In viaggio con Fiamma nella città di tutti
“Gerusalemme –scrive Fiamma Nirenstein nel suo recente libro dedicato alla capitale d’Israele- fa girare la testa a chiunque”. Fece girare anche la mia la prima volta, nel 2001, quando ci andai. Per Fiamma in alcuni luoghi è simile alla Toscana. A melo sguardo sulle prime case e sulle colline che s’incontrano arrivando da Tel Aviv mi fecero venire in mente alcuni paesaggi pugliesi. C’è una Gerusalemme per ciascuno di noi, familiare come i nostri luoghi più cari. “Chi non sapeva, chi non sa –scrive Fiamma- quasi come fosse cosa sua, dov’è Gerusalemme? Chi non s’llumina di un sorriso consapevole nel sentirla nominare anche dal più remoto angolo della Terra?”. Ma l’idea universale di Gerusalemme, “cioè la speranza che appartenga a tutti”, spinge Fiamma Nirenstein a combattere fin nelle prime pagine l’insidia maggiore che grava sulla città nel tentativo di separarla dalla storia degli ebrei. Ricorda Fiamma quando “nel luglio del 2000, il nono giorno del summit di Camp David tra Bill Clinton, Arafat ed Ehud Barak, Arafat se ne uscì con una novità assoluta: a Gerusalemme non c’è traccia del Tempio degli ebrei, esso è un mito, non è mai esistito”. [...]
Quel patto segreto fra Obama e Israele sulla guerra all’Iran
Il presidente avrebbe trovato l’accordo con Netanyahu. Attacco rimandato a dopo le elezioni in cambio di armi.
Tempo in cambio di mezzi: questo sembra essere il vero accordo segreto raggiunto fra gli Usa e Israele a Washington la settimana scorsa.
A quattr’occhi è un’altra cosa, e anche due che, come si sa, non si sono particolarmente simpatici, alla fine un punto che salvaguardi gli interessi reciproci lo possono trovare, anche quando si parla di guerra. Così Obama e Bibi, nelle more della gigantesca convention dell’Aipac: nell’arena dei tredicimila ospiti, Netanyahu, pure fra dichiarazioni di devozione all’alleanza con gli Usa, assicura che Israele non prenderà rischi di fronte all’impellenza del rischio atomico iraniano e agirà al momento giusto; Obama dichiarandosi il migliore amico di Israele pure avverte che gli Stati Uniti hanno intenzione di ritentare ancora la strada dei colloqui e delle sanzioni. Ma ambedue sanno che, con tutta probabilità, Obama sarà rieletto e certamente dovrà avere a che fare, nei prossimi mesi e anni, con un Israele in stile Bibi, ovvero, «never again». [...]
Siria, cacciare via Assad? Non riusciamo a cacciarlo nemmeno dall’Unesco.
Aiuti umanitari ai ribelli feriti? Un intervento armato? Ma per carità: per l'istituzione Onu Assad non si tocca nemmeno con un fiore
Aiuti umanitari ai ribelli feriti? Forse l’intervento armato necessario per far cessare l’immensa strage di Bashar Assad? Ma per carità. Se chiedete all’Unesco, la raffinata istituzione dell’Onu «per l’educazione, la cultura e la scienza» avrete un’immagine magnificata dell’impotenza delle istituzioni internazionali. Assad non si tocca nemmeno con un fiore. [...]
Mediorientale
la rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Massimo Bordin e Fiamma Nirenstein.
Fiamma Nirenstein appena tornata dal congresso annuale dell’AIPAC (American Israel Public Affairs Commettee, la lobby pro israeliana negli Stati Uniti) ci spiega cosa Gerusalemme e Washington intendano affrontare il problema della corsa al nucleare dell’Iran.
Nei territori palestinesi, va segnalato che Abu Mazen ha appena promesso di inviare una lettera politica a Israele e ai componenti del Quartetto per il Medio Oriente nella quale si mette in chiaro le linee condivise dall’Autorità nazionale palestinese (ANP) per riprendere i negoziati con lo Stato ebraico.
A Gaza la leadership di Hamas è spaccata soprattutto dopo la rottura con l’Iran e la fuga di Meshaal dalla Siria, la stessa nazione che da novembre scorso ancora fa parte del Consiglio dei Diritti Umani dell’Unesco, nonostante il massacro di civili compiuto da Assad da più di un anno.
L’attacco all’Iran è deciso. E Obama non può dire no.
Il presidente cerca di rimandare l’intervento militare ma assicura fedeltà e aiuto a Tel Aviv. Che però preme per agire contro la minaccia atomica.
È finito, in realtà, il tempo in cui «tutte le opzioni sono sul tavolo», come ha detto Obama. È finito alla conferenza annuale dell’Aipac, American Israel Public Affairs Committee, a Washington. Obama lo può ripetere, e l’ha fatto di fronte a un pubblico di tredicimila amici d’Israele bollenti, la cui passione cercava di spingere senza troppo successo a dichiarazioni d’impegno definitivo: ma sì, Obama ha risposto, ma l’ha fatto volteggiando alla sua maniera spesso inconsistente, spesso fascinosa, come un torero nella corrida, piroettando, sventolando una bandiera di speranza di fronte a un pubblico immenso che voleva comunque amarlo e farsi amare perché sa che sarà lui il prossimo presidente, di nuovo. [...]
Ricordo di Lucio Dalla
“Nel grande lutto per la perdita di un così eccellete artista italiano ricordo la bellissima dichiarazione che mi volle affidare nel giorno della manifestazione “Per la Verità, per Israele” il 7 ottobre del 2010 al Tempio di Adriano. E’ un altro segno del suo magnifico anticonformismo e dell’amore per la verità che andava insieme ad esso nella sua personalità”
Segue la dichiarazione di Lucio Dalla [...]
“Gerusalemme on my mind”
Una lettera di amore e di speranza per una città cara al mondo intero
«Tutto è vero e tutto è falso». Così Fiamma Nirenstein giudica l’accrocchio di ebraismo, cristianesimo e Islam che si condensano nei pressi della tomba di David. Perché nello stesso posto sacro al popolo eletto, i fedeli in Cristo identificano il luogo dell’ultima cena di Gesù. I musulmani, per non essere da meno, vi hanno costruito una moschea. È un eclettismo fideistico che non si limita a quell’angolo di Città santa, ma che va oltre, abbraccia Israele e il West Bank, per poi planare sull’intero Medioriente. «Tutto è vero e tutto è falso». Così è ovunque da quelle parti. Perché ognuno ha una visione delle cose che pretende di essere talmente vera che,agli occhi delle parti avverse,diventa subito falsa. Il Medioriente non è fatto di aut-aut, bensì di et-et. E Gerusalemme lo conferma. Proprio lì, dove chi crede che riposi re David è sconfessato dai cristiani, i quali a loro volta vengono scalzati da musulmani. È la ruota della polemica che gira intorno a una storia fossilizzata nei secoli. [...]
L’Egitto ora censura pure Romeo e Giulietta
Primavera oscurantista: ritirato al festival di Luxor il film "Uscita dal Cairo", una storia d’amore che non rispettava i "confini" tra religioni
La buona notizia è che, almeno, un gruppetto di intellettuali protesta, e fra questi Tarek el Shenawi, critico cinematografico egiziano di fama. Ma la notizia cattiva conferma il clima di pesante oscurantismo che domina ormai la “primavera” egiziana: il film «Uscita dal Cairo», una love story fra una donna musulmana e un cristiano copto, è stata censurata e ritirata dal Festival del cinema africano in corso a Luxor, dove avrebbe dovuto essere proiettato stamattina. Ci sono tanti motivi per essere molto dispiaciuti di questo fatto, ma il più immediato riguarda la infinita, invincibile eliminazione di Romeo e Giulietta nel nostro tempo. Ma in una società diversa. Infatti, non c’è molto spazio per l’amore nelle società islamiche, a meno che il fidanzamento non coincida con una quantità di regole prefissate dalla tradizione, dalla famiglia, dalla sharia, dalla religione… da una folla in cui comunque le donne non contano niente. [...]
A Gerusalemme, recensione de Il Foglio
Nello scenario della notte dei tempi, Urshamen, Urusalim diventa Yarushalem, Yerushalyim o Gerusalemme nella sua eccezione attuale. Il libro vuol essere un omaggio, intimo e ideologico, politico e biografico, al pezzo più nobile e vitale dell’identità ebraica. Senza Gerusalemme Israele non esisterebbe. Quando negli anni fra il 2000 e il 2005, con l’Intifada palestinese del terrorismo suicida, ogni angolo della città si era trasformata in una trappola mortale per la popolazione, parve materializzarsi un’altra cacciata degli ebrei da Gerusalemme, come quella compiuta dai Romani. [...]
Afghanistan ancora in rivolta. Non si può chiedere scusa a chi sparge odio e uccide.
Il rogo del Corano "uccide" due americani. Sebbene bruciare i testi sacri sia stata una mancanza di rispetto, non si può chiedere scusa a chi ammazza.
C’è un errore di approccio culturale evidente nel bruciare dei testi del Corano. Ed esso è pesante e insopportabile quando proviene dalla potenza americana oltretutto nella delicatissimo fase di ritiro dall’Afghanistan. Come abbiano potuto gli ufficiali americani decidere di bruciare cento testi del Corano, è difficile da capire. Diremmo che questo presuppone una sorta di cieca innocenza, inammissibile a quel livello di responsabilità. Potevano stipare i volumi in qualche armadio con tutte le indicazioni e le spiate (forse anche quelli agli occhi dei fedeli, santificate?) che si mandavano per loro tramite i prigionieri. E invece hanno suscitato il finimondo. Ovvero: hanno compiuto, oltre che un brutto sgarbo, anche un errore culturale che sembra un lapsus quasi voluto: il mondo occidentale, dopo tante umiliazioni, ha qui ignorato il fatto che laddove si compiono atti che offendano la religione, là si scatena una violenza delittuosa e incontenibile. Consideriamo dunque l’errore per quello che è stato: non una distrazione, ma una mancanza di rispetto per le altrui opinioni, certamente. [...]





