Gli arabi vogliono eliminare Israele anche dalle mappe
Quale inconcepibile errore! Scrivere"Israele" sulla mappa, al suo posto, come se quel Paese esistesse davvero! Non c'è che scusarsi per la disgustosa distrazione: e questo ha fatto la TV saudita MBC quando centinaia di milioni di telespettatori di tutto il mondo arabo l'hanno coperta di insulti.[...]
Sulla Palestina il passo falso di Stoccolma
Il premier socialdemocratico appena eletto Stefan Lofven, nel suo discorso di inaugurazione venerdì ha stabilito un record immediato: ha annunciato che il suo Paese riconoscerà, primo dell'Unione Europea, lo Stato Palestinese. Poi l'ambasciatore in Israele Carl Nesser ha cercato di addolcire il linguaggio, ma la sostanza resta uguale. Il gesto ignora la necessità di trattative fra Israele e i palestinesi, spinge questi ultimi al solito rifiuto del compromesso, esalta la tendenza a accettare la versione che sia Israele a ostacolare la pace.[...]
Per celebrare la festa islamica decapitano un ostaggio
Due nuove sconfitte per la civiltà e anche per la coalizione in guerra contro l'ISIS oggi definiscono il tragico bollettino quotidiano della guerra che insanguina il mondo. Alan Henning, il 47enne tassista inglese prigioniero da dicembre, catturato mentre cercava di passare dalla Siria in Turchia, è stato decapitato. Ce lo ha mostrato un video che riassume le altre tre mostruose decapitazioni precedenti, e mostra Henning nella mani di un boia incappucciato con il consueto machete nelle mani. Stavolta con forte accento americano, l'assassino di turno si è rivolto ad Obama: "Obama, sei tu ad avere dato il via ai bombardamenti aerei in Siria, tu che seguiti a colpire la nostra gente, ed è quindi giusto che colpiamo i tuoi uomini". Una pura dichiarazione d'odio senza contenuto logico, dal momento che il povero Henning, musulmano, era in Siria con un gruppo di assistenza che, islamico a sua volta, cercava di portare aiuto alla popolazione.[...]
Fraintendimenti pericolosi
Chiamalo fraintendimento, errore di valutazione, ce ne sono un po' troppi in giro quando questo potrebbe costarti la pelle: i servizi segreti della Casa Bianca che non valgono niente e il Presidente rischia la vita; Obama stesso ha detto che le informazioni sull'Isis non erano buone; l'analista Michael Wilner scrive che Israele è fuorviato da informazioni americane sbagliate. Ora un paradosso irrimediabile ci da l'idea di quanto si possa essere confusi sulla strategia contro l'Isis, quanto l'Occidente non sappia capirne la pericolosità, come sia povero di analisi e di lungimiranza: almeno 400 persone sono partite dalla Germania per combattere a fianco dei militanti dello Stato Islamico e di altre organizzazioni jihadiste non solo sull'onda della loro folle passione, ma su quella di un atteggiamento imprudente della polizia.[...]
Yom Kippur
Un Paese tormentato e torturato fin dalla nascita dal terrorismo, investito dall'odio religioso del mondo islamico quasi senza distinzione, l’unico che a fronte della pusillanimità di tutto l’Occidente e alla sua incapacità sa come come comportarsi e come difendere la sua democrazia, oggi, mentre ferve la guerra contro un terrorismo jihadista della stessa famiglia di quello di Hamas, dovrebbe ricevere il ringraziamento, il sostegno, l’ammirazione di tutti.
Speriamo che il futuro ci porti almeno un parziale rinsavimento dell’Europa e degli Usa, che stanno pagando il prezzo della loro incompetenza e della viltà.Mediorientale
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin
I migliori soldati di Hamas? I giornalisti
Essere un giornalista che copre la vicenda mediorentale è un nodo identitario molto controverso. A volte sei sottoposto a una "overwhelmingquestion" come dice Eliot: sei un giornalista degno di questo nome se la copri senza metterti al servizio della "causa palestinese"? la risposta della corporazione, e di una buona parte dei lettori è no, essi vorrebbero inchiodare la tua credibilità, il tuo onore professionale a una sua banalizzazione codificata che crea da decenni circoli e sottintesi, che lega e cementa la banda, e la banda stessa altrimenti ti definisce un giornalista a metà. Anche se tu sai che la questione israelo-araba e coperta di menzogne, che Israele è un’isola sullo 0,2 per cento di un territorio tormentato da conflitti incomparabilmente più sanguinosi, che buona parte del conflitto palestinese è insieme nazionalista, religioso, fanatico e anche terrorista, che i palestinesi non mirano, per la maggior parte, alla soluzione di "due stati per due popoli", e che le cose lo hanno abbondantemente dimostrato... qualcos'altro conta per i giornalisti, ovvero una convenzione cultuale e politica che ha a che fare con scelte di clan basilari, di essere e non essere e anche con lo spirito del nostro tempo, globalista, contrario alla guerra, alla nazione, alla religione[...]
L’asta del Qatar: compra la Ferrari e aiuterai Gaza
Uno pensa che nel Medio Oriente ci sia poco da scherzare. Ieri nel suo discorso all'ONU Netanyahu ha fatto un allarmato elenco: l'ISIS che tagliando le teste vuole raggiungere il califfato mondiale, l'Iran che lo fa costruendo la bomba atomica, gruppi terroristi che fioriscono anche da noi nonostante lo sforzo internazionale... Quadro poco allegro. Ma qualche giocherellone resta sembra in giro ed è il solito funambolo: il Qatar, patria di pozzi di petrolio (800mila barili al giorno), finanziatore di tutte le primavere arabe ma anche della FIFA, papà di Al Jazeera, simpatizzante e ospite della Fratellanza Musulmana e di Hamas finché li ha cacciati per far parte dell'alleanza obamiana.[...]
Usa, la jihad arriva in ufficio "Convertiti". E sgozza la collega
Il Giornale, 27 settembre 2014
Forse è solo un caso di esaltazione e di follia, ma il fatto che un impiegato in Oklahoma abbia tagliato la testa a una sua collega che rifiutava di convertirsi all'Islam si collega pesantemente al clima di paura, di orrore, di tensione di questi giorni. L'uomo era anche stato licenziato recentemente, e quindi poteva trovarsi in uno stato nervoso particolare: fatto sta che il taglio della testa non è certo previsto fra le sindromi nervose correnti, mentre purtroppo lo è fra le pratiche politiche a cui l'ISIS ci vuole piegare. Ricordiamo l'annuncio dell'ISIS del 13 settembre? Diceva: "Preparate le autobombe e le cinture esplosive, preparatevi a colpire e a fracassare teste".[...]
Accordo Hamas-Fatah, Nirenstein: “Uno scandalo morale di dimensioni gigantesche”
Intervista di Andrea Di Nino a Fiamma Nirenstein
L’accordo stipulato ieri fra Hamas e Fatah per un ritorno ad un governo unitario nella Striscia di Gaza è uno “scandalo morale di dimensioni gigantesche”. Lo ha affermato Fiamma Nirenstein, giornalista e scrittrice presidente dell’International Council of Jewish Parliamentarians, intervistata dal VELINO. Se il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Abu Mazen - ha spiegato Nirenstein - vuole essere considerato moderato, “che faccia il moderato”: non c’è nulla di moderato nel fare un “accordo con un’organizzazione terroristica, catalogata come tale dall’Europa, dagli Stati Uniti, da tutti”. Certo – ha aggiunto Fiamma Nirenstein, già parlamentare e vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati – “c’è un grande desiderio da parte del mondo, da parte degli Stati Uniti, dell’Onu e dell’Egitto, di vedere Fatah implicato nel controllo di Gaza”. C’è anche da parte di Israele, anche se decisamente con maggior cautela, visto che su Fatah senza dubbio “la sa più lunga”. Un’idea molto diffusa, basata su una visione umanitaria vuole che, in fondo, “una presenza di Fatah potrebbe risultare in una garanzia per il futuro”, e magari garantire una maggiore sicurezza per quella zona del Medio Oriente. “Naturalmente ci spera in particolare l’Egitto, che – spiega Nirenstein - è il più acerrimo nemico di Hamas. E ci spera anche Israele”.[...]





