Blitz del giudici sul voto: Netanyahu incriminato a 40 giorni dalle elezioni
venerdì 1 marzo 2019 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 01 marzo 2019
Israele
è scossa e ferita: ieri per l'Avvocatura dello Stato, il Pubblico
Ministero Avichai Manderbilt con 57 pagine di accuse, dopo due anni e
mezzo di indagini ha suggerito di incriminare il Primo Ministro Benjamin
Netanyahu per corruzione e frode, mettendo così in discussione non solo
un grande protagonista, perno della politica israeliana a casa e nel
mondo, ma palesemente influenzando pesantemente anche il risultato delle
prossime elezioni che si terranno il 9 di aprile. Ormai che la macchina
giudiziaria è stata avviata, è del tutto realistico pensare che la
preminenza del Likud subirà uno shock nelle prossime giornate: si
prevede già un calo di quattro seggi, e quindi un pareggio con la forza
antagonista "Blu e bianco": non sorprende che i tempi della scelta di
Mandelbit facciano parlare di un putsch politico. Il brivido della
situazione, l'imbarazzo di un Paese che per la seconda volta vede un suo
Primo Ministro impolverato e ferito (anche se Ehud Olmert era accusato
di ben altri crimini) è accompagnata anche da evidenti espressioni di
soddisfazione, anzi, di gioia, di un largo schieramento di detrattori
soprattutto nel mondo dell'informazione, quasi tutto ostile al PM: da
anni ormai hanno fatto di Bibi il loro obiettivo designato. Nelle ore
del pomeriggio di ieri la delizia dei canali tv è stata un evento in sé. [...]
Israele...
domenica 24 febbraio 2019 Generico 0 commenti
Ieri ho fatto una passeggiata nell'Emek haEla, una valle vicina a
Gerusalemme dove fioriscono a mazzi su una piccola altura i Turmus,
fiori azzurri con striature bianche. Poi, abbiamo proceduto verso altri
prati e montagnole al sud, a vedere i papaveri. Per chi volesse imparare
cos'è il sionismo, non c'è la scuola migliore: giovani e ragazze
atletici e vecchi col bastone, donne di ogni età in blue jeans e bambini
a frotte, tutti vanno apposta nell'Emek e al Sud a vedere la fioritura.
E' la nostra fioritura, sono i nostri fiori, quelli della Terra da noi
irrorata, seminata, pettinata, nutrita... Eretz Israel: non importa
nulla se questa massa è di destra o di sinistra. Questi passi estatici
fra i fiori che naturalmente è vietato cogliere, senza scendere dal
sentiero, li fa insieme tanta gente, a migliaia, con poche parole e
tanti ricordi di quando il popolo ebraico era buttato come polvere nella
diaspora. E adesso, ha i suoi fiori e il suo razzo che sta correndo
verso la luna.Il giornalista e il militare: Israele e la strana coppia che spaventa Netanyahu
venerdì 22 febbraio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 22 febbraio 2019
(Gerusalemme)
Qualcuno dice che la campagna elettorale è cominciata solo ieri sera,
anche se il voto è vicino, il 6 di aprile. Infatti davanti a un
profluvio di blu e bianco «Cahol lavan» come si chiama dai colori della
bandiera israeliana la nuova formazione politica, i due protagonisti
della guerra senza quartiere a Benjamin Netanyahu e al Likud hanno
presentato il loro nuovo partito unitario. Ed ecco, davanti al pubblico
israeliano, fieri e diritti, di bell'aspetto, colti e sicuri, Benny
Gantz, 59 anni, ex capo di stato maggiore, e Yair Lapid, 55 anni, ex
ministro e giornalista tv di successo. Due personalità molto diverse,
costruite in mezzo ai soldati da una parte, e dall'altra fra gli
intellettuali laici guidati dal padre, Tommy Lapid. La trattativa che li
ha condotti a promettere l'uno all'altro la rotazione del ruolo di
primo ministro è stata un corpo a corpo durato tutta la notte fra
mercoledì e giovedì. La nuova lista, oltre a mettere insieme il generale
che suona il piano e l'ex star tv scrittore di romanzi gialli e di
libri per bambini, ha un'altra caratteristica: oltre a Gantz, ne fanno
parte altri tre Capi di Stato Maggiore, tutti fra i primi della lista
scritta al maschile: sono Moshe «Bogie Ya'alon (Capo di Stato maggiore
dal 2002 al 2005, gli anni terribili della seconda Intifada), anche ex
ministro della difesa di Bibi, e Gabi Ashkenazi, nel ruolo di capo
dell'esercito dal 2007 al 2011. [...]
Per battere l'antisemitismo ci vuole...
mercoledì 20 febbraio 2019 Il Giornale 3 commenti
Per battere l'antisemitismo ci vuole: 1) una decisa individuazione delle
sua geografia. Quindi: oltre alla destra neonazista, pochi idioti
pericolosi, chiamate per nome gli islamisti, la sinistra nello stile di
Corbyn, il mondo che dichiarandosi difensore dei diritti umani
perseguita ingiustamente Israele 2) occorre usare le forze di sicurezza,
la legge, la polizia dove si sa che l'antisemitismo si annida. Forza,
sentiamo gli ordini, specie in Francia dove Macron giura di battersi e
ci sono stati 13 morti ebrei ammazzati. Che non accada come con Ilan
Halimi, quando il rifiuto politically correct di cercarlo nella banlieue
islamista lo abbandonò nelle mani dei suoi carnefici; 3) smettere di
gridare e scrivere sui cartelli che essere contro l' antisemitismo
significa essere contro tutti i razzismi. L'antisemitismo è l'unico
razzismo che si pratica comunemente con l'incitamento mortale (pensate
all'Iran!) e il doppio standard contro lo Stato d'Israele, perchè è lo
Stato degli Ebrei; 4) bisogna piantarla di pensare che studiando la
storia della Shoah si diventa buoni. A molti piace l'idea di sterminare
gli ebrei. Ad altri, non importa nulla. la maggior parte, si dimentica
di cosa stavano leggendo un minuto fa; 5) tentate di prendere sul serio
Martin Luther King che diceva che l'antisionismo è una chiara
espressione di antisemitismo. Anzi, è l'antisemitismo odierno. Da qui
occorre prendere le mosse. Altrimenti, restate a casa per favore. Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein in esclusiva da Gerusalemme: Israele-Polonia dopo la Conferenza di Varsavia sul Medio Oriente
mercoledì 20 febbraio 2019 Generico 0 commenti
Cari amici, oggi, 20/02/2019, IC pubblica in
esclusiva un nuovo mio nuovo video dove parlo dei rapporti Israele
Polonia dopo la Conferenza di Varsavia sul Medio Oriente. La Polonia
rifiuta le responsabilità storiche - ampiamente accertate - di molti
polacchi durante la Shoah. Come si muoverà la diplomazia israeliana per
gestire questa crisi? Per capirlo, bisogna guardare a quello che è
avvenuto alla conferenza di Varsavia di pochi giorni fa sul Medio
Oriente.
Clicca qui per vedere il video
Il vertice non si fa più: Israele e Polonia litigano sull'Olocausto
martedì 19 febbraio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 19 febbraio 2019Forse
tutto sommato non è una sfortuna che sulla politica talvolta sventoli
la bandiera della verità storica, e con essa la forza dei sentimenti. E
però, dopo l'alzabandiera, tutti dovrebbero tornare al buon senso e al
presente. Invece qui non ha funzionato, e così il vertice di Visegrad
che avrebbe dovuto tenersi a Gerusalemme da giovedì (ovvero la
convergenza nella capitale d'Israele dei primi ministri di Polonia,
Repubblica Ceca, Slovacchia, e Ungheria) è stato annullato in seguito
allo scontro fra Israele e Polonia sulla Shoah. E sì che
l'atteggiamemnto di questi quattro Paesi è molto importante per Israele a
fronte della critica incessante dell'Unione Europea. [...]
I padri movimentisti dell'antisemitismo
domenica 17 febbraio 2019 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 17 febbraio 2019
Finkielkraut
è un filosofo liberale, la cui affezione per la sua ebraicità, per
Israele e per il mondo della giustizia sociale sono sempre andati
insieme. E' una bella sfida: il movimento dei gilet gialli pretende di
far parte del movimento in lotta contro la burocrazia, l'ingiustizia
economica, l'elite ladra. E' un movimento di popolo quella banda di
mostri antisemiti che gli si è rovesciata addosso urlando"sporco ebreo" e
"sionista di m.." e berciando che la Francia non è degli ebrei ma dei
francesi, e così Finkilekraut ha una faccia oltre che dispiaciuta anche
piuttosto imbarazzata. Il movimento di popolo in Europa ha sempre
attratto gli intellettuali e i politici, anche il più feroce, nazista,
comunista, terrorista. [...]
"L'antisemitismo è una malattia mentale da cui non si guarisce", l'intervista di Fiamma Nirenstein a Iddo Netanyahu, scrittore e fratello del Premier di Israele Benjamin
venerdì 15 febbraio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 15 febbraio 2019
Senza
paura, anche Iddo Netanyahu prende la storia per il collo come i suoi
due fratelli maggiori, Yoni, il comandante dell'impossibile impresa di
Entebbe in cui furono salvate più di 100 persone sequestrate dai
terroristi a migliaia di chilometri da casa, e lui ci si lasciò la vita;
come Bibi, Benjamin, il primo ministro di Israele che lo ha portato fra
i primi Paesi del mondo quanto a economia, scienza, difesa, incurante
delle critiche. Ma Iddo affronta il rischio dal lato intellettuale.
Medico e commediografo, 66 anni, alto e asciutto,marito e padre, sempre
di più è divenuto, negli anni,uno scrittore schivo e concentrato in
riflessioni che sfidano il comune pensare, le cui opere vengono
rappresentate da Mosca a New York. I suoi personaggi occupano il
palcoscenico e le sue pagine con ironia amare senza mezzi termini come
nel romanzo "Itamar", o come nel dramma "Un lieto fine". Qui, in
"Meaning" , significato, la sua ultima opera appena rappresentata a
Baku, ha scelto di prendere per il collo da un angolo particolare il
rifiuto di guardare in faccial'antisemitismo.
Certo da
parte di Netanyahu non è inaspettato affrontare questo tema . Ma in
"Meaning" Viktor E, Frankl è il protagonista, sopravvissuto ai campi di
sterminio,una vacca sacra della psicanalisi, il creatore della
logoterapia, una celebrità che nella commedia viene invece spogliato e
rivelato nella sua paura del vero " significato" di ciò che ha vissuto.
Le sue memorie nel campo sono raccolte brevemente in un super bestseller
mondiale"Man's search for meaning", uscito per la prima volta nel 1946,
tradotto in 24 lingue, venduto in decine di milioni di copie. Frankl
racconta e indica, parlando della propria esperienza e di quella dei
suoi compagni, la strada per superare sofferenza e trauma, e in generale
per vivere una vita degna che sciolga le nebbie dell'antisemitismo
subito nella persecuzione nazista: ognuno deve trovare il suo "buon"
significato, credendo nel valore positivo dell'esperienza umana, giusta
in quanto tale se morale, degna di essere vissuta anche nella
sofferenza. Il buon significato salva l'uomo singolo e l'umanità; Frankl
in mezzo agli orrori di Auschwitz identifica il suo "meaning" nella
"logoterapia" il metodo psicanalitico da lui disegnato, che porterà in
salvo oltre il male, nel bene della società post nazista, finalmente
curata. Ed ecco, però, Iddo Netanyahu, che mette a confronto le
illusioni di Frankl con la disillusione di Betty, una madre cristiana il
cui compagno ebreo è morto ad Auschwitz e il cui figlio è costretto a
subire, ancora dopo la guerra, attacchi antisemiti dai compagni di
scuola.
Se
la società ha superato il male del nazismo, come mai il figlio deve
soffrire? Perchè tanto malessere dentro di lei, tanta paura che il male
ritorni?
Betty
non crede affatto nel "meaning" di Frankl, anzi ne mostra la debolezza
chiedendo aiuto e svelando una realtà che lo psicanalista non può
curare: la permanenza dell'antisemitismo in Europa dopo la Shoah. Betty
va da lui in clinica per farsi aiutare: ma l'antisemitismo è ancora là, e
si sta rovesciando sulla testa di suo figlio, perseguitato dai
coetanei.
"Sì,
e Frankl invece cerca di convincerla che la sua è una fantasia, che con
la sconfitta del nazismo, il bene ha sconfitto il male. E rifiuta di
affrontare la realtà: l'antisemitismo è sempre a Vienna, e ovunque... è
una malattia inguaribile. Gli ottimisti che non capirono in tempo Hitler
pagarono cara la loro cocciutaggine, e il rischio del rifiuto della
realtà è sempre presente". [...]
Mediorientale
lunedì 11 febbraio 2019 Generico 0 commenti
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin con il quale abbiamo discusso i seguenti argomenti:
Bahrain, Cronaca, Donna, Elezioni, Esteri, Gerusalemme, Hezbollah,
Iran, Israele, Libano, Medio Oriente, Missili, Politica, Siria.
La figlia del rabbino uccisa a 19 anni, i Ministri "pena di morte al terrorista"
lunedì 11 febbraio 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 11 febbraio 2019
A
volte la persecuzione terrorista (solo l'anno scorso 13 morti,
centinaia di feriti alle fermate degli autobus, bambini neonati uccisi,
impiegati innocenti giustiziati da compagni di lavoro,341 missili da
Gaza su case e scuole) cui è sottoposta Israele arriva all'estremo, e
allora si sollevadi nuovo la richiesta della pena di morte. Così è stato
anche questa volta: il viso sorridente di Ori Ansbacher, bella quanto
lo si può essere a 19 anni, stringe il cuore a tutta Israele dopo che
nel week end è stato ritrovato il suo corpo accoltellato e nudo in un
parco di Gerusalemme. Immediatemente le ricerche della Shin Beth, i
servizi di sicurezza interna,e della polizia hann condotto tramite
l'incrocio sofisticato di informazioni a un ventinovenne di Hevron,
Arafat al Rifaiyeh. IL giorno stesso aveva lasciato la sua casa con un
coltello per raggiungere Beit Jalla, presso Betlemme. Da là e facile
raggiungere Gerualemme evitando i check point, e l'uomo è andato a
caccia. Dopo avere ucciso Ori, una volontaria della natura, nei boschi
che hanno segnato il suo destino, è stato rintracciato e catturato a
Ramallah, dove aveva probabilmente sostegno e amici. Ogni giorno ne
parte il messaggio ripetuto senza fine dalle Moschee, alla tv
ufficiale,dai discorsi politici: parla della santità del terrorismo
antiebraico, distribuisce stipendi ai terroristi e alle loro famiglie,
premia i "martiri" cui vengono dedicate piazze e scuole.Lo Shin Beth fra
pietre e spari dei difensori di Arafat ha catturato l'assassino, e
mentre Netanyahu lodava l'efficienza dell'ordine pubblico e il Paese
risuonava dei pianti per Ori, ieri alcuni chiedevano la pena di morte,
altri il taglio definitivo del premio in denaro che arriva, tramite
l'Autorità Palestinese, nelle tasche dei terroristi, e in quelle di
Rifaiye stesso.[...]