L'Unesco scippa ancora Israele
Il Giornale, 08 luglio 2017
Se Abu Mazen ha amico, quello dovrebbe prenderlo per la giacca e dirgli: "Ehi, frena. Non vedi non funziona la delegittimazione di Israele che hai programmato a forza di "fake news" e "fake history", false notizie e falsa storia? Risparmia la fatica, non vedi che Israele parla con l'Arabia Saudita? Non hai visto gli abbracci fra Netanyahu e Narandra Modi, il P.M. indiano, non sai che quest'anno Bibi ha incontrato 230 capi di Stato? Ti sei accorto che c'era qui Britney Spears tre sere fa, con 50mila spettatori?". [...]
Mediorientale
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin
50 ANNI DALLA GUERRA DEI SEI GIORNI
"Shalom compie 50 anni. 1967-2017". Mezzo secolo di storia attraverso le pagine del mensile della Comunità Ebraica di Roma
Attentato a Gerusalemme, lite Hamas-Isis sulla paternità
Il Giornale, 18 giugno 2017
Era una ragazza di 23 anni che subito prima di essere uccisa mentre cercava di fermare tre terroristi ha scritto un messaggio di amore e pace alla sua famiglia e ai suoi amici. E' morta pugnalata. E ora sulla sua uccisione, assistiamo a un bello scontro di giganti: Isis che rivendica l'attentato per rincuorarsi dalle sconfitte; Hamas che come un bambino cui abbiano sottratto il giocattolo preferito urla a perdifiato: "Macché Isis, sono stato io"; e la palma va al grande punto di riferimento di tutti i pacifisti, il "rais" Mahmoud Abbas, ovvero il presidente Abu Mazen, che condanna Israele per aver difeso i suoi concittadini, e si intenerisce per i suoi che sparavano col mitra all'impazzata e pugnalavano a morte, tre terroristi che sono stati fermati perché smettessero di uccidere, e annuncia che denuncerà lo Stato Ebraico per crimini di guerra. Fatah, dice il suo comunicato, "condanna il crimine di guerra compiuto dalle forze di occupazione israeliana contro tre ragazzi palestinesi" e aggiunge che il silenzio della comunità internazionale incoraggia Israele a spargere nuovo sangue". Nessun comunicato del genere è stato mai scritto contro le forze di polizia inglesi o tedesche o francesi per aver battuto e ucciso in battaglia i loro terroristi.[...]
Hamas 'al buio', così può iniziare la fine dei terroristi
Mediorientale
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Riad, Doha e Teheran. Così Trump ha sfidato il triangolo del terrore
Il Giornale, 08 giugno 2017
L'Iran oltre che ferito è stupefatto: la durezza estrema delle Guardie Rivoluzionarie, la severità terribile degli Ayatollah, e nemmeno lo spirito di Khomeini dalla tomba colpita anch'essa dall'attacco di ieri... Niente hanno potuto contro il grande attacco simbolico, sprezzante attacco terroristico al parlamento di Teheran. Gli uomini dell'Isis sono riusciti a salire fino al quarto e al quinto piano vestiti da donna e con i mitra: le loro urla in arabo classico che spiegavano urlando il perché dell'attacco, contro le grida di spavento in parsi accompagnavano addirittura un video auto-prodotto "live", in cui si impossessano sparando di stanze e corridoi, mentre gli impiegati cercavano di scappare disperati.[...]
In tre contro una donna: il volto dell'Islam
1967-2017 - I sei giorni che cambiarono la Storia di Israele (e molto anche la nostra)
Il Giornale, 03 giugno 2017
La Guerra dei Sei Giorni scoppiò, cinquant'anni fa, mentre ero sotto la doccia, al kibbutz Neot Mordechai proprio nell'angolo in alto al confine con la Siria. Coprendomi in corsa scappai verso il rifugio sotterraneo dove, secondo i piani, avevo il compito di tenere a bada un pollaio schiamazzante di quei bambini israeliani che ti saltano addosso, ridono sempre, non chiamano mamma ma vogliono sapere molto molto bene cosa succede. La mia famiglia mi aveva spedito in Israele perché era stufa di quella ragazza indisciplinata, comunista, con la minigonna gialla. La guerra dette un nuovo indirizzo alla mia vita, anche se ci se ci ho messo qualche anno a capirlo. Lì per lì pensavo solo che il kibbutz era una continuazione dei miei ideali comunitari. Il mio sosteneva i Vietcong; reddito, case, vestiti, cura dei bambini.. tutto era condiviso; le auto erano quanto le dita di una mano, le famiglie si mettevano in lista per guidare verso il mercato di Kiriat Shmone, spesso bombardata dai siriani. I vetri delle vetrine erano tutti percorsi da nastri adesivi. I siriani lanciavano sovente i loro Mig sui campi che anch'io coltivavo.[...]