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La tregua rotta a Gaza, la strategia segreta di Hamas

lunedì 17 novembre 2008 Il Giornale 6 commenti
Il Giornale, 17 novembre 2008 

Dal 19 giugno scorso l’infernale vita dei cittadini di Sderot, su cui surrealmente giorno dopo giorno dallo sgombero da Gaza nell’agosto 2005, si sono abbattute migliaia di missili kassam, era gradualmente migliorata. La Tahadiya, una tregua di sei mesi e che quindi avrebbe dovuto concludersi il prossimo 19 gennaio, si era stabilizzata in circa un mese: il tempo per Hamas, che governa Gaza, di imporre uno stop anche alle altre organizzazioni terroriste nella sua giurisdizione per impedire che uomini dal volto mascherato andassero con i lanciamissili in spalla fino presso il confine a sparare, per poi sgombrare il campo e sfuggire alla risposta israeliana. Adesso, la tregua sembra alla sua conclusione: in pochi giorni Sderot, le cittadine e i kibbutz del sud vicino al confine, di nuovo tremano per i bambini, mancano i rifugi, quando suona la sirena nessuno sa dove mettersi al riparo mentre arriva il missile. Israele tutta si domanda se alla fine sia stata una buona idea consentire che Hamas utilizzasse questi mesi per scavare tunnel dall’Egitto, autentiche autostrade oltre che di generi di consumo di ogni tipo, soprattutto di armi avanzate e abbondanti per milizie sempre meglio addestrate. Il premier Ehud Olmert ha detto ieri che non ci sono equivoci: Hamas è responsabile della rottura della tregua, le azioni di Israele sono solo risposte che diventeranno sempre più serie e puntuali ad ogni attacco. Anche Ashkelon venerdì è stata preso di mira da missili Grad, di migliore stabilità e più lunga gittata dei Kassam.
Perché Hamas mette a rischio adesso una tregua che le era assai comoda? Hamas e Fatah nei giorni scorsi sono stati oggetto di un intenso tentativo di mediazione da parte dell’Egitto; ma Mubarak, dopo che Hamas ha fatto mancare la sua presenza a un incontro che avrebbe dovuto risultare decisivo, ha quasi gettato la spugna, e dice di sperare di recuperare la speranza riparlando con Hamas nelle prossime ore. Si sa che Hamas preferirebbe eventualmente il Qatar come mallevadore, e  che  accusa Mubarak di tenere per Abu Mazen e di favorire la politica di Israele. La verità è che lo scontro fra le due fazioni è in questi giorni particolarmente acuto, perché il 9 di dicembre scade il mandato di Abu Mazen come presidente, ma il rais non ha nessuna intenzione di andarsene e indire nuove insidiose elezioni: teme che Hamas, con la sua ideologia jihadista e le sua forza militare, ponga fine al dominio di Fatah anche nella West Bank. Abu Mazen non è rimasto con le mani in mano ad aspettare: da una parte ha tentato di fare la pace con i suoi nemici interni, dall’altra di neutralizzarli con retate e un’intensa repressione nella West Bank. Hamas ha fatto lo stesso a Gaza: mentre riapriva le ostilità con Fatah, ne ha colpito gli uomini e ha rilanciato l’offensiva dei Kassam tesa a garantirle un ampio consenso ideologico, in modo che semmai si accusi Abu Mazen di infedeltà alla causa. A Gaza l’uso bellicoso dei tunnel e il lancio dei Kassam, provoca le reazioni degli israeliani che hanno già fatto svariati morti (i due di sabato però sembrano causati da uno scoppio, un “incidente sul lavoro”) e acuisce il problema dei rifornimenti dei combustibili e dei generi alimentari. Ma Hamas sa che questa situazione, l’assedio di cui parla, in parte tenuto a bada con i beni dai tunnel, crea un’attenzione e un consenso internazionale che mette in difficoltà Israele e anche i suoi nemici interni. Hamas tiene in mano le carte di un grande gioco sorretto dalla Siria che ospita a Damasco il suo capo Khaled Mashaal e dall’Iran che fornisce armi e fondi. Inoltre, attaccare Israele significa sollevarne lo spirito difensivo e quindi garantire alle elezioni di febbraio l’elezione di Netanyahu: l’avversità internazionale che suscita si trasformerebbe in consenso per i palestinesi. Israele deve comunque affrontare il tema di Gaza, e pondera una grande operazione, sospinta dalla disperazione delle popolazioni colpite dai missili. Sopportarli, per la gente di Sderot e dintorni, è stato difficile; vederli piovere di nuovo dal cielo, ancora di più.  

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Angelo D'Amore , napoli
 giovedì 20 novembre 2008  18:27:02

Non pensi che queste improvvise minacce dei terroristi islamici siano un tentativo di provare il polso del neo-presidente americano?Penso che Obama si circondi di esperti appartenenti anche alla passata amministrazione e quindi non si faccia impressionare piu' di tanto.Oggi con la crisi dilagante, minacciare gli Stati Uniti e' molto piu' rischioso, almeno che anche in quei paesi inizia a dar fastidio l'abbassamento del prezzo del greggio così marcato...Saluti,Angelo D'Amore



Angelo D'Amore , napoli
 martedì 18 novembre 2008  23:43:40

nella questione israelo-palestnese, quanto contera' il pensiero di obama e quanto l'influenza dei suoi collaboratori?si potra' prevedere un atteggiamento maggiormente oltranzista dei terroristi per tastare il polso al nuovo presidente?



claudia zantedeschi , trento italia
 martedì 18 novembre 2008  21:01:25

Mi piacerebbe leggere un Suo commento alla sorta di embargo, sui prodotti ortofrutticoli proveniente dalle colture dei coloni dei territori, da parte della civilissima Gran Bretagna. Ho letto la notizia qualche giorno fa sul Corriere.L'ammiro molto, ho letto un paio di libri da lei scritti e condivido spesso quello che dice (Radio Radicale) e scrive.claudia zantedeschi



Gianfranco Pellegrini , Milano
 martedì 18 novembre 2008  10:15:42

Cara Fiamma-seguo sempre con tantissimo interesse i suoi articoli sulla situazione nella striscia di Gaza di cui lei è l'unica a conoscere la vera composizione delle varie parti in causa.Purtroppoè difficile capire chi sono Hamas, e tutti gli altri che non si capisce bene se siano con il governo o contro.Per quanto è dato da intendere sono sempre arabi e ciò vuol dire nemici mortali di Israele. Mi auguro che presto Tzipi Livni possa assumere la guida del governo e che grazie alla contemporanea comparsa di Obama gli USA tornino a garantire il pieno supporto a Israele.cordiali salutiG.Pellegrini



cesare albanesi , Roma
 lunedì 17 novembre 2008  21:36:44

Guerra, desolazione, bambini uccisi sono i tragici eventi che si susseguono da anniOgni tanto appare all'orizzonte una tregua che dura soltanto pochi giorni per poi cedere il posto a terribili atti di barbarie.Eppure vi è sempre la speranza che qualcosa muti ma forse è soltanto utopia.Tornando agli aspetti politici, è possibile mai che la situazione sia insanabile e che non vi possano essere valide soluzioni di pace.Quale potrebbe essere un percorso percorribile per il cessare delle ostilità?A tale proposito sarebbe interessante l'opinione di una persona competente ed impegnata politicamente come lei



mario cossu , roma it.
 lunedì 17 novembre 2008  18:53:50

Vedo con piacere che hai ridimensionato il giudizio su abu Mazen e Al fatah,unico interlocutore valido e possibile tra i palestinesi. Bisogna avere nervi molto saldi e una pazienza infinita,per non raccogliere le provocazioni della pioggia quasi quotidiana di kassam su Sderot. Coraggio e avanti,con la forza della ragione.PS personale : non dimenticare che oltre a mio figlio,ci sono ancora io ! Anche se in orari diversi e su appuntamento. Un caro saluto marioc



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