Ma al Lingotto può cominciare una nuova era
La folla vuole entrare sin dalle prime ore, la accompagnano eroine come la professoressa Santus che, esponendosi alla possibile violenza, si avvolse in una bandiera di Israele sulle scale dell’Università. La gente si accalca alle biglietterie e si sparge nel gigantesco edificio in cui troneggia una torre di libri, circondata da miriadi di stand colorati: lo fa certo per la cultura, lo fa certo per la bellezza che, come dice il titolo della Fiera, ci salverà. Ma lo fa soprattutto per venire a sostenere l’immagine d’Israele e di chi l’ha voluta alla Fiera, il direttore editoriale Ernesto Ferrero, e Rolando Picchioni, il presidente.
Mentre arriva Napolitano respiriamo l’aria di un tempo nuovo, quello in cui la gente sa che Israele non è un paria, che il suo diritto all’esistenza è un fatto prima ancora che di legalità internazionale, di merito per essere sempre rimasto il baluardo della democrazia mentre il rifiuto arabo la costringeva a tante guerre. È chiaro, non c’è forse più nemmeno bisogno di dire la solita frase di circostanza di cui francamente non se ne può più: pur riconoscendo il pieno diritto a criticare Israele...
Questa sera Fiamma Nirenstein su Rai Uno a \\"TV 7\\"
Puntata di venerdì 9maggio 2008
Rai Uno, ore 23.35
IL LIBRO E LA STELLA
Puntata straordinaria questa settimana in occasione della 21esima edizione della Fiera del Libro di Torino e al dibattito che ne e’ sorto dopo la decisione di dedicare la manifestazione alla cultura israeliana.
Se nediscute con Fiamma Nirenstein e Tobia Zevi in collegamento da Torino.
In studio Pierluigi Battista vicedirettore Corriere della Sera.
Conduce David Sassoli
Buon Yom Hatzmaut!
Cari amici,
in chiusura della puntata di ieri sera de L'infedele, Gad Lerner mi ha chiesto di ripensare alla mia decisione di non partecipare con lui al dibattito previsto durante la Fiera del Libro di Torino, in occasione della presentazione del volume "La forza dei numeri" del prof. Della Pergola. Apprezzo l'importanza simbolica della richiesta di Lerner preceduta da una chiara presa di distanza dalle dichiarazioni di Gianni Vattimo contro di me. Lerner ha sottolineato che la semplice idea che lui possa condividere i giudizi del professore torinese è da considerarsi "grottesca e assurda".
Scrivo queste righe da Torino, all'apertura della Fiera del Libro, della quale, con soddisfazione ed emozione, posso constatare l'ottima riuscita, oggi, nel giorno di Yom Hatzmaut, il sessantesimo anniversario dalla fondazione dello Stato d'Israele. Nei prossimi giorni parteciperò a quattro dibattiti. E, poiché quando qualcuno ti porge la mano, insegna la storia di Israele, è buona norma morale e civile prenderla, uno di questi dibattiti sarà quello di presentazione
del libro di Sergio Della Pergola, domani 9 maggio alle 18:00.
E il nemico peggiore resta la menzogna
Israele compie sessant’anni: dopo la giornata del ricordo dei più di 22mila soldati caduti nelle guerre che dal 1948 non lasciano questa terra, cominciano stasera le celebrazioni di Yom Azmaut, il Giorno dell’indipendenza, che dureranno tutta la giornata di domani. E a sessant’anni, questo piccolo Stato non può sedere a riposarsi neppure un attimo: corre nello stadio della storia fra due ali di folla. Da una parte chi lo ama e lo difende, dall’altra chi lo odia e lo diffama. Ed è logico che ciò che appare una gran festa per chi ritiene la democrazia un bene supremo, diventi un motivo per digrignare i denti per chi invece la ritiene un artifizio che cela ingiustizie e crimini a fronte di un’utopia palingenetica. In Italia la divisione è evidente proprio oggi, giorno in cui festeggiamo la nascita e la resistenza della patria del Popolo ebraico contro la diffamazione e le aggressioni che hanno punteggiato la sua vita. Il suo primo successo è proprio la sopravvivenza. Nonostante le crescenti minacce, dell’Iran e di tutto il terrorismo islamista.
Ma fra i nemici di Israele c’è anche una propaganda incessante e pervasiva che si sostanzia di una quantità inaudita di bugie che oggi sostituiscono una attendibile conoscenza dei fatti. La falsa conoscenza ispira purtroppo gli incendi delle bandiere e le vergognose bugie che si odono in queste ore all’Università di Torino nella conferenza che vuole contrastare la Fiera del Libro che si aprirà domani. Tutta la conferenza indetta non ha niente a che fare con la libertà accademica delle cui piume si pavoneggia, ma c’entra piuttosto con la mera politica dell’odio. Propone in tutte le salse il tema della «pulizia etnica» che Israele avrebbe compiuto nei confronti dei palestinesi: la tecnica è quella di usare un termine odioso, da pulizia etnica a apartheid, da olocausto a deportazioni, per appiccicarlo su Israele e farne quindi un paria indegno di vivere. Ma se si guarda dentro le etichette non si trovano altro che menzogne. La pulizia etnica non è mai stata nelle più lontane intenzioni della parte israeliana: semmai, l’intenzione di spazzare via il popolo ebraico è sotto gli occhi di tutti, ripetuta, scritta, filmata e stampata ogni giorno dai terroristi.
Se gli israeliani avessero perpetrato una pulizia etnica sarebbero dei veri incompetenti. Prendiamo per esempio Gerusalemme. Dal ’67, quando Israele annesse Gerusalemme Est, la popolazione araba è cresciuta del 266%, il doppio rispetto alla popolazione ebraica, cosicché la proporzione fra ebrei e arabi è di 66 a 34, mentre nel ’67 era di 74 a 26. Anche durante l’Intifada, con la chiusura, il muro e quant’altro, è cresciuta da 208mila a 252mila. E non si tratta solo di crescita naturale: Ziad al Hamuri, che guida il centro per i diritti economici di Gerusalemme, stima che circa 30mila arabi si siano spostati a Gerusalemme dalla costruzione del recinto. Del resto, anche il noto storico revisionista Benny Morris scrisse che mai gli ebrei avevano avuto intenzione di spostare gli arabi dai loro villaggi e che furono invece invitati e costretti dai loro leader a farlo, e che sin dal ’48 i padri fondatori di Israele, da Jabotinsky a Ben Gurion, hanno insistito per far restare i palestinesi anche dopo la partizione.
Non parteciperò al dibattito con Gad Lerner

Voglio solo rilevare che l’intenzionale noncuranza del conduttore di fronte alla diffamazione nei miei confronti è moralmente e culturalmente gravissima e anche evidentemente infiammatoria. Intanto, non parteciperò con lui alla prevista presentazione dell’importante libro del professore Della Pergola previsto alla Fiera del Libro di Torino. Me ne dispiaccio, ma non intendo sedermi con chi non reagisce a casa sua alla peggiore delle diffamazioni gratuite nei miei confronti, oltretutto da parte di una persona notoriamente squilibrata sull’argomento mediorientale. Naturalmente parteciperò con tutta me stessa a tutti gli altri eventi della Fiera del Libro e all’inaugurazione a cui interverrà il Presidente della Repubblica.
Il mio primo giorno in Aula tra dubbi e l’incubo dei tacchi

Forte, come quando a 16 anni mi tagliai la treccia, come quando mi sono laureata ormai adulta accompagnata da mio figlio e da mia madre, come quando sul confine di Israele col Libano la foresta era in fiamme, gli hezbollah seguitavano a bombardare, e noi giornalisti restavamo là, per raccontare. [Continua...]
Al corteo del 25 aprile, Milano
Letture: "La pazienza della pietra"

Alla Sapienza sta cambiando aria
Pensieri, dopo le elezioni
Grazie a tutti quelli che si sono sobbarcati la costruzione degli eventi a cui ho preso parte, che portano gli anziani in autobus, che preparano i panini, che ti sorridono quando arrivi, ti offrono un caffè, benchè affaticati cercano sempre di darti forza quando scendi dalla macchina per parlare, ti descrivono degli interi mondi di problemi pratici, la casa, le infrastrutture, la scuola, ti consentono di penetrare mondi altrimenti posti al di là di una barriera, ti presentano il figlio e ti invitano a pranzo... (continua...)