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"Le disobbedienti" che cambiarono i connotati alla storia dell'arte

giovedì 16 maggio 2019 Il Giornale 0 commenti


Le disobbedienti



Il Giornale, 16 maggio 2019

"Le disobbedienti" di Elisabetta Rasy uscito per Mondadori, è un romanzo a anche è un testo di storia dell'arte, un manifesto femminista ma anche una pensosa riflessione per cuila chiave della riscossa femminile è troppo vasta perchè la si possa vedere come una storia politica, una piazza, un volantino, una subitanea affermazione di volontà. Perchè essa, sembra suggerire la Rasy, è il femminile stesso per quello che esprime di poliedrico, di misterioso,di inventivo, in una parola di artistico. Il temerario coraggio della Rasy la conduce ad esplorare le vite di sei pittrici che hanno fatto della loro ispirazione un dono di arte all'umanità e in particolare alle donne: la scrittrice scavalca così i secoli e le latitudini, le più svariate questioni sociali, le correnti e le innovazioni artistiche  fondamentali. Elisabetta racconta la vittoria storica di sei donne contro tutto e tutti, in epoche diverse: si comincia con l'ispirazione caravaggesca di Artemisia Gentileschi, che è nata nel 1593, fino a giungere all'icona ferocemente multicolore di Frida Khalo, nata a Cayocan nel 1907, e nel mezzo incontriamo, molto da vicino, Elisabetta Vigee le Brun , nel 1778 ritrattista ufficiale della viziata quanto disgraziata regina Maria Antonietta, con lei immersa nei godimenti e nelle bizzarie del palazzo fino all'esilio e la lotta per la sopravvivenza; e poi Berthe Morrison,che ha condiviso lo scandalo e la gloria dell'impressionismo; e poiSuzanne Valadon, forse fra tutte la pittrice più palesemente riscattata dalla sua ispirazione, da prostituta "miserable" fino alle vette del denaro e  della genialità espressiva, fra i pennelli e l'amore per un 23enne, la metà della sua età; e  Charlotte Salomon, di cui l' arte e la vita vengono travolte dalla Shoah quando ha 26 anni, che ha lasciato una eroica testimonianza di vitalità artistica, copiosa e freenetica negli ultimi giorni prima della deportazione.

Le donne "disobbedienti" nel senso della loro determinazione verso l'arte in ogni circostanza e contro ogni senso comune, qui vincono le più differenziate battaglie. Ma il libro di Elisabetta non ha nulla di trionfalistico: semplicemente, proprio come i ritratti femminili delle sue pittrici, mostra, avventurandosi nei loro meandri, che sono poi le meraviglie del femminile poliedrico, infaticabile, creativo...come lo vede e lo ama la scrittrice che anche nel passatooltre ai romanzi ha dato al pubblico anchesaggi che hanno esplorato la vita delle scrittrici donne. Adesso tornando alla sua giovanile passione ( è laureata in storia dell'arte) indicaal lettore non soloi quadri delle sue prescelte, ma  lo conduce in una passeggiata nell'arte dei vari periodi in questione. E quindi nelle sue novità: così che si trova nelle pittrici della Rasy un doppio registro. La battaglia personale durissima, contro la famiglia, gli uomini, padri e amanti, che le comandano, le sfruttano, le insidiano, le scansano, e anche, dall'altra parte, la lotta comune per la sopravvivenza e per l'affermazione di nuovi sentieri artistici, fino al successo, che spesso arride alle protagoniste dopo anni se non decenni di sforzi, e mille pericolose avventure. Così Artemisia arriva all'affermazione completa della sua arte dopo le accuse e maldicenze e dopo aver fronteggiato la violenza sessuale.

Ormai famosaperò, quando scrive a Napoli al mecenate che la deve aiutare Antonio Ruffo, si dice consapevole del fatto che "il nome di donna fa stare in dubbio sinchè non si è vista l'opera". ma sa bene, tuttavia, quello che vale, percio osa afferare che "le opere saranno quelle che parleranno", per via di "questo talento che mi ha dato Dio". Berthe Morisot, la cui biografia percorre tutta la vicenda meravigliosa e allora controversa dell'affermarzione dell'Impressionismo è, nel libro della Rasy, il più lampante esempio della sublimazione dell'intera storia dell'arte nella provetta del femminile. BNen lontano da quello, che, in un attacco di narcisismo istupidente fa scrivere a Eduard Manet, evidentemente già un pò innamorato, "Le due sorelle Morisot sono affascinanti, peccato che non siano uomini... potrebbero però come donne, servire la causa della pittuta sposando ciascuna un accademico e seminando discordia nel capo di quei rimbambiti" . In realtà di Manet si scriverà (parola dello scrittore Georges Battaille) che "senza Berthe Morisot... Manet non avrebbe forse fatto pittura impressionista". E non solo perchè la sua bellezza lo ispira o lo affascina e il suo ruolo di modella diventano un'icona misteriosa,  virginale e insieme sexy, ma anche grazie alla sua pittura e allo nstiolo intellettuale che gli propone. Essa viene già  esposta al Salon e poi sfida ogni convenzione critica tradizionale unendosi nel 1873 alla nuova "Società Anonima Cooperativa degli Artisti, Pittori, Scultori e Incisori" in cui troveremo anche Edgar Degas, Camille Pisarro, Alfred Sisley, Pierre Auguste Renoir. Berthe è l'unica donna. La Rasy spiega che essa conivide coi suoi compagni e con altri grandi nomi dell'epoca "un'idea diversa di realismo, affidata alla vibrazione del pennello sulla tela e al gioco dei colori che non devono più imitare ma interpretare le immagini del mondo circostante e rendere conto di una nuova sensibilità dell'esistenza": E' una bella descrizione della nuova rivoluzione pittorica, ed è interessante vederla attraverso gli occhi dell'unica pittrice donna ufficialmente parte del gruppo, quella di cui verrà acidamente detto che "non si vive impunemente coi pazzi.." mentre il termine "impressionisti" viene coniato per spregio dal giornale satiorico Charivari.

Ci siamo soffermati su Berthe perchè sia nella teoria dei suoi amori più o meno carnali, felici e infelici, ma sempre intensi e formativi, sia nella fame di suggere dall'esperienza del mondo pittorico e intellettuale il senso stesso dell'epoca, della vita, in fondo dell'arte, si riassume il senso della passeggiata nella storia e nella psiche femminile del volume della Rasy. Ancora di più in lei si individua un altro tratto indispensabile per capire tutte e sei le storie: le donne sanno dipingere la psiche feminbile in maniera totalmente diversa e sorprendente rispetto a qualsiasi ottimo pittore, e l'immagine interiore della donna che trasmettono è indispensabile al progredire non solo della loro vita, della loro professionalità, ma anche della definizione moderna della psiche femminile che conduce alla fine al riscatto dalle ideologie del passato. Così Berthe spiega la Rasy, dipinge donne che "portano le maschere della femminilità, ma....sono molto diverse dalle ballerine di Degas,.. dalle immagini cupe che Monet fa di sua moglie Camille e da quelle aggressive che Cezanne fa di sua moglie Hortense" Sono invece "un diario femminile nel quale il colore e il disegno sono il medio expressivo". E c'è tristezza, ma anche amore, fierezza, determinazione, concentrazione, capacità, vita. Così per tutte e sei, unite da un entusiasmo che la Rasy esprime in una scrittura lieve e gioiosa, familiare e gentile. Vuole bene alle sue sei ragazze, e si sente.


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