La nuova guerra di Gerusalemme scoppia per il Muro del Pianto
Il Giornale, 3 dicembre 2010
L’Autorità nazionale palestinese fa suo uno studio che nega l’origine del sito sacro agli ebrei. E fa marcia indietro solo dopo le proteste internazionali. La reazione Usa non ferma però le nuove pretese di Abu Mazen sui Territori.
Era una bugia troppo insopportabile perché reggesse. Era scritta sul sito dell’Autorità palestinese da mercoledì della scorsa settimana: il Muro del Pianto, la meta per eccellenza degli ebrei di tutto il mondo, che nei millenni gli ebrei, sfidando i più micidiali pericoli, non hanno mai mancato di presidiare come la pietra delle loro identità stessa, bagnandolo con le loro lacrime; carezzandolo come una persona cara; ricordandone, come è scritto nella Bibbia e come gli archeologi hanno certificato, la storia di muro occidentale del monumento grandioso distrutto dai Romani nel ’70 dopo Cristo, lo stesso cui Gesù fu condotto in pellegrinaggio da Maria e Giuseppe... beh, è tutta un’invenzione degli ebrei. In realtà, dice il sito palestinese, è il muraglione delle Moschee cui Maometto, nel suo volo verso “la città lontana” come è scritto nel Corano che non nomina Gerusalemme, legò il suo cavallo Al Buraq con cui volò poi verso il Cielo. [...]
L'Italia sta mandando tonnellate di materiale anti-incendio per aiutare Israele
Dichiarazione dell’On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
“Esprimo la mia soddisfazione per la risposta italiana alla richiesta di aiuto israeliana per far fronte alla terribile tragedia dell’incendio che sta devastando il Monte Carmelo, nel nord d’Israele. Il nostro Paese sta già mandando infatti ingenti quantità di FireTroll, un materiale per spegnere incendi di cui Israele si trova in assoluta necessità al momento, avendone esaurite le scorte. Israele si trova di fronte a una autentica catastrofe rispetto al numero di feriti, alla tragedia della perdita di vite umane e alla rovina ambientale delle foreste e dei villaggi del Carmelo, di cui tutta la comunità internazionale deve sentirsi investita rispondendo con gesti di viva e concreta solidarietà”.
Aggiornamento: l'Italia ha mandato anche due elicotteri anti-incendio per aiutare nella ancora difficile impresa di spegnimento delle fiamme.
Eritrei rapiti nel Sinai: necessario intervenire con urgenza
Dichiarazione dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
"Il dramma dei profughi eritrei in ostaggio nel deserto del Sinai da parte di bande di trafficanti criminali continua a degenerare: ora sembra che gli aguzzini vogliano espiantare i reni di alcuni degli ostaggi per pagare così il loro "riscatto". E' davvero necessario intervenire con urgenza perché già nei giorni scorsi i predoni hanno assassinato sei prigionieri e ora minacciano di ucciderne altri. E' indispensabile che le istituzioni si mobilitino per salvare la vita di queste vittime della violenza e apprezzo l'azione dell'Italia preannunciata dall'On. Margherita Boniver, volta a fare pressioni sul governo egiziano per localizzare i profughi e intervenire".
Necessario intervenire per aiutare a fermare l’incendio che sta devastando il Monte Carmelo
Dichiarazione dell’On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
"Israele è stato colpito oggi da una terribile tragedia che richiede l’aiuto e la presenza di tutto il mondo civile. Mai tante persone, almeno 40 al momento, sono state uccise in una catastrofe naturale così violenta. Mai tanti alberi, così preziosi per Israele, sono stati bruciati. L’incendio in corso sul Monte Carmelo continua a dilagare e Israele chiede aiuto a tutti i paesi vicini per fare fronte a questa calamità. Dobbiamo impegnarci per rispondere a questa richiesta, specie per un Paese che ha sempre generosamente offerto il proprio soccorso nei numerosi disastri che hanno colpito il mondo”.
Wikileaks rivela: la bomba atomica di Ahmadinejad fa paura al mondo arabo
Wikileaks: ora tutti sanno che l’Iran fa davvero paura
Il Giornale, 30 novembre 2010
Le carte della diplomazia americana dicono che il mondo arabo teme il regime di Ahmadinejad quanto Israele. Adesso che cosa farà chi ha protetto Teheran e i suoi progetti per troppi anni accusando sempre e solo Gerusalemme?
Dopo Wikileaks, salvo nuove rivelazioni, Israele guarda e annuisce contento: il mondo arabo ha molta più paura dell’Iran di quanta ne abbia Israele e non fa che chiedere agli americani di porre fine alla minaccia degli Ayatollah con qualsiasi mezzo. Il primo ministro Bibi Netanyahu ha persino commentato: «Se i leader dicessero la verità su chi è il loro peggiore nemico, invece che ripetere il solito ritornello anti-israeliano, la pace si potrebbe fare molto in fretta». Ahmadinejad ha a sua volta fatto sapere che per lui quelle dichiarazioni non contano nulla. Eppure, che tempismo, sembra aver ispirato una dichiarazione del suo ospite a Teheran Sa’ad Hariri, premier libanese, che ha dichiarato di corsa che non si unisce a nessun rifiuto del progetto atomico del suo amico. [...]
Mediorientale
Sintesi degli argomenti di questa settimana:
La vicenda di Wikileaks: in Israele la reazione è stata quasi un "ve l'avevamo detto", in riferimento a molti file che rivelano le numerose tensioni mediorientali, aldilà del conflitto israelo-palestinese. Egitto, Arabia Saudita, Bahrain, avrebbero richiesto agli USA di pore fine in "qualsiasi modo" al programma nucleare iraniano. La Giordania avrebbe affermato che un Iran nucleare porterebbe gruppi estremistici come i Fratelli Mussulmani a portare avanti delle rivoluzioni.
Tutte queste sono cose note agli addetti ai lavori, poco all'opinione pubblica. L'allarme arabo nei confronti dell'Iran, dai documendi di Wikileaks, emerge come un elemento prioritario nei rapporti di tutti questi paesi con gli Stati Uniti. La preoccupazione è quindi tutt'altro che confinata a Israele. Un altro documento di Wikileaks rivelerebbe una dichiarazione di Ehud Barak che parla di bombardamenti degli arsenali iraniani molto a breve.
Anche il giudizio sulla Turchia riflette i grandi cambiamenti che sono stati sugli occhi di tutti negli ultimi mesi, con uno slittamento di questo paese verso l'asse siro-iraniano e un atteggiamento di compiacimento verso la stampa islamista del paese.
Ancora emerge che l'Iran avrebbe dei missili a lunga gittata forniti dalla Corea del Nord.
Nel fine settimana si è svolto il Quinto Consiglio Rivoluzionario di Fatah, il partito del Presidente Abu Mazen, apertosi con la commemorazione di Amin Al Hindi, uno dei terroristi responsabili della strage degli atleti israeliani alle olimpiadi di Monaco nel 1972. E' stata respinta la richiesta di Israele di essere riconosciuto E' stato decretato che non ci devono essere scambi territoriali.
Pochi giorni prima, nell'ANP è stato commissionato un nuovo studio "sul Muro del Pianto", che stabilisce che in realtà si tratta del muro di al-Buraq, che il Tempio non c'è mai stato, né tantomeno una presenza ebraica a Gerusalemme.
Libano: tutti ormai sanno che il Tribunale Speciale per il Libano sta per accusare esponenti degli Hezbollah di aver orchestrato ed eseguito l'omicidio del premier libanese Rafiq al-Hariri. Ora suo figlio, l'attuale premier, è in visita ufficiale in Iran, che preme perché questa faccenda venga insabbiata (in nome dell'unità nazionale del Libano).
Il mondo civile si batte contro il burqa. Noi ci vestiamo le Barbie
Io lo so come si sente la Barbie «con colori e abiti unici» realizzata da Eliana Lorena cui, sfortunata, in mostra alla libreria etnica Azalai di Milano con altre Barbie in abiti moderni, in kimono, chador, sari.. è invece capitato il burqa. Lo so perché è stato descritto molte volte come si sente una donna che indossa un burqa, e forse sarebbe l’ora di smettere di farci sopra gli spiritosi. Per esempio Khaled Hosseini autore de "Il cacciatore di aquiloni" e di "Mille splendidi soli" racconta: «Mariam non aveva mai indossato il burqa, Rashid dovette aiutarla... il pesante copricato imbottito le stringeva la testa. Era strano vedere il mondo attraverso una grata... la innervosiva non poter vedere di lato e si sentiva soffocare dal tessuto che le copriva la bocca...». Molte altre persone esperte, fra cui da noi la deputata Souad Sbai, hanno spiegato molte volte che in quella prigione si entra in una depressione clinica e in una patologica confusione mentale, si diviene facile preda di molte malattie della vista, dell’udito, dell’equilibrio e che quindi è necessario vietare il burqa per legge. [...]
L'Iran con l'atomica imiterà il regime di Kim
Il Giornale, 25 novembre 2010
Guardate bene la Corea del Nord volgendo il cannocchiale verso il futuro, e vedrete Teheran. Guardate i tormenti dei dissidenti nordcoreani e vedrete la lapidazione delle donne iraniane, considerate la determinazione nordcoreana nell’imporre al mondo il suo regime nazista con lo spauracchio della bomba atomica e vedrete chiaro il programma di Ahmadinejad.
Forse la più spaventevole testimonianza che nel mondo contemporaneo sia dato ascoltare è quella di un sopravvissuto al campo di concentramento nordcoreano: chi scrive ne ha avuto l’occasione, e qui si dirà soltanto che la storia di torture, di uccisioni, di fame (spiace assai ricordarlo) fino all’antropofagia dentro le famiglie dei prigionieri, sono altrettante indicazioni di quanto quel regime basi la sua sopravvivenza sul terrore. [...]
ONU: evitare una nuova farsa con "Durban 3". L'Italia ha votato contro
Dichiarazione dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
"Dopo il disastro di "Durban 1" e di "Durban 2", le presunte conferenze dell'Onu contro il razzismo, che divennero di fatto conferenze di odio razzista contro Israele e contro gli Stati Uniti, martedì l'Assemblea Generale dell'Onu ha approvato una risoluzione che indice di fatto "Durban 3".
Sono lieta di annoverare l'Italia tra i 19 paesi che hanno votato contro la risoluzione, tuttavia appoggiata da 121 Stati, che stabilisce di riaffermare, nel settembre 2011, in un giorno di grandi celebrazioni, la famigerata Carta uscita da Durban 1, sulla base di una delle peggiori iniziative che l'Onu abbia mai intrapreso, iniziativa caratterizzata soprattutto dalla presenza di Fidel Castro, Arafat e Mugabe, che tennero banco alla conferenza del 2001 con i loro discorsi di odio.
Nel 2001 infatti, pochissimi giorni prima degli attentati dell'11 settembre, a Durban si svolse un festival di odio antisemita e antioccidentale, con manifestazioni inneggianti a Bin Laden e dimostranti che inseguivano gli ebrei per le strade. Oggi si vuole riproporre come Vangelo l'impresentabile documento uscito da quella situazione e riconvocare le Organizzazioni non governative che ne furono l'anima. Non è troppo tardi per impegnarci ad evitarlo".