Gli ebrei in fuga dall'Europa
Il Giornale, 20 agosto 2017
Ebrei, è tempo di lasciare l'Europa e di andare in Israele prima che sia troppo tardi. L'ha detto senza temere il biasimo che certamente lo investirà il rabbino capo di Barcellona Meir Bar Hen. La sua è stata di più e di meglio che un'uscita dovuta allo shock per l'attentato di due giorni or sono: una riflessione storica nell'intento di salvare vite umane. Le comunità ebraiche europee hanno conosciuto le peggiori traversie, l'antisemitismo le ha investite in tutte le forme, hanno conosciuto il disprezzo, la violenza e la reclusione inflitte dal cristianesimo; i pogrom dell'Europa orientale e del nord; la peggiore di tutte le persecuzioni della storia, la Shoah, per mano dei nazifascisti. Adesso, è senza esagerazione che è il momento di denunciare una catastrofe storica di dimensioni epocali: è il nuovo antisemitismo islamico che è stato importato a bizzeffe e ha trovato alleati e terreno di cultura sia a destra che a sinistra, sia nell'odio razziale puro e semplice della destra estrema, che nell'antisemitismo travestito da critica dello Stato d'Israele della sinistra.[...]
L'accoglienza a tutti i costi è un assist per chi ci odia
Il Giornale, 19 agosto 2017
Il concetto di accoglienza non contiene rotture rispetto all'ideologia dell'Occidente, a contrario: è ricco di umanità, di desiderio di conoscenza, di buoni sentimenti. Barcellona oggi sbreccata, insanguinata, sofferente è stata la città più accogliente del mondo, non solo perché il mondo la ama e la visita per la sua bellezza, ma per la sua scelta di chiedere che i profughi la scelgano come obiettivo preferito, senza limiti, senza scegliere. Una scelta coraggiosa fino all'incoscienza. Ma quando si guardano le fotografie del 17 maggio della manifestazione di Barcellona che fu la prima di una serie, fra cui un vastissimo raduno a Milano pochi giorni dopo, in cui i cittadini guidati dai loro sindaci e da una serie di politici e intellettuali chiedevano che l'accoglienza fosse ampliata; manifestazioni in cui si chiedeva che gli immigrati diventassero la colonna del futuro stesso delle loro città; se si guardano le immagini delle Ramblas invase di folla e di cartelli che invocano "open borders" (confini aperti), e mondi "senza mura" e gridano che "biasimare l'Islam per il terrorismo è come biasimare il cristianesimo per il colonialismo". [...]
Mediorientale
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L' Iran prossimo fronte nella partita nucleare
Il Giornale, 13 agosto 2017
Molte fatali regole del gioco nucleare sono state rotte in questi giorni, e fra queste una cui Israele è stata in tutti questi decenni, dal 1967, molto fedele: la discrezione, il silenzio, la sua specifica "deliberate nuclear ambiguity" scelta e perseguita senza defezioni su quelle che si dice sia la forza di Dimona: 200 bombe pronte all'uso. In generale, l' ambiguità segue una regola del silenzio: Kim Jong-un l'ha rotta con le sue minacce poi seguite dal duro monito di Trump: nel mondo della bomba si parla il meno possibile se non per condannarla, per paventarne le terribili conseguenze.[...]
Mediorientale
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Israele offre la pace: via i metal detector. E ora i musulmani tornano sulla Spianata
Il Giornale, 28 luglio 2017
Sono già due giorni che i "metal detector" denunciati come un ennesimo tentativo da parte israeliana di controllare, sottomettere, forse distruggere (!) la Moschea di Al Aqsa sono stati smantellati. Ma solo ieri Muhamad Hussein, il gran Muftì, ha annunciato che il boicottaggio delle Moschee iniziato il 14 di luglio era finito e che si poteva tornare a pregare sulla Spianata. Anche Abu Mazen con una dichiarazione scritta ha fatto sapere che si poteva andare di nuovo nel luogo santo a genuflettersi di fronte ad Allah. Molti musulmani, così, ieri pomeriggio si sono precipitati in cortei trionfanti alla Moschea, festeggiando quella che appare come una capitolazione di Israele di fronte al terrorismo islamico e alle pressioni esercitate da tutto il mono. Data la passione per le congiure e le cospirazioni, c'è anche chi dice che è tutta una finta e che gli israeliani già si ingegnano di trovare altre strade di controllo: per esempio Al Jazeera ha detto che macchine da presa nascoste spiano e filmano coloro che vengono frugati e li mostrano nudi ai poliziotti israeliani. Una storiella come quella dei delfini-spia che adorna la mitologia anti-israeliana.[...]
Mediorientale
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A Gerusalemme è guerra aperta: 8 morti. Adesso Abu Mazen si schiera con Hamas
Il Giornale, 23 luglio 2017
Una casa del villaggio di Halamish non lontano da Ramallah e da Gerusalemme, completamente inondata di sangue. Il pavimento della cucina così rosso che non si distingue il colore del pavimento; quattro corpi crivellati di colpi di coltello, come se una tigre avesse compiuto la sua caccia: sono tre persone della stessa famiglia, il padre intorno a sessanta anni, un uomo e una donna, suoi figli, sui quaranta. La madre agonizza ma verrà salvata dai soccorsi, e ancora mentre scriviamo, all'ospedale di Sharei Tzedek non sa del destino dei suoi cari. Erano una decina di persone a tavola, per la santa cena di Shabbat. Ma niente può essere santo di quello che riguarda gli ebrei quando ad attaccare sono terroristi islamici. Una delle figlie è riuscita a rifugiarsi in una stanza delle casa con i bambini, da là ha chiamato aiuto al telefono e ha urlato dalle finestre "C'è un terrorista in casa". Un giovane militare in licenza è corso sul luogo e dalla finestra è riuscito con la sua arma a ferire il terrorista, Omar Abed di 19 anni del villaggio vicino di Kaubar. E' stato ferito e portato all'ospedale e alla polizia. Alle domande ha risposto ripetendo quello che aveva scritto, riassumendone il testo, nel suo messaggio di addio: "Difendo la Moschea di Al Aqsa, l'onore musulmano. Ho solo un coltello con cui rispondere alla chiamata di Al Aqsa... Avete cominciato una guerra con noi per cui Allah vi giudicherà. Spero che dopo di me verranno uomini che vi abbatteranno con pugno di ferro. Avevo speranze e progetti, ma adesso per difendere Al Aqsa vado e non tornerò". [...]
Spianata chiusa, l'ira araba, Gerusalemme tre morti
Il Giornale, 22 luglio 2017
Ce l'hanno fatta quelli che da anni cercano di rendere il Monte del Tempio, ovvero della Spianata delle Moschee non certo un luogo di fede condivisa, ma un focolaio di odio religioso continuo contro gli ebrei nel cuore di Gerusalemme. Ieri gli scontri fra la polizia israeliana e i dimostranti palestinesi innanzitutto in Città Vecchia e intorno alle porte della Spianata ma anche in molte altre aree abitate da arabi israeliani sia a Gerusalemme che in decine di località dell'West Bank, hanno portato almeno a tre morti, fra cui uno di diciassette anni, e a decine di feriti. Non solo la capitale di Israele nella zona est e nei suoi dintorni come Abu Dis sono in fiamme, ma migliaia di musulmani sono in strada nelle maggiori località palestinesi, a Ramallah, Hevron, Betlemme. L'eco dello scontro sta raggiungendo tutto il mondo arabo col titolo degli estremisti islamici: "La Moschea di Al Aqsa è in pericolo". E' la vecchia invenzione propagandistica di Arafat, la formula infiammatoria che ha il pregio di mettere i palestinesi in rapporto diretto con il grande falò islamista e di volgerlo a suo sostegno. [...]
Spari e morte sulla Spianata delle Moschee
Il Giornale, 15 luglio 2017
(Gerusalemme) Alle sette di mattina la guardia di frontiera che sorveglia l'entrate sulla spianata delle Moschee vicina alla Porta dei Leoni, è abituata, specie di venerdì, all'andirivieni dei musulmani nel loro giorno santo della preghiera. Era imprevedibile un attacco così sofisticato, che addirittura salta fuori dalle Moschee stesse, si avventa sparando alla schiena con armi automatiche sulle guardie, e riesce a ferirne a morte due prima che i tre terroristi vengano fermati col fuoco, non prima che uno di loro riesca a lanciarsi di nuovo con un coltello sui poliziotti. Una scena che rischia per la sua complessa ma evidente simbolicità di dare fuoco a tutto il Medio Oriente e oltre: Al Aqsa, il cui santino troneggia in milioni di case arabe, è per l'Islam il terzo luogo santo dopo la Mecca e la Medina, quello da cui si involò Maometto sul cavallo Al Buraq; ma questo è ancora poco rispetto a quello che avevano certo in testa i tre terroristi palestinesi.[...]