è stato fatto dagli Usa alla Turchia, considerata un alleato prezioso, e che l’Egitto riceve dagli Stati Uniti solo ingenti aiuti.
Ma la benzina più efficace dell’antiamericanismo da molti anni è la guerra in Iraq. Il punto è, come afferma il senatore Joe Lieberman, che la guerra in Iraq è ormai una storia di disastri e spargimenti di sangue, errori e prepotenze dell’amministrazione Bush, della sua ambizione smodata di promuovere la democrazia come antidoto al terrore. [...]
Ingrid Betancourt è libera!

Ieri e oggi, abbiamo discusso e votato in Aula due mozioni presentate una dall'On. Michaela Biancofiore (Pdl) e l'altra dall'On. Fabio Evangelisti (Idv), che hanno raccolto un ampio consenso trasversale e che sostenevano, tra l'altro, la proposta di assegnazione del Premio Nobel a questa donna coraggiosa.
Nell'attesa di maggiori notizie sulla liberazione, vi invito a leggere i testi delle mozioni sul sito della Camera: Mozione Evangelisti e Mozione Biancofiore