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Israele e il dilemma sui profughi: portare aiuto a chi lo vuole morto

sabato 30 giugno 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 30 giugno 2018

Sul confine di Israele al Nord, si stanno accumulando decine di migliaia di profughi in fuga dalla guerra. È l'epitome del problema dei rifugiati che ormai tormenta tutto il mondo: perché occorre salvare vite, porgere la mano a bambini e vecchi in stato di bisogno inaudito, ma fronteggiare tuttavia insieme la feroce inimicizia araba nei confronti di Israele mentre, tuttavia, si deve porgere orecchio agli esseri umani che chiedono aiuto. Inoltre, Israele è circondata da ogni parte da Paesi arabi nemici o agitati. Sul confine di Israele, dalla parte del Golan, si vanno accumulando, dopo 500mila morti, migliaia di profughi siriani. La loro immagine sotto il sole sulle pietre intorno ai camion che li hanno sgomberati dai villaggi attaccati dalle truppe siriane, dai russi sugli aerei, dagli Herzbollah e dagli iraniani amici di Assad col permesso di Putin, è l'immagine stessa della miseria e del bisogno. [...]

Mediorientale

venerdì 29 giugno 2018 Generico 0 commenti
 Cari amici,

 

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin con il quale abbiamo discusso i seguenti argomenti: Arabia Saudita, Assad, Diritti Umani, Economia, Esteri, Gran Bretagna, Iran, Islam, Israele, Medio Oriente, Monarchia, Palestina, Rifugiati, Russia, Sanzioni, Siria, Usa.

L'Iran in rivolta contro la crisi e gli ayatollah

giovedì 28 giugno 2018 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 28 giugno 2018


Se il destino volesse che l'accordo americano con la Nord Corea andasse in porto, e se gli attuali sommovimenti in seno all'Iran portassero alla caduta del regime degli ayatollah, allora bisognerebbe inventarsi un doppio premio Nobel per Donald Trump. Triplo se le sue proposte di pace per il Medio Oriente avessero qualche risultato. E il tempo delle grandi sorprese. L'Iran prima ancora di risultati concreti con il ripristino delle sanzioni, dopo la cancellazione dell'accordo fra Teheran e i 5 Paesi più uno, soffre una profonda crisi depressiva di segno trumpiano, aumentata dalla disperata crisi economica. Ed è straordinario che, osservando l'Iran, si intraveda qualche possibilità se non altro di una severa destabilizzazione del suo roccioso sistema. [...]

VIDEO Presentation of the book "The Caliph and the Ayatollah: Our World Under Siege" by Fiamma Nirenstein

mercoledì 27 giugno 2018 English 0 commenti
 
In case you didn't see that your book presentation is on YouTube



About the book:

The Iranian project to create an atomic bomb and the parallel fight by Sunni ISIS to dominate Christians, Jews, and infidel Muslims appears to many as political fiction. This new book by Fiamma Nirenstein sheds light on the siege that Shiite and Sunni extremist ideologies have placed upon our world, and the reasons why they will not give up unless we defeat them.

The Caliph and the Ayatollah: Our World Under Siege

 





Presentation of the book "The Caliph and the Ayatollah: Our World Under Siege"

lunedì 25 giugno 2018 Generico 0 commenti
 

 
 

The Jerusalem Center for Public Affairs

cordially invites you to the presentation of the book

The Caliph and the Ayatollah: Our World Under Siege

by Fiamma Nirenstein

 
 
on Monday, June 25, 2018, 10:30 a.m.,
at the Jerusalem Center for Public Affairs, 13 Tel Hai Street
 
 
Panel discussion, in the author’s presence, with:
Ambassador Dore Gold, President of the Jerusalem Center for Public Affairs
Charles Small, Director, Institute for the Study of Global Antisemitism and Policy (ISGAP)
Ruthie Blum, author, editor at Gatestone Institute, former senior editor at the Jerusalem Post

 

About the book:

The Iranian project to create an atomic bomb and the parallel fight by Sunni ISIS to dominate Christians, Jews, and infidel Muslims appears to many as political fiction. This new book by Fiamma Nirenstein sheds light on the siege that Shiite and Sunni extremist ideologies have placed upon our world, and the reasons why they will not give up unless we defeat them.


 
The Caliph and the Ayatollah: Our World Under Siege
 

About the author:

 
 
Fiamma Nirenstein
Fiamma Nirenstein, an award winning author and journalist, was a member of the Italian Parliament (2008-2013), where she served as Vice President of the Committee on Foreign Affairs in the Chamber of Deputies. She is a Senior Fellow at the Jerusalem Center for Public Affairs and author of many books on anti-Semitism and Israelophobia.
 
Registration is required.
RSVP: Email: ahuva@jcpa.org
Tel. 02/561-9281 or Fax 02/561-9112
 
 
 
 

Tra dittatura e cambiamento

lunedì 25 giugno 2018 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 25 giugno 2018

Comunque, nonostante una campagna elettorale in cui Erdogan aveva esercitato tutta la sua prepotenza con arresti, botte, piazze presidiate dai suoi fedeli, la metà del popolo turco si è stufata del sultano, anche se egli in queste ore sembra avvicinarsi alla vittoria col 53 per cento. Erdogan si era subito attribuito il 60 e rotti arrogandosi così un diritto assoluto e plebiscitario di divenire il primo Capo di Stato turco a governare con poteri allargati dopo i  cambi costituzionali approvati nell'aprile del 2017. Ma anche se ce la farà, la sfida che segue a 15 anni di mani sulla Turchia si è dimostrata invece incerta, anche se Erdogan ce la farà a evitare il ballottaggio previsto, secondo la sua stessa decisione, al di sotto di quel il 51 per cento necessario per arrivare a essere il capo supremo che somma in sé i compiti di presidente e di Primo ministro insieme alla nomina diretta dei ministri, il controllo totale del giudiziario e dei leader militari. Le regole dell'emergenza dopo il colpo di Stato del 15 luglio sono state riconfermate sette volte. Sia Erdogan che Muharrem Ince, il maggiore contendente, hanno promesso di toglierle di mezzo. Ince ha dimostrato comunque che in breve tempo può sorgere, nonostante il Paese sia stretto nel pugno di ferro del "Sultano" , una alternativa concreta e pericolosa. [...]

L'ipocrita Onu condanna ancora Israele

venerdì 15 giugno 2018 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 15 giugno 2018

Il sentimento di pena ormai sovrasta quello del disgusto politico, che assemblea rincitrullita e autolesionista, al di sotto di ogni critica fattuale: l'ONU mercoledì ha passato una Risoluzione che ha condannato Israele per uso "eccessivo, sproporzionato e indiscriminato della forza" durante i recenti scontri in cui i militanti di Hamas hanno portato la gente di Gaza a cercare di sfondare il confine con Israele coprendo gli armati con manipoli di persone prezzolate. E ha rifiutato persino di aggiungere alla mozione un emendamento americano in cui almeno si condannava Hamas per tutto il male che fa alla sua popolazione che domina con la violenza, senza dargli nessuna speranza, fuorché quella di uccidere. L'Algeria e la Turchia hanno proposto la condanna che ha ricevuto 120 Sì, 45 astensioni e solo 8 No, in testa USA, Israele, Australia, e poi i piccoli Micronesia, Nauru, Isole Marshall, Togo, Isole Solomon, che Dio li benedica. [...]

Trump vede Kim (e pensa all'Iran). Prove generali del dossier Iran

martedì 12 giugno 2018 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 12 giugno 2018

Nelle ultime ore prima del summit fatale di Singapore,  il Segretario di Stato Mike Pompeo ha fatto balenare la speranza che il mondo può guardare con ottimismo all'incontro fra Trump e Kim Jong-un. Trump può farcela dove i suoi predecessori hanno fallito e in questo caso lo sberleffo maggiore è dedicato naturalmente al fallimento proverbiale di Obama con l'Iran, il Paese che dopo un decennio di trattative dopo l'accordo ha seguitato a progettare sotto il tavolo la bomba nucleare, e sopra ha inaugurato con missili balistici e invasioni territoriali una politica imperialista che non aveva mai osato. Questo nesso fra l'atteggiamento americano verso le due potenze nucleari più pericolose del mondo, non si limita all'ieri, ma investe l'oggi e soprattutto il domani. Tutto il mondo è ansioso di ritrovare un filo di speranza verso la pace, la denuclearizzazione, la risoluzioni di problemi decennali o addirittura secolari. E nessuno come il Medio Oriente ne sa qualcosa di questa necessità, specie da quando le "primavere" sono state seguite dagli attacchi seriali dei  califfi, con l'Isis, e degli ayatollah, con l'Iran e gli Hezbollah col coltello fra i denti come non mai specie in Siria, in Iraq, in Yemen, e qui la cosa si fa bollente, sul confine di Israele cui l'Iran ha giurato distruzione e morte. [...]

Buon compleanno Israele! Un grande evento con Fiamma Nirenstein

martedì 29 maggio 2018 Generico 0 commenti
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Addio a Lewis, cassandra dello "scontro di civiltà"

lunedì 21 maggio 2018 Il Giornale 0 commenti
 
Il Giornale, 21 maggio 2018

(Gerusalemme) Bernard Lewis si è spento ieri a Philadelphia, avrebbe compiuto 102 anni fra pochi giorni, il 31 maggio. Quando nel 1976 i lettori di Commentary, il sofisticato mensile americano diretto da Neal Kosodoy, lessero un articolo del professore intitolato «Il ritorno dell'Islam», spalancarono gli occhi: il saggio prevedeva, in tempi in cui ancora non si era avuta la rivoluzione islamica degli Ayatollah, e Osama Bin Laden era solo un giovane sunnita estremista, che l'Islam presto avrebbe rovesciato il tavolo troppo inaccuratamente apparecchiatogli dall'Occidente, e invitava a stare attenti. Fu sempre Bernard Lewis a spiegare - quando nemmeno ci si pensava le intenzioni totalitarie di Khomeini, a quei tempi un chierico in esilio mentre lo Scià era saldamente sul trono iraniano. Col suo tipico understatement inglese spiegò: «Era facile capire cosa avrebbe fatto l'Ayatollah leggendo i suoi testi, ma pochi sapevano il farsi». [...]
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