Mediorientale
“Gli israeliani costretti a una guerra di sopravvivenza"
“Stamani ci raggiunge, appena tornati da Israele con una delegazione dell'Associazione Parlamentare di Amicizia Italia - Israele, la notizia dell'uccisione volontaria di tre civili innocenti nella loro casa di Kiryat Malachi, causata del lancio di 250 missili in 24 ore indiscriminatamente su una popolazione di un milione e mezzo di civili del Sud. Dico "volontaria" perché è evidente che il bombardamento è indirizzato alla popolazione civile, come sempre peraltro da quando nell’agosto 2005 Israele ha sgomberato Gaza, oggi interamente nelle mani dei palestinesi di Hamas. Da allora dalla Striscia, con qualche intervallo, piove su Israele un insopportabile quantità di missili in parte di lunga gittata (Fajr) di probabile fabbricazione iraniana, in parte Grad, Katyusha e razzi vari.” –continua Nirenstein- “L'Associazione ha visitato la popolazione e portato la sua solidarietà in un kibbutz, Kfar Asa, duramente colpito nei giorni scorsi. Abbiamo visto i bambini rinchiusi da giorni nelle stanze blindate, le case bombardate, i negozi chiusi, la gente pronta a raggiungere in quindici secondi i rifugi costruiti in ogni casa. Abbiamo ascoltato episodi di morti e di feriti.[...]
Israele attacca Gaza, minacce di guerra
Ucciso Jabari, leader militare di Hamas. La replica del gruppo terrorista: "Si aprono le porte dell'inferno"
Ci ha pensato a lungo il governo israeliano prima di sferrare l’operazione “Amud Ashan”, colonna di fumo, con l’uccisione mirata del capo del braccio armato di Hamas, Ahmad Jabari, responsabile di un numero di assassinati israeliani che si conta a centinaia. Le conseguenze saranno dure: già piovono molti missili Grad sulla città di Beersheba, il cielo sul deserto del Negev è percorso da strisce di livida luce, la gente è nei rifugi anche nel resto del sud d’Israele; Gaza vive a sua volta una notte di incubo, l’aviazione colpisce i depositi dei missili Fajr 5 e forse altri due capi di Hamas sono statoi uccisi. Hamas ha dichiarato che per gli ebrei “si aprono le porte dell’inferno”; il Sinai è tutto percorso dal terrore antisraeliano, ora a caccia; l’Iran potrebbe ordinare agli Hezbollah, al nord, di aprire il fuoco; e l’Egitto del presidente Morsi, che minaccia di ritirare l’ambasciatore se Israele non cessa dagli attacchi, può reagire in maniera furiosa in difesa di Hamas, anch’esso parte dei Fratelli Musulmani. [...]
MO: razzi da Gaza; Nirenstein, situazione insopportabile
(ANSA) - TEL AVIV, 12 NOV
''Una situazione di insopportabile sofferenza per la popolazione civile''. Parole della vicepresidente della Commissione affari esteri della Camera Fiamma Nirenstein che, insieme ad una delegazione di parlamentari italiani dell'Associazione di Amicizia Italia-Israele, ha visitato oggi il kibbutz di Kfar Gaza, colpito dai missili lanciati dalla Striscia. [...]
È vero amore o estasi da trionfo?
Elezioni USA 2012: il Medio Oriente
Cosa cambierà per noi con l’uno o l’altro presidente? La risposta è degna della Pizia: tutto e niente. Non sarà un cambiamento subito tangibile, non si preparano modifiche nella nostra vita di abitanti delle sponde del Mediterraneo, nè di vicini di una Europa dell’Est preda di alzate di capo autoritarie e pericolose. Ma cambierà la visione, lo spirito della nostra “anima del mondo”, del nostro Napoleone, gli USA. L’Europa resterà nel ruolo talora di comprimario, come nei Balcani allora e adesso nei Paesi arabi, talaltra di tricoteuse,come con la Siria. Romney non a caso nel match di politica estera con Obama è rimasto tranquillo: non voleva fare il guerrafondaio, solo marcare una differenza su Israele e sulla vicenda di Bengasi. Obama, e Romney non pensano all’Europa, ma al Mediorente. Solo a quello. [...]
Sandy? Creato dalla tecnologia dell' "eroico Iran"
Mediorientale
RIASCOLTA
la rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin.
Anche questa settimana la puntata è stata ricca di argomenti. Israele si prepara ad andare alle urne e Olmert e Livni si sono incontrati da poco per discutere un rapporto di partnership, inoltre, è stato formato un nuovo partito arabo, “Speranza di cambiamento”, composto da rappresentati che si dichiarano orgogliosi dello Stato d’Israele dove il clima politico pre-elettorale è sempre più rovente, come si evince dall’analisi di Nirenstein. L’attuale premier Netanyahu, intanto, si è recato in visita ufficiale in Francia per discutere col suo omologo Hollande della questione iraniana e per proporre la Francia a luogo d’incontro con Abu Mazen così da rilanciare il colloqui.
"Irish broadcaster calls Israel a cancer", il commento di Fiamma Nirenstein
Il futuro delle donne nei paesi del Medio Oriente
Cari amici,
la conferenza sul futuro delle donne nei paesi delle rivoluzioni mediorientali è stata un'occasione fantastica. Viverla attraverso le esperienze dell’egiziana Dalia Ziada, direttrice dell'Ibn Khaldun Center for Development Studies e blogger, della tunisina Wala Gasmi, fondatrice del Fronte Giovanile Tunisino e dell’iraniana Nazerin Ansari, direttrice del giornale in lingua farsi “Kayhan-London”, e interpretarla insieme ai professori Valentina Colombo e Giuseppe Cecere, è stato come vedere l’altra faccia della luna. Noi chiacchieriamo molto sulla modernizzazione, la democratizzazione le speranze per il futuro di questi paesi ma queste eccezionali leader e intellettuali ci hanno raccontato in presa diretta come l’avvento al potere dei Fratelli Musulmani e nel caso la dell’Iran la lunga permanenza negli artigli del regime sul popolo persiano, abbiano peggiorato la già difficile condizione femminile, molto diversa da paese a paese, inchiodandola al patriarcato e alla Sharia. Vi rimandiamo all’ascolto della registrazione di Radio Radicale (presto prepareremo noi stessi un riassunto adeguato) per capire quanto stia peggiorando anche rispetto a costumi arretrati la condizione femminile, e come quel poco che era stato guadagnato stia andando perduto. Possono divenire leggi e dettato costituzionale ancora peggiori il matrimonio delle bambine a otto anni, le mutilazioni genitali femminili, l’impossibilità di divorziare da parte femminile, la poligamia, le punizioni corporali, il fatto che in ogni azione legale compresa la testimonianza in tribunale la donna vale la metà dell’uomo, la condanna persino a morte degli omosessuali... tutto questo sta diventando legge, come anche la persecuzione delle religioni e delle idee diverse e la messa al bando di ogni contatto con Israele.
Ma ci sono tante donne di ogni età e di ogni credo, come tanti democratici anche musulmani in questi paesi, che non voglio accettare il ritorno a una dittatura, nemmeno se si tratta di una dittatura teocratica. E’ nostro dovere e va anche a beneficio nella pace aiutarli in ogni modo possibile. Come? La nostra prima idea, discussa con le amiche musulmane, è quella di un documento comune che stabilisca le condizioni per cui i cittadini e i governi riconoscano, solo in caso vengano rispettate, il significato positivo ai nuovi poteri e quindi li sostengano. Bisogna aiutare le rivoluzioni, certo, ma solo se si rispettano le donne, le religioni e le opinioni diverse, se si rifiuta la violenza e la guerra. I diritti umani hanno un significato universale, e non legato alla storia e alla geografia.
Cliccando qui potrai vedere il servizio sul convegno trasmesso da Tg Rai Parlamento
Cliccando qui potrai vedere il video dell’Audizione presso la Commissione Affari Esteri della Camera dei Deputati