La Russia sostituisce Washington e detta le regole in Medio Oriente
venerdì 13 ottobre 2017 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 13 ottobre 2017Nel vecchio Medio Oriente l'Iran sta da una parte e l'Arabia Saudita dall'altra, Erdogan sta da una parte e l'Iran da quell'altra, gli USA sono la potenza suprema, la Russia viene in secondo piano. Nel vecchio Medio Oriente l'Egitto non ne vuole sapere di Hamas, perchè fa parte della Fratellanza Musulmana, e Israele è il nemico di tutto il mondo arabo a causa del conflitto Israelo-Palestinese. Ma il nuovo ordine mediorientale è come il panorama del deserto: stesso mare di sabbia che però disegna dune diverse di giorno in giorno, di notte in notte. Se non hai la bussola, ti perdi. Come si può interpretare l'incontro del Re saudita con Putin, o quello di Erdogan con Rouhani, il presidente Iraniano? Non erano nemici? Se ti sei addormentato in una vallata, ti svegli su una vetta o in pianura.
Il vento di ham-sin, caldo e forte, si chiama Vladimir Putin. La sua influenza sta velocemente sostituendo quella degli Stati Uniti. Gli USA si sono bruciati, e forse solo la decisione di Trump di buttare all'aria l'accordo con l'Iran potrà rimetterli in gioco: in questo, Trump mostra lungimiranza. Ma Putin gioca a carte scoperte, e bene. Per esempio, ha rifiutato l'embargo contro i curdi che gli hanno chiesto Turchia e Iraq. Che gli importa? Non ce l'ha con loro, anzi, anche se i suoi amici li odiano.
Il suo scopo odierno è semplice e diretto: avere una presa sul futuro della Siria tale da consentirgli un affaccio armato sul Mediterraneo ed il Medio Oriente: quindi, tenere al potere Assad; gestire la presenza dell'Iran senza farsene invischiare; essere il garante della palude mediorientale; novità, trovare un ruolo importante nell'OPEC, per il quale si parla di una sua vicepresidenza. Usa così le forze in campo: l'Iran e gli Hezbollah sono vincitori sul campo siriano, ma non devono sognarsi di scavalcarlo sui rapporti utili, per esempio Israele o, adesso, i Sauditi o gli Egiziani.
Vladimir Putin, che li ha coperti fino al consolidamento di Assad e qui si ferma, e rilancia. Ecco l'incontro storico di domenica col re Salman dell'Arabia Saudita: Assad resterà in carica per governare la gente che ha decimato con le sue mani e coi suoi gas. Così ha deciso la Russia, e cominciano a capirlo tutti. Ma non oltre.
La Russia ha capito bene che l'Iran è un elemento di disturbo micidiale per tutti: Sauditi, Golfo, Egitto, Giordania ed Israele. Non a caso da quando esso occupa con gli Hezbollah tutto il confine nord di Israele, ha incontrato Netanyahu varie volte. Non vuole che si abbia la sensazione che sostiene la politica imperialista e forse atomica degli ayatollah. Ha consentito che l'Iran e gli Hezbollah dilagassero, e ne contiene tuttavia le mosse: che non esagerino.
Prima che Obama sbagliasse tutto sulle primavere arabe e sulla Fratellanza Musulmana e pagasse il conto in Siria, cercando poi di recuperare con l'accordo iraniano, l'America era predominante: questo donava al blocco sunnita un senso di superiorità e di potere. Tutto era diverso: il ruolo dell'Egitto e dei Sauditi, della Turchia, il rapporto con Israele, Iraq, Yemen ed i curdi. Un puzzle che l'America sapeva comporre. Si è rotto.
Ma ecco all'orizzonte un convoglio di vetture, personaggi e bagagli monumentali, una fila di aerei reali pronti al decollo da Riyadh: è accaduto domenica scorsa, il re Salman è volato coi suoi a Mosca. Fa freddo a Mosca, è scomodo per re Salman decidere di spostarsi: 500 chili di bagaglio, 1500 persone al seguito, 100 membri della sicurezza, molte principesse, due Mercedes limousine S600 e un ascensore. Nel 2015 il re visitò Washington e occupò tutte le 222 camere dell'Hotel. Noblesse oblige. Nel 2016, però, già il re snobbò la visita di Obama mandandolo a prendere dal governatore di Riyadh. Putin ha accolto l'ospite nella sala più dorata e pomposa del Cremlino: non ne sappiamo i segreti, mentre che si tratti di un incontro strategico e di affari è del tutto evidente sia dall'acquisto saudita del sistema missilistico miliardario S400, sia dal fatto che la Russia realizzerà per i Sauditi, si dice, la prima centrale atomica.
E si è parlato molto di petrolio. Questo probabilmente vuol dire che Putin ha imposto il suo prezzo sulla eccessiva presenza iraniana nella regione. I Sauditi non vogliono iraniani armati in Siria, in Iraq, in Libano, in Yemen e non sopportano il suo uso (ne sanno qualcosa direttamente) del terrorismo. Salman, come gli altri sunniti, non ne può più del continuo terremoto iraniano, vuole stabilità, probabilmente hanno chiesto che non ci siano basi iraniane permanenti. In cambio sono pronti ad accettare Assad, e anche ad investire nella ricostruzione della Siria.
Putin è instancabile e molto allenato. Il mercoledì aveva incontrato Tayip Erdogan visitandolo in Turchia. Anche questo è un altro evento che fa storia, e che si connette con un altro incontro di Erdogan, avvenuto proprio mentre Putin e Salman parlavano a Mosca: quello col presidente iraniano Hassan Rouhani. I due sono, nella storia, cane e gatto: Erdogan super sunnita, capo riconosciuto anche se criptico della Fratellanza Musulmana; l'altro il presidente dello stato sciita più importante del mondo. Nella vicenda siriana sono sempre stati su due parti opposte: gli iraniani braccio destro di Assad, riforniti dai russi, Erdogan invece a fianco dei ribelli siriani, che ha anche aiutato oltre i confini dell'Isis.
Ma oggi “Iran e Turchia, due stati musulmani amici, sono la linea centrale della stabilità regionale", con Erdogan che ha divisioni in Siria. Così ha detto Rouhani all'incontro. Davvero? Al momento sono comunque la linea centrale dell'opposizione al movimento nazionale curdo. Insieme, in conferenza stampa, si sono nominati garanti della lotta contro il terrorismo citando l'ISIS, Al Nusra, Al Qaida ed il PKK Curdo. Soprattutto i Curdi, che ambedue non vogliono veder divenire Stato. Rouhani ha dichiarato i Curdi come sionisti e forieri di una nuova Israele in Medio Oriente. Orrore.
I due condividono anche la riabilitazione del Qatar da quando i sauditi ed il Golfo hanno sanzionato come fomentatore di eccessivo odio lo staterello miliardario padre di Al Jazeera e di molte strutture terroriste, come Hamas. Sia Erdogan che gli Iraniani hanno rapporti di ottima amicizia con l'organizzazione terrorista palestinese ora a colloquio con l'altra parte, quella di Abu Mazen: la riunione di riconciliazione è in corso al Cairo, consentendo quindi ai Paesi finanziatori e fomentatori di mettere il naso anche a casa di Al Sisi. Per parte sua, anche il presidente egiziano ha aperto un canale politico e economico con Putin, che ne aiuta la traballante economia.
E' per amor suo, si fa per dire, che i Turchi siedono con gli iraniani, che i Turchi si sono riconciliati con l'Iraq che voleva Erdogan e i suoi soldati lontano dai confini; che Turchia e Sauditi, i cui interessi sono opposti, giocano la loro acquiescenza al permanere di Assad in Siria. Una variabile odiosa agli americani. Che però al momento, non contano più quasi niente. Semmai, Putin dovrà vedersela con gli interessi Cinesi, che sembra allunghino le mani sulla ricostruzione siriana, un affare miliardario. Ma questo alla prossima puntata.