Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

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Museo del popolo ebraico

Difficili sfide per Abu Mazen

giovedì 29 gennaio 2009 Panorama 0 commenti

Panorama, 29 gennaio 2009

Dopo la guerra delle ultime settimane i capi militari e politici di Hamas, al contrario di quelli di Hezbollah nella guerra del 2006, sono usciti dai lori rifugi e hanno dovuto fronteggiare un problema insuperabile: riprendere il controllo di Gaza dopo la sconfitta. In mezzo alle rovine e ai morti, di fronte a una popolazione disfatta, i leader hanno subito cominciato a propagandare una «vittoria divina» e hanno indetto una grande celebrazione di piazza.

Dove hanno dichiarato, dicono fonti locali, che il loro esercito aveva perso solo 48 uomini, di fronte a più di 1.000 civili. Ma altre fonti, sempre palestinesi, parlano di 400 militanti morti, del veloce abbandono delle divise per ordine dei vertici, del fatto che Ismail Haniyeh mente quando racconta di aver ucciso 80 soldati di Tsahal, e della mancanza di qualsiasi episodio di valore dei loro armati. Ismail Haniyeh e Khaled Meshaal, qualcuno osa sussurrare dentro Gaza, sono rimasti sempre al riparo nei sotterranei degli ospedali, a Damasco.

Si sa che Hamas ha perso almeno metà delle armi, che molte gallerie sono state distrutte e che i miliziani non hanno ricevuto ordini adeguati alla situazione. È stato annientato uno dei gruppi più addestrati, chiamato «la colonna iraniana» perché tutti i suoi militanti erano stati preparati da ufficiali iraniani, in loco o in Iran con i guardiani della rivoluzione. [...]

INTERVENTO NELLA SESSIONE SU GAZA DELL’ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO D’EUROPA

giovedì 29 gennaio 2009 Attivita parlamentari 3 commenti
INTERVENTO NELLA SESSIONE SU GAZA DELL’ASSEMBLEA DEL CONSIGLIO D’EUROPAMERCOLEDI’ 28 GENNAIO

ON. Fiamma Nirenstein,
componente della Delegazione Italiana presso il Consiglio d'Europa (Strasburgo)


La commozione, la pietas che naturalmente suscitano morti e feriti, nonpossono e non devono essere usati come una cortina dietro cui sinasconde la ragione e si oblitera la coscienza. Così, invece, salvorari casi, e, avvenuto nel nostro dibattito.

Data la necessità di essere brevi mi esprimerò per punti, affermandoprioritariamente che gli aiuti umanitari devono essere potenziati eveicolati nelle mani giuste, come del resto sta cercando di fare ilgoverno italiano.

1. Chiunque sottovaluti la disumana condizione in cui hanno vissutocentinaia di migliaia di abitanti della zona israeliana circumvicina aGaza per otto anni, non consoce la situazione, purtroppo spessoignorata dai media. Solo la solidarietà e la forza d’animo ha permessoa quegli uomini, donne, bambini, anziani di seguitare a vivere sottobombardamenti continui. Morti e feriti il cui numero è stato limitatosolo dalla estrema vigilanza verso la popolazione civili, case e benidistrutti, scuole e strutture pubbliche chiuse, continue sirene... Noi,come Consiglio d’Europa, e quindi guardiani dei diritti umani, avremmodovuto essere là da anni a difendere la violazione di tutti i basilaridiritti degli israeliani a causa dei bombardamenti, come avremmo dovutoessere là nella stessa funzione quando gli attentati dei terroristisuicidi, nella maggior parte di Hamas, hanno fatto più di mille morti,sugli bus, nei supermarket, nei caffè. [Continua...]

Frattini ha ragione su "Annozero"

martedì 27 gennaio 2009 Generico 6 commenti
Frattini vs Santoro: Ha evocato sentimenti ostili agli ebrei

Roma, 27 GEN (Velino) - Prima il botta e risposta con Lucia Annunziata ("Michele non si conduce cosi', l'impostazione del programma e' sbagliata"); poi la bacchettata del cda Rai, ("Ha peccato di intolleranza e faziosita'"); ora, nella Giornata della Memoria, la reprimenda di Franco Frattini ("La trasmissione di Santoro e' un esempio di quello che nessuna televisione democratica dovrebbe mai fare"). La scia polemica della puntata di "Annozero" del 15 gennaio scorso non accenna dunque a spegnersi. E anzi le parole del ministro degli Esteri hanno ottenuto il risultato di rinfocolare gli animi. La replica di Santoro a Frattini non si e' fatta attendere: "Accusare ingiustamente un giornalista e il suo gruppo di lavoro di
antisemitismo rappresenta, di conseguenza, una insopportabile offesa per la dignita' personale e per quella professionale. Lei - scrive l'anchorman Rai - ha agito al riparo del suo ruolo pubblico, piegandolo a interessi censori di parte e ha utilizzato un'occasione ufficiale e solenne, oseremmo dire
sacra, come il giorno della Memoria, per insultare chi non poteva difendersià Ci auguriamo che lei si limiti semplicemente a chiederci scusa, senza rinunciare a pronunciare nei nostri confronti le critiche piu' severe. Altrimenti saremo costretti a chiedere - conclude Santoro - di essere processati". Scuse che Frattini non ha presentato, confermando invece il suo giudizio politico in una missiva recapitata a Santoro.       
      "Con le mie dichiarazioni non ho certo voluto offendere Lei, ne' la Sua redazione. Al contrario - premette il ministro - ho espresso, come credo sia mio dovere, oltre che mio diritto, un giudizio politico tutt'altro che censorio sulla ben nota puntata di 'Annozero' da Lei condotta. È stato
il contesto generale nel quale la puntata si e' svolta - con particolare riferimento alla scelta di immagini e interviste dei servizi che hanno peraltro provocato l'abbandono della trasmissione da parte di una Sua illustre collega - ad evocare, anche al di la' della Sua volonta', sentimenti ostili agli ebrei. La critica unilaterale delle azioni israeliane - aggiunge Frattini - ha contribuito non solo a creare un clima di riprovazione politica nei confronti di
Israele, ma anche e soprattutto ad alimentare rinnovate pulsioni antiebraiche. Come Lei ben sa, e' molto tenue e delicato il confine che separa la critica politica allo Stato di Israele con il rischio troppe volte fondato di cadere nell'antisemitismo. E questo confine, la Sua trasmissione -
conclude - ha contribuito ad oltrepassare". [...]

L'islam antisemita sparge nuovo odio anche in casa nostra

martedì 27 gennaio 2009 Il Giornale 32 commenti
Il Giornale, 27 gennaio 2009

Nel giorno della Memoria, tutti quanti rinnovano la promessa che l’antisemitismo non avrà mai più cittadinanza in Europa, e soprattutto che non potrà risollevarsi nella sua forma genocida. Ma questa promessa, rischia solo di fare da paravento a un pericoloso sviluppo del fenomeno antiebraico. È certo molto importante che gli antisemiti confessi siano in Italia solo il 13 per cento, anche se sgomenta che con gli antisemiti confusi raggiungano poi più del 35. In Francia sono il 20, in Germania il 25, in Spagna il 46 per cento. Ma con tutto lo stupore e, si permetta, il disprezzo intellettuale che destano queste cifre, tuttavia si potrebbe rispondervi con un’alzata di spalle. Ma un grande fenomeno oggi rischia di fecondare l’humus europeo fino all’omicidio. Si tratta della proliferazione di antisemitismo genocida prodottosi, specie dall’11 settembre 2001, nel mondo islamista, e importata sulle onde radio e tv e con l’immigrazione. L’islamismo odia gli ebrei. L’Europa dopo la Shoah ha covato il suo antico antisemitismo in forma torpida e negata, chiamandolo «critica a Israele». Si è trattato di un fenomeno aggressivo e demenziale, dannoso per la mente europea, che ha in parte distrutto la sinistra, ma non così pericoloso per l’incolumità fisica degli ebrei. [...]

Presentata interrogazione su recenti atti antisemiti

venerdì 23 gennaio 2009 Attivita parlamentari 28 commenti
Presentata interrogazione su recenti atti antisemiti
Atto Camera

Interrogazione a risposta orale 3-00328
presentata da
FIAMMA NIRENSTEIN
mercoledì 21 gennaio 2009, seduta n.118

NIRENSTEIN, CALDERISI, DELLA VEDOVA, PIANETTA, BERNINI BOVICELLI e BOCCHINO. -
Al Ministro dell'interno.
- Per sapere - premesso che:


dall'inizio delle operazioni israeliane nella Striscia di Gaza in risposta alla rottura unilaterale della tregua da parte di Hamas, si sono andati moltiplicando in Italia episodi di natura antisemita di intimidazione e violenza, nonché atti vandalici, a danno delle organizzazioni di amicizia italo-israeliana, degli organi di informazione, dei rappresentanti delle comunità ebraiche e di luoghi di culto ebraici;

in particolare:

20 gennaio, Firenze: sono state imbrattate delle mura in cui una stella di Davide era equiparata a una svastica;
17 gennaio, Firenze: un ordigno esplosivo artigianale è depositato nei pressi della sinagoga di Firenze;
17 gennaio, Torino: alcuni individui incappucciati imbrattano nell anotte l'entrata della casa della madre del vice presidente dell'Associazione Italia Israele di Torino, Emanuel Segre Amar, con la scritta: «sionista assassino», e lasciano circa trenta volantini intimidatori («sionisti non siete intoccabili»), con minacce alla sua incolumità personale;
13 gennaio, Pisa: ignoti imbrattano la facciata principale della sinagoga di Pisa, lanciando uova piene di vernice rossa;
13 gennaio, Roma: un volantino con insulti antisemiti ed esplicite minacce ai giornalisti è consegnato alle redazioni dell'agenzia distampa Ansa e di altri organi di informazione. Il volantino, sul quale campeggia la foto di Adolf Hitler, riporta un testo farneticante che rivolge insulti razzisti e minacce anche contro alcuni ministri e rappresentanti della comunità ebraica;  [...]

La verità comincia a venire fuori...

giovedì 22 gennaio 2009 L'ospite del giorno 14 commenti
Vi segnalo questo articolo di Lorenzo Cremonesi sul Corriere di oggi. Aquanto pare la realtà sul campo comprova ciò che abbiamo denunciato nel corso di questa guerra sull'uso di abitazioni civili, ospedali e sedi Onu come basi di attacco da parte di Hamas e sull'impiego degli scudi umani. Anche i numeri delle vittime e dei feriti, che finora erano stati insindacabilmente citati senza avere la minima idea delle fonti, sembrano essere molto diversi. Muhammad Al-Dura, Jenin, Kafer Qana sono i precedenti di quella che si rivela essere una nuova campagna di manipolazione mediatica.

Dubbi sul numero delle vittime: potrebbero essere 600 e non 1.300

«Così i ragazzini di Hamas ci hanno utilizzato come bersagli»

Abitanti di Gaza accusano i militanti islamici: «Ci impedivano di lasciare le case e da lì sparavano»

di Lorenzo Cremonesi, Corriere della Sera, 22 gennaio 2009

GAZA - «Andatevene, andatevene via di qui! Volete che gli israeliani ciuccidano tutti? Volete veder morire sotto le bombe i nostri bambini?Portate via le vostre armi e i missili», gridavano in tanti tra gliabitanti della striscia di Gaza ai miliziani di Hamas e ai loro alleatidella Jihad islamica. I più coraggiosi si erano organizzati e avevanosbarrato le porte di accesso ai loro cortili, inchiodato assi a quelledei palazzi, bloccato in fretta e furia le scale per i tetti più alti.Ma per lo più la guerriglia non dava ascolto a nessuno. «Traditori.Collaborazionisti di Israele. Spie di Fatah, codardi. I soldati dellaguerra santa vi puniranno. E in ogni caso morirete tutti, come noi.Combattendo gli ebrei sionisti siamo tutti destinati al paradiso, nonsiete contenti di morire assieme?». E così, urlando furiosi,abbattevano porte e finestre, si nascondevano ai piani alti, negliorti, usavano le ambulanze, si barricavano vicino a ospedali, scuole,edifici dell’Onu.
In casi estremi sparavano contro chi cercava di bloccare loro la stradaper salvare le proprie famiglie, oppure picchiavano selvaggiamente. «Imiliziani di Hamas cercavano a bella posta di provocare gli israeliani.Erano spesso ragazzini, 16 o 17 anni, armati di mitra. Non potevanofare nulla contro tank e jet. Sapevano di essere molto più deboli. Mavolevano che sparassero sulle nostre case per accusarli poi di criminidi guerra», sostiene Abu Issa, 42 anni, abitante nel quartiere di TelAwa. «Praticamente tutti i palazzi più alti di Gaza che sono statocolpiti dalle bombe israeliane, come lo Dogmoush, Andalous, Jawarah,Siussi e tanti altri avevano sul tetto le rampe lanciarazzi, oppurepunti di osservazione di Hamas. Li avevano messi anche vicino al grandedeposito Onu poi andato in fiamme E lo stesso vale per i villaggi lungola linea di frontiera poi più devastati dalla furia folle e punitivadei sionisti», le fa eco la cugina, Um Abdallah, 48 anni. Usano isoprannomi di famiglia. Ma forniscono dettagli ben circostanziati. [...]

Il dibattito in Aula sul trattato di amicizia, partenariato e cooperazione con la Libia

mercoledì 21 gennaio 2009 Attivita parlamentari 1 commento
In questi ultimi giorni l'Aula di Montecitorio ha vissuto un acceso dibattito in merito alla ratifica del Trattato di Amicizia, partenariato e cooperazione tra l'Italia e la Libia, un lavoro che molti Governi hanno portato avanti nel corso degli anni per chiudere il contenzioso tra il nostro paese e lo stato nordafricano derivato dal passato coloniale. Ho spiegato in Aula i motivi per cui ho ritenuto di astenermi ed eccoli qui:

Seguito della discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione del Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la Grande Giamahiria araba libica popolare socialista, fatto a Bengasi il 30 agosto 2008

21 gennaio 2009

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Nirenstein. Ne ha facoltà.

FIAMMA NIRENSTEIN. Signor Presidente, nel corso di questa lunga fase di votazione è cresciuto dentro di me un atteggiamento che è senz'altro positivo nei confronti del mio gruppo, ma che tuttavia mi ha portato ad astenermi su tutte le varie votazioni sugli emendamenti e così seguiterò a fare fino al voto finale del provvedimento in esame.
È una posizione che non è in polemica col mio gruppo, perché comprendo l'impegno e la responsabilità del Governo rispetto ad un Paese che, al di là delle vicende connesse al passato coloniale, rappresenta un partner finanziario importante per molte imprese italiane e potrebbe svolgere un ruolo strategico nel contrasto al fenomeno dell'immigrazione clandestina nel nostro Paese; quindi, vi vedo un gesto di ottimismo politico. Tuttavia, qua intervengono gli elementi legati alla mia coscienza ed al modo in cui leggo una realtà, quella di Gheddafi, che da molti anni studio e di cui mi sono occupata largamente nell'ambito del mio interesse per il mondo islamico. [...]

Immaginate che...

martedì 20 gennaio 2009 Video 3 commenti
Postiamo il video dell'amica Libat, italo-israeliana che vive nel sud di Israele, su cosa significhi vivere da 8 anni sotto i missili provenienti da Gaza. www.helpuswin.org


Ecco perché mi disgusta il coro anti-Bush

martedì 20 gennaio 2009 Il Giornale 14 commenti
Il Giornale, 20 gennaio 2009

Dando il benvenuto a Obama, certi delle sue qualità e della bellanovità che l’America abbia un presidente nero, mi si permetta di essereun po’ disgustata delle bordate di facilonerie con cui vieneaccompagnato l’exit di George W. Bush. Il presidente uscente si beccala stupida scarpa del giornalista iracheno e tutti sono contenti, ma siallontana dalla scena mentre porta con sé i buoni risultati del “surge”del generale Petraeus in Irak, ormai riconosciuti persino dal suonemico New York Times; biasimato soprattutto per la guerra in Irak,incamera un patto di reciproco aiuto strategico fra gli Washington eBagdad. L’Afghanistan e il Pakistan atomico sono stati bloccati sullavia dell’integralismo. Uno dei peggiori dittatori della storia è statosconfitto, i profughi iracheni sono tornati a casa, i sunniti si sonorivoltati contro la sunnita Al Qaida, gli sciiti si sono staccati nellamaggior parte dall’Iran, la democrazia fa capolino nelle comunicazioni,nelle scuole, nell’economia, nelle istituzioni, negli accordi… È dura,errori ci sono stati, ma dov’è la sconfitta? Il terrore è stato lontanodall’America per sette anni, la crescita certo non imputabile, e inveceimputata a Bush dell’offensiva islamista non ha impedito buoni rapportiamericani con tutto il fronte musulmano moderato. Se anzi si puòaddebitare a Bush un errore, è quello di non avere combattuto ilterrorismo in Irak con più forze militari e di non aver chiuso ilconfine con la Siria. [...]

Here is why the Anti-Bush choir disgusts me

Il Giornale, 20 January 2009

After September 11th he lived in difficult and new times, but he fought terror without being defeated.

Giving the welcome to Obama, surely for his qualities and for the beautiful novelty that America has a black president, permit me to be a bit disgusted by the skirt of slapdash attitudes with which it comes about at the expense of George W. Bush's exit from office. The exiting president was recently hit with a stupid shoe by an Iraqi journalist and all were happy, but that incident averts from the stage all that, which we must attribute to Bush. These include the good results brought about by General Petraeus' “Surge” in Iraq, by now recognized even by his enemy the New York Times: stigmatized overall for the War in Iraq, we can appropriate to Bush a pact of reciprocal strategic help between Washington and Baghdad. Afghanistan and atomic Pakistan have been blocked on the path toward fundamentalism. In addition, one of the worst dictators of history has been defeated, the Shiite refugees have returned home, the Sunnis have revolted against the Al Qadea Sunnis, the majority of Shiites have detached themselves from Iran and democracy peeps into communications, schools and the economy, as well as in institutions and in agreements. It is hard, errors have been made, but where is the defeat? Terror has been distanced from America for seven years; the growth, surely not attributable to Bush, but still attributed to him, of the Islamist offensive have not prevented good American relations with the entire moderate Muslim front. On the contrary, if they can ascribe to Bush an error, it is that of not only having combatted terrorism in Iraq with more military force, but also of not having closed the border with Syria. [...]

Una piazza che non ci saremmo aspettati

lunedì 19 gennaio 2009 Attivita parlamentari 79 commenti
Una piazza che non ci saremmo aspettati
























(Foto per gentile concessione di Daniele Scudieri, fotogiornalista)




(Audio/video di tutti gli interventi)

Cari amici,
non ci aspettavamo quello che potete vedere ora nella foto. Questa èpiazza Montecitorio, la piazza del Parlamento Italiano: si vede ilPalazzo in fondo alla piazza e davanti moltissime bandiere israeliane.Questo è accaduto mercoledì 14 gennaio, dalle 18:30 alle 21:30. Quelloche non riuscite vedere in questa foto, invece, è il numerostraordinario e la varietà di parlamentari, circa 100 dei varischieramenti politici, che hanno preso parte alla nostra maratonaoratoria: per circa tre ore abbiamo parlato del ruolo di Israele, ilsuo diritto alla difesa, la sua moralità, la sua lotta in nome di tuttinoi, della nostra civiltà e dei nostri valori contro l’odio selvaggiopropugnato dalla Jihad Islamica, questa volta nelle sembianze di Hamas.Mi sembra che, per la prima volta nella troppo lunga storia delconflitto arabo-israeliano, eccetto una minoranza di pazzi sinistroidie fascisti che hanno manifestato con slogan antisemiti, abbiamoottenuto un enorme consenso su un punto cruciale: questo non è un altroepisodio di un conflitto locale, non c’è nulla in esso che ricordi ilmotivo del land for peace, pace in cambio di territori, che hacaratterizzato in passato la questione palestinese. Questo è unfrangente dell’attacco contro il mondo occidentale e l’Iran ha molto ache vedere con esso. [...]


Dear friends,
we didn’t expect what you see now in the picture. This is the square ofthe Italian Parliament in Rome, Piazza Montecitorio: you can see thePalace on top of the square, and in front a lot of Israeli flags.Thatwas Wednesday night, January 14, from 6,30 to 9,30 pm. What you cannotsee here, is the extraordinary number and variety of members of theParliament, about 100 from all political sides, that took the stageduring our marathon: for about three hours we have been speaking aboutthe role of Israel, its right to self defense, its moral height, itsfight in name of all of us, of our civilization and values, against thewild hate of the Islamic jihad represented by Hamas. It seems to methat for the first time in the too long history of the arab Israeliconflict, apart from a minority of crazy leftists and fascists thattook the street on anti-Semitic slogans, we have obtained a hugeconsensus about one critical point: this is not an episode of a localconflict, there is nothing in it that reminds the land for peace themethat has characterized the Palestinian issue. This is an episode of theattack agains the western world, and Iran has a lot to do with it. [...]
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