Mediorientale
RIASCOLTA LA CONVERSAZIONE CON MASSIMO BORDIN SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE:
Sintesi degli argomenti:
La situazione nel sud di Israele si fa sempre più tesa: è stato dispiegato un nuovo sistema anti-missile (Iron dome) nella zona di Beer Sheva, nel Neghev, a seguito delle centinaia di missili sparate dalla Striscia di Gaza nelle ultime settimane.
Anche il confine settentrionale è in subbuglio, con i grandi movimenti che stanno avvenendo in Siria. Cosa succederà se Bashar Assad dovesse essere deposto? Il regime di ferro degli Assad ha fatto sì che il confine con Israele fosse tranquillo (militarmente parlando) dal '67, senza guerre né attentati, pur sempre portando alta la bandiera dell'anti-israelianismo.
L'alleanza sempre più stretta tra Siria e Iran e il tentativo, poco riuscito, degli USA di cercare un colloquio con la Siria per allontanarla dagli Ayatollah, per esempio con la nomina dell'Ambasciatore Ford a Damasco.
I possibili nuovi equilibri tra shiiti e sunniti nel Medio Oriente post rivoluzionario: cosa succederà in Siria e Bahrain in particolare, dove la longa manus iraniana è sempre più incombente?
Il Ministro degli Esteri del Bahrain ha presentato una protesta ufficiale al governo libanese contro le ingerenze di Hezbollah nel proprio paese. Dal canto suo l'Iran ha invece contestato l'ingerenza dell'Arabia Saudita in quella che reputa una sua regione, ovvero il Bahrain...
In Siria, gli oppositori del regime che sono scesi in piazza hanno denunciato la presenza di infiltrati di Hezbollah e di agenti iraniani tra le forze che riprimono la protesta.
In sostanza, si sta configurando uno scenario di guerra globale, che nulla ha a che fare le popolazioni che aspirano alla libertà e che vede due grandi antagonisti: l'Iran sciita da una parte e l'Arabia Saudita sunnita dall'altra. E' questa la lente principale attraverso la quale dobbiamo analizzare quanto sta accadendo in Medio Oriente.
Il Ministro degli Esteri israeliano potrebbe cancellare una sua prossima visita ufficiale in Argentina, in quanto questo paese starebbe trattando con l'Iran per fermare l'inchiesta sull'attentato contro il centro comunitario ebraico di Buenos Aires, che fece 114 vittime.
Il processo Katzav (l'ex presidente israeliano condannato a 7 anni per stupro e molestie sessuali) visto dai siti internet arabi: da un lato molti scrivono affermazioni come "tutti gi israeliani sono dei violentatori e dei ladri", "hanno violentato i palestinesi e ora violentano anche le donne". Ma ci sono anche reazioni diverse: Al Wafd, giornale egiziano scrive "i giudici egiziani devono imparare dalla storia d'Israele". Anche Mubarak "ha violentato" il popolo egiziano e per trent'anni nessuno ha detto nulla. Un blogger algerino: "prima di offenderli in tutte le maniere, dovremmo imparare dagli israeliani le radici della democrazia e dei diritti umani. Israele è uno stato di diritto".
La divisione della comunità gay sull'adesione alla "Israeli Apartheid Week".
Tutti i tiranni che minacciano il mondo
Il Giornale, 24 marzo 2011
Tutti presi dalla guerra in Libia, ormai le rivoluzioni mediorentali ci sembrano solo lo sfondo della guerra libica. E invece tutto brucia, e quei fuochi ci segnalano il tempo di capire il Medio Oriente: il mondo arabo è entrato in una epoca nuova e con esso anche il Mediterraneo.
Oggi purtroppo balza agli occhi un evento solo apparentemente estraneo all’attualità: l’esplosione a Gerusalemme vicino all’autobus numero 74, un morto e 31 feriti di cui tre molto gravi. Un ritorno al terrorismo islamista che ha fatto duemila morti nella Seconda Intifada. E’ il messaggio di Hamas, insieme alla pioggia di missili su tutto il sud di Israele e alla strage di Itamar, a Israele ma anche a quello che chiama il Mubarak palestinese, ovvero Abu Mazen. I siti palestinesi chiedono l’unificazione Hamas-Fatah e la contestazione radicale di Israele. Hamas, parte della Fratellanza Musulmana, bombarda e esplode, vuole trascinare tutto nel caos per accrescere il suo potere. [...]
Il pericolo più grande è la paura della guerra
Il Giornale, 23 marzo 2011
«Non avere paura e non sgomentarti» dice Dio a Giosuè (8:1) e questa esortazione si trova 40 volte solo nel Vecchio Testamento: è un imperativo fondamentale e indispensabile della cultura del nostro mondo. Lo è nella cultura ebraica, lo è nella cultura cristiana, ha ispirato tutti i loro sviluppi laici sia conservatori che progressisti, è un leitmotiv della letteratura di ogni tempo, e la moderna bandiera del risorgimento e delle rivoluzioni. Senza questa esortazione non siamo niente. Perché la paura è un sentimento naturale, tutti la proviamo specialmente davanti a una situazione di conflitto. Oggi, bisogna cercare di non avere paura della guerra, proprio perché guardandosi intorno si vede, si legge, si respira nella politica troppo sgomento. Il coraggio intellettuale e anche fisico hanno costruito la cultura della democrazia, così funambolica e strana. Lo sgomento che si percepisce è pericoloso per la nostra riuscita e per il nostro prestigio internazionale. A volte è travestito da ragionevolezza, a volte da cinismo, a volte da prudenza, a volte da ignavia. E invece, quando volano i Tornado lo spirito pubblico deve nutrirsi solo di coraggio. La paura è un sentimento sensato ma guai, oggi, a farne una bandiera, una politica, renderebbe il gioco facile per i prepotenti e i malvagi se le lasciassimo compiere il suo corso. [...]
The worst danger is the fear of war
Il Giornale, March 23, 2011
“Do not be afraid or discouraged” God said to Joshua (8:1). It is an exhortation that can be found 40 times in the Old Testament alone: it is a fundamental and essential imperative of our Western culture. Be it in Jewish or Christian culture, it has inspired all their secular developments, both of the conservative and progressive camp. It is a leitmotiv common thread running through literature across the ages, and the modern flags of Renaissance and revolution. Without this exhortation we are nothing. Because fear is a natural feeling, we all feel it, particularly when faced with a conflict. Today, again, as we face a new war, we have the duty to save politics from discouragement. But the Italian and European media only speak about how unhappily we face the fight; how much it was imposed to us by circumstances and by the UN; how terrible will be the wave of immigration and how dangerous will be the future after Gheddafi, and they insist that we only want to save lives and not destroying Gheddafi’s regime... in a word: that we have been almost unwillingly dragged. [...]
Mediorientale
RIASCOLTA LA CONVERSAZIONE CON MASSIMO BORDIN SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE:
Sintesi degli argomenti:
La condanna dell'ex presidente di Israele, Moshè Katzav, a 7 anni per stupro e molestie sessuali. Il parere (di minoranza) del giudice a favore di uno sconto della pena perché la gogna mediatica alla quale è stato sottoposto Katzav era da considerarsi parte della condanna.
L'intervista di Netanyhau alla CNN sulla situazione mediorientale, Libia, rivolte dei paesi mussulmani.
Tumulti anche in uno dei peggiori regimi, la Siria, di cui poco si sa per via della fortissima censura.
"Israele di fronte alle rivoluzioni del mondo musulmano: speranza o pericolo?"
Che cosa accadrà a Israele, che si trova geograficamente in mezzo allo straordinario movimento rivoluzionario che investe il Nord Africa e il Medioriente?
E' un'occasione o un rischio per l'unica democrazia dell'area?
Quali sono le possibili ripercussioni sul conflitto israelo-palestinese e chi saranno i nuovi interlocutori di Europa e America a fronte dei nuovi assetti geopolitici?
Sono questi i principali interrogativi al centro del convegno "Israele di fronte alla rivoluzione dei paesi musulmani: speranza o pericolo", promosso dall'associazione SUMMIT, presieduta da Fiamma Nirenstein, che si è svolto lunedì mattina alla Sala delle Conferenze della Camera dei Deputati. Oltre 200 persone hanno assistito a quattro ore di conferenza, suddivisa in 3 sessioni.
Vi proponiamo intanto la registrazione audio del convegno, suddivisa per interventi:
RIASCOLTA L'AUDIO:
http://www.radioradicale.it/scheda/323801/israele-di-fronte-alla-rivoluzione-dei-paesi-musulmani-speranza-o-pericolo
Fra speranza e preoccupazione, con un’Europa spaccata in due di fronte alla guerra e all’emergenza umanitaria in Libia, numerosi analisti e politici, italiani e internazionali, si sono confrontati per cercare di dare delle risposte a queste domande cruciali. [Segue...]
GUARDA LE FOTO:
RASSEGNA STAMPA:
"Il dibattito: ecco perché il Raìs deve cadere. L'Europa sia leader nel Mediterraneo e protegga Israele", di Fabio Perugia, Il Tempo, 22 marzo 2011
"Così la primavera araba spinge Hamas a rispolverare la violenza", di Marco Valerio Lo Prete, Il Foglio, 23 marzo 2011
"Si chiama 'islamonazionalismo' l'incubo che spaventa Israele", di Enrico Singer, Liberal, 23 marzo 2011
L’Italia si ritrova al fronte per forza
Il Giornale, 19 marzo 2011
Siamo a una bella svolta, cerchiamo di non averne paura. Si muovono le portaerei nel Mediterraneo, la Nato si organizza, le basi militari sono in agitazione. La strada della no fly zone e dell’estromissione di Gheddafi dalla tavola delle Nazioni dopo le sue azioni sanguinose di questo ultimo mese e dopo la parole di pazzesca minaccia, ha fatto il suo corso, e oggi ne siamo parte integrante. Anche il Parlamento italiano tutto, nelle sue Commissioni esteri e difesa convocate d’urgenza, ha ratificato la scelta del governo. Ai tempi della Serbia, nel ’99, il governo si mosse senza chiedere il permesso a nessuno.
La scelta è maturata lentamente, con sofferenza, con i soliti tentennamenti di Obama, con l’Europa spaccata a metà, fra guasconate francesi e atteggiamenti troppo astuti e alla fine melensi della Germania. Poi tutti sono arrivati a decidere insieme che con Gheddafi non si può andare avanti. [...]
Libya: some good reasons to do it
Il Giornale, 19 march 2011
We are at a great turning point, and we must not be afraid. Aircraft carriers position themselves in the Mediterranean, NATO organizes itself, and military bases are on the move. The road of no-fly zones and of ousting Qaddafi from the table of nations after his last month bloody actions and after his crazy threats, has run its course, and today we are an integral part of the fight against him. Even the entire Italian Parliament confirmed the government’s decision by holding urgent meeting of its foreign and defense committees. During the bombing of Serbia in 1999, the government moved without asking anyone's permission. [...]
CONVEGNO "Israele di fonte alla rivoluzione dei paesi musulmani: speranza o pericolo?"
1. Un futuro di pace o
una prospettiva di guerra?
Presiede:
GIANCARLO LOQUENZI
Direttore de l’Occidentale
Ne discutono:
BENNY MORRIS
Università Ben Gurion
GUIDO CROSETTO
Sottosegretario Ministero della Difesa
KHALED FOUAD ALLAM
Università di Trieste
FERDINANDO ADORNATO
Deputato UDC, direttore di Liberal
CARLO PANELLA
Giornalista e scrittore
2. I riflessi sul conflitto
israelo – palestinese
Presiede:
STEFANO FOLLI
Editorialista de Il Sole 24 Ore
Ne discutono:
PINHAS INBARI
FIAMMA NIRENSTEIN
Giornalista e scrittrice, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
LUCIO CARACCIOLO
Direttore di Limes
MARIO SECHI
Direttore de Il Tempo
Presiede:
FIAMMA NIRENSTEIN
Ne discutono:
YOSSI KUPERWASSER
Direttore generale del Ministero per gli Affari Strategici d’Israele
MARGHERITA BONIVER
Presidente della Commissione bicamerale Schengen, Europol, Immigrazione
ROBIN SHEPHERD
Henry Jackson Society
MARTA DASSU’
Aspen Institute Italia, direttore di Aspenia
PIERLUIGI BATTISTA
Editorialista de Il Corriere della Sera
GIANNI VERNETTI
Deputato API, già Sottosegretario agli Esteri
Si prega di confermare la presenza: nirenstein_f@camera.it.
Per gli uomini è obbligatorio indossare la giacca
Audizione del dissidente egiziano Tarek Heggy alla Camera
Egitto, Nirenstein: nuovi spunti di riflessione con audizione Tarek Heggy alla Camera
Dichiarazione dell’On. Fiamma Nirenstein (Pdl), vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
“In una seduta odierna da me presieduta, la Commissione Esteri ha potuto godere di uno straordinario aggiornamento sulla situazione egiziana in particolare, e sullo stato delle rivolte dei paesi musulmani in generale: è infatti intervenuto in audizione il prof. Tarek Heggy, un intellettuale dissidente egiziano, autore di decine di libri, sempre in prima linea in questi anni per una battaglia di libertà.
Heggy, un musulmano laico, da sempre alleato della minoranza copta perseguitata, ha annunciato la formazione di un partito, che correrà alle prossime elezioni, fondato su tre pilastri: il rifiuto dell’ideologia, il rispetto di tutte minoranze e i diritti per le donne. “Un partito per coloro che oggi non sono rappresentati in Egitto”, ha detto ai parlamentari riuniti per ascoltarlo.
Heggy ha dichiarato di ritenersi fiducioso circa la possibilità che la democrazia attecchisca particolarmente in Egitto, che il fondamentalismo islamico possa essere battuto e che l’esercito abbia il buon senso di lasciare spazio a una forma di democrazia parlamentare.
La sua determinazione e il suo ottimismo hanno aperto uno squarcio positivo sulle rivoluzioni in corso e suscitato da parte dei parlamentari una quantità di domande.
Sono particolarmente lieta di averlo ospitato insieme alla Commissione Esteri”.
Roma, 15 marzo 2011
Egypt, Nirenstein: interesting reflections raised by Tarek Heggy's hearing at the Chamber of Deputies
Statement by Fiamma Nirenstein, Vice president of the Foreign Affairs Committee, Italian Chamber of Deputies
(ASCA) - Roma, 15 March -''In a meeting today chaired by me, the Foreign Affairs Committee has been able to enjoy a great update on the situation in Egypt and more in general on the state of the revolts of Muslim countries: in fact we had the chance to hear prof. Tarek Heggy, an Egyptian dissident intellectual, author of dozens of books, always at the forefront in recent years for a battle for freedom". This was declared in a statement by Fiamma Nirenstein (PDL), Vice-Chairman of the House Foreign Affairs Committee.
''Heggy, a secular Muslim, who has always been an ally of the persecuted Coptic minority, has announced the formation of a party that will run in the upcoming elections, based on three pillars: rejection of ideology, respect for minorities and rights for women - Nirenstein continues -. A party 'for those who are not currently represented in Egypt', he told the MPs gathered to hear him".
"Heggy said to consider himself confident about the possibility 'that democracy take root in Egypt, that the fundamentalist Islam can be beaten and that the army will have the good sense to pave the way for a new form of parliamentary democracy. His determination and his optimism has opened a gash on the positive revolution in progress, and raised by parliamentarians a quantity of questions. I am particularly pleased to have hosted him with the Foreign Affairs Committee''.
Mediorientale
RIASCOLTA LA TRASMISSIONE SU RADIO RADICALE SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE:
La strage di Itamar: la cultura dell'odio dà i suoi frutti e allontana la pace
Itamar massacre: the result of the culture of hatred
Il Giornale, 13 March 2011
How can a normal human being tell the story of yesterday’s horrific attack on a family in the village of Itamar, Samaria, just one of the many stories of ordinary Palestinian terrorism? Here we find the confirmation that Palestinian terrorism is one of the fiercest kinds in the world, always aimed at families, defenceless people, women and children that the media then label “settlers”, in order to justify the assassins? Yet last night we witnessed untold horrors for the umpteenth time: a 12 year-old girl takes part with other friends in a scouting event until midnight, close to her village, where around 100 families live. She arrives home and knocks on the door. Nobody answers. When she goes inside with the help of her neighbour, what she sees is her mother, her father, her three brothers (respectively 11, 3 years and 3 months old) all slaughtered with their throats cut. Two other little brothers, aged 6 and 2, had managed to escape; she holds them close to her as the pointless ambulances and pointless police teams arrive. [...]





