Attenti alla Sharia, si è già insinuata nella civile Europa
Se vi state preoccupando perché la primavera araba sta finendo tutta in sharia (la legge islamica che, se applicata per intero, impone punizioni fisiche dalle frustate al taglio della mano, colloca le donne in posizione di inferiorità e nel caso le condanna alla lapidazione, quasi non punisce il delitto d’onore,permette la poligamia e impone il velo, proibisce l’alcool, le discoteche, il giuoco...), bene non guardate tanto lontano, venite in Europa a preoccuparvi un po’. [...]
Beware, Sharia has already creeped in Europe
Il Giornale, November 6 2011
If you are worried because the whole Arab spring is ending up in Sharia (the Islamic law that – in its most fundamentalist implementation – envisages physical punishment ranging from whipping to hand cutting, gives women an inferior status and can sentence them to be stoned to death, does not punish honor killing, allows for polygamy, imposes the headscarf, prohibits alcohol, discos, gambling) well, don’t look around, come to Europe and get worried. [...]
The flame of Fiamma
Before she undertook the role of Israel's defender in Italy, Fiamma Nirenstein was raised as a leftist in a Jewish family • Today, as vice president of the Italian Parliament's Foreign Affairs Committee, she is convinced: "The Palestinians want their own state in order to destroy the Jewish state" • An interview brimming with ideology and vision. [...]
Ahmadinejad come Osama attaccarlo non è più un tabù
Non sarà la fine del mondo, forse sarà invece la fine di un incubo. Mentre in Israele si discute sulla possibilità di un attacco alle strutture nucleari iraniane va in scena la commedia della grande prudenza, del conformismo pacifista per cui la Nato, per esempio, si è affrettata a dire che lei non ci sta. Pure è evidente che ormai il pericolo iraniano è nel mirino di tutti: Obama altrimenti non si sarebbe mostrato con Sarkozy per dire che la minaccia iraniana è continua, e che insieme intendono imporgli una pressione «senza precedenti»; gli inglesi non avrebbero lasciato uscire la notizia che si stanno esaminando le postazioni migliori da cui dispiegare navi e sottomarini armati con missili Tomahawk; e soprattutto Israele non lascerebbe arrivare sulla stampa il suo dibattito su un eventuale intervento. Ma c’è una scadenza: martedì l’Aiea presenterà un rapporto, finalmente non drogato da El Baradei che è passato alla politica egiziana, e nero su bianco sarà chiaro a tutti che gli ayatollah sono quasi arrivati alla bomba atomica, massima scadenza il 2014, e che possiedono abbastanza materiale fissile per produrne una o due adesso. [...]
Italy Faces Up to the Evil Within
There is no question that anti-Semitism in Europe has been on the rise during the last few years. The European left, for a range of reasons, has gotten into the habit of viewing Israel, and by extension all Jews, as the foremost challenge to peace on earth and goodwill toward men. As Europe’s Islamic communities have expanded, moreover, and their members grown less and less shy about expressing – and acting upon – their opinions, the articulation of anti-Semitic sentiments and the commission of anti-Semitic acts by young Muslim men has increased accordingly. [...]
L’Unesco come Arafat: vuole cancellare Israele
Scelta negazionista per spezzare i legami storici fra gli ebrei e la loro terra: un gesto simbolico gravissimo.
Bene allora è fatta: adesso quando si parlerà del patrocinio dell’Unesco, del suo bollo su un’iniziativa o una dichiarazione, sapremo che non parliamo di cultura, di scienza, di patrimonio culturale dell’umanità, ma di fiction, di Indiana Jones. Questo è il messaggio ricevuto ieri dal riconoscimento della «Palestina» come stato membro dell’Unesco. Ha ricevuto, dopo che la Lega araba aveva dichiarato di sponsorizzare completamente l’iniziativa, 107 voti su 173 paesi votanti, fra cui la Russia, il Brasile, la Cina, l’India, l’Austria, la Francia; 14 contro, fra cui gli Usa, il Canada, la Germania, l’Olanda, la Romania, la Lettonia; 52 astenuti, fra cui l’Italia e l’Inghilterra. [...]
UNESCO LIKE ARAFAT: IT WANTS TO ERASE ISRAEL
Il Giornale, November 1 2011
Denialist choice to sever the historical ties between the Jews and their land: a very dangerous symbolic gesture.
Well, it did it; now when we talk about Unesco’s patronage, of its seal on an initiative or on a declaration, we know that we’re not talking about culture, science, cultural heritage but about fiction, about Indiana Jones. This is the message conveyed yesterday by the recognition of «Palestine» as a Unesco member state. After the Arab League stated its full support to this initiative, 107 countries out of 173 voted for, among which Russia, Brasil, China, India, Austria France; 14 against among which the Usa, Canada, Germany, the Netherlands, Romania, Latvia; 52 abstained among which Italy and the U.K. [...]
La fabbrica delle bugie trasforma i killer in eroi
Gli italiani che leggono parte della stampa italiana non sapranno mai come sono davvero andati gli scontri che hanno coinvolto Israele e Gaza nelle ultime ore. Quasi tutti i media hanno fatto lo stesso: accusare Israele come fosse un demone assetato di sangue. Si chiama “blood libel” vecchio stereotipo antisemita. [...]
On. Nirenstein: "Unesco, atteggiameto negazionista è apparso estremista e carico di pregiudizi"
"La decisione dell'Unesco è gravissima e sconcertante per due ragioni la prima è che scoraggia l'unica possibilità realistica di raggiungere la pace ovvero mina il terreno delle trattative dimostrando all'Autonomia Palestinese che può ricevere tutto in cambio di niente. In secondo luogo perché l'Unesco ha già dato prova di accedere completamente alla richiesta araba di delegittimare il rapporto storico tra il popolo ebraico e la sua terra quando ha accettato di dichiarare palestinesi i siti della Tomba dei Patriarchi e della Tomba di Rachel. Anche in altre occasioni il suo atteggiamento negazionista è apparso estremista e carico di pregiudizi."
Roma, 31 ottobre 2011
Fa pena lo sceicco che offre un milione per un nuovo Shalit
Che pena quando a fronte di tante aspirazioni che noi pretendiamo si levino dal mondo arabo con la loro primavera, di fatto ci si deve accorgere che quella più evidente, quella più pubblicizzata è sempre la stessa: far fuori qualche ebreo, aggredire Israele. È la migliore di tutte le pubblicità, venghino venghino signori e signore. [...]
A Brightly Burning Flame
“Her name is Fiamma,” the young man said to me over dinner, “and that is what she is to us – our fiamma! What is that in English?”
It took me a second. “Flame,” I said.
“Yes, that is what she is. Our flame! Our heroine!”
The year was 2007. I was in Rome for a conference called “Fighting for Democracy in the Islamic World” and the man speaking to me was a conference participant and a member of Italy’s Jewish community. The woman he was speaking of with such enthusiasm, who was sitting at a nearby table (a bunch of us from the conference had pretty much taken over the restaurant), was Fiamma Nirenstein. [...]
Ma la storia di Ariel è solo da rivalutare
Il migliore augurio che si può fare alla nuova biografia di Ariel Sharon, ad opera di uno dei suoi figli, Gilad, è che essa ristabilisca almeno una parte della verità su Sharon. Perchè questo significherebbe ristabilire la verità su Israele, la cui intera storia di difesa e di utopia Arik incarnava perfettamente, significherebbe togliergli quella cappa di delegittimazione che si è accanita in maniera parossistica sulla sua figura come sul suo Paese. [...]