L'islam antisemita sparge nuovo odio anche in casa nostra
Nel giorno della Memoria, tutti quanti rinnovano la promessa che l’antisemitismo non avrà mai più cittadinanza in Europa, e soprattutto che non potrà risollevarsi nella sua forma genocida. Ma questa promessa, rischia solo di fare da paravento a un pericoloso sviluppo del fenomeno antiebraico. È certo molto importante che gli antisemiti confessi siano in Italia solo il 13 per cento, anche se sgomenta che con gli antisemiti confusi raggiungano poi più del 35. In Francia sono il 20, in Germania il 25, in Spagna il 46 per cento. Ma con tutto lo stupore e, si permetta, il disprezzo intellettuale che destano queste cifre, tuttavia si potrebbe rispondervi con un’alzata di spalle. Ma un grande fenomeno oggi rischia di fecondare l’humus europeo fino all’omicidio. Si tratta della proliferazione di antisemitismo genocida prodottosi, specie dall’11 settembre 2001, nel mondo islamista, e importata sulle onde radio e tv e con l’immigrazione. L’islamismo odia gli ebrei. L’Europa dopo la Shoah ha covato il suo antico antisemitismo in forma torpida e negata, chiamandolo «critica a Israele». Si è trattato di un fenomeno aggressivo e demenziale, dannoso per la mente europea, che ha in parte distrutto la sinistra, ma non così pericoloso per l’incolumità fisica degli ebrei. [...]
Presentata interrogazione su recenti atti antisemiti

Interrogazione a risposta orale 3-00328
presentata da
FIAMMA NIRENSTEIN
mercoledì 21 gennaio 2009, seduta n.118
NIRENSTEIN, CALDERISI, DELLA VEDOVA, PIANETTA, BERNINI BOVICELLI e BOCCHINO. -
Al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:
dall'inizio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza in risposta alla rottura unilaterale della tregua da parte di Hamas, si sono andati moltiplicando in Italia episodi di natura antisemita di intimidazione e violenza, nonché atti vandalici, a danno delle organizzazioni di amicizia italo-israeliana, degli organi di informazione, dei rappresentanti delle comunità ebraiche e di luoghi di culto ebraici;
in particolare:
20 gennaio, Firenze: sono state imbrattate delle mura in cui una stella di Davide era equiparata a una svastica;
17 gennaio, Firenze: un ordigno esplosivo artigianale è depositato nei pressi della sinagoga di Firenze;
17 gennaio, Torino: alcuni individui incappucciati imbrattano nell anotte l'entrata della casa della madre del vice presidente dell'Associazione Italia Israele di Torino, Emanuel Segre Amar, con la scritta: «sionista assassino», e lasciano circa trenta volantini intimidatori («sionisti non siete intoccabili»), con minacce alla sua incolumità personale;
13 gennaio, Pisa: ignoti imbrattano la facciata principale della sinagoga di Pisa, lanciando uova piene di vernice rossa;
13 gennaio, Roma: un volantino con insulti antisemiti ed esplicite minacce ai giornalisti è consegnato alle redazioni dell'agenzia distampa Ansa e di altri organi di informazione. Il volantino, sul quale campeggia la foto di Adolf Hitler, riporta un testo farneticante che rivolge insulti razzisti e minacce anche contro alcuni ministri e rappresentanti della comunità ebraica; [...]
La verità comincia a venire fuori...
Dubbi sul numero delle vittime: potrebbero essere 600 e non 1.300
«Così i ragazzini di Hamas ci hanno utilizzato come bersagli»
Abitanti di Gaza accusano i militanti islamici: «Ci impedivano di lasciare le case e da lì sparavano»
di Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera, 22 gennaio 2009
GAZA - «Andatevene, andatevene via di qui! Volete che gli israeliani ciuccidano tutti? Volete veder morire sotto le bombe i nostri bambini?Portate via le vostre armi e i missili», gridavano in tanti tra gliabitanti della striscia di Gaza ai miliziani di Hamas e ai loro alleatidella Jihad islamica. I più coraggiosi si erano organizzati e avevanosbarrato le porte di accesso ai loro cortili, inchiodato assi a quelledei palazzi, bloccato in fretta e furia le scale per i tetti più alti.Ma per lo più la guerriglia non dava ascolto a nessuno. «Traditori.Collaborazionisti di Israele. Spie di Fatah, codardi. I soldati dellaguerra santa vi puniranno. E in ogni caso morirete tutti, come noi.Combattendo gli ebrei sionisti siamo tutti destinati al paradiso, nonsiete contenti di morire assieme?». E così, urlando furiosi,abbattevano porte e finestre, si nascondevano ai piani alti, negliorti, usavano le ambulanze, si barricavano vicino a ospedali, scuole,edifici dell’Onu.
In casi estremi sparavano contro chi cercava di bloccare loro la stradaper salvare le proprie famiglie, oppure picchiavano selvaggiamente. «Imiliziani di Hamas cercavano a bella posta di provocare gli israeliani.Erano spesso ragazzini, 16 o 17 anni, armati di mitra. Non potevanofare nulla contro tank e jet. Sapevano di essere molto più deboli. Mavolevano che sparassero sulle nostre case per accusarli poi di criminidi guerra», sostiene Abu Issa, 42 anni, abitante nel quartiere di TelAwa. «Praticamente tutti i palazzi più alti di Gaza che sono statocolpiti dalle bombe israeliane, come lo Dogmoush, Andalous, Jawarah,Siussi e tanti altri avevano sul tetto le rampe lanciarazzi, oppurepunti di osservazione di Hamas. Li avevano messi anche vicino al grandedeposito Onu poi andato in fiamme E lo stesso vale per i villaggi lungola linea di frontiera poi più devastati dalla furia folle e punitivadei sionisti», le fa eco la cugina, Um Abdallah, 48 anni. Usano isoprannomi di famiglia. Ma forniscono dettagli ben circostanziati. [...]
Il dibattito in Aula sul trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con la Libia
PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nirenstein. Ne ha facoltà.
FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, nel corso di questa lunga fase di votazione è cresciuto dentro di me un atteggiamento che è senz'altro positivo nei confronti del mio gruppo, ma che tuttavia mi ha portato ad astenermi su tutte le varie votazioni sugli emendamenti e così seguiterò a fare fino al voto finale del provvedimento in esame.
È una posizione che non è in polemica col mio gruppo, perché comprendo l'impegno e la responsabilità del Governo rispetto ad un Paese che, al di là delle vicende connesse al passato coloniale, rappresenta un partner finanziario importante per molte imprese italiane e potrebbe svolgere un ruolo strategico nel contrasto al fenomeno dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese; quindi, vi vedo un gesto di ottimismo politico. Tuttavia, qua intervengono gli elementi legati alla mia coscienza ed al modo in cui leggo una realtà, quella di Gheddafi, che da molti anni studio e di cui mi sono occupata largamente nell'ambito del mio interesse per il mondo islamico. [...]
Ecco perché mi disgusta il coro anti-Bush
Dando il benvenuto a Obama, certi delle sue qualità e della bellanovità che l’America abbia un presidente nero, mi si permetta di essereun po’ disgustata delle bordate di facilonerie con cui vieneaccompagnato l’exit di George W. Bush. Il presidente uscente si beccala stupida scarpa del giornalista iracheno e tutti sono contenti, ma siallontana dalla scena mentre porta con sé i buoni risultati del “surge”del generale Petraeus in Irak, ormai riconosciuti persino dal suonemico New York Times; biasimato soprattutto per la guerra in Irak,incamera un patto di reciproco aiuto strategico fra gli Washington eBagdad. L’Afghanistan e il Pakistan atomico sono stati bloccati sullavia dell’integralismo. Uno dei peggiori dittatori della storia è statosconfitto, i profughi iracheni sono tornati a casa, i sunniti si sonorivoltati contro la sunnita Al Qaida, gli sciiti si sono staccati nellamaggior parte dall’Iran, la democrazia fa capolino nelle comunicazioni,nelle scuole, nell’economia, nelle istituzioni, negli accordi… È dura,errori ci sono stati, ma dov’è la sconfitta? Il terrore è stato lontanodall’America per sette anni, la crescita certo non imputabile, e inveceimputata a Bush dell’offensiva islamista non ha impedito buoni rapportiamericani con tutto il fronte musulmano moderato. Se anzi si puòaddebitare a Bush un errore, è quello di non avere combattuto ilterrorismo in Irak con più forze militari e di non aver chiuso ilconfine con la Siria. [...]
Here is why the Anti-Bush choir disgusts me
Il Giornale, 20 January 2009
After September 11th he lived in difficult and new times, but he fought terror without being defeated.
Giving the welcome to Obama, surely for his qualities and for the beautiful novelty that America has a black president, permit me to be a bit disgusted by the skirt of slapdash attitudes with which it comes about at the expense of George W. Bush's exit from office. The exiting president was recently hit with a stupid shoe by an Iraqi journalist and all were happy, but that incident averts from the stage all that, which we must attribute to Bush. These include the good results brought about by General Petraeus' “Surge” in Iraq, by now recognized even by his enemy the New York Times: stigmatized overall for the War in Iraq, we can appropriate to Bush a pact of reciprocal strategic help between Washington and Baghdad. Afghanistan and atomic Pakistan have been blocked on the path toward fundamentalism. In addition, one of the worst dictators of history has been defeated, the Shiite refugees have returned home, the Sunnis have revolted against the Al Qadea Sunnis, the majority of Shiites have detached themselves from Iran and democracy peeps into communications, schools and the economy, as well as in institutions and in agreements. It is hard, errors have been made, but where is the defeat? Terror has been distanced from America for seven years; the growth, surely not attributable to Bush, but still attributed to him, of the Islamist offensive have not prevented good American relations with the entire moderate Muslim front. On the contrary, if they can ascribe to Bush an error, it is that of not only having combatted terrorism in Iraq with more military force, but also of not having closed the border with Syria. [...]
Immaginate che...
Una piazza che non ci saremmo aspettati

(Foto per gentile concessione di Daniele Scudieri, fotogiornalista)
(Audio/video di tutti gli interventi)
Cari amici,
non ci aspettavamo quello che potete vedere ora nella foto. Questa èpiazza Montecitorio, la piazza del Parlamento Italiano: si vede ilPalazzo in fondo alla piazza e davanti moltissime bandiere israeliane.Questo è accaduto mercoledì 14 gennaio, dalle 18:30 alle 21:30. Quelloche non riuscite vedere in questa foto, invece, è il numerostraordinario e la varietà di parlamentari, circa 100 dei varischieramenti politici, che hanno preso parte alla nostra maratonaoratoria: per circa tre ore abbiamo parlato del ruolo di Israele, ilsuo diritto alla difesa, la sua moralità, la sua lotta in nome di tuttinoi, della nostra civiltà e dei nostri valori contro l’odio selvaggiopropugnato dalla Jihad Islamica, questa volta nelle sembianze di Hamas.Mi sembra che, per la prima volta nella troppo lunga storia delconflitto arabo-israeliano, eccetto una minoranza di pazzi sinistroidie fascisti che hanno manifestato con slogan antisemiti, abbiamoottenuto un enorme consenso su un punto cruciale: questo non è un altroepisodio di un conflitto locale, non c’è nulla in esso che ricordi ilmotivo del land for peace, pace in cambio di territori, che hacaratterizzato in passato la questione palestinese. Questo è unfrangente dell’attacco contro il mondo occidentale e l’Iran ha molto ache vedere con esso. [...]
Dear friends,
we didn’t expect what you see now in the picture. This is the square ofthe Italian Parliament in Rome, Piazza Montecitorio: you can see thePalace on top of the square, and in front a lot of Israeli flags.Thatwas Wednesday night, January 14, from 6,30 to 9,30 pm. What you cannotsee here, is the extraordinary number and variety of members of theParliament, about 100 from all political sides, that took the stageduring our marathon: for about three hours we have been speaking aboutthe role of Israel, its right to self defense, its moral height, itsfight in name of all of us, of our civilization and values, against thewild hate of the Islamic jihad represented by Hamas. It seems to methat for the first time in the too long history of the arab Israeliconflict, apart from a minority of crazy leftists and fascists thattook the street on anti-Semitic slogans, we have obtained a hugeconsensus about one critical point: this is not an episode of a localconflict, there is nothing in it that reminds the land for peace themethat has characterized the Palestinian issue. This is an episode of theattack agains the western world, and Iran has a lot to do with it. [...]
Uno show nato per risvegliare l'odio anti Israele
Il meccanismo della trasmissione di Santoro è misterioso. Ancora è da capire come mai alcuni cittadini delle democrazie abbraccino entusiasticamente un gruppo radicale islamista dittatoriale, genofobico, omofobico, distruttore delle intelligenze dei bambini, che usa il terrorismo come arma preferita, che ha più volte dimostrato che considera la democrazia un nemico, che considera tutti «i crociati e gli ebrei» nemici da eliminare, che ha fatto strame della causa palestinese e ha eliminato fisicamente quanti più membri di Fatah, che ripete a ogni minuto che la cultura della morte è la sua, e che desidera sacrificare se stesso, i suoi figli, il suo popolo, per la gloria di Allah. Come può piacere tanto a Santoro, ai ragazzi palestinesi presenti ieri alla trasmissione di Rai 2 che non credo andrebbero ad abitare in uno Stato di Hamas. La trasmissione parlava di tutto fuorché dei fatti.
La miseria a Gaza è frutto della politica dissennata del gruppo che ha fatto strame degli aiuti da tutto il mondo dopo lo sgombero, e ridotto i suoi alla miseria pur di seguitare a tirare missili sui civili israeliani. I passaggi si chiudevano ogni volta che Hamas sparava, che c’è di strano? [...]
Riscatto dopo il flop in Libano
Panorama, 15 gennaio 2009
Il segreto della missione Piombo fuso, che si propone di impedire a Hamas di continuare a tenere sotto il tiro dei suoi missili oltre mezzo milione di civili israeliani, è uno solo: fare tutto il contrario dell’operazione in Libano del 2006. Israele ha tentennato prima di attaccare, ma la rottura della tregua da parte di Hamas e il peso strategico del suo rapporto con l’Iran hanno posto fine agli indugi.
La commissione Winograd, che esaminò la gestione del conflitto anti Hezbollah, giunse a una condanna dell’intera leadership: Ehud Olmert, Tzipi Livni, il ministro della Difesa Amir Peretz e il capo di stato maggiore Dan Haluz. Mentre Hassan Nasrallah, e insieme con lui la Siria e l’Iran, danzavano sulle macerie di una guerra vinta soprattutto nella percezione pubblica, Israele rivedeva i suoi piani.
Che fosse indispensabile intervenire nell’«Hamastan» di Gaza, Israele lo sapeva da tempo. I cittadini di Sderot, Ashkelon, Ashod e dei kibbutz vivevano nel terrore: un’umiliazione che nessun paese può permettersi di sopportare. La preparazione è durata due anni e mezzo. Il nuovo capo di stato maggiore, Gabi Ashkenazi, proveniente dalla celebre unità dei Golani, ne è un tipico rappresentante: poche parole, pratico, sul campo alla testa dei suoi. Durante questa guerra ha preso la parola solo per dire che non era d’accordo con l’idea di tregua del presidente francese Nicolas Sarkozy. [...]
Le nostre piazze a lezione di democrazia da Israele

Il Giornale, 14 gennaio 2009
Perché scendere in Piazza per Israele? Perché la piazza italiana neisecoli, si è disegnata, dalla sua genesi nel suo sviluppo, sullacultura che ha portato alla democrazia. La nostra piazza, quella deiComuni, non può diventare proprietà privata del più volgare dissenso,dell’esaltazione totalitaria e minacciosa, quello che brucia lebandiere; che grida e perfino prega in onore di Hamas,un’organizzazione terrorista e antisemita; le nostre piazze non hannola funzione di intimidire, ma di incoraggiare. Devono aprire, nonchiudere. C’è, da noi, una parte che odia e minaccia, che disegnasvastiche sulla Stella di David, che si allea con chi promette diuccidere fino all’ultimo ebreo e mira con i razzi sui civili innocenti;c’è chi boicotta i negozi, i prodotti degli ebrei. Sarà interessantevedere se sono pronti a boicottare anche il vaccino di Salk,l’insulina, le vitamine, la streptomicina, le scoperte sul Dna deipremio Nobel israeliani Ciechanover e Hershko, o l’irrigazione agoccia, o persino Icq, la prima chat. In questi giorni le nostrepiazze sono servite a maledire l’unica democrazia del Mediorente, unPaese da cui neppure in questi giorni è uscita una sola parola d’odio,che ha attaccato solo quando Hamas ha rifiutato la tregua e sparato 100missili in una notte dopo sette anni di incredibile pazienza. Lacriminalizzazione ha preso toni selvaggi, le evidenti ragioni diautodifesa sono state seppellite sotto l’accusa, consueta per gliebrei, di una gratuita sete di sangue. La realtà di Hamas, antisemita,dittatoriale, assassina dei suoi, sfruttatrice di donne e bambini finoalla morte di massa, è stata avvolta in una nebbia grigia: sono rimastisolo gli ebrei, criminalizzati. Noi dunque andremo in piazza a favoredi Israele, manifesteremo oggi alle 18,30 nella piazza della democraziaper antonomasia, quella di Montecitorio, e lo faremo senza minacciare,senza offendere nessuno, senza urlare slogan assassini, senza bruciarela bandiera palestinese, che speriamo abbia migliori destini di quellariservatagli da Hamas che in realtà la brucia giorno dopo giornodistruggendo la causa palestinese. [...]
Our Public Sqaures to Democratic Lessons From Israel
Il Giornale, 14 January 2009
Why go to the public square for Israel? Because the Italian square throughout centuries has been designed from its genesis and development on a culture that has brought to democracy. Our public squares, that of our cities, cannot become the private property of the most vulgar dissent, of the totalitarian and threatening exaltation, for which people burn flags, yell and even pray in Hamas' honor, an anti-Semitic terrorist organization. The function of our public squares is not that of intimidating, but of encouraging. They must open; not close. There is, from us, a part that hates and threatens, that draws Swastikas on the Star of David, and which unites with those who promise to kill until the last Jew and aim rockets on innocent civilians. In addition, there are those who boycott not only Jewish stores, but also any products produced by Jews. It will be interesting to see if they are ready to also boycott the Salk vaccine, the insulin, the vitamins, the streptomycin, and the discoveries on the DNA of the Israeli Novel Prize-winners Ciechanover and Hershko, or the water irrigations or even the Icq, the first chat as well. In these days our public squares have served to curse the only democracy in the Middle East, a country from which not even in these days has exited one word of hate and that initiated a defensive war only when Hamas refused a ceasefire and fired 100 missiles in one night after eight years of patience. The criminalization of Israel, however, has taken savage tones. The evident reasons of Israel's self-defense have been buried under the accusation – familiar for the Jews - of a gratuitous thirst for blood. The reality of Hamas, which is anti-Semitic, dictatorial and assassinates its own people by exploiting its women and children to mass death, has been covered in a grey fog: only the Jews have remained criminalized. We, therefore, will go to the public square in Israel's favor, we will protest today at 6:30 in the public square of Montecitorio, which is a quintessential symbol of democracy and we will do so without threats, without offending anyone, without yelling murderous slogans and without burning the Palestinian flag, to which we wish a better destiny than that reserved for it by Hamas, which in reality, day after day, burns it destroying thus the Palestinian cause. [...]