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Madonna, la Palestina e il sogno di pace "pop". Quel sogno di pace anche nella festa pop

lunedì 20 maggio 2019 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 20 maggio 2019

L'Eurovisione a Tel Aviv è finita. Si smonta, e come sia andata la gara tutto il mondo lo sa: c'erano 200 milioni di telespettatori quando alle 2 di notte ha chiuso i battenti e tutte le tv, le radio, i giornalisti del mondo  erano là a vedere i 26 finalisti.  L'Olanda ha vinto, l'Italia, e siamo contenti, ha preso un meritato secondo posto, Israele aveva fatto una scelta di ripiego su un simpatico, entusiasta tenore naturalista, Kobi Marimi, che ce l'ha fatta con un onorevole posto a metà classifica. Ma è stato un evento astratto, simbolico, mentre paradossalmente fungeva da bandiera del desiderio appassionato di normalità di Israele. Per capirne l'importanza non si può fare a meno di vedere il video (su YouTube, enciclopedia politica, vero testo base di psicoanalisi globale) in cui un attempato Roger Waters, dei mitici Pink Floyd, cantante antisemita professo che ha fatto volare su un suo show dei maiali con la stella di David, appare sgangheratamente infuriato, seminudo, scompigliato e probabilmente sporco mentre urla di rabbia perché il BDS non ha funzionato.
Waters cerca di svegliare la folla al fatto che Israele è come "un alieno" piombato a disturbare l'ordine mondiale.

Gli ebrei insomma sono estranei mostruosi, "un cancro marcio che deve essere distrutto" come dice Khamenei. Teorie simili le esprimeva Hitler, oggi le esprimono l'Iran e Hamas. Proprio in questi giorni ha lanciato 700 missili, mentre lo show preparava un palcoscenico molto ispirato, a punta, costruito a corone come il grattacielo Chrysler di New York  E mi domando se qualcuno si chiede, dopo aver visto l'entusiasta sorriso che ha dominato tutta l'Eurovisione sia da parte israeliana che degli ospiti (tutti hanno filmato la loro clip in un sito turistico, tutti masticavano qualche "Shalom" e Lehitraot, arrivederci), come sia possibile gestire un evento in cui il compito principale è proprio abbracciare e farsi abbracciare mentre tuttavia si deve, con una mano, difendere, ammonire, arginare, disincentivare l'aggressività del nemico e garantire che Israele rappresenti il grande sogno di pace e di moralità di Israele, lo Stato degli ebrei, porci con le ali per  Waters e tanti altri antisemiti nel mondo. Le bandierine palestinesi di Madonna e del gruppo islandese sadomaso non sono nulla: Israele ha vinto la sfida.

Per motivi religiosi legati allo Shabbat che non si può violare, il gruppo Shalva non abbia potuto gareggiare anche se ha partecipato, incantando tutti, fuori gara. Ma che peccato: perché questo gruppo, fatto di ragazzi disabili, chi cieco, chi affetto dalla sindrome di Down, è un esempio classico e incredibile dell'inclusione tipica di Israele, che abituata da mille aggressioni violente e decine di migliaia di feriti, integra con pazienza e amore senza pari tutti quelli che sono un po’ o molto diversi. Lo fa persino nell'esercito, dove le persine con bisogni particolari servono, e ovunque. Lo fa quando accoglie negli ospedali tutti quelli che ne hanno bisogno, compresi i palestinesi e i siriani, diventato rifugio per tutto il Medio Oriente delle persone LGTB,  aprì strade impensate quando Dana International divenne una star transessuale vincendo l'eurovisione per Israele nonostante religiosi che la disprezzavano e la maltrattavano sullo schermo e sui giornali. H sfidato il senso comune l'hanno scorso, e poi l'ha ripresentata in grande al pubblico quest'anno, Netta Barzilai che ha spaventato facendo gli occhiacci e il verso della gallina al pubblico mondiale con "I am not your toy", che ha vinto.

Alleluia è un'altra canzone israeliana di tutti, che ha vinto l'Eurovisione. Israele ha costruito un palcoscenico e una messa in scena che anche con la musica tipicamente modesta della gara pop appena conclusa ha mostrato a tutti quanto è bella e di che cosa è capace quanto a anticonformismo e vitalità. Questo Stato nazione, scandalo! Sempre in guerra anche se per difendersi, doppio scandalo! È pieno di amore: non è una cosa che si inventa in un giorno, ci vogliono tremila anni di storia ebraica, in cui il monoteismo si trasforma in senso morale, e il senso morale in democrazia, e la democrazia, e finalmente nel  senso di allegro di chi è tornato a casa.   

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Roberto , Perugia
 lunedì 29 luglio 2019  19:39:15

Gentile Sig.ra Nirenstein,apprezzo molto, da tempo, il Suo lavoro di giornalista e scrittrice. Per questo sarei interessato a leggere il libro "Israele siamo noi", che però pare non sia più reperibile né in libreria, né su Internet. Ha modo di farmi avere, ovviamente a pagamento, una copia del libro in formato elettronico?Grazie del riscontro e cordiali saluti.



malki sofia , italia
 domenica 26 maggio 2019  20:05:32

grazie bellissime le ultime frasi



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