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Condannare senza riserve le violenze del regime di Gheddafi

lunedì 21 febbraio 2011 Attivita parlamentari 6 commenti

Dichiarazione dell’On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

“Condanno nella maniera più assoluta l’uso senza precedenti della violenza che il regime di Gheddafi sta praticando sulla folla dei suoi concittadini. Nessuna delle rivoluzioni in corso in tutto il mondo musulmano ha avuto finora esiti così sanguinosi.
Pur augurandomi che le cose possano trovare una loro soluzione pacifica, non posso che rilevare l’indisponibilità di Gheddafi a soluzioni che abbiano a che fare con la nostra cultura della libertà, cosa che mi apparve evidente già quando mi astenni in Aula nel voto di ratifica dell’accordo Italia-Libia, approvato da quasi tutto l’arco parlamentare.
Le ragioni per cui lo feci, e che dichiarai in Aula, non erano attinenti al contenuto del trattato, che a me parve pieno di buona volontà e molto utili rispetto alla soluzione di un contenzioso che da anni impegnava tutti i vari governi italiani e che di fatto è stato in gran parte risolto, nonché alla questione degli sbarchi clandestini che sono diminuiti in maniera notevole. Le mie ragioni erano radicate nella difficoltà a credere in un interlocutore come Gheddafi, le cui parole sempre estremiste e le cui continue minacce all’ONU e allo Stato di Israele mi resero difficile, allora come oggi, credere nella sua autentica disponibilità.
L’esito di tutte le rivoluzioni cui assistiamo in questi giorni è ancora molto difficile da prevedere e l’Europa deve monitorare ogni possibilità di svolta verso l’integralismo islamico, un rischio che anche la Libia corre. Ma il nostro primo dovere ora è pronunciarci senza riserve perché si smetta quanto prima di sparare sui manifestanti”.

Roma, 21 febbraio 2011

Libya, Nirenstein: our duty to firmly condemn Gheddafi's regime violence

Statement by Hon. Fiamma Nirenstein, Vice-president of the Committee on Foreign Affairs, Italian Chamber of Deputies

"I firmly condemn the incredible use of violence of Gheddafi's regime against the crowds of his fellow citizens. None of the current revolutions in the Muslim world has yet had such bloody outcomes.
Although I wish things might peacefully settle, I cannot but stress Gheddafi's unwillingness for solutions that have to do with our culture of freedom. This was already clear to me when I abstained from voting the ratification of the Agreement between Italy and Libya, which was approved in 2009 by the almost entire Parliament.
The reasons of my abstention, which I declared in the parliamentary assembly, were not pertaining to the content of the treaty, which in my opinion showed good will and offered a solution to the dispute that had long involved different Italian governments and that indeed has in large part been settled; the agreement has also offered a solution to the question of illegal immigrants, the number of which has remarkably decreased. My reasons were based on the impossibility to believe in a deal with a partner as Gheddafi, whose radical words and whose constant threats to the UN and to the State of Israel made me very sceptical regarding his authentic willingness.
The outcome of the revolutions we are assisting these days is still difficult to foresee. Europe has to monitor every opportunity of evolving Islamic extremism, a risk that Libya also runs. But now our major duty is to speak out without reserves so that shootings on the protesters stop as soon as possible".

Rome, February 21, 2011

Quella giornalista stuprata ci ricorda che cos’è la rivolta d’Egitto

sabato 19 febbraio 2011 Il Giornale 7 commenti

Il Giornale, 19 febbraio 2011

In Piazza Tahrir, che come un grande teatro a più scene ci ha rappresentato per giorni scene di rivoluzione, di gioia e di morte, commedie e tragedie, un’inviata della CBS News è stata brutalizzata sessualmente per mezz’ora da una folla di uomini eccitati. Grandi rivoluzionari, decine di grandi combattenti della libertà che il mondo intero stava esaltando; bastava guardare la CNN e la BBC. Il cameraman di Lara Logan, una bella donna di 39 anni, veterana dell’Iraq e dell’Afghanistan, è stato trascinato via e picchiato; la giornalista è stata infine salvata da una folla che le cronache definiscono di «donne e soldati», ma chissà se è una narrativa mirata a ricomporre un’icona. Negli altri angoli della piazza la storia seguiva il copione: si gridavano slogan, si resisteva all’attacco degli uomini cammellati di Mubarak, si marciava, si filmavano giovani blogger, donne con e senza velo, la loro sete di libertà, il loro coraggio… Intanto, in quell’angolo si stava svolgendo una scena che non poteva, non doveva dire nulla sulla rivoluzione che piace alle telecamere, che nutre gli stereotipi più cari all’informazione liberal. Questa informazione per giorni ha nascosto che non pochi fra i giornalisti occidentali, tutti favorevoli alla rivoluzione, venivano in realtà strattonati e minacciati, talora portati via dalle forze dell’ordine… [...]

Mediorientale

giovedì 17 febbraio 2011 Generico 3 commenti

RIASCOLTA LA CONVERSAZIONE CON MASSIMO BORDIN SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE:



Sintesi degli argomenti:

Israele cerca di recuparare la fiducia nella rivoluzione egiziana. Sharansky, dissidente nell'ex URSS, ha scritto: "E' tempo di credere nella dimocrazia", sollecitando il paese ha sostenere la lotta per la libertà nel mondo arabo.

Israele però teme: quattro delle sue ambasciate in paesi musulmani sono state prese d'assalto e chiuse.

Israele ha acconsentito (come stabilito dagli accordi di Camp David del 1978) al dispiegamento di militari nella penisola del Sinai, dove l'esercito egiziano si trova ad affrontare l'estremizzazione dell'area (scontento delle popolazioni beduine, infiltrazioni di Al Qaeda e Hamas..).

L'importanza degli accordi di pace tra Israele ed Egitto: importanza non solo per Israele stesso, ma anche per gli equilibri dell'intera area.

La messa in discussione di questo accordo costituisce un topos che accomuna molte forze. ElBaradei è stato il primo, agli inizi della protesta, ad affermare che il trattato di pace con Israele è un trattato di Mubarak e non del popolo egiziano. I quotidiani di tutto il mondo arabo hanno dato adito a questa stessa tesi, per cui è giunto il momento di rivedere la pace con Israele: Teshreen (Siria), Al Quds Al Arabi (quotidiano arabo che esce a Londra) An-nahar (quotidiano libanese vicino ai maroniti). Anche Ayman Nour, il presidente del partito liberale Al Ghad, che osò nel 2005 sfidare Mubarak alle elezioni presidenziali e per questo fu poi incarcerato per 4 anni, ha dichiarato che l'accordo con Israele va rivisto. [...]

IRAN: DIALOGO INUTILE CON AUTORITA', SERVE CON OPPOSIZIONE

mercoledì 16 febbraio 2011 Attivita parlamentari 4 commenti

(ASCA) - Roma, 16 feb - ''Di fronte agli ultimi eventi in corso nelle piazze iraniane, in cui ancora una volta il popolo iraniano dimostra il suo profondo antagonismo nei confronti di un governo che ne viola tutti i diritti umani; di fronte alla violenza delle forze di sicurezza iraniane, di fronte alla sconcertanti immagini, oggi su tutti i quotidiani, del parlamento iraniano che richiede
l'impiccagione dei leader dell'opposizione, nel mio ruolo di Vicepresidente della Commissione Esteri, devo annunciare che non prendero' parte domani all'incontro in Commissione con
una delegazione di parlamentari iraniani''. E' quanto afferma Fiamma Nirenstein (Pdl), vicepresidente della Commissione Esteri della Camera, intervenendo in Aula.
   ''Non penso sia utile la discussione con i rappresentanti ufficiali iraniani. Penso sia invece utilissimo esprimere solidarieta' e incontrare le sue opposizioni - continua Nirenstein -. Infatti parlare con le autorita' iraniane sulle questioni relative ai diritti umani, o alle strutture nucleari, non e' servito a nulla finora. L'Iran e' determinatissimo finora nella sua scelta aggressiva, imperialista e antisemita, come dimostrano anche le ultime dichiarazioni di Ahmadinejad di incitamento allo sterminio. Invece l'opposizione ha seguitato, nelle more di una spietata repressione, a esprimere il desiderio di liberta' e di pace che merita tutto il nostro appoggio''.

Italian deputy rebukes fellow deputies for Iran meeting

By BENJAMIN WEINTHAL, Jerusalem Post
20/02/2011
http://www.jpost.com/International/Article.aspx?id=208970

BERLIN – Fiamma Nirenstein, Vice President of the Foreign Affairs Committee in Italy’s Chamber of Deputies, sharply criticized last week her fellow legislators serving on the committee for meeting with a group of Iranian members of parliament.

Speaking during a parliamentary debate last Wednesday, Nirenstein said “I announce that, in my capacity as Vice President of the Foreign Affairs Committee, I will not participate in tomorrow’s meeting of my committee with a delegation of Iranian parliamentarians, headed by the President of the Iranian Foreign Affairs Committee.”

She continued that, “Given the recent demonstrations in Iranian cities, with the Iranian people once again proving their profound enmity towards a government that violates all their human rights; given the violence perpetrated by the Iranian security forces, and given the disconcerting images, in all today’s newspapers, of the Iranian parliament demanding the hanging of the opposition leaders, I feel that a dialogue with Iran’s official representatives is completely pointless. [...]

L’Iran esalta le rivolte, ma non a casa propria

martedì 15 febbraio 2011 Il Giornale 3 commenti

Il Giornale, 15 febbraio 2011

Gli ayatollah avevano aizzato le proteste in Egitto e Tunisia. Ieri però la rabbia popolare è esplosa contro di loro e la risposta è stata la dura repressione. Dopo aver scaricato Mubarak, ora Obama non potrà negare sostegno a chi chiede libertà a Teheran

Magari il popolo iraniano fosse davvero giunto ieri, con le sue manifestazioni che già costano feriti e morti, nella grande rivoluzione del mondo islamico. Magari queste ore di scontri nel centro di Teheran e a Isfahan preparassero un improvviso e fortunoso balzo persiano nella democrazia, contro un governo che ha il record di violazioni dei diritti umani con le sue pubbliche impiccagioni di omosessuali, dissidenti, donne, un regime che prepara la bomba atomica per distruggere Israele e l’Occidente.
Se così fosse, questo evento avrebbe due caratteristiche straordinarie: l’ironia e un totale rivolgimento strategico rispetto a tutte le rivoluzioni in atto nel mondo musulmano. [...]

Iran celebrates revolutions, but not at home

Il Giornale, 15 February 2011

The ayatollahs spurred on protests in Egypt and Tunisia, but people’s anger erupted against them, facing a brutal repression. After ditching Mubarak, Obama cannot now deny support to those calling for freedom in Teheran.

If only the Iranian demonstrations, which have already notched up casualties and deaths, really had achieved the great revolution of the Islamic world yesterday. If only these hours of clashes in the centre of Teheran and at Isfahan really were preparing Iranians for a sudden and fortuitous leap towards democracy, against a government that holds the record for human rights abuses with its public hangings of homosexuals, dissidents and women, against a regime preparing an atomic bomb to destroy Israel and the West. If it were the case, such an event would have two outstanding features: a certain irony, and a turning point for all the revolutions underway in the Muslim world. [...]

Attenti, copiare la Turchia non significa democrazia

venerdì 11 febbraio 2011 Il Giornale 9 commenti

Il Giornale, 11 febbraio 2011

Dovremmo davvero smetterla di raffigurarci schemi che ci garantiscano dove va a parare l’Egitto, meglio andare dallo psicanalista a calmare le nostre paure, specialmente ora che Mubarak vacilla sempre di più. Meglio smettere di immaginarsi una magnifica rivoluzione sociale di giovani e di donne che prepara la democrazia nel mondo arabo. C’è chi dipinge piazza Tahrir come una raffigurazione in termini arabi delle rivoluzioni liberali e anticomuniste dell’Europa dell’Est: lo faccia pure, si prenderà una solenne legnata. L’unico elemento di somiglianza l’ha individuato Sharansky: ogni uomo vessato dalla miseria e dalla prepotenza anela alla libertà. Tutti, senza distinzione. Fare il dittatore è rischioso.
C’è chi si immagina che la Fratellanza Musulmana abbia aderito a un processo democratico, e anche Obama se ne accorgerà. Ogni affermazione di gradualismo di Mohammed Badie, il capo, è puro tatticismo, e se ne trova la conferma in altre sue terribili affermazioni contro la civiltà non musulmana: lo scopo è il califfato universale e, prima di tutto, in Egitto. Infine, ci sono quelli che si calmano pensando che l’Egitto adotterà un modello turco, islamico ma secolare, in pace con l’Occidente. [...]

Dibattito: "Egitto: da che parte stare?"

mercoledì 9 febbraio 2011 Attivita parlamentari 0 commenti

Dialoghi DiVini 2011

Giovedì 10 febbraio, ore 18.30, fondazione Magna Carta - Roma, Via dei Lucchesi 26

Dibattito

"Egitto: da che parte stare?"

Ne discutono:
Carlo Panella, giornalista e scrittore
Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice, vicepresidente della Commissione Esteri della Camera

Modera:
Giancarlo Loquenzi, direttore de "L'Occidentale"

Sembra esserci una sola certezza nella crisi che ha sconvolto l'Egitto e gli altri paesi del nordafrica: il mondo arabo versa in una grave incertezza, che si riflette nei commenti di chi prova a raccontare ciò che sta accadendo. Siamo davanti a una sollevazione popolare che aspettavamo da anni e di cui ancora non conosciamo l'esito e le conseguenze. Per avere delle risposte la fondazione Magna Carta ha scelto di inaugurare l'edizione 2011 dei suoi "Dialoghi DiVini" con due esperti di questioni mediorientali: Carlo Panella e Fiamma Nirenstein.

A seguire: degustazione di vini

Per maggiori informazioni e per partecipare all'evento contatta la segreteria di Magna Carta: 06-4880102, 06-42014442, eventi@magna-carta.it


 

Obama elefante nella cristalleria mediorientale

martedì 1 febbraio 2011 Il Giornale 12 commenti

Il Giornale, 1 febbraio 2011

Il presidente americano Obama dovrebbe smetterla di pasticciare col Medio Oriente, di cambiare posizione due volte in due giorni sulla più grave delle situazioni sul tappeto della pace mondiale, il futuro dell’Egitto. Dovrebbe smetterla di mettersi in relazione con il bene assoluto invece che con quello della sua nazione e di tutto il mondo che, dietro agli Usa, crede nella libertà, nel libero mercato, nella monogamia, nei diritti delle donne. Che frivolezza è mai questa? Che razza di informazioni ha la signora Clinton quando ci dice che «Non importa chi detiene il potere (comunque, non si sa mai, magari Mubarak la sfanga, sembra sottintendere questa frase ndr), il punto è come risponderemo ai legittimi bisogni e alle lagnanze del popolo egiziano». Ottimo, ma Obama, che ha dato questa linea mollando il suo alleato di sempre, il suo punto di riferimento nel mondo arabo dopo parecchie ore di incertezza, lo sa che fra le “lagnanze” le più dure (ormai comuni in piazza) oltre che contro Mubarak, inveiscono contro gli Usa e Israele, e contro il mondo occidentale in generale? Lo sa che questa grande rivoluzione di piazza, che nella nostra visione ha soprattutto connotati sociali, deve invece essere misurata su connotati culturali islamici completamente diversi? O dobbiamo seguitare a fingere che si parli solo di pane e di lavoro, elementi senz’altro rilevanti? [...]


Obama: bull in the Mideast china shop
Il Giornale, 1 February 2011

US president Obama should stop making a mess in the Middle East and changing his position twice in two days around the most serious situation facing world peace—the future of Egypt. He should stop using Absolute Good as his point of reference, instead of the good of his country and of the rest of the world which, behind the US, believes in freedom, free market, monogamy and rights of women. What does he think he’s playing with? What kind of information has Mrs. Clinton when she tells us, “It doesn’t matter who's in power [however, who knows, maybe Mubarak will pull through, she seems to be hinting—ed.], the point is how we respond to the legitimate needs and complaints of the Egyptian people". Fine, but does Obama—who in offering this line after a number of hours of uncertainty, dumped his long-time ally, his point-of-reference in the Arab world —know that among the “complaints”, the toughest ones (commonly seen in the streets) are not only against Mubarak, but against the US and Israel, and the Western world in general? Does he know that this great revolution in the streets, that according to our cultural parameters has something to do above all with social issues, must instead be evaluated in terms of a completely different Islamic and Arab culture? Or must we continue to pretend that the crowd in the squares is only talking about bread and job? [...]

Mubarak, vattene in Israele

martedì 1 febbraio 2011 Diario di Shalom 0 commenti

L’intifada di Baradei? Nemica dell’Occidente

domenica 30 gennaio 2011 Il Giornale 9 commenti

Il Giornale, 30 gennaio 2011

Vedremo Muhammed Al Baradei o il movimento Kyfaia o i Fratelli Mussulmani al potere in un Egitto nato dalla piazza? E porteranno la democrazia? Per ora, l’insediamento al potere di Omar Suleiman, ministro e principe dei servizi segreti, nel ruolo di vice presidente non è altro che la conferma del fatto che Mubarak non ha nessuna intenzione di lasciare il potere. L’esercito non l’ha abbandonato e Suleiman è al suo fianco da tempo immemorabile.
Il vecchio faraone forse potrà, nella più antica tradizione imperiale, come Ramses quando aveva più di 80 anni, celebrare la festa del suo ringiovanimento senza lifting, grazie a Omar. Ramses ogni anno, fino a oltre 90 anni (lo impariamo da Fuad Adjami grande storico arabo) innalzava un obelisco per ringraziare gli dei. Il popolo egiziano, salvo che per il traumatico assassinio di Sadat, non ha mai ucciso i suoi faraoni. Anche quando nel 1952 distrusse il potere di Muhammad Alì, la sua dinastia era al potere di 50 anni. Ma quando si sentono colpiti nell’onore i fellahim, contadini affamati ma di nobili antichissimi costumi, e la sua colta e pigra borghesia, come è successo quando i tunisini sopravanzarono il popolo egiziano, allora accade l’inenarrabile. Così fu dal 2350 al 2150 avanti Cristo, quando gli uomini che conosciamo raffigurati dai cocci egizi, si rivoltarono fino a liberarsi dal regno di chi li affamava. Così può accadere con Mubarak. [...]

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