Immaginate che...
Ecco perché mi disgusta il coro anti-Bush
Dando il benvenuto a Obama, certi delle sue qualità e della bellanovità che l’America abbia un presidente nero, mi si permetta di essereun po’ disgustata delle bordate di facilonerie con cui vieneaccompagnato l’exit di George W. Bush. Il presidente uscente si beccala stupida scarpa del giornalista iracheno e tutti sono contenti, ma siallontana dalla scena mentre porta con sé i buoni risultati del “surge”del generale Petraeus in Irak, ormai riconosciuti persino dal suonemico New York Times; biasimato soprattutto per la guerra in Irak,incamera un patto di reciproco aiuto strategico fra gli Washington eBagdad. L’Afghanistan e il Pakistan atomico sono stati bloccati sullavia dell’integralismo. Uno dei peggiori dittatori della storia è statosconfitto, i profughi iracheni sono tornati a casa, i sunniti si sonorivoltati contro la sunnita Al Qaida, gli sciiti si sono staccati nellamaggior parte dall’Iran, la democrazia fa capolino nelle comunicazioni,nelle scuole, nell’economia, nelle istituzioni, negli accordi… È dura,errori ci sono stati, ma dov’è la sconfitta? Il terrore è stato lontanodall’America per sette anni, la crescita certo non imputabile, e inveceimputata a Bush dell’offensiva islamista non ha impedito buoni rapportiamericani con tutto il fronte musulmano moderato. Se anzi si puòaddebitare a Bush un errore, è quello di non avere combattuto ilterrorismo in Irak con più forze militari e di non aver chiuso ilconfine con la Siria. [...]
Here is why the Anti-Bush choir disgusts me
Il Giornale, 20 January 2009
After September 11th he lived in difficult and new times, but he fought terror without being defeated.
Giving the welcome to Obama, surely for his qualities and for the beautiful novelty that America has a black president, permit me to be a bit disgusted by the skirt of slapdash attitudes with which it comes about at the expense of George W. Bush's exit from office. The exiting president was recently hit with a stupid shoe by an Iraqi journalist and all were happy, but that incident averts from the stage all that, which we must attribute to Bush. These include the good results brought about by General Petraeus' “Surge” in Iraq, by now recognized even by his enemy the New York Times: stigmatized overall for the War in Iraq, we can appropriate to Bush a pact of reciprocal strategic help between Washington and Baghdad. Afghanistan and atomic Pakistan have been blocked on the path toward fundamentalism. In addition, one of the worst dictators of history has been defeated, the Shiite refugees have returned home, the Sunnis have revolted against the Al Qadea Sunnis, the majority of Shiites have detached themselves from Iran and democracy peeps into communications, schools and the economy, as well as in institutions and in agreements. It is hard, errors have been made, but where is the defeat? Terror has been distanced from America for seven years; the growth, surely not attributable to Bush, but still attributed to him, of the Islamist offensive have not prevented good American relations with the entire moderate Muslim front. On the contrary, if they can ascribe to Bush an error, it is that of not only having combatted terrorism in Iraq with more military force, but also of not having closed the border with Syria. [...]
Una piazza che non ci saremmo aspettati

(Foto per gentile concessione di Daniele Scudieri, fotogiornalista)
(Audio/video di tutti gli interventi)
Cari amici,
non ci aspettavamo quello che potete vedere ora nella foto. Questa èpiazza Montecitorio, la piazza del Parlamento Italiano: si vede ilPalazzo in fondo alla piazza e davanti moltissime bandiere israeliane.Questo è accaduto mercoledì 14 gennaio, dalle 18:30 alle 21:30. Quelloche non riuscite vedere in questa foto, invece, è il numerostraordinario e la varietà di parlamentari, circa 100 dei varischieramenti politici, che hanno preso parte alla nostra maratonaoratoria: per circa tre ore abbiamo parlato del ruolo di Israele, ilsuo diritto alla difesa, la sua moralità, la sua lotta in nome di tuttinoi, della nostra civiltà e dei nostri valori contro l’odio selvaggiopropugnato dalla Jihad Islamica, questa volta nelle sembianze di Hamas.Mi sembra che, per la prima volta nella troppo lunga storia delconflitto arabo-israeliano, eccetto una minoranza di pazzi sinistroidie fascisti che hanno manifestato con slogan antisemiti, abbiamoottenuto un enorme consenso su un punto cruciale: questo non è un altroepisodio di un conflitto locale, non c’è nulla in esso che ricordi ilmotivo del land for peace, pace in cambio di territori, che hacaratterizzato in passato la questione palestinese. Questo è unfrangente dell’attacco contro il mondo occidentale e l’Iran ha molto ache vedere con esso. [...]
Dear friends,
we didn’t expect what you see now in the picture. This is the square ofthe Italian Parliament in Rome, Piazza Montecitorio: you can see thePalace on top of the square, and in front a lot of Israeli flags.Thatwas Wednesday night, January 14, from 6,30 to 9,30 pm. What you cannotsee here, is the extraordinary number and variety of members of theParliament, about 100 from all political sides, that took the stageduring our marathon: for about three hours we have been speaking aboutthe role of Israel, its right to self defense, its moral height, itsfight in name of all of us, of our civilization and values, against thewild hate of the Islamic jihad represented by Hamas. It seems to methat for the first time in the too long history of the arab Israeliconflict, apart from a minority of crazy leftists and fascists thattook the street on anti-Semitic slogans, we have obtained a hugeconsensus about one critical point: this is not an episode of a localconflict, there is nothing in it that reminds the land for peace themethat has characterized the Palestinian issue. This is an episode of theattack agains the western world, and Iran has a lot to do with it. [...]
Uno show nato per risvegliare l'odio anti Israele
Il meccanismo della trasmissione di Santoro è misterioso. Ancora è da capire come mai alcuni cittadini delle democrazie abbraccino entusiasticamente un gruppo radicale islamista dittatoriale, genofobico, omofobico, distruttore delle intelligenze dei bambini, che usa il terrorismo come arma preferita, che ha più volte dimostrato che considera la democrazia un nemico, che considera tutti «i crociati e gli ebrei» nemici da eliminare, che ha fatto strame della causa palestinese e ha eliminato fisicamente quanti più membri di Fatah, che ripete a ogni minuto che la cultura della morte è la sua, e che desidera sacrificare se stesso, i suoi figli, il suo popolo, per la gloria di Allah. Come può piacere tanto a Santoro, ai ragazzi palestinesi presenti ieri alla trasmissione di Rai 2 che non credo andrebbero ad abitare in uno Stato di Hamas. La trasmissione parlava di tutto fuorché dei fatti.
La miseria a Gaza è frutto della politica dissennata del gruppo che ha fatto strame degli aiuti da tutto il mondo dopo lo sgombero, e ridotto i suoi alla miseria pur di seguitare a tirare missili sui civili israeliani. I passaggi si chiudevano ogni volta che Hamas sparava, che c’è di strano? [...]
Riscatto dopo il flop in Libano
Panorama, 15 gennaio 2009
Il segreto della missione Piombo fuso, che si propone di impedire a Hamas di continuare a tenere sotto il tiro dei suoi missili oltre mezzo milione di civili israeliani, è uno solo: fare tutto il contrario dell’operazione in Libano del 2006. Israele ha tentennato prima di attaccare, ma la rottura della tregua da parte di Hamas e il peso strategico del suo rapporto con l’Iran hanno posto fine agli indugi.
La commissione Winograd, che esaminò la gestione del conflitto anti Hezbollah, giunse a una condanna dell’intera leadership: Ehud Olmert, Tzipi Livni, il ministro della Difesa Amir Peretz e il capo di stato maggiore Dan Haluz. Mentre Hassan Nasrallah, e insieme con lui la Siria e l’Iran, danzavano sulle macerie di una guerra vinta soprattutto nella percezione pubblica, Israele rivedeva i suoi piani.
Che fosse indispensabile intervenire nell’«Hamastan» di Gaza, Israele lo sapeva da tempo. I cittadini di Sderot, Ashkelon, Ashod e dei kibbutz vivevano nel terrore: un’umiliazione che nessun paese può permettersi di sopportare. La preparazione è durata due anni e mezzo. Il nuovo capo di stato maggiore, Gabi Ashkenazi, proveniente dalla celebre unità dei Golani, ne è un tipico rappresentante: poche parole, pratico, sul campo alla testa dei suoi. Durante questa guerra ha preso la parola solo per dire che non era d’accordo con l’idea di tregua del presidente francese Nicolas Sarkozy. [...]
Le nostre piazze a lezione di democrazia da Israele

Il Giornale, 14 gennaio 2009
Perché scendere in Piazza per Israele? Perché la piazza italiana neisecoli, si è disegnata, dalla sua genesi nel suo sviluppo, sullacultura che ha portato alla democrazia. La nostra piazza, quella deiComuni, non può diventare proprietà privata del più volgare dissenso,dell’esaltazione totalitaria e minacciosa, quello che brucia lebandiere; che grida e perfino prega in onore di Hamas,un’organizzazione terrorista e antisemita; le nostre piazze non hannola funzione di intimidire, ma di incoraggiare. Devono aprire, nonchiudere. C’è, da noi, una parte che odia e minaccia, che disegnasvastiche sulla Stella di David, che si allea con chi promette diuccidere fino all’ultimo ebreo e mira con i razzi sui civili innocenti;c’è chi boicotta i negozi, i prodotti degli ebrei. Sarà interessantevedere se sono pronti a boicottare anche il vaccino di Salk,l’insulina, le vitamine, la streptomicina, le scoperte sul Dna deipremio Nobel israeliani Ciechanover e Hershko, o l’irrigazione agoccia, o persino Icq, la prima chat. In questi giorni le nostrepiazze sono servite a maledire l’unica democrazia del Mediorente, unPaese da cui neppure in questi giorni è uscita una sola parola d’odio,che ha attaccato solo quando Hamas ha rifiutato la tregua e sparato 100missili in una notte dopo sette anni di incredibile pazienza. Lacriminalizzazione ha preso toni selvaggi, le evidenti ragioni diautodifesa sono state seppellite sotto l’accusa, consueta per gliebrei, di una gratuita sete di sangue. La realtà di Hamas, antisemita,dittatoriale, assassina dei suoi, sfruttatrice di donne e bambini finoalla morte di massa, è stata avvolta in una nebbia grigia: sono rimastisolo gli ebrei, criminalizzati. Noi dunque andremo in piazza a favoredi Israele, manifesteremo oggi alle 18,30 nella piazza della democraziaper antonomasia, quella di Montecitorio, e lo faremo senza minacciare,senza offendere nessuno, senza urlare slogan assassini, senza bruciarela bandiera palestinese, che speriamo abbia migliori destini di quellariservatagli da Hamas che in realtà la brucia giorno dopo giornodistruggendo la causa palestinese. [...]
Our Public Sqaures to Democratic Lessons From Israel
Il Giornale, 14 January 2009
Why go to the public square for Israel? Because the Italian square throughout centuries has been designed from its genesis and development on a culture that has brought to democracy. Our public squares, that of our cities, cannot become the private property of the most vulgar dissent, of the totalitarian and threatening exaltation, for which people burn flags, yell and even pray in Hamas' honor, an anti-Semitic terrorist organization. The function of our public squares is not that of intimidating, but of encouraging. They must open; not close. There is, from us, a part that hates and threatens, that draws Swastikas on the Star of David, and which unites with those who promise to kill until the last Jew and aim rockets on innocent civilians. In addition, there are those who boycott not only Jewish stores, but also any products produced by Jews. It will be interesting to see if they are ready to also boycott the Salk vaccine, the insulin, the vitamins, the streptomycin, and the discoveries on the DNA of the Israeli Novel Prize-winners Ciechanover and Hershko, or the water irrigations or even the Icq, the first chat as well. In these days our public squares have served to curse the only democracy in the Middle East, a country from which not even in these days has exited one word of hate and that initiated a defensive war only when Hamas refused a ceasefire and fired 100 missiles in one night after eight years of patience. The criminalization of Israel, however, has taken savage tones. The evident reasons of Israel's self-defense have been buried under the accusation – familiar for the Jews - of a gratuitous thirst for blood. The reality of Hamas, which is anti-Semitic, dictatorial and assassinates its own people by exploiting its women and children to mass death, has been covered in a grey fog: only the Jews have remained criminalized. We, therefore, will go to the public square in Israel's favor, we will protest today at 6:30 in the public square of Montecitorio, which is a quintessential symbol of democracy and we will do so without threats, without offending anyone, without yelling murderous slogans and without burning the Palestinian flag, to which we wish a better destiny than that reserved for it by Hamas, which in reality, day after day, burns it destroying thus the Palestinian cause. [...]
Manifestazione “con Israele, per la libertà, contro il terrorismo”, mercoledì 14 a Montecitorio
parlamentari.italia.israele@gmail.com
Per il prossimo 14 gennaio l'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele ha convocato una manifestazione che si terrà dinanzi a Montecitorio nella forma di una maratona oratoria, a partire dalle ore 18:30.
Per la prima volta, dall’interno del Parlamento – e da una organizzazione costituita da componenti di tutti i gruppi parlamentari – prende le mosse una manifestazione di piazza, alla quale invitiamo caldamente i cittadini, sulla parola d’ordine: “Con Israele, per la libertà, contro il terrorismo”.
Infatti, lungo il confine di Israele passa una frontiera che è anche la nostra: quella che separa la democrazia dalla violenza, la libertà dall’intolleranza.
Intervenite numerosi e confermate la vostra presenza all’email: parlamentari.italia.israele@gmail.com
Questo è l’appello lanciato dall'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele:
“Dopo 8 anni di attacchi missilistici e il rifiuto da parte di Hamas di rinnovare la tregua, Israele ha deciso di fare ciò che qualsiasi altro stato avrebbe fatto da tempo: difendere i propri cittadini, cercare di fermare il continuo attacco proveniente da Gaza, cambiare la situazione sul terreno così da garantire il proprio diritto alla sicurezza. Il conflitto è sempre doloroso: auspichiamo la fine delle sofferenze dei civili innocenti da ambo le parti e sosteniamo l’Italia nel suo sforzo umanitario. Ma non possiamo fare a meno di notare come questo scontro sia reso particolarmente duro a causa dell’uso di civili come scudi umani da parte di Hamas. Resta in noi la speranza che da questo conflitto possa uscire un Medio Oriente meno tormentato dall’odio integralista e meglio predisposto alla pace.
Hamas è un gruppo terroristico particolarmente distruttivo, come riconosciuto dalla stessa Unione Europea. Esso non rappresenta solo se stesso: i suoi stretti rapporti con l’Iran, la Siria e gli Hezbollah e la presenza a Gaza di Al Qaeda, rendono questo confronto un episodio decisivo nella guerra delle democrazie contro il terrorismo. Tutti noi speriamo che presto si ritorni a una situazione di quiete, ma, proprio per questo, pensiamo che sia indispensabile evitare che Hamas torni a bombardare i cittadini israeliani e che cessi la sua politica di esportazione dell’odio e dell’intolleranza.”
http://www.facebook.com/home.php#/event.php?eid=43892271892&ref=mf
http://www.facebook.com/home.php#/event.php?eid=44650913769&ref=mf
Hanno aderito e in gran parte annunciato la propria presenza:
On. Enrico Pianetta, Presidente Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
On. Gianni Vernetti, Vicepresidente Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
Sen. Rossana Boldi, Presidente Commissione Politiche dell'UE, Vicepresidente Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
On. Fiamma Nirenstein, Vicepresidente Commissione Esteri, Portavoce Associazione Parlamentare di Amicizia Italia-Israele
Presidente Sen. Francesco Cossiga
On. Renato Brunetta, Ministro per la Pubblica Amministrazione e l'Innovazione
On. Fabrizio Cicchitto, Capogruppo Pdl alla Camera. "Aderisco a titolo personale e a nome del Gruppo Pdl alla Camera e sarò presente"
Sen. Maurizio Gasparri, Presidente Gruppo Pdl al Senato
Sen. Gaetano Quagliariello, Vicepresidente Vicario Gruppo Pdl al Senato
On. Edmondo Cirielli, Presidente Commissione Difesa
On. Benedetto Della Vedova, Presidente Riformatori Liberali
Sen. Riccardo Villari
On. Emanuele Fiano
On. Marco Pannella (Parlamento Europeo)
On. Riccardo Migliori, Presidente Delegazione Italiana all'OSCE
On. Catia Polidori
On. Marco Marsilio
On. Paolo Guzzanti. "Ovviamente io sarò alla manifestazione e cercherò di portare tutti gli amici che militano per la verità e per Israele e con cui sono in contatto via Internet".
On. Margherita Boniver, Presidente Comitato Schengen
On. Furio Colombo, Presidente Comitato permanente sui Diritti Umani, Commissione Esteri
Sen. Marcello Pera
Sen. Mario Baldassarri
On. Anna Paola Concia
On. Alessandro Maran
On. Ferdinando Adornato
On. Eugenio Minasso
On. Beatrice Lorenzin
On. Anna Maria Bernini Bovicelli
On. Giuseppe Calderisi
On. Giorgio Stracquadanio
On. Andrea Orsini, Vicepresidente Giunta delle Elezioni
On. Massimo Polledri
On. Giorgio Lainati, Vicepresidente Commissione di Vigilanza RAI
On. Maurizio Bianconi
On. Alessandro Ruben
On. Guglielmo Picchi
On. Riccardo Mazzoni
On. Giorgio La Malfa
On. Marco Zacchera
On. Pierluigi Mantini
On. Giacomo Portas
Sen. Maurizio Fistarol
Sen. Maria Leddi
On. Aldo Di Biagio
On. Roberto Giachetti
Sen. Paolo Amato
On. Isabella Bertolini
On. Riccardo De Corato
On. Giuliano Cazzola
On. Benedetto Fucci
On. Osvaldo Napoli
On. Luca Barbareschi
On.
Gabriella Carlucci. "Intendo manifestare pubblicamente la mia
solidarietà al popolo e allo Stato d'Israele, vittime, ancora una
volta, di
una campagna mediatica di odio e disinformazione"
On. Francesco Colucci
On. Aldo Di Biagio
Sen. Lucio Malan
On. Emerenzio Barbieri
On. Alessandro Pagano
Sen. Luigi Luisi
Bruno Mellano, Presidente di Radicali Italiani
Antonio Polito, Direttore Il Riformista
Giancarlo Loquenzi, Direttore L'Occidentale
Massimo Bordin, Direttore Radio Radicale
Gianfranco Polillo, Ircocervo
Mariano Giustino, Direttore Diritto e Libertà
Giacomo Kahn, Direttore mensile Shalom
Marco Taradash
Umberto Ranieri
Giorgio Israel
Massimo Teodori
Magdi Allam
Ernesto Galli Della Loggia
Pierluigi Battista. "Domani sono dei vostri, anche se non posso essere lì fisicamente"
Giuseppe Caldarola
Daniele Capezzone, Portavoce FI. "Aderisco convintamente all'iniziativa del 14 gennaio. Ci sarò".
Ernesto Somma, Dipartimento per gli Affari Regionali, Presidenza del Consiglio dei Ministri: "Aderisco con convinzione alla manifestazione alla quale prenderò parte"
Manfredi Palmeri, Presidente Consiglio Comunale Milano
Renzo Foa
Daniele Scalise
Carlo Panella
Sergio Rovasio
Emilia Rossi
Sergio Corbello, Direttore Generale Fondazione Magna Carta. "Plaudo iniziativa e confermo partecipazione"
Leonardo Tirabassi, Circolo dei Liberi di Firenze
Anselmo Gusperti, Segretario Provinciale PRI (Cremona)
Renato Lelli, Comitato Nazionale PRI (Cesana)
Alfredo Silvestrini - Consigliere Comunale di Portogruaro VENEZIA
Nicolino Corrado - Direttivo Provinciale di Imperia del Partito Socialista
Angela Ronchino, Comitato delle Donne, Pdl Ladispoli
Galgano Palaferri, Coordinatore Nazionale UpL Liberali nel PdL
Marco Carrai, Consigliere Comunale PD Firenze
Renzo Gattegna, Presidente Unione Comunità Ebraiche d'Italia
Riccardo Pacifici, Presidente Comunità Ebraica di Roma
Daniele Nahum, Presidente Giovani Ebrei d'Italia
Victor Magiar, Assessore alla Cultura, Unione Comunità Ebraiche Italiane
Walter
Scognamiglio - Vice Presidente Vicario del Consiglio del Municipio Roma
IV. "Sono onorato di partecipare alla giornata del 14 gennaio 2009
ringraziando anticipatamente gli organizzatori di questa magnifica ed
importante iniziativa!"
Alessandro Antichi, Consigliere regionale Toscana (FI-PDL)
Giacomo Korn
Benè Berith Giovani
Keren Hayesod Italia
Raffaele Sassun, Presidente Keren Kayemeth LeIsrael Italia
Dimitri Buffa
Vito Kahlun, PRI, vicepresidente Or Yehuda onlus
Francesco Pasquali, Coordinatore Nazionale Forza Italia giovani
Davood Karimi, Presidente Associazione Rifugiati Politici Iraniani residenti in Italia
Abdul Hadi Palazzi, Direttore Istituto Culturale della Comunità Islamica Italiana
Associazione "Una Via per Oriana"
Associazione Amici di Israele
Aida Foà, Vicepresidente Federazione delle Associazioni Italia Israele
Nicole Touati- Presidente Logan's Centro Studi sul Terrorismo
Alessandra Sermoneta, Presidente provinciale di Roma Federazione italiana settore moda (Fismo) Confesercenti
Carla Di Veroli, Assessore alle Politiche Culturali del Municipio Roma XI
Leonora Ferrotti, Consigliere provinciale FI-PdL Arezzo
Ermanno Ventura, Consigliere provinciale di Terni, gruppo PD
Franco Annunziata, Consigliere Provinciale Salerno, gruppo PDLLisa Palmieri-Billig, Representative in Italy and Liaison to the Holy See, American Jewish Committee
All’Onu la sorpresa americana
Documenti, risoluzioni, progetti, incontri: la diplomazia internazionale sbatte la testa contro una realtà micidiale, quella della volontà di Hamas di proseguire nella sua guerra, nella sua ragione di vita «anche in condizioni di tregua». Israele, peraltro, non intende continuare come negli ultimi otto anni, e senza garanzie non accetterà chiacchiere. «Tzi Filadelfi», il corridoio di Filadelfia, da cui le armi iraniane arrivano dall’Egitto, è il nome del gioco, e intanto l’Onu fa il suo mestiere, ovvero: nulla.
Condi Rice venerdì notte stava per votare la risoluzione dell’Onu palesemente sgradita a Israele insieme agli altri membri del Consiglio di Sicurezza. Da tempo il Segretario di Stato americano aveva il desiderio di mostrarsi dalla parte degli «underdog», di cancellare il gelo con gli amici europei. Poi Bush con una telefonata, si dice, l’ha fermata: al massimo ci possiamo astenere, ha detto, e così è avvenuto. È stato triste per Israele. Gli Usa, per la prima volta da molti anni, non hanno posto il veto a una di quelle tipiche risoluzioni sostenute da un lavoro di lobby gigantesco degli Stati Arabi e islamici in genere e da vari Paesi europei, attualmente dalla Francia e dall’Inghilterra. La risoluzione non menziona il diritto all’autodifesa di Israele, chiede alle parti di fermarsi, mettendo sullo stesso piano la difesa di un Paese democratico e l’attacco quasi decennale di un’organizzazione terrorista. [...]
Razzi dal Libano, per Gerusalemme l’incubo del secondo fronte
David Berger, un sopravvissuto alla Shoah che per un miracolo non è stato colpito dal katiusha piombato sul suo ospizio a Naharia, dopo il botto ha indossato la giacca a vento arancione e blu, ha preso la porta e a suo figlio, che era corso a prenderlo, ha detto: «Io là dentro non ci torno più». Ma il problema non è l’ospizio colpito, i suoi due ospiti feriti e i tre altri ricoverati dopo che tre katiusha lanciati dal Libano erano atterrati nella loro casa: il fatto è che per Israele intento al combattimento al sud, nella Striscia di Gaza, l’apertura di un eventuale fronte nord, ovvero una eventuale terza guerra libanese, di un micidiale faccia a faccia con gli Hezbollah, i migliori amici degli iraniani e dei siriani, armati con 42mila missili, sarebbe una avventura strategica molto difficile. Quando, alle otto meno dieci di ieri sono piombati su Israele i razzi che per anni, fino alla guerra del 2006, hanno ossessionato le gente del nord, Israele ha fatto sapere che comunque era pronta a ogni evenienza, e che riteneva il governo libanese responsabile di qualsiasi attacco al suo Paese. [...]
Israele paga il prezzo di tutti i luoghi comuni dell’odio
Dà molto da pensare il fatto che l’odio contro Israele si sia esaltato da quando, sabato, l’esercito ha intrapreso l’azione di terra dentro Gaza. Criticare una guerra è normale, svisare la realtà e odiare, invece no. La critica in tempo di guerra è normale. Si criticano il Pakistan e l’India per il conflitto sul Kashmir, si critica la Spagna quando si parla di Baschi, la Russia dei Ceceni, l’Inghilterra ai tempi del conflitto acuto con l’Irlanda. Ma qualcuno di questi Paesi è mai stato sottoposto all’accusa permanente di essere un paese razzista, aggressivo, avido di sangue umano, nazista? Forse solo gli Usa sono perseguitati da uno stigma permanente. Ma nessun altro Paese, se non Israele, viene sottoposto a un odio costante per il conflitto in cui si trova: nessuno vede la sua stessa identità messa in discussione, nessuno viene messo in dubbio nella sua legittimità, i suoi leader vilipesi, i suoi soldati e i suoi cittadini trattati da assassini, i leader rappresentati coperti di sangue su giornali e tv di tutto il mondo. Questo non c’entra con la guerra, c’entra con la menzogna e con quell’antisionismo che il presidente Giorgio Napolitano denunciò come la forma palese di un occulto antisemitismo. [...]