La nuova strategia Usa umilia i Paesi arabi moderati
Il Giornale, 22 marzo 2009
È stato molto interessante osservare il linguaggio corporeo del presidente Obama mentre mandava il suo messaggio di pace all’Iran e quello di Alì Khamenei mentre gli rispondeva. Il primo fervoroso, intento, con le mani e con gli occhi, a mostrare la maggiore simpatia possibile; il secondo ieratico, alieno dalle forme, occupato solo dal suo scopo divino. E lo ha snocciolato calmo e lento, spiegando in sostanza che gli Usa devono mostrare nei fatti, e non con le parole, rispetto.
Ciò vuol dire che Obama, per essere amico dell’Iran, deve smettere di ostacolare la costruzione della bomba atomica, ormai allo stadio ultimo dell’arricchimento o al primo di assemblamento, a seconda di fonti americane o israeliane.
Comunque ormai basta poco tempo perché tutto il mondo sia sotto la minaccia atomica degli ayatollah. Essere amico dell’Iran, dice inoltre in sostanza Khamenei, significa abbandonare l’insopportabile abitudine di difendere l’esistenza di Israele e lasciare che si compia sul popolo ebraico la soluzione finale più volte annunciata da Ahmadinejad.
Vuole anche dire abbandonare, come del resto si legge già nel discorso di Obama, ogni distinzione tra il governo teocratico e autoritario, che impicca gli omosessuali e rinchiude i dissidenti, e il nobile popolo iraniano che ha dato molte volte segno di volersi ribellare. [...]
Duello per cinque miliardi
Panorama, 20 marzo 2009
C’è un piccolo particolare che non funziona nelle trattative fra Hamas e Al-Fatah per tornare a governare insieme: la prima organizzazione non intende rinunciare al suo punto programmatico principale, la distruzione di Israele, anzi intende distruggere anche l’Olp, di cui Al-Fatah di Abu Mazen è il cuore politico. L’ha detto il 28 gennaio il suo leader Khaled Mashaal in Qatar e nessuno l’ha smentito. Le due fazioni palestinesi rivali nel dialogo mediato dall’Egitto sono riuscite a dichiarare in coro che vogliono le elezioni nel gennaio del 2010, ma sul resto, salvo che sul fatto che con la riunificazione sarebbe più facile ottenere la gestione dei 5 miliardi di dollari donati per la ricostruzione di Gaza dal consesso internazionale, non c’è né accordo né simpatia.
Non c’è neppure dentro Al-Fatah, o fra l’Hamas all’interno della Striscia e quella all’esterno, ovvero Khaled Mashaal, che sotto il diretto controllo iraniano siede a Damasco. Basta uno sguardo dentro Gaza per vedere che, nella confusione del riassetto postbellico, il primo ministro Ismail Haniyeh è circondato da un’opinione pubblica che ha pagato la politica di Hamas con oltre 1.000 morti e vorrebbe almeno vedere il ritorno a casa dei prigionieri, su cui si tratta in cambio del soldato Gilad Shalit, in cattività da quasi tre anni. Si parla di liberare ben 750 prigionieri, forse anche 1.000, molti, come si dice in Israele, con le mani macchiate di sangue. [...]
Medici & clandesitini: nessuno scandalo nella petizione indirizzata al premier
Bufera sul ddl sicurezza
Nirenstein: "Nessuno scandalo nella petizione indirizzata al premier"
di Fabrizia B. Maggi, L'Occidentale
Il disegno di legge sulla sicurezza è tornato in Aula alla Camera dopo le modifiche del Senato ed è subito ricominciata la polemica. Tra le fila della maggioranza è immediatamente circolata una petizione indirizzata al capo del governo Silvio Berlusconi, che lo esortava a non porre la fiducia sul provvedimento: l’Aula avrebbe così l’opportunità di discutere due norme largamente contestate quali l’introduzione del reato di clandestinità e l’eliminazione del divieto di segnalazione degli irregolari alle autorità da parte dei medici. Capeggiata da Alessandra Mussolini, “la carica dei 101” – come è subito stata ribattezzata dai media –, ha ottenuto anche il sostegno di Fiamma Nirenstein che in una breve intervista all’Occidentale spiega le motivazioni che l’hanno spinta a firmare.
L’onorevole Mussolini propone di modificare il ddl sicurezza nella parte che riguarda l’abolizione del divieto di denuncia degli immigrati irregolari e l’introduzione del reato di clandestinità. Cosa l’ha spinta a sottoscrivere la richiesta?
Essenzialmente per una ragione di carattere giuridico: perché non si deve mettere il cittadino nella condizione di dover risolvere il problema della clandestinità chiedendogli di denunciare. Ad esempio i genitori di un bambino che ha un’infezione o una malattia, si trovano di fronte alla difficoltà di dover decidere se far curare il proprio figlio o meno per la paura che il medico li denunci. Inoltre, non ritengo giusto che alcune categorie deboli come i malati e i minori possano trovarsi a dipendere da una parte di cittadini più forti di loro, come i medici e gli insegnanti, solo perché sono clandestini o figli di clandestini. Bisogna avere più cautela, non è questione di essere più morbidi è questione di non mettere di mezzo i cittadini in una questione che in realtà è istituzionale. [...]
Conferenza sul razzismo, così l’Italia ha vinto
Il Giornale, 19 marzo 2009
La vittoria politica è evidente, anche se c’è ancora un trucco politico seminascosto che deve essere smascherato. Il documento di preparazione della «conferenza dell’Onu contro il razzismo», prevista per il 20 di aprile a Ginevra, è stato modificato cedendo alla pressione internazionale. Come si sa gli Usa, il Canada, Israele, e, ultima ma certo non meno importante, l’Italia avevano dichiarato che il documento di preparazione della conferenza «contro il razzismo» era moralmente osceno e che non avrebbero partecipato. Poi, i 27 Paesi dell’Unione Europea, seguendo l’esempio dell’Italia e sulla base di un documento olandese, hanno dichiarato in coro che o si cambiava il documento o nessuno sarebbe andato. Infatti il documento preparatorio, stilato dalla commissione presieduta dalla Libia, si accaniva su Israele in termini di autentico antisemitismo, chiamandolo Stato di apartheid, accusandolo di razzismo, definendolo solo lui e non, che so, l’Iran o la Corea del Nord, «un grave pericolo per la pace».
Insomma, si abbandonava all’estremismo che nel settembre 2001, durante la prima conferenza di Durban applaudiva Arafat, Mugabe, Fidel Castro, condannava Israele e l’America (mentre le ong fiancheggiatrici marciavano sotto i ritratti di Bin Laden, bruciavano le bandiere americana e israeliana), minacciava di distruggere l’Occidente «imperialista e schiavista». Fu un’autentica ondata di odio nel nome dell’Onu mentre il tema del razzismo veniva del tutto ignorato: quattro giorni dopo le Twin Towers venivano attaccate. Durban fu il manifesto ideologico dell’11 settembre e un inno alla distruzione di Israele. Ora, il documento di preparazione di Durban 2, ripercorreva fino a ieri la stessa strada: Israele uno Stato mostro, proibita la critica alle religioni (basta ricordare le vignette su Maometto per capire di cosa stiamo parlando), l’omofobia non ritenuta una forma di discriminazione. Il tutto in 47 pagine per 200 paragrafi di blaterazioni anti-occidentali. Ora, dopo la defezione americana e la richiesta europea, sull’onda italiana, di cambiare tutto minacciando il ritiro, il documento consta di 17 pagine, elimina i riferimenti a Israele stato razzista, non parla più di religione. [...]
Lettera dell'Associazione parlamentare di amicizia Italia-Israele al Presidente Berlusconi
On. Silvio BERLUSCONI
Presidente
Consiglio dei Ministri
E p.c. On. Rocco CRIMI
Sottosegretario alla
Presidenza del Consiglio
On. Mario PESCANTE
Commissario Straordinario
XVI Giochi del Mediterraneo
Loro SEDI
Signor Presidente,
come è noto, ai prossimi Giochi del Mediterraneo, che si terranno a Pescara dal 26 giugno al 5 luglio 2009, è confermata l'esclusione degli atleti israeliani.
Il mancato invito non solo della delegazione israeliana, ma anche di quella palestinese, danneggia la nostra azione di promozione della pace e dell’amicizia fra i popoli.
La mancata partecipazione degli atleti israeliani costituirebbe, anche contro la nostra stessa intenzione, l’ennesima discriminazione dello Stato di Israele, imposta da paesi che non ne riconoscono il diritto all’esistenza e alla sicurezza e operano attivamente al suo isolamento sul piano internazionale.
Rispetto ai prossimi Giochi del Mediterraneo il nostro paese è chiamato ad esercitare al meglio il ruolo di paese organizzatore e quindi ad assolvere al compito di assicurare la più ampia partecipazione alle competizioni sportive; nondimeno, sull’Italia grava anche la responsabilità di non apparire, fosse pure indirettamente, complice di una discriminazione odiosa.
Né ragioni diplomatiche, né ragioni di sicurezza debbono indurre il nostro paese ad accettare come scontata un’esclusione che va al contrario rigettata come inammissibile, perché avalla la posizione di chi vuole delegittimare lo Stato d'Israele.
L’esclusione di Israele è in contraddizione con i principali obiettivi dei Giochi del Mediterraneo, come sanciti dallo Statuto di tale manifestazione, ovvero: a) la diffusione dell’educazione olimpica nei paesi del Bacino del Mediterraneo; b) il rafforzamento dei legami di amicizia e di pace tra i giovani e gli sportivi del Mediterraneo; c) la promozione di comprensione, consultazione, cooperazione e solidarietà tra i Comitati Olimpici Nazionali del Bacino del Mediterraneo, nonché lo sviluppo dello sport mediterraneo.
A nome dell’ “Associazione parlamentare di amicizia Italia-Israele” che annovera oltre 200 colleghi tra deputati e senatori, Le chiediamo di voler intervenire presso il Comitato organizzatore affinché la delegazione israeliana sia invitata ai prossimi Giochi del Mediterraneo 2009.
Certo del Suo interessamento La ringraziamo e con l’occasione porgiamo cordiali saluti.
On. Enrico Pianetta On. Gianni Vernetti Sen. Rossana Boldi On. Fiamma Nirenstein
Iran, Siria, Hezbollah...: che sta facendo l’Occidente?
Pubblicato su Libertiamo.it, 18 marzo 2009
C’è qualcosa di fervoroso nelle mosse che caratterizzano la politica sia americana che europea nei confronti del Medio Oriente, specie delle sue parti più aggressive, quelle complici della strategia iraniana che per Bush caratterizzava “l’asse del male”. Strano e tutto da capire, ogni atteggiamento aggressivo e irriducibile è premiato da sorrisi, da doni, mentre dall’altra parte giungono tutt’al più regali cenni del capo. I casi sono due: o siamo molto intelligenti, oppure qui c’è qualche grosso errore.
L’Iran: ha completato, si ripete, il processo di preparazione dell’uranio arricchito ed è in fase di assemblamento della bomba. Il 4 marzo scorso a Teheran si è tenuta un’altra conferenza di negazionismo e incitamento a distruggere Israele. Il recente lancio del satellite è stata una dimostrazione della capacità di usare missili della potenza dello Shihab 3 per mirare, con l’arma atomica, ovunque si voglia. Gli Ajatollah proibiscono ai palestinesi la pace e anche l’accordo fra Hamas e Fatah, tanto che Abu Mazen gli ha detto di farsi i fatti suoi; intimano alla Siria di non avventurarsi in rapporti di pace; usano Hezbollah per controllare il Libano e, per contro, Hillary Clinton invita Ahmadinejad a una conferenza di pace sull’Afghanistan entro il mese. Apre così all’Iran come Obama desidera, ma irrita tutto il mondo sunnita moderato che non vuole vedere l’Iran legittimato, non vuole il suo strapotere a casa, in Libano e a Gaza, è furioso per l’affermazione che il Bahrain sia parte dell’Iran.
Che cosa spera Hillary Clinton dall’invito a Ahmadinejad? Se spera di aprire un vero terreno di confronto, basti pensare a quanto astutamente l’Iran ha menato tutti per il naso costruendo le centrali per tanti anni: il tempo è il bene più prezioso per compiere l’opera atomica. [...]
Mediorientale
Giochi del Mediterraneo: fuori Israele e i palestinesi. Nirenstein: "Atto che fa male alla pace"
di Eleonora Grossi, Quotidiano.net, 6 marzo 2009
Pescara, 6 marzo 2009 - "E' un gesto che fa male alla pace". A parlare è Fiamma Nirenstein, deputata del Pdl e vicepresidente della commissione Esteri della Camera. La Nirestein nei giorni scorsi ha presentato un'interrogazione parlamentare per capire come sia possibile che nei Giochi del Mediterraneo, in programma il prossimo giugno a Pescara, non si annoverino tra i paesi partecipanti né lo Stato di Israele né l'Autorità palestinese, cioè le due realtà che più di altre avrebbero bisogno di trovare un punto d'incontro.
Da Pescara gli organizzatori dicono di avere le mani legate: "Noi non abbiamo escluso nessuno, perché Israele non fa parte del Comitato". E la portavoce dell'Ambasciata israeliana in Italia spiega che "sì, non è stata fatta domanda all'edizione del 2009 dei Giochi: ma solo perché ce ne fu già rifiutata una in Spagna, dove ai Giochi di Almeria del 2005 tutti i paesi arabi votarono no all'ingreso di Israele nel Comitato. Perché presentarne un'altra?". Ma anche se il motivo è un precedente rifiuto, dall'Abruzzo spiegano che comunque è facoltà del comitato internazionale decidere l'ingresso di un paese ai Giochi. Ed è su questo che l'onorevole Nirenstein contrattacca: "So che l'onorevole Mario Pescante (che guida i Giochi di Pescara assieme all'onorevole Sabatino Aracu) non ha nulla contro Israele. So anche però, che se il ministro Frattini ha scelto di non andare ad una conferenza promossa dall'Onu, Pescante potrebbe anche prendere una posizione più coraggiosa, scuoterre gli animi e far sì che il comitato internazionale si renda conto di quello che questa situazione rappresenta: una grandissima prevaricazione, e un atto di indecenza politica. Un atto che fa male alla pace". [...]
Presentata interrogazione sull'esclusione di Israele dai Giochi del Mediterraneo
Audio del convegno su "Durban 2" promosso dall'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
INTERVENTI:
Enrico Pianetta
presidente Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
Ghideon Meir
ambasciatore Israeliano in Italia
Franco Frattini
ministro degli Affari Esteri
Gerald Steinberg
professore Università di Bar-Ilan, Israele, Centro di monitoraggio delle Ong per i diritti umani (Ngo-monitor.com)
Piero Ostellino
editorialista "Corriere della Sera"
Fiamma Nirenstein
vicepresidente Commissione Affari Esteri della Camera
Gianni Vernetti
vicepresidente Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
Interventi dalla sala
Domenica 15 marzo all'1:00 di notte andrà in onda, all'interno del programma "Sorgente di Vita" (Rai 2), un servizio dedicato a "Durban 2" e al convegno dell'Associazione parlamentare di Amicizia Italia-Israele.
Repliche: lunedì 16 marzo sempre all'1:00 di notte e lunedì 23 marzo alle 9:30 del mattino.
[CONTINUA...]
Frattini su Durban 2: "non si può negoziare il non negoziabile"
E' anche con queste parole che il Ministro degli Esteri Franco Frattini ha ieri motivato, di fronte alle Commissioni Esteri di Camera e Senato riunite, la decisione dell'Italia di ritirarsi dal processo di revisione di Durban, ovvero la prossima conferenza dell'Onu contro il razzismo che si terrà ad aprile a Ginevra e che tutti conosciamo come "Durban 2".
Un comunicato sul sito del Ministero degli Esteri, che riporto qui sotto, approfondisce la questione. Ma per avere un quadro completo su cosa si nasconda dietro la facciata della "lotta contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza", ovvero i presunti obiettivi del processo di Durban, vi invito ancora una volta a partecipare oggi al convegno che promuoviamo come Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele e che si terrà alle ore 16:00, alla Sala Capitolare del Senato (Piazza della Minerva 38).
Sono arrivate moltissime richieste di accredito e vi ringrazio per questo.
A più tardi!
Conferenza Durban: le ragioni di un "no"
11 Marzo 2009
La decisione del Governo italiano di ritirarsi dai negoziati in corso a Ginevra sul documento preparatorio alla Conferenza di revisione di Durban che si terra’ dal 20 al 24 aprile con il titolo "United Against racism: dignità and justice for all",è stata dettata da un duplice ordine di ragioni. In particolare:
• come nel 2001, di nuovo la questione israelo-palestinese fa capolino in diversi paragrafi del documento in discussione. Il documento negoziato sinora parla di “politica di discriminazione razziale nei confronti della popolazione palestinese”. Israele viene definita responsabile di praticare l’apartheid, la tortura e numerosi atti criminali che sarebbero in contrasto con i diritti umani. In definitiva, una “minaccia per la pace e la sicurezza internazionale”.
• il documento sinora negoziato contiene anche riferimenti alla questione della “diffamazione religiosa”. Esistono già le Convenzioni internazionali contro il razzismo. Occorre adoperarsi affinché siano pienamente applicate. Il governo italiano ritiene invece inopportuno parlare di “standard aggiuntivi”, che di fatto mirano ad introdurre nuovi limiti alla libertà di espressione nell’ ipotesi che sia una religione ad essere “diffamata”. La libertà di espressione è uno dei valori fondamentali della nostra civiltà e della nostra cultura giuridica, secondo la quale sono gli individui, non le religioni, ad essere titolari di diritti.
Su temi di questa importanza, profondamente condivisi da tutti i Paesi dell’Unione Europea, l’Italia ha voluto riaffermare in maniera molto chiara il proprio orientamento. Non è un caso che tali temi siano stati definiti come “linee rosse” dell’Unione, che coincidono del resto con quelle delle altre democrazie occidentali, come ad esempio gli Stati Uniti.
La precedente Conferenza (la terza) contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l’intolleranza si svolse a Durban dal 31 agosto all’8 settembre 2001 sulla base della risoluzione dell’Assemblea Generale ONU 52/111 del 1997.
La Conferenza si concentrò su cinque temi (cause e forme di razzismo; vittime; misure di prevenzione, educazione e protezione; misure di compensazione e di risarcimento; strategie per realizzare una piena ed effettiva eguaglianza) e si concluse, dopo un difficile dibattito, con l’adozione, per consenso, di una Dichiarazione e di un Programma d’Azione. Tali documenti riaffermano in linea generale principi concordati a livello internazionale e contengono una serie di misure da mettere in atto per rafforzare la lotta al razzismo. Al tempo stesso, la Conferenza affrontò anche temi fortemente controversi, come la questione mediorientale, il riconoscimento delle ingiustizie del passato (schiavitù, tratta degli schiavi, colonialismo) e dei mezzi per compensarle o indennizzarle e l’identificazione delle vittime del razzismo e dei criteri di discriminazione.
Giovedì 12 marzo 2009, ore 16:00
Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
CONVEGNO
"Durban 2: una conferenza antisemita contro la democrazia"
Interverrà:
Piazza della Minerva 38, Roma
R.S.V.P (E' necessario accreditarsi per partecipare)
pianetta_e@camera.it
393-8058906; 339-8804466
Per gli accrediti stampa: fax 06/67062947 (Sala Stampa del Senato)
MANIFESTAZIONI IN TUTTA ITALIA SU "DURBAN 2", PROMOSSE DALLA FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI DI AMICIZIA ITALIA-ISRAELE
Per dire no al razzismo contro Israele e l'Occidente, in sostegno del convegno in Senato promosso dall'On. Fiamma Nirenstein, per ringraziare il Governo Italiano della decisione di NON partecipare alla conferenza razzista di Ginevra (Durban 2), giovedì 12 marzo in 28 città italiane - sedi di altrettante Associazioni Italia-Israele - si terranno manifestazioni informative.





