L’intifada di Baradei? Nemica dell’Occidente
Il Giornale, 30 gennaio 2011
Vedremo Muhammed Al Baradei o il movimento Kifaya o i Fratelli Mussulmani al potere in un Egitto nato dalla piazza? E porteranno la democrazia? Per ora, l’insediamento al potere di Omar Suleiman, ministro e principe dei servizi segreti, nel ruolo di vice presidente non è altro che la conferma del fatto che Mubarak non ha nessuna intenzione di lasciare il potere. L’esercito non l’ha abbandonato e Suleiman è al suo fianco da tempo immemorabile.
Il vecchio faraone forse potrà, nella più antica tradizione imperiale, come Ramses quando aveva più di 80 anni, celebrare la festa del suo ringiovanimento senza lifting, grazie a Omar. Ramses ogni anno, fino a oltre 90 anni (lo impariamo da Fuad Adjami grande storico arabo) innalzava un obelisco per ringraziare gli dei. Il popolo egiziano, salvo che per il traumatico assassinio di Sadat, non ha mai ucciso i suoi faraoni. Anche quando nel 1952 distrusse il potere di Muhammad Alì, la sua dinastia era al potere di 50 anni. Ma quando si sentono colpiti nell’onore i fellahim, contadini affamati ma di nobili antichissimi costumi, e la sua colta e pigra borghesia, come è successo quando i tunisini sopravanzarono il popolo egiziano, allora accade l’inenarrabile. Così fu dal 2350 al 2150 avanti Cristo, quando gli uomini che conosciamo raffigurati dai cocci egizi, si rivoltarono fino a liberarsi dal regno di chi li affamava. Così può accadere con Mubarak.
Educatamente gli Usa e il resto del mondo gli chiedono di spostarsi almeno un po’ sul quel largo trono, ma Mubarak sa benissimo che la richiesta non sarà troppo insistita, perché l’ultimo a interessarsi seriamente di diritti umani è stato George Bush, con i suoi pregi e difetti, e al resto del mondo interessa soprattutto la stabilità. Ma quanto fragile è questa scelta lo si vede in queste ore.
Di stabile in Egitto non c’è proprio niente. Prima di tutto, Mubarak da una parte reprimendo e dall’altra sussumendo le opposizioni estremiste, comprese la Fratellanza Mussulmana, ha di fronte, oltre che un innegabile desiderio di libertà e rinnovamento, anche un’opinione pubblica spaventosa. Lo prova l’ultima indagine Pew: in Egitto l’82 per cento è favorevole alla lapidazione delle adultere, il 77 per cento al taglio della mano, l’84 alla pena di morte per i musulmani che cambiano religione. Richiesti se preferiscono i modernizzatori o gli islamisti, il 27 tiene per la modernità e il 59 per cento vuole gli islamisti. Il 30 per cento ama gli Hezbollah, il 49 Hamas, il 20 Al Qaida. Chi può gestire una simile opinione pubblica in senso riformatore democratico? La risposta più realistica è che le riforme le farà ancora Mubarak con l’aiuto di Suleiman per evitare di essere rovesciato, avendo al fianco l’esercito che non ha dato nessun segno di abbandonare il capo.
Se guardiamo al futuro, tuttavia, non si placherà spontaneamente la grande «Intifada» cui ha invitato fino alla vittoria il candidato di una parte dell’opposizione, Mohammed El Baradei: l’uomo che piace di più all’Occidente con i suoi abiti ben tagliati, il suo premio Nobel per la pace, l’innegabile coraggio di mostrare la faccia in mezzo alla sanguinosa confusione egiziana e il suo passato di segretario dell’Agenzia Onu per l’energia atomica, l’Aiea,che lo ha reincaricato ben tre volte.
Ma come ha gestito il suo mandato? Certo in modo non rassicurante. Per John Bolton, allora ambasciatore all’Onu degli Usa, sono incalcolabili i danni da lui procurati con la difesa a oltranza delle strutture nucleari iraniane, di cui ha seguitato a sostenere, falsamente, la sostanziale innocuità e la destinazione a fini civili. El Baradei ha paragonato la potenza nucleare israeliana a quella iraniana, ha detto che Israele è il peggiore pericolo per il Medio Oriente, ha più volte riabilitato la Fratellanza Mussulmana. Su questa, nata in Egitto e decisa a conquistarlo anche con recente congiura sediziosa di matrice iraniana in uno stato coranico jihadista, ovviamente non possiamo contare per un regime di riforme. Poi, il movimento Kifaya che, nato nel 2004 sulla legittima richiesta a Mubarak di non presentarsi candidato presidente per la quinta volta, è di origine comunista, antisemita e antioccidentale, estremista tanto da mettere in programma la cancellazione della pace con Israele.
Insomma, Mubarak si trova schierati contro, oltre a un popolo giustamente infuriato per il pane e la corruzione, anche tutti i gruppi che gli Usa e l’Europa hanno lasciato crescere trascurando l’opposizone democratica vera, come quella di Saad Eddin Ibrahim o di Ayman Nur, per paura di disturbare il manovratore. Un guaio vero, tanto che Khamenei dall’Iran fa sapere, come se non lo sapessimo, che questa rivoluzione gli piace moltissimo.
Excellent analysis, Signora Norenstein.Your article is perfect.I also think that il Signor Pallino is right, Obama IS taking the world in the wrong direction, I hope he will be a one term president. I will be working towards that very hard.I knew he was not for Israel since the beginning and I'm glad that a lot more people are realizing that.
Renzo , firenze
Sul quotidiano La Nazione di oggi, con grande inquietudine e profonda tristezza da parte mia, è mostrata una foto, che fa partedel servizio su El Baradei e scritto dal cor-rispondente Lorenzo Bianchi, dove un piccolo oppositore di Mubarak, che oltre chepiccolo definirei mostro, il quale sventola una foto del presidente egiziano, dipintocon i denti davampiro, la bocca grondante sangue, due enormi orecchie e un occhio rosso, trafitto da una scia di sangue. E indovinate cosa c'è sulla fronte??? Una bella STELLA DI DAVID.Nessun commento di questa foto scandalosa da parte del giornalista su citato, riguardo a questa foto così vile e meschina. E' vero Mubarak non era certoun santo, anzi, ma cosa aspetta al po-polo egiziano, quando ancora si mettein bella mostra un'antisemitismo distampo nazista, così schifoso e vergo-gnoso. Penso onestamente, che gli egiziani, non si meritano emancipazione,ma soltanto miseria.Cordiali salutiRenzo Firenze
Stefano Isidori , Roma
Dopo l'articolo dell'Ambasciatore Castellaneta pubblicato su Panorama uscito il 21 gennaio scorso, dove con impressionante lungimiranza si prevedevano i fatti poi accaduti in Egitto a seguito degli eventi Tunisini, non ho più letto analisi oggettive sulla realtà degli accadimenti. C'è tutto un fiorire di cronache che vedono gli accadimenti nell'unica prospettiva di una lotta per la democrazia, giusta a prescindere per la forza dei numeri. Senza alcuno spunto critico. La Sua pagina invece si pone come un faro per comprendere davvero quali possano essere gli esiti di questa protesta che, sotto le (a mio parere false) sembianze di una lotta per la democrazia pone invece seri dubbi sul futuro e sulla stabilità del Medio Oriente. Grazie per l'analisi.Stefano Isidori
Pallino , Tel Aviv
The Obama regime is taking America and the rest of the free world to a bad place. It is clear that Baradei is supported by Obama's messengers and the rest of the extreme muslim regimes.
Francesco Severa , Fiuggi (FR), Italy
Davvero una bella analisi, che ci descrive una situazione davvero difficile nella quale ci troviamo a sciegliere tra un governo filo-occidentale ma non certo rispettoso delle libertà individuali, e la possibilità che l'Egitto cada nella mani dell'estremismo! Questa seconda opzione va assolutamente evitata, soprattutto per le conseguenze che potrebbe avere sui colloqui di pace tra Israele e Palestina, ma sembra quasi che l'occidente non voglia esporsi, che stia a guardare senza saper prendere una decisione precisa mentre l'Egitto, paese strategico, sta diventando una polveriera!
Eliyahu , Gerusalemme Israele
il movimento detto Kfaya e` da un anno almeno un braccio degli Fratelli Mosolmani. Cioe` dire, e` adesso ancora piu pericoloso.
Daniele Gandini , Genova
Purtroppo alla trasmissione di Lucia Annunziata (in mezz'ora) di oggi pomeriggio, Massimo D'Alema si è mostrato favorevole alla partecipazione, in Egitto, di movimenti quali i Fratelli Musulmani al governo del paese.Dice che non si può parlare di democrazia se movimenti importanti vengono non rappresentati o lasciati fuori dal governo, perchè questa è la democrazia...Perchè allora la costituzione italiana probisce la ricostituzione del discolto partito fascista ?
Renzo Manassero , Racconigi / Italia
Spero non si cada dalla padella nella brace.In questi paesi credo che il fanatismo sia una componente sempre presente.
sandro emanuelli , carloforte (CI) Italy
Grande analisi! Grazie!