Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

Per l’Iran Hillary ha una carta

domenica 8 marzo 2009 Panorama 0 commenti

Panorama, 9 marzo 2009, pag. 108

Il messaggio giunto dall’Iran in questi ultimi giorni, persino quando finge uno spunto diplomatico («Parleremo con Obama, ma solo quando gli Usa ci mostreranno rispetto» dice Mahmoud Ahmadinejad), è chiaro: «Siete tutti fuori tempo massimo». L’annuncio che la Russia ha completato il reattore di Busher, il satellite caricato su missili che possono condurre una bomba atomica a ogni latitudine, l’annuncio esplicito del capo dell’Organizzazione per l’energia atomica Gholamreza Aghazad («L’America deve guardare la realtà in faccia e accettare di vivere con un Iran nucleare»), gli interrogativi sull’acquisto del sistema russo di difesa S300, il lento risveglio dell’Iaea di Mohamed el-Baradei, oltre agli avvertimenti («È fatta purtroppo») degli esperti americani e israeliani...
Si prospettano solo due ipotesi: o il mondo è pronto a vivere con la minaccia del paese integralista islamico che ritiene indispensabile dominare il mondo, oppure qualcuno deve fare qualcosa. George W. Bush fu bloccato dal proclama del National intelligence estimate (il coordinamento delle 16 agenzie di spionaggio Usa), che riteneva, erroneamente, interrotto l’arricchimento atomico. Ora Barack Obama spera di riuscire a parlare con l’Iran.
Israele, come ha recentemente detto il ministro della Difesa Ehud Barak, «non esclude alcuna opzione». Ma è chiaro che la gestione Obama non invita ad agire. Comunque, per trattenere Israele ci sono varie strategie. [...]

Razzismo: No dell’Italia a Durban 2

giovedì 5 marzo 2009 Attivita parlamentari 25 commenti

Il Giornale, 6 marzo 2009

L’Italia non andrà alla infame conferenza detta Durban 2 cosiddetta«contro il razzismo». L’ha annunciato ieri il ministro Franco Frattinialla ministra israeliana Tzipi Livni ed è una notizia che farà dabattistrada al resto d'Europa, da dove, timidamente (dalla Francia,dall’Olanda) nei giorni scorsi, già si levavano voci di sdegno perl’antisemitismo plateale del documento preparatorio.
Frattini ha anche annunciato di aver cancellato per ora il suo previstoincontro con il ministro degli esteri iraniano Manouchehr Mottaki, dopole parole di negazione della Shoah ripetute a Teheran mercoledì.
Stati Uniti,Canada e Israele erano per ora i soli Stati che avevano avuto ilcoraggio didire “no” a un documento di linee programmatiche ispirato dai paesiislamici, specie dalla Libia e dall’Iran, presidente e vicepresidentedel comitato preparatorio, che di nuovo inchiodava Israele all’anticoslogan del 1975 che fu risoluzione dell’Onu poi cancellata: sionismoeguale razzismo.
La conferenza che si terrà a Ginevra su iniziativa dell’Onu a metàaprile, pur dichiarandosi contro il razzismo, porta ancora invece quell’indelebile marchio di antisemitismo eantiamericanismo che nei giorni della prima conferenza, tenutasi aDurban all’inizio del settembre 2001, fu la rivelazione ideologicadell’odio che portò subito dopo all’11 settembre. [...]

Italy pulls out of “Durban 2” conference

Statement by  Fiamma Nirenstein, Vice-president, Committee on Foreign Affairs, Italian Chamber of Deputies

March 5, 2009

Italy’s decision to pull out of the forthcoming UN conference against racism, which is set to be held in Geneva on April 20-24, fills me with pride and satisfaction. This is in fact a courageous decision. It is the first coming from a European country, after those of Canada, Israel and the USA. We hope this decision will lead the way to a joint European position, against a conference that seeks to elevate anti-democratic and anti-Semitic hatred.

The decision taken by the Minister of Foreign Affairs Franco Frattini not only completes, but also puts into effect the resolution which, under our initiative, was voted on unanimously by the Italian Parliament on December 4, 2008 - the first time a country in Europe has taken such action. The resolution bound the Government to monitor “Durban 2” preparatory process. The documents formulated during this process have confirmed the worst expectations: as for the first Durban conference in 2001, Israel is being again slandered and defined as a racist state of apartheid, while every other effective case of racism and discrimination is being completely ignored.

Italy has kept its promise: it will not take part in an initiative spreading anti-Semitic hatred; and moreover, one that is promoted by the United Nations, which is unable to manage and monitor such hatred adequately. This gesture by the Italian Government is an important contribution in that it attempts to rescue the UN from the hands of those countries that - like in this case Iran, Libya and Cuba, who are among the States involved in the preparatory process of Durban 2 – are holding this institution hostage with their partisan and discriminatory positions.

On March 12, we will hold a conference in the Italian Parliament, promoted by the Italy-Israel Parliamentary Friendship Association, that will host lectures by the Minister of Foreign Affairs Franco Frattini, Prof. Gerald Steinberg (Bar-Ilan University, Director of Ngo-Monitor), Pierluigi Battista (Deputy Director, Corriere della Sera), Piero Ostellino (columnist, Corriere della Sera) and the board of the Italy-Israel Parliamentary Friendship Association (Enrico Pianetta, President, Rossana Boldi and Gianni Vernetti, Vice-presidents and me).

Italy pulls out of “Durban 2” conference

giovedì 5 marzo 2009 English 3 commenti

Statement by  Fiamma Nirenstein, Vice-president, Committee on Foreign Affairs, Italian Chamber of Deputies

Italy’s decision to pull out of the forthcoming UN conference against racism, which is set to be held in Geneva on April 20-24, fills me with pride and satisfaction. This is in fact a courageous decision. It is the first coming from a European country, after those of Canada, Israel and the USA. We hope this decision will lead the way to a joint European position, against a conference that seeks to elevate anti-democratic and anti-Semitic hatred.

The decision taken by the Minister of Foreign Affairs Franco Frattini not only completes, but also puts into effect the resolution which, under our initiative, was voted on unanimously by the Italian Parliament on December 4, 2008 - the first time a country in Europe has taken such action. The resolution bound the Government to monitor “Durban 2” preparatory process. The documents formulated during this process have confirmed the worst expectations: as for the first Durban conference in 2001, Israel is being again slandered and defined as a racist state of apartheid, while every other effective case of racism and discrimination is being completely ignored.

Italy has kept its promise: it will not take part in an initiative spreading anti-Semitic hatred; and moreover, one that is promoted by the United Nations, which is unable to manage and monitor such hatred adequately. This gesture by the Italian Government is an important contribution in that it attempts to rescue the UN from the hands of those countries that - like in this case Iran, Libya and Cuba, who are among the States involved in the preparatory process of Durban 2 – are holding this institution hostage with their partisan and discriminatory positions.

On March 12, we will hold a conference in the Italian Parliament, promoted by the Italy-Israel Parliamentary Friendship Association, that will host lectures by the Minister of Foreign Affairs Franco Frattini, Prof. Gerald Steinberg (Bar-Ilan University, Director of Ngo-Monitor), Pierluigi Battista (Deputy Director, Corriere della Sera), Piero Ostellino (columnist, Corriere della Sera) and the board of the Italy-Israel Parliamentary Friendship Association (Enrico Pianetta, President, Rossana Boldi and Gianni Vernetti, Vice-presidents and me).

Presentata interrogazione sull'esclusione di Israele dai Giochi del Mediterraneo

lunedì 2 marzo 2009 Attivita parlamentari 24 commenti

Interrogazione al Presidente del Consiglio dei Ministri, a risposta orale in Aula

Per sapere – premesso che
 
Ai prossimi Giochi del Mediterraneo, che si terranno a Pescara dal 26 giugno al 5 luglio 2009, è confermata l'esclusione degli atleti israeliani, così come avviene sin dal 1951, anno di istituzione  di questa manifestazione sportiva;

il mancato invito non solo della delegazione israeliana, ma anche di quella palestinese,  danneggia la nostra azione di promozione della pace e dell’amicizia fra i popoli;
 
la mancata partecipazione degli atleti israeliani costituirebbe, anche contro la nostra stessa intenzione, l’ennesima discriminazione dello Stato di Israele, imposta da paesi che non ne riconoscono il diritto all’esistenza e alla sicurezza e operano attivamente al suo isolamento sul piano internazionale;
 
rispetto ai prossimi Giochi del Mediterraneo il nostro paese è chiamato ad esercitare al meglio il ruolo di paese organizzatore e quindi ad assolvere al compito di assicurare la più ampia partecipazione alle competizioni sportive; nondimeno, sull’Italia grava anche la responsabilità di non apparire, fosse pure indirettamente, complice di una discriminazione odiosa;
 
né ragioni diplomatiche, né ragioni di sicurezza debbono indurre il nostro paese ad accettare come scontata un’esclusione che va al contrario rigettata come inammissibile, perché avalla la posizione di chi vuole delegittimare lo Stato d'Israele;

sono numerosi infatti i casi in cui, in modo direttamente discriminatorio, è stata proibita da parte degli organizzatori la partecipazione alle competizioni sportive degli atleti israeliani: l’ultimo episodio è stata la recente esclusione da parte degli Emirati Arabi Uniti della tennista Shahar Peer dal torneo Wta di Dubai, perché in possesso di passaporto israeliano; [...]
   

Quando antirazzismo fa rima con antisemitismo

domenica 1 marzo 2009 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 1 marzo 2009

Obama non ci andrà, ed è una grande notizia. Chi c’era, come è capitato a questa cronista, sa che cosa è stato e quanto sia importante che gli Usa abbiano fatto la cosa giusta. A Durban, in Sud Africa, nel 2001, giusto alla vigilia dell’11 settembre, la scena stessa era paradossale: una selva di follie antiamericane e antisemite celebrava quella che avrebbe dovuto essere una conferenza contro il razzismo... Cortei di Ong che affiancavano la conferenza dell’Onu marciavano sotto ritratti di Bin Laden urlando slogan jihadisti e bruciando bandiere americane, se appariva un ragazzo che indossava una kippà la caccia all’uomo si faceva inseguimento; nei corridoi dello stadio, sede delle Ong, poco lontano dal Palazzo dei Congressi, si distribuivano volantini in cui gli israeliani venivano chiamati nazisti, gli americani boia e sfruttatori; Israele era divenuto uno Stato di apartheid con astuto riferimento al Sud Africa in cui ci trovavamo.
Nei corridoi del palazzo dei congressi le folle dei giornalisti seguivano Arafat, Fidel Castro, Mugabe, che nei loro interventi disegnavano un mondo in cui la giustizia era dipinta alla rovescia, i diritti umani seguivano lo schema dello scontro “antimperialista”, il dittatore Mugabe diventava un santo protettore dei figli degli schiavi deportati dall’Occidente capitalista (per carità, mai dagli arabi), e ora reclamanti risarcimenti dagli Usa per i loro regimi oppressivi. Israele era senz’altro definito come un’entità del tutto illegittima, avida di sangue, la costruzione di uno Stato ebraico, espressione della volontà nazionale del popolo ebraico eguale a ogni altro popolo e approvata da tutto il mondo, un muro di apartheid pari a quello che aveva separato bianchi e neri in Sud Africa fino alla rivoluzione di Mandela. Il terrorismo appariva una legittima, addirittura indiscutibile lotta per la libertà. La delegazione canadese fu la prima ad andarsene, poi seguirono, incerti e stupefatti, Israele e gli Usa. [...]

Le buone illusioni degli occidentali

domenica 1 marzo 2009 Diario di Shalom 0 commenti

"Durban 2", Obama dice no. Ora sta a noi: convegno il 12 marzo

sabato 28 febbraio 2009 Attivita parlamentari 11 commenti

Cari amici,

possiamo essere molto contenti, gli Stati Uniti non andranno a Ginevra il prossimo aprile per la conferenza detta “Durban 2”. Voi tutti sapete di che cosa si tratta, una falsa conferenza contro il razzismo e di fatto una conferenza razzista contro Israele. Mi limiterò a ricordare quando, mentre mi trovavo nella città del Sud Africa nel 2001, gli ebrei con la kippà venivano aggrediti da cortei che marciavano sotto immagini di Bin Laden, e gli slogan antiamericani e il rogo delle bandiere si mescolavano con i cori, i documenti, le dichiarazioni in cui Israele era definita “razzista”, “uno stato di apartheid”, un ragime nazista persecutore dei Palestinesi.
L’onda lunga di quella conferenza ancora si sente, la delegittimazione che ne uscì fece di Israele un paese mostruoso, indegno di vivere perché si pone fuori dagli standard della morale contemporanea proprio in quanto Stato degli ebrei. I dittatori attaccavano i democratici, i paesi Judenrein quelli in cui tutte le razze e le religioni hanno diritto all’eguaglianza: era un mondo alla rovescia, in cui i dittatori Mugabe, Arafat, Fidel Castro erano gli eroi, un mondo che ha dato il via a un antisemitismo senza limiti, quello genocida di Ahmadinejad che contagia il mondo intero.
Questo rifiuto di Obama segna un grande punto a favore della verità su Israele, anche se sappiamo che la battaglia è lunga e tutta davanti a noi. Adesso dobbiamo dire ai Paesi europei, e all’Italia innanzitutto, che l’onore stesso della cultura dei diritti umani ci proibisce di andare a quell’incontro. La scelta degli USA ci incoraggia, gli inviati americani hanno detto che il testo della dichiarazione finale in preparazione in questi giorni si era trasformato da cattivo a pessimo. Tzipi Livni ha aggiunto che è un testo intessuto di pregiudizi antisemiti. Lo stesso ribaltamento della concezione di diritti umani ha forgiato l’immagine di Israele nei giorni della guerra di Gaza.
Sta a noi ristabilire la verità. Per questo, come Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele, stiamo preparando un convegno che si terrà il 12 marzo, alle ore 16:00, in Parlamento e dove interverranno anche il Ministro Frattini e il professore Gerald Steinberg, esperto di diritto internazionale e da anni attivo nel monitoraggio del processo di preparazione di "Durban 2". A breve tutti i dettagli, intanto: SAVE THE DATE.

Pregiudizio antiisraeliano

giovedì 26 febbraio 2009 Panorama 0 commenti

Panorama, 26 febbraio 2009

Che Hamas si dichiarasse subito schifato dai risultati delle elezioni israeliane, anzi «sioniste», non può sorprendere. Fawzi Barhoum, esponente di Hamas, ha definito i risultati «la dimostrazione del sostegno di Israele per un governo estremista guidato da una troika del terrorismo», intesa come Benjamin Netanyahu, Tzipi Livni e Avigdor Lieberman. Osama Hamdan, un altro alto dirigente, ha detto che «ambedue le parti (Netanyahu e Livni) agiscono contro Hamas, contro i palestinesi» e che la differenza fra «Bibi» e Tzipi è questa: il primo lo fa «in modo indifendibile da chiunque», la seconda «più delicatamente, così da poter essere difesa dall’Occidente e dagli Stati Uniti».
Fin qui nessuna sorpresa. Ma fa specie che Sa’eb Erakat, il più classico fra i negoziatori di Al-Fatah, abbia deciso che «considererà il prossimo governo un non partner». Per questi motivi: «Nessuno dei governi che possono uscire da queste elezioni accetterà la soluzione di due stati per due popoli». Ma come, non hanno detto ambedue che è una soluzione a cui guardare con fiducia, sia pure con sfumature diverse? Il fatto è che la delegittimazione di qualsiasi governo come partner di pace, il disprezzo degli israeliani, è una carta da giocare sul fronte interno, dove Al-Fatah cerca sempre simpatie nella zona di Hamas (che invece lo ritiene un traditore), ma anche un alibi per evitare la strada del compromesso e della messa al bando del terrorismo. È anche una specie di riflesso condizionato, tanto che già prima che fossero aperte le urne i giornali arabi prevedevano risultati spaventosi, legati soprattutto alla figura di Avigdor Lieberman e alla crescita del suo partito. [...]

Il no della Livni a Netanyahu

lunedì 23 febbraio 2009 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 23 febbraio 2009

Incontro all’Hotel Inbal nel pomeriggio gerosolimitano, una specie di convegno sull’uscio di casa, niente pompa e circostanze come quando si va al King David. La situazione infatti è fluida, incerta. Bibi Netanyahu, incaricato da Shimon Peres di formare il governo, ha offerto a Tzipi Livni (che di seggi ne ha 28, mentre lui 27, ma anche la possibilità accertata di formare un governo di destra) piena partnership, stesso numero di ministeri fondamentali. E lei, durissima, ha spiegato ai giornalisti fuori della porta che, se Kadima venisse bloccata sulla strada della pace da un governo con Netanyahu, che senso avrebbe farne parte? Meglio restare all’opposizione, ripete, del resto ve lo avevo già annunciato. E fa vedere le lettere e i telegrammi di centinaia di membri del partito, sindaci, leader, che le chiedono di andare all’opposizione. Dunque, tutto concluso? Non si può ancora dire.

Guardiamo bene lo sfondo. Netanyahu non ha nessun desiderio di formare un governo di destra. Nel '96, quando era primo ministro, ha già pagato prezzi altissimi ai settler che non lo lascerebbero fare il minimo sgombero, alle famiglie delle vittime del terrorismo che chiedono senza tregua severità e sicurezza, si ricorda bene che quando era al governo a detronizzarlo furono le trappole interne e le proteste di piazza della destra che lo odiava per aver ceduto Hevron ad Arafat e per avere firmato con lui accordi a Wye Plantation. Si ricorda anche che quando Sharon decise per  lo sgombero di Gaza, è stata la destra a trattarlo da traditore e vigliacco fino alla scissione del Likud, senza pietà. Bibi sa che, come diceva Sharon, “ma she roim mi khan lo roim mi sham”, quello che si vede da qua non si vede da là e che anche se l’Iran ha completato il programma di costruzione della bomba, Hezbollah spara dal Libano, Hamas giura la distruzione di Israele, pure il terreno della trattativa non può essere chiuso. [...]

L’odio irrazionale nutre i fautori dell’antisemitismo

domenica 22 febbraio 2009 Il Giornale 8 commenti

Il Giornale, 22 febbraio 2009

Nella grande sala delle riunioni della Lancaster House, il ministero degli Esteri inglese, con noi 120 membri di 40 Parlamenti seduti tutto intorno al tavolone, fra specchi, marmi, stucchi, e dietro di noi gli esperti, professori, giornalisti, capi di organizzazioni internazionali, si alza per parlare Abe Foxman, il presidente dell’Anti Diffamation League, e chi lo conosce sa che farà un discorso pieno di dati, deciso e ironico, da mastino abituale della lotta all’antisemitismo. Siamo alla «London Conference on combating antisemitism», tenutasi dal 15 al 17 febbraio. Invece quando Abe si alza, parla lento e strano. In realtà piange: «Sono un sopravvissuto dell’Olocausto, e vi devo dire che dagli anni Trenta, quando si preparava la Shoah, mai, fino a oggi, è stata cosi brutta». Ha ragione: nei giorni in cui il deputato laburista John Mann preparava questo incontro, da cui è nata la «Carta di Londra», si è acceso un fuoco nella delegittimazione di Israele e degli ebrei, nei giornali, nelle istituzioni, nel discorso pubblico, nella crescita del 300 per cento degli attacchi a uomini e proprietà che abbiano a che fare con l’ebraismo e con Israele. E’ un odio irrazionale che non sente spiegazioni, che attacca l’autodefinizione maggiore dell’ebreo contemporaneo, Israele, ma non solo. In Europa il 35 per cento delle persone attribuiscono agli ebrei la crisi economica e li considerano traditori della patria. È difficile oggi indossare una kippah nelle strade di Londra o di Stoccolma, o di Madrid, o di Parigi. Di Israele si ripetono disperanti menzogne, si usano foto e informazioni false, si ignora il tema centrale dell’uso degli scudi umani e delle stragi di Hamas, l’ipotesi della sua sparizione è ormai corrente. [...]


Irrational Hate Feeds the Proponents of Anti-Semitism
 
Il Giornale, 22 February 2009

In the great meeting hall at Lancaster House, the Foreign and Commonwealth Office, with us, 120 members of 40 Parliaments, all sat around a huge table, between mirrors, marble, stucco, and behind us experts, professors, journalists and heads of international organizations, Abe Foxman, President of the Anti-Defamation League, gets up to speak. Those who know him expect that he will give a speech full of data and be decisive and ironic – the habitual mastiff in the fight against anti-Semitism. We are at the “London Conference on Combating Antisemitism”, held 15-17 February. But this time when Abe got up, he speaks slow and strange. This time he cries: “I am a survivor of the Holocaust, and I must say that from the 1930s, when the Shoah was prepared, never, until today, have things been so bad”. He's right: in the days in which the British Labor MP John Mann prepared this meeting, where the “London Declaration” was born, a fire has been lit in relation to the de-legitimization of Israel and of the Jews, in newspapers, in institutions, in public discussions and in the astonishing increase of the 300 percent in attacks on men and property that have to do with Judaism and with Israel. It is an irrational hatred that doesn't listen to explanations, which attacks the major self-definitions of the contemporary Jew and Israel, but not only this. In Europe, 35 percent of its citizens attribute the economic crisis to the Jews and consider them traitors to their countries. It is difficult today to wear a kippah in the streets of London, Stockholm, Madrid or Paris. About Israel, they repeat despairing lies, they use photos and false information, they ignore the central theme of the use of human shields and of Hamas' bloodbath, and the hypothesis of its disappearance is by now frequently heard. [...]

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