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A Gaza la tregua è già rotta. E Netanyahu è tra due fuochi

mercoledì 27 marzo 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 27 marzo 2019


Tregua... quale tregua, chiede triste una donna al telefono dalla sua casa di Sderot, ne ho contate sette di tregue nell'ultimo anno, e ho contato invece decine di sirene durante questa ultima nottata... Tregua? Quale? Quella che Hamas ha dichiarato dalle tre di notte quando ormai  gli elicotteri Apache avevano attaccato bombardando l'ufficio (vuoto) di Ismail Haniyeh, e avevano fatto a pezzi diversi depositi militari. La gente d'Israele è esasperata a dodici giorni dal voto del 9 di aprile. I missili oramai hanno colpito metà del Paese, dal confine con Gaza fino al centro di Israele e più a nord. Questo è un Paese piccolo e vulnerabile, a portata di missili di Hamas finchè il suo territorio diventa zona a portata dei missili degli Hezbollah. In queste ore i suoi carri armati e i suoi mezzi corazzati sono ammassati sul confine con Gaza. Ma il Paese non è militarista: sulle reti sociali è diventato virale un video che mostra una famigliola che gioca con le sue due bambine piccolissime alla "festa del rifugio", che è tutto adornato di orsacchiotti e festoni. Le pupe col pigiamino ridono e vengono messe a letto mentre il padre le rassicura che quei bum che si sentono sono solo un gioco, e la madre piange di nascosto poco lontano.

Benjamin Netanyahu ha lasciato dietro, di corsa, a Washington, il tappeto rosso e la firma storica che riconosce la sovranità di Israele sul Golan. Trump gli ha regalato la penna con cui ha firmato il riconoscimento, un portafortuna di cui Bibi ha bisogno. Appena arrivato inseguito da mille accuse è andato direttamente al Ministero della Difesa, per incontrare tutti gli esperti e i militari. Ma non ha presentato soluzioni, promesse e tantomeno tregue. Netanyahu sa che con Hamas non c'è che bloccarlo con la forza senza però cadere nella trappola degli scudi umani che Hamas usa per catturare il consenso internazionale, e aspettare la prossima puntata a meno di una strage che Bibi non vuole. [...]

Razzo di Hamas colpisce a nord di Tel Aviv. E da Israele offensiva su Gaza

martedì 26 marzo 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 26 marzo 2019



Così Israele non può continuare dopo il bombardamento di ieri alle 5:00 di mattina sul centro di Israele, al kibbutz Mishmeret, vicino a Kfar Saba, 100 chilometri da Gaza, dopo che Tel Aviv colpita solo 10 giorni fa: basta guardare ciò che è rimasto della  casa della famiglia Wolf, le mura e il tetto a terra, l'interno tutto calcinacci compresi quelli che coprono il lettino di un bambino. Durante la sirena la nonna ha afferrato i nipotini salvandoli. Una svolta militare è nell'aria e già ieri sera è iniziata con un attacco degli Apache dal cielo: il bombardamento di Hamas è stato fatto per uccidere e gettare nel panico i cittadini di qualsiasi parte di Israele, sette persone della stessa famiglia sono all'ospedale, la nonna è ferita gravemente, il nonno, i genitori e tre bambini da 12 anni a 6 mesi tutti ricoverati. Ma la scena mediorientale ieri aveva due sfondi lontani migliaia di chilometri: mentre alle cinque meno un quarto di sera, ora italiana, iniziava la risposta su Gaza, le riserve venivano richiamate, i rifugi del sud ma anche di Tel Aviv venivano aperti, le attività esterne venivano tutte sospese, il treno fermato.. la Casa Bianca srotolava il tappeto rosso delle grandi occasioni per Netanyahu a Washington:  Donald Trump di fronte al Primo Ministro israeliano ha riconosciuto ieri a nome degli Stati Uniti la sovranità israeliana sul Golan cancellandolo cosi dal potere di Assad e disegnandolo nella strategia di una grande guerra totale contro il terrorismo in cui gli USA e Israele sono alleati. Doveva essere per Netanyahu solo un giorno di grande festa, e anche di proficua campagna elettorale a due settimane dalle elezioni. Il riconoscimento, a 52 anni dalla Guerra dei Sei giorni, è fondamentale per la sicurezza di Israele, toglie al terrore una terrazza strategica su tutto il Medio Oriente. Negli anni da là sono stati lanciati innumerevoli guerre e attacchi terroristici ormai gestiti dagli hezbollah e dagli iraniani. L'assalto coi tank del ‘73, Guerra del Kippur, fu quasi fatale. [...]
 

Così viviamo noi

martedì 26 marzo 2019 Generico 0 commenti
Stamani alla radio in Israele ci chiedono di controllare il rifugio di ogni casa, ci dicono che appena suona l'allarme dobbiamo correre dentro con i bambini e ricordarci di chiudere la porta perchè vetri e calcinacci possono inseguirci. Le rovine della casa di Mishmoret distrutta da Hamas per miracolo non sono state la tomba di sette persone, compresi tre bambini: solo per la velocità della nonna, ora in condizioni gravi all'ospedale, nello strappare i bambini dal letto e portarli nel rifugio al suono della sirena essi sono vivi. Le scuole sono chiuse nel centro e nel sud di Israele, le attività esterne sospese... Hamas seguita a predicare l'assassinio di tutti gli ebrei, e il Consiglio per i Diritti Umani dell'UN condanna Israele.

Menomale che ci sono gli Stati Uniti che capiscono che la sicurezza di Israele non è un giochetto diplomatico tipo UNHCR o l'UE, ma una sfida al terrorismo mondiale, e per questo riconoscono la sovranità sul Golan. Molti invece preferiscono Assad, con alle spalle l'Iran e gli Hezbollah, amici di Hamas... Ma gli altri parlino chiaro! A ciascuno i suoi amici.

«Golan a Israele»: Trump twitta. Scoppia l'ira di Siria, Iran e Russia

sabato 23 marzo 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 23 marzo 2019



Il Golan è una terrazza sul Medio Oriente, una montagna di basalto alta 1000 metri da cui puoi minacciare tutta Israele in un colpo solo, è uno stato d'animo di continua avventura e insicurezza oggi trasformato in una zona di coltivazioni e natura per circa 25mila fra israliani e drusi in una quarantina di comunità. La capitale, Katzrin, è nei testi che parlano del Secondo Tempio. Ma per i siriani odierni, la memoria storica è quella del Villayet nell'impero Ottomano, e poi del protettorato francese degli anni ‘20 e ‘30.  Solito Mediorente. Un passato conteso, un presente di scontro. Da tempo il Golan israeliano è pastorale: è un terrapieno di pascoli, antiche rovine, nuove cittadine, vigne in cui Israele produce fra i vini migliori del mondo. Ma, se in mano nemiche, sarebbe in giuoco tutto il Medio Oriente nel rischio di un'invasione iraniana e di Hezbollah sostenuta da Assad, contemplata da lontano da Putin. Probabilmente è questa la considerazione strategica che ha spinto Donald Trump a gettare il guanto sul terreno e a dichiarare che il Golan deve appartenere a Israele. Perchè sulla parte siriana del Golan Iran e Hezbollah stanno stabilendo le roccaforti di un attacco strategico al nemico più odiato, Israele. Questo, visto dagli USA, distrugge anche ogni eventualità che la conclusione del conflitto siriano si trasformi in una situazione di equilibrio, e rimette al centro, come l'America non ha mai voluto, il dittatore Bashar Assad che ha fatto dei suoi concittadini un popolo martirizzato (sono 800mila i morti) ed esule. Dalla parte israeliana, quella che Israele occupò durante la Guerra dei Sei Giorni nel 1967 difendendosi dall'attacco siriano concertato con Nasser d'Egitto il confine contiene l'ammassarsi del più pericoloso fra tutti i rischi conosciuti insieme al pericolo ISIS ormai sconfitto: l'imperialismo sciita condito dalla dittatura siriana. [...]

Mediorientale

venerdì 22 marzo 2019 Generico 0 commenti
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin con il quale abbiamo discusso i seguenti argomenti:Abu Mazen, Acciaio, Acqua, Arabia Saudita, Armi, Assad, Commercio, Cristianesimo, Curdi, Donna, Ebraismo, Ebrei, Egitto, Elezioni, Erdogan, Esteri, Europa, Gantz, Gaza, Geopolitica, Germania, Hamas, Hezbollah, Integralismo, Iraq, Isis, Islam, Israele, Kushner, Likud, Matrimonio, Medio Oriente, Netanyahu, Nucleare, Palestina, Palestinesi, Politica, Russia, Siria, Sondaggi, Terrorismo Internazionale, Trump, Turchia, Ungheria, Unione Europea, Usa.

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein in esclusiva da Gerusalemme: "Questo è il popolo di Israele". Commento sul recente attacco di Hamas che ha due missili su Tel Aviv

sabato 16 marzo 2019 Generico 0 commenti
Cari amici,

oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo nuovo video: "Questo è il popolo di Israele". Un commento sul recente attacco di Hamas, l'organizzazione terrorista palestinese, che dalla Striscia di Gaza ha lanciato due missili su Tel Aviv


Clicca qui per vedere il video

Tel Aviv, allarme per due missili sparati da Gaza. E Netanyahu raduna ministri e capi militari

venerdì 15 marzo 2019 Il Giornale 0 commenti
(Gerusalemme) Ieri sera l'allarme rosso delle sirene ha risuonato nelle vie in genere piene di vita e di senso di sicurezza di Tel Aviv, i rifugi sono stati aperti, le tv e le radio hanno cominciato una interminabile trasmissione in diretta cercando di calmare i cittadini ma anche di dare indicazioni e ordine: due missili Fajr sono stati sparati da Gaza, uno è caduto in uno spazio aperto, senza feriti o danni; il secondo è stato distrutto in aria dal sistema"scudo di acciaio". Mentre scriviamo, Netanyahu che è anche ministro della Difesa, è in riunione alla "Kirya" il sofisticato centro della sicurezza israeliana con tutti i consiglieri e i capi militari, e certamente la risposta non potrà essere banale, dato che l'attacco colpisce la vita di Israele in uno dei suoi cuori pulsanti, la sua seconda capitale, come fosse Milano in Italia. [...]

Mediorientale

venerdì 15 marzo 2019 Generico 0 commenti
 
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin con il quale abbiamo discusso i seguenti argomenti:
Amnesty International, Arabi, Cannabis, Corruzione, Destra, Diritti Umani, Elezioni, Gaza, Gerusalemme, Giustizia, Hamas, Iran, Iraq, Israele, Legalizzazione, Magistratura, Medio Oriente, Nazionalismo, Netanyahu, Palestina, Partiti, Politica, Qatar, Rohani, Sicurezza, Sinistra, Siria, Usa.

Blitz del giudici sul voto: Netanyahu incriminato a 40 giorni dalle elezioni

venerdì 1 marzo 2019 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 01 marzo 2019

Israele è scossa e ferita: ieri per l'Avvocatura dello Stato, il Pubblico Ministero Avichai Manderbilt con 57 pagine di accuse, dopo due anni e mezzo di indagini ha suggerito di incriminare il Primo Ministro Benjamin Netanyahu per corruzione e frode, mettendo così in discussione non solo un grande protagonista, perno della politica israeliana a casa e nel mondo, ma palesemente influenzando pesantemente anche il risultato delle prossime elezioni che si terranno il 9 di aprile. Ormai che la macchina giudiziaria è stata avviata, è del tutto realistico pensare che la preminenza del Likud subirà uno shock nelle prossime giornate: si prevede già un calo di quattro seggi, e quindi un pareggio con la forza antagonista "Blu e bianco": non sorprende che i tempi della scelta di Mandelbit facciano parlare di un putsch politico. Il brivido della situazione, l'imbarazzo di un Paese che per la seconda volta vede un suo Primo Ministro impolverato e ferito (anche se Ehud Olmert era accusato di ben altri crimini) è accompagnata anche da evidenti espressioni di soddisfazione, anzi, di gioia, di un largo schieramento di detrattori soprattutto nel mondo dell'informazione, quasi tutto ostile al PM: da anni ormai hanno fatto di Bibi il loro obiettivo designato. Nelle ore del pomeriggio di ieri la delizia dei canali tv è stata un evento in sé. [...]

Israele...

domenica 24 febbraio 2019 Generico 0 commenti
Ieri ho fatto una passeggiata nell'Emek haEla, una valle vicina a Gerusalemme dove fioriscono a mazzi su una piccola altura i Turmus, fiori azzurri con striature bianche. Poi, abbiamo proceduto verso altri prati e montagnole al sud, a vedere i papaveri. Per chi volesse imparare cos'è il sionismo, non c'è la scuola migliore: giovani e ragazze atletici e vecchi col bastone, donne di ogni età in blue jeans e bambini a frotte, tutti vanno apposta nell'Emek e al Sud a vedere la fioritura. E' la nostra fioritura, sono i nostri fiori, quelli della Terra da noi irrorata, seminata, pettinata, nutrita... Eretz Israel: non importa nulla se questa massa è di destra o di sinistra. Questi passi estatici fra i fiori che naturalmente è vietato cogliere, senza scendere dal sentiero, li fa insieme tanta gente, a migliaia, con poche parole e tanti ricordi di quando il popolo ebraico era buttato come polvere nella diaspora. E adesso, ha i suoi fiori e il suo razzo che sta correndo verso la luna.


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