Attenti, copiare la Turchia non significa democrazia
Il Giornale, 11 febbraio 2011
Dovremmo davvero smetterla di raffigurarci schemi che ci garantiscano dove va a parare l’Egitto, meglio andare dallo psicanalista a calmare le nostre paure, specialmente ora che Mubarak vacilla sempre di più. Meglio smettere di immaginarsi una magnifica rivoluzione sociale di giovani e di donne che prepara la democrazia nel mondo arabo. C’è chi dipinge piazza Tahrir come una raffigurazione in termini arabi delle rivoluzioni liberali e anticomuniste dell’Europa dell’Est: lo faccia pure, si prenderà una solenne legnata. L’unico elemento di somiglianza l’ha individuato Sharansky: ogni uomo vessato dalla miseria e dalla prepotenza anela alla libertà. Tutti, senza distinzione. Fare il dittatore è rischioso.
C’è chi si immagina che la Fratellanza Musulmana abbia aderito a un processo democratico, e anche Obama se ne accorgerà. Ogni affermazione di gradualismo di Mohammed Badie, il capo, è puro tatticismo, e se ne trova la conferma in altre sue terribili affermazioni contro la civiltà non musulmana: lo scopo è il califfato universale e, prima di tutto, in Egitto. Infine, ci sono quelli che si calmano pensando che l’Egitto adotterà un modello turco, islamico ma secolare, in pace con l’Occidente.
Ma il modello turco in realtà non è come molti si figurano, cioè come uno scenario in cui i militari giuocarono un ruolo di stabilizzazione e i partiti islamisti vengono ammansiti con la partecipazione. Intanto, questa è un’immagine vecchia, antecedente alla Turchia di Erdogan, ormai parte dell’asse politico iraniano. E inoltre, non funzionerebbe comunque: l’Egitto, anche se era ed è tuttora fra i più secolari Paesi arabi, non ha mai avuto un leader formidabile come Kemal Ataturk che abbia fatto della secolarizzazione il suo compito storico, nessuno che gli abbia insegnato, in nome di una magnifica visione moderna, a scrivere in lettere latine o che abbia costretto le donne a partecipare al lavoro e a vestirsi all’occidentale... Dopo i colpi di stato del 1960 e del 1980 civili e militari lavorarono insieme per costruire la transizione alla democrazia. In ambedue i casi il capo dei militari divenne presidente e molte figure in parlamento si misero al loro fianco.
Se l’Egitto dovesse seguire le orme di questa esperienza, l’esercito (che in queste ore ha effettivamente un ruolo centrale) verrebbe fiancheggiato da una pluralità di partiti di massa e rinnoverebbe la costituzione. Ma, peccato… l’Egitto non ha una struttura partitica sviluppata. L’unico partito ordinato, schierato, con un piano preciso, arricchito dai soldi delle donazioni e dei business di cui il mondo islamico estremista lo gratifica, è la Fratellanza Islamica.
In secondo luogo, in Turchia l’esercito che aveva garantito una gestione laica del potere, comincia a sparire con la presenza sulla scena dell’Akp nel 2002. Questo partito islamico, una specie di Fratellanza all’acqua e sapone, decise di presentarsi morbido perché la Corte Costituzionale aveva chiuso i partiti islamici duri, il Partito del Benessere nel 1998 e il Partito della Virtù nel 2001. Era un periodo in cui tutti sperarono che la Turchia, liberatasi dal retaggio della continua violazione dei diritti umani, potesse accedere all’Unione Europea. Ma la storia è matrigna. Dopo che l’Akp vinse le elezioni del 2002 su una piattaforma moderata, cominciò la sua marcia verso l’islamismo e verso il terreno incognito che potesse restituirle l’onore che l’Europa non si decideva a accordarle. Divenne antiamericano e antisemita, e si assimilò all’Islam dell’Iran e dei suoi amici, duro, orgoglioso, antagonista. I militari sono stati fatti fuori, e così anche il potere giudiziario.
La democrazia garantita dalla specificità turca è svanita, inutile invocarla: una volta eliminati i controllori, lo spirito islamista della Turchia è inesorabilmente resuscitato. La scelta moderata che era stata imposta da forze come l’esercito e i giudici, compagna di strada della marcia verso l’Europa, è saltata. Per l’Egitto, è inutile contare sull’opzione turca-laica se nessuno è là ad imporla. All’inizio questa soluzione potrebbe neutralizzare le forze religiose, ma alla lunga esse hanno nel mondo islamico una forza, un rigoglio ideologico e pratico straordinario.
Sono molto d'accordo con la tua analisi, e sono anche tanto preoccupato per il nostro Paese che fa molto poco per respingere questa invasione in atto. Spero tanto che i miei amici ebrei ce la facciano ancora nella trincea in cui sono, L'america di Obama non mi dà fiducia
Edoardo Grynberg , Milano
Copia msg mandato a Franco Frattini a seguito sua odierna sollecitazione a Israele di restituire il Golan...Cerco di evitare di tediarla e affaticarla frequentemente... E' già "preso" a sufficienza dai suoi impegni quotidiani senza che glie ne crei di ulteriori ma, a seguito della sua odierna ufficiale "indicazione" in materia... caro sig. Ministro, checché ne dicano le Risoluzioni "equilibristiche" dell'Onu, l'Unione europea, il "buon" Prodi o l'altrettanto "buon" D'Alema o altri "benpensanti" o magari anche Obama, Israele NON restituirà MAI il Golan! Questo, il consesso mondiale, SE LO SCORDI!!!...CordialmenteEdoardo Brambilla - Milano
Mario Carossi , Torino
Per ora Obama ha avuto ragione, domani si vedrà. E le probabilità che i mugugni quando non la rabbia, con cui Israele ha reagito a questi fatti, si dovranno tramutare in gratitudine sono in risalita, la Turchia anche quella di oggi è certo meglio dell'Egitto di ieri e probabilmente senza una costante ambigua e pervicace azione di allontanamento dalla UE guarderebbe molto meno in altre direzioni
Saverio Ammendola , Napoli Italia
Condivido in pieno la tua analisi, anzi sono ancora più pessimista. Vorrei ricordarti che gli errori Americani nel valutare l'estero sono atavici, questo medoto purtroppo ha fagocitato anche i servizi ebraici , epurati come ben sappiamo anni fa. Non vorrei che passano la palla Egitto alla Turchia, sarebbe veramente un disastro. I loro interessi sono aumentati da quando l'Europa ( Francia e Germania) si è opposta all'entrata della Turchia in Europa, le loro basi e diversi. Lungimiranza è un termine a loro sconosciuto, mia cara Fiamma.Con simpatia Saverio
michele lascaro , matera
Mi auguro che in Egitto non si accetti la linea attuale di Erdogan, che ha ridotto i militari a comparse utili solo nelle manifestazioni nazionali, sconfessando la laicità di Ataturk. Se i militari avessero un guizzo di dignità allontanerebbero dal potere Erdogan, come fecero anni fa con il preislamista Erbakan. Mi dispiace che la Turchia abbia imboccato una strada , forse senza ritorno, che la distanzia dalle democrazie occindentali. Certo è che la instabilità della zona ricadrebbe su Israele e, dopo, sul mondo intero.
Mara Marantonio , Bologna
Analisi condivisibile, sotto tutti i punti di vista; ben più seria di chi ha malamente cercato di criticarla. Il resto è...wishful thinking, in fede più o meno buona.Trovo che, oltre Mubarak, dovrebbe andarsene Obama, autore di pericolosi sfracelli, dilettante della politica e politico senza scrupoli.Spero che gli USA sappiano trovare qualcuno di migliore di questo dilettante; ma, al momento, non si vede nessuno all'orizzonte..
Ilaria Arri , Rivoli (To), Italy
Cara Fiamma, fare il dittatore é rischioso, é vero, e adesso che Mubarak sta vacillando é lo é sempre di più!!A quando una vera democrazia araba? A me sembra che queste povere popolazioni arabe non potranno mai avere un presidente o un re democratici, salvo eccezioni, naturalmente, che non riesco a cogliere, adesso.Un abbraccio,e un saluto, Ilaria.
Dr. Safwat Ayoub , Canada/Egitto
A very good analysis. Complimenti.
Percy D'Elia , Roma
On.le Nirenstein,solo due parole per ribadire quanto già affermato nei miei precedenti email. La maggior parte dei Paesi Arabi in tutto il M.O. ad eccezione dello Stato Ebraico, attuano una politica di sopprusi, fanatismo,interessi personali dei governanti. Il mondoarabo ha bisogno di un radicale cambiamento verso la democrazia, certamente non da domani. Sarà necessario moltissimo tempo, anche con l'aiuto degli USA e dell'Europa. MAH!!!!Un cordiale salutoPercy D'Elia