L'ultimo paradosso. Anche i palestinesi adesso nell'Interpol
lunedì 2 ottobre 2017 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 02 ottobre 2017Ha detto bene, tutto contento, uno dei maggiori leader arabo-israeliani e deputato alla Knesset, Ahmad Tibi: "E' un vero e proprio tsunami politico". Sì, lo è, perchè è un vero disastro naturale, è uno spappolamento del corpo che dovrebbe essere destinato a difendere il mondo dal terrorismo e anche dell'ormai misero significato della cooperazione fra Stati: il 76 per cento dell'Interpol, l'unione fra polizie che deve cooperare per difendere i cittadini del mondo dall'illegalità internazionale e quindi, fra i primi doveri, dal terrore che impesta la Terra, ha votato per l'ingresso fra i suoi membri dello "Stato Palestinese".
Oltretutto, uno Stato che non esiste. L'Autorità Palestinese è ad oggi il frutto di complesse trattative sulla strada eventuale di una soluzione definitiva, che chissà se verrà. Chiamarla "Stato" mostra chiaramente che la decisione è politica e non ha a che fare con la caccia ai criminali. Anzi, l'ostacolo è proprio nel fatto che i palestinesi non si stancano di praticare quel terrorismo che l'Interpol dovrebbe schiacciare dandogli una caccia senza quartiere.
E' una faccenda davvero seria: adesso dentro l'Interpol abbiamo la polizia palestinese, ha dell'incredibile. Fatah, la parte di Abu Mazen, capo dell'Autorità palestinese, promuove il terrorismo con stipendi ai terroristi che affollano le celle israeliane, o alle famiglie di chi è stato ucciso "in azione". Solo mercoledì immediatamente dopo che un terrorista, Nimer Ahmed Aliajamal, aveva ucciso tre israeliani innocenti a Har Adar, vicino a Gerusalemme, ha scritto sul suo Twitter "condividiamo il dolore della famiglia del martire" e non manca mai di esaltare ogni azione terroristica, tappezzare i muri di ritratti di terroristi, dare i loro nomi a piazze e scuole.
Hamas poi inneggia al terrorismo e allo spargimento di sangue israeliano con toni antisemiti e integralisti islamici, incitando a portare a livelli sempre più alti gli attacchi. I due ultimamente hanno stretto un nuovo accordo che rinforza la loro fratellanza in tutti i campi. Che cosa ci fanno nell'Interpol mentre tutto il mondo è invaso da attentati condotti con i loro stessi mezzi, auto lanciate sulla folla, spari, esplosioni, accoltellamenti? I palestinesi ne sono gli orgogliosi genitori.
Sono 72 contro 24 gli Stati che hanno votato a favore della presenza palestinese in un corpo dove potranno innanzitutto avere informazioni sensibili sulla lotta antiterrorista nel mondo, suggerire mosse, spingere avanti azioni contro cittadini israeliani o di qualsiasi altro Paese, per esempio di chi dimostri amicizia verso il nemico per eccellenza.
L'avvocato Nitzan Darshan Leiner ha chiesto di accelerare le pratiche per arrestare il terrorista palestinese Saleh al Arouri, che nel 2014 pianificò il rapimento e l'uccisione per strada dei tre ragazzi israeliani che andavano a scuola, Naftali Frenkel, Eyal Ifrah e Gilad Shaar. Sarà possibile adesso? Darshan Leiner dice che l'Interpol dovrà ricominciare tutto il procedimento. Così sarà in molti casi, perchè sono tanti, in cui si nota la zampata palestinese.
La loro abitudine a colpire nel mondo, e non a agire solo su base territoriale, dall'eccidio di Monaco, al sequestro dell'Achille Lauro, a Entebbe, ai tanti sequestri aerei avrebbe dovuto da tempo distogliere dal pensiero pretestuoso e inutile che i palestinesi siano terroristi diversi dagli altri, data la loro ambizione territoriale.
Ma non è così: la Reuters ha chiamato l'assassino di mercoledì a Ar Hadar "gunman" o "l'uomo". Per molti i terroristi sono "combattenti per la libertà", la timidezza, la paura, la negazione ne ha sempre resa la definizione difficoltosa o imbarazzante. Ma arrivare fino a mettere il lupo a guardare le pecorelle, qui siamo ad uno stadio che dovrebbe spaventare chiunque. Ne va della lotta contro il terrorismo stesso.
lunedì 2 ottobre 2017 13:49:44
Follia: le pecore aprono il loro recinto ai lupi!shalomggc