Interrogazione sul ruolo di Hezbollah in Libano: la risposta del sottosegretario Craxi
Risposta del sottosegretario Craxi:
Il Libano ha vissuto negli ultimi mesi un periodo di forti tensioni politiche interne che hanno paralizzato il Paese, dividendolo fra una opposizione che contestava la legittimità politica e costituzionale del Governo in carica ed una maggioranza schierata a difesa della piena legittimità del Governo Siniora.
L'elezione del Generale Suleiman alla Presidenza della Repubblica e la formazione del Governo di Unità Nazionale hanno rappresentato una importante tappa verso il superamento - auspicato dall'Italia e da tutti gli amici del Libano - di questa difficile e rischiosa impasse.
L'auspicio del Governo è che il delicato equilibrio realizzatosi dopo mesi di negoziato, poi sfociato nell'accordo di Doha, consenta alle istituzioni libanesi di consolidarsi e di collocarsi su un piano di parità e reciprocità con i Paesi dell'area.
L'intesa conclusa con Israele per lo scambio dei prigionieri e delle salme dei soldati caduti è stato vissuto dal popolo libanese come un momento di coesione interna, dopo un lungo periodo di divisioni.
Il Governo resta fermamente convinto che il dialogo nazionale costituisca la premessa indispensabile per l'affermazione dell'indipendenza, della sovranità e dell'integrità territoriale del Libano entro confini internazionalmente riconosciuti. Il consolidamento progressivo del Governo di unità nazionale è uno snodo fondamentale verso il rilancio di questo dialogo, anche nella prospettiva di un progressivo disarmo delle milizie, da conseguire sulla base di un negoziato politico.
In questo quadro l'UNIFIL, in cui l'Italia mantiene un ruolo di primo piano e di cui sostiene il rinnovo del mandato, continua a garantire nel Libano meridionale condizioni di pace e di sicurezza che hanno favorito in maniera decisiva la stabilizzazione del Paese e che hanno offerto in questi due anni a Israele una sostanziale tranquillità sul suo confine settentrionale.
Anche per questo, in vista della scadenza del mandato di UNIFIL a fine agosto, il nostro Paese si appresta a lavorare, assieme ai nostri partner in Consiglio di Sicurezza, ad un nuovo testo di risoluzione che rinnovi il mandato della missione.
Replica dell'On. Nirenstein:
Fiamma NIRENSTEIN (PdL) si dichiara parzialmente soddisfatta dalla risposta fornita dal rappresentante del Governo che non è del tutto esaustiva circa il quesito sulle reazioni corali quanto inattese da parte dell'intera leadership libanese in occasione della liberazione dei terroristi in cambio dei corpi dei due soldati israeliani, soprattutto se si considerano i delitti efferati commessi da Samir Kuntar. [...]
Camera: insediato comitato permanente sui diritti umani
composto dai deputati Manuela Repetti, Margherita Boniver, Nunzia De Girolamo, Paolo Guzzanti, Riccardo Migliori, Fiamma Nirenstein, Enrico Pianetta, Alessandro Ruben, per il gruppo Pdl; Mario Barbi, Marco Fedi, Matteo Mecacci, Fabio Porta e Gianni Vernetti, per il gruppo Pd; Gianluca Pini, Roberto Cota e Gianpaolo Dozzo, per il gruppo Lnp; Ferdinando Adornato, per il gruppo Udc; Fabio Evangelisti, per il gruppo Idv, Ricardo Antonio Merlo per il gruppo misto.
Nella sua prima riunione il Comitato ha discusso e stabilito i punti di riferimento della propria azione di indagine, denuncia, intervento, presso la Commissione esteri e il governo in materia di rispetto dei diritti umani nel mondo e ha convenuto sui seguenti punti di orientamento: proporre all'attenzione del Parlamento e dell'opinione pubblica italiana e internazionale la violazione grave e continua della moratoria della pena di morte approvata a larga maggioranza dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, e segnalare fatti di estrema gravita' come il rischio imminente di condanna a morte senza adeguato processo e difesa di Tariq Aziz in Iraq, riconoscendo l'importante iniziativa del partito radicale su questo grave rischio di esecuzione. Purtroppo, ha notato il Comitato, la moratoria e' ancora ampiamente violata, nel mondo, come dimostrano quasi ogni giorno la Cina e l'Iran, con molteplici esecuzioni. [...]
Quella guerra dei fondamentalisti contro l'Occidente
di Vasco Pirri Ardizzone
“Il problema vero è la guerra dei fondamentalisti contro l’occidente. Siamo a rischio di una guerra mondiale”. E’ netta nella sua analisi Fiamma Nirenstein. L’editorialista, esperta di Medio Oriente e da pochi mesi deputata del Pdl prova a dare una spiegazione alle recrudescenze terroristiche che attraversano Oriente e Medio Oriente.
Onorevole Nirenstein, assistiamo ad attentati in India e Turchia, attacchi kamikaze a Bagdad che riprendono. Che succede in Medio Oriente?
E’ il fronte di questa guerra complessiva che non si avvale di esercito, ma del terrorismo. Sono tutti focolai di ispirazioni diverse, talora guerre fratricide interne e con componenti etniche e religiose, ma la matrice comune è il fondamentalismo. Dove l’idea principale è l’attacco all’Occidente.
Ci spiega?
Vedo una dichiarazione di guerra dalla parte più integralista degli sciiti, capeggiati dall’Iran, con l’aiuto degli Hezbollah, ma anche dei sanniti con l’avanguardia di Al Qaeda.
Contro l’Occidente?
Sì. L’Islam dal 1998, dalla famosa dichiarazione di guerra di Bin Laden, si considera in guerra con l’Occidente.
Israele è minacciata ormai da tempo dell’Iran.
Una minaccia, purtroppo, molto concreta. Ajmadinejad, ha detto di avere 6000 centrifughe. [...]
Gerusalemme invasa dai topi dell’odio
Quanto all’unione fra Fatah e Hamas, si è allontanata sideralmente: la sabbia di Gaza da venerdì notte è coperta di sangue. Fatah e Hamas hanno messo in scena uno scontro selvaggio, con cinque morti più una bambina da parte di Hamas e poi una caccia agli uomini di Fatah che hanno passato ore nel terrore, cacciati, fermati, picchiati. Uomini di Fatah a Gaza hanno rivendicato la bomba della spiaggia che ha ucciso i militanti di Hamas, ma Abu Mazen ha rifiutato ogni responsabilità, riproponendo quel volto che risulta così rassicurante all’Occidente.
Di certo, Fatah si è presentato a tutti gli appuntamenti con il premier israeliano Ehud Olmert, ha accettato il rapporto amichevole con Washington.
Ma c’è anche un’altra realtà: la «realtà dei toponi» di cui Abu Mazen, anche se non direttamente responsabile, dovrebbe occuparsi subito. Prendiamo (su indicazione del Palestinian Media Watch, istituto che segue i mass media palestinesi) il giornale controllato dall’ufficio del presidente, Al Hayat al Jadida, e un altro, Al Ayyam: l’uno e l’altro scrivono che la parte araba di Gerusalemme sarebbe stata invasa da «supertopi» portati ad arte da perfidi settler per rendere la vita dei palestinesi impossibile. [...]
Convegno: "Lo stato di diritto è dalla parte di Eluana"
Libano - interrogazione in Commissione esteri
Premesso che:
in occasione della liberazione da parte di Israele del terrorista libanese Samir Kuntar e di altri quattro terroristi libanesi membri dell’organizzazione Hezbollah in cambio dei corpi dei due soldati israeliani Regev e Goldwasser, rapiti il 12 luglio 2006 e uccisi dagli stessi Hezbollah;
considerate le cerimonie di benvenuto, i messaggi e i festeggiamenti successivi a tale scambio, ai quali hanno preso parte le più alte cariche libanesi, quali il Primo Ministro Fouad Sinora, il Presidente Michel Suleiman, il leader druso Walid Jumblatt e Saad Hariri, figlio del premier libanese Rafik Hariri ucciso nel 2005 in un attentato terroristico le cui circostanze sono ancora oggetto di inchiesta in sede ONU, e considerato che tutti questi leader hanno espresso il loro plauso a Hezbollah e al suo comandante generale Hassan Nasrallah per aver riportato in Libano il terrorista infanticida Kuntar, il quale non ha mancato di annunciare la ripresa di azioni terroristiche contro Israele; [...]
Sotto il naso dell'Unifil
Il rinnovo del mandato dell’UNIFIL nel sud del Libano dovrebbe avere luogo in agosto. Ma, proprio in questi giorni estivi, forti rumori di guerra mettono in dubbio il suo destino. Il primo ministro libanese Michel Suleiman minaccia Israele di un attacco per conquistare le famose “Shebaa farms”, un fazzoletto di terra sabbiosa che non era mai stata oggetto di scontro fino a che nel 2000 Israele si ritirò da tutto il Libano: allora gli Hezbollah cominciarono a menzionare la minuscola zona, contesa anche con la Siria, per dichirarsi “resistenti”. Il governo appena nato e presieduto da Fouad Siniora, nel quale gli Hezbollah hanno diritto di veto secondo gli accordi di Doha, potrebbe opporsi al patto di rinnovamento dell’UNIFIL. Inoltre i servizi segreti israeliani hanno informato il governo che Nasrallah vede lo scambio di questa settimana fra i corpi dei soldati rapiti Regev e Goldwasser e i loro uomini come “lo scambio Mughnje” ovvero la vendetta per l’assassino del loro arciterrorista tre mesi fa, l’inizio di una nuova guerra: ovvero, intenderebbe usare i giorni della fine di questa settimana per iniziare a cambiare le regole del gioco con l’UNIFIL, indurlo di fatto all’impotenza, eventualmente rapire altri soldati e attaccare il nord, e colpire obiettivi ebraici all’estero. Insomma, sgombrare il campo dai disturbatori, dato che l’Iran preme per un confine davvero aggressivo. [...]
La belva Kuntar ha svelato al mondo il volto del Libano

Quello che abbiamo visto accadere in Libano nel giorno dello scambioHezbollah-Israele fra i corpi di Eldad Regev e Ehud Goldwasser el’assassino infanticida Samir Kuntar e gli altri quattro terroristi, hadell’incredibile, e guai a non tenerne conto: sarebbe una grave fallastrategica nella mente dell’intero consesso internazionale. Kuntar indivisa militare, pronto al saluto nazista degli Hezbollah e di altrieserciti arabi, è stato accolto estaticamente da tutto il Libano nelsuo insieme, non solo dagli Hezbollah.
Ovvero, da quel mosaico di etnie e religioni cui abbiamo sempreattribuito diversità e contrasti tendenti a formare un’armoniosademocrazia contrastata dai nemici interni e esterni del Libano. Abbiamoseguitato a pensare nel corso degli anni che gli assassini mirati degliamici dei siriani, l’intervento dell’Iran per armare gli Hezbollah, laguerra indotta dagli Hezbollah stessi e poi la risposta israeliana,chiudessero la strada agli uomini di buona volontà, fra cui il primoministro spesso definito pro americano, Fuad Siniora. Michel Suleiman,il nuovo presidente ex generale, era stato assolto dall’evidente sceltadi non usare l’esercito contro gli Hezbollah durante il loro semi golpedelle settimane scorse. [...]
Intervista su "L'Opinione"
di Stefano Magni, L'Opinione, 19 luglio 2008
“Berlusconi non esclude un attacco di Israele contro gli impianti
nucleari iraniani e Teheran mette in allerta le sue forze”. Così recita
un titolo in prima pagina dell’edizione di ieri del quotidiano arabo Al
Quds Al Arabi, corredato da una foto del nostro premier sorridente. E
la dichiarazione di Silvio Berlusconi, pronunciata giovedì sera durante
la presentazione della Fondazione Medidea, è stata ripresa anche da
altri quotidiani arabi online, come “Arab Online”, “Al Khayma” e
“Moheet”. Perché tanto interesse? “Come è possibile fare un titolo come
quellodi ‘Al Quds Al Arabi’?” - si chiede l’Onorevole Fiamma
Nirenstein, giornalista e deputata del PdL - “Ci fanno credere che le
forze iraniane siano state messe in allerta dopo la dichiarazione di
Berlusconi? Una settimana fa le Guardie Rivoluzionarie erano già in
piena mobilitazione, hanno effettuato i loro test di missili a lunga
gittata e non fanno che innalzare il livello di allarme, giorno dopo
giorno. Voler attribuire a Berlusconi una responsabilità di questo
genere è scorretto da un punto di vista sia giornalistico che politico”. [...]
L'equazione tra il diritto e il torto minaccia Israele e tutto l'Occidente
Il Giornale, 17 luglio 2008
Non è solo un fallimento di Israele lo scambio di ieri mattina a Rosh HaNikra, dove i corpi dei due soldati rapiti Ehud Goldwasser ed Eldad Regev sono stati barattati con cinque terroristi vivi. Tra loro Samir Kuntar, che assassinò a colpi di calcio di fucile una bambina di quattro anni e suo padre. La madre ancora oggi ricorda le sue urla di gioia nell’uccidere l’infante. Si tratta di un grande fallimento strategico per la nostra civiltà intera, di una dichiarazione d’impotenza di fronte al grande fenomeno del terrorismo senza pietà che abolisce quello che abbiamo costruito sull’esperienza della crudeltà delle guerre tradizionali: la Convenzione di Ginevra, la Croce Rossa, i meccanismi di protezione dei prigionieri di guerra. È il meccanismo intero della protezione morale dalla crudeltà insita nell’uomo che è cancellato nello scambio di ieri, più ancora che dai precedenti scambi che avevano coinvolto migliaia di prigionieri, perché le condizioni della guerra al terrorismo sono cambiate. Israele è una prova, in questo caso, dell’incapacità della civiltà giudaico-cristiana, che ha posto i mattoni dei diritti umani, di difendere se stessa e i propri figli, di fronteggiare il sadismo e il desiderio di predominio tramite la violenza, come se essi fossero stati magicamente cancellati dalla natura umana. Con questo scambio il terrorismo islamico prende in giro i principi morali e le buone intenzioni del nostro mondo. [...]