Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein

Museo del popolo ebraico

VIDEO The Migration Wave into Europe: An Existential Dilemma (Jerusalem Center for Public Affairs)

mercoledì 26 giugno 2019 English 0 commenti

Presentation to an exclusive gathering of the Diplomatic Corps of the recently published study "The Migration Wave into Europe: An Existential Dilemma," edited by Fiamma Nirenstein a senior fellow of the Jerusalem Center for Public Affairs


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Offerte e incognite tra Pasdaran e Hamas
lunedì 24 giugno 2019 Il Giornale 0 commenti

Il Giornale, 24 giugno 2019

Tutto si muove a Gerusalemme. E' arrivato il consigliere strategico di Trump, John Bolton per l'inusitato  summit USA-Russia-Israele che inizia oggi. I tre consiglieri strategici dei primi ministro parleranno di Siria, di Iraq, di Iran.. e che affrontino, loro tre, l'assetto del Medio Oriente di certo non fa stare allegri gli Ayatollah, e nemmeno i palestinesi. Trump ha graziato l'Iran all'ultimo minuto dopo l'abbattimento del drone richiamando i suoi aerei, e ha detto che spera non solo nella pace, ma in un futuro prospero e stabile per l'Iran stesso. Una visione che si va disegnando sempre di più, quella di un uomo d'affari che intende fornire al mondo non una leadership militare, ma delle ragioni cogenti per capire che la vita deve essere vissuta per quello che ha da offrire oggi, e non come un disegno divino di predominio. [...]

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein in esclusiva da Gerusalemme: "Lampi sul Medio Oriente: verso una guerra per fermare l'Iran nucleare?"

giovedì 20 giugno 2019 Generico 0 commenti


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oggi, il sito web Informazione Corretta pubblica in esclusiva un mio nuovo nuovo video: "Lampi sul Medio Oriente: verso una guerra per fermare l'Iran nucleare?"

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Teheran è il problema del mondo. Gli Usa e il dilemma della guerra

sabato 15 giugno 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 15 giugno 2019

L'Iran ha sempre giocato su diversi terreni: basta ricordare come nel periodo in cui col P5 +1 guidato da Obama trattava con sorrisi e moine il pessimo accordo che il regime degli Ayatollah avrebbe acquisito, mentre sviluppava invece dall'altra parte una strategia complessa e belligerante della conquista shiita del Medio Oriente e della costruzione del regime più aggressivo del mondo nei confronti dell'Occidente, in particolare con la reiterata promessa di distruggere lo Stato d'Israele. Da una parte di costruiva la bomba, dall'altro il ministro degli Esteri iraniano Zarif e la commissaria europea Mogherini costruivano una magnifica amicizia che dura a fino ad oggi. Dopo che il presidente Trump ha abbandonato il "bad deal" con l'Iran nel 2018 e ha applicato sanzioni per riportarlo al tavolo dei negoziati, rivedere la parte che ridurrebbe il poderoso sistema balistico, impedire una volta per tutte la ripresa del programma nucleare di un regime liberticida che dichiara la sua volontà di distruggere Israele e la sua aggressività verso l'Occidente, l'Iran tenta di nuovo il doppio regime: parla con l'Europa, riceve in pompa magna il ministro degli Esteri tedesco per convincere l'Europa a circumnavigare le sanzioni, chiede ai giapponesi durante la visita del loro premier Shinzo Abe a Teheran una mediazione... Ma poi non ce la fa a tenere la faccia da poker della diplomazia. Lo scontro interno è feroce, l'economia è a pezzi, la fanfara del patriottismo tiene a bada il dissenso. [...]

I capi politici palestinesi si aumentano gli stipendi e la gente muore di fame

lunedì 10 giugno 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 10 giugno 2019

(Gerusalemme) C'è modo e modo di essere corrotto. Ma quando lo si fa roteando una spada che annuncia l'avvento della giustizia per tua mano, la cosa diventa particolarmente penosa. È quello che accade all'Autonomia palestinese di Abu Mazen in questi giorni: in nome della resistenza contro il nemico sionista ha rifiutato le tasse che Israele era come al solito pronto a conferirgli anche se decurtate del budget previsto per i terroristi in carcere, e per questo ha tagliato gli stipendi dei dipendenti civili e militari dal 40 al 60 per cento, penalizzando soprattutto la gente di Gaza, che non gli è molto simpatica politicamente... Ma poi, il governo palestinese si è fatto scoprire con le mani nel sacco. Aveva infatti deciso nel 2017 un aumento degli stipendi dei suoi ministri del 67% e lo aveva addirittura reso retroattivo al 2014, un bell'accumulo di shekel. Il primo ministro Mohammed Shtayyeh guadagna sui 6mila dollari al mese e i ministri sono arrivati dai 3mila ai 5mila dollari. Più gli arretrati. Abu Mazen, che è presidente dal 2005 (secondo la legge avrebbe dovuto restarlo per quattro anni) ha approvato la decisione e non l'ha resa pubblica: ci hanno invece pensato, inferociti, i social media e il tamtam della gente impoverita, stanca, disoccupata. La crisi economica è un dato permanente nella vita palestinese, così come lo è l'infinita corruzione che alcuni coraggiosi, incuranti delle sicure rappresaglie, periodicamente denunciano. Chi scrive ha incontrato più volte persone di tutto rispetto perseguitate da minacce molto sostanziali, esasperate e inutilmente desiderose di comunicare la loro disperazione. I torti subiti, l'impunità nel fornirsi di pubblico denaro spesso donato da Paesi terzi delle classi dirigenti sono nelle mani dei boss locali: questi, su base di amicizia e di forza tengono soggiogati interi gruppi sociali, e sotto la cenere cova, insieme alla miseria che nasce dal rifiuto di occuparsi di qualcosa che non sia la diffamazione e la guerra continua contro Israele, una ribellione che a Gaza è anche scoppiata in piazza. [...]

Informazione Corretta, il nuovo video di Fiamma Nirenstein in esclusiva da Gerusalemme: "Amir Ohana, in Israele il primo ministro omosessuale con figli"

sabato 8 giugno 2019 Generico 0 commenti
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Mediorientale

sabato 8 giugno 2019 Generico 0 commenti
Cari amici,
cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda con la quale abbiamo discusso i seguenti argomenti: Acqua, Alimentazione, Arabi, Arabia Saudita, Armi, Assad, Auto, Bahrain, Bennett, Betlemme, Bibbia, Censura, Chiesa, Cristianesimo, Decessi, Democrazia, Destra, Diritti Civili, Donna, Ebraismo, Ebrei, Elezioni, Esteri, Fatah, Forze Armate, Gas, Geopolitica, Gerusalemme, Giornali, Giustizia, Gran Bretagna, Guerra, Hezbollah, Informazione, Integralismo, Iran, Iraq, Isis, Islam, Israele, Istituzioni, Italia

Di destra, sposato e con due figli Israele si divide sul ministro gay

venerdì 7 giugno 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 07 giugno 2019

Ha 41 anni, una piccola barba, un faccia molto simpatica, è ha dedicato il suo nuovo incarico al suo compagno "l'amore della sua vita Alon Haddad" un altro bravo ragazzo come lui, e ai loro due bellissimi bambini Ella e David. Insomma alla sua vita normale di nuovo Ministro dello Stato d'Israele, il primo apertamente LGTB. Il suo nome, che passa adesso alla storia è Amir Ohana. E molto interessante leggere per intero la sua dedica, fatta "come ebreo, come orientale, come membro del partito Likud, come nativo di Beersheba (nel profondo sud del deserto ndr), come liberal e come avvocato che ha speso migliaia di ore in tribunale", per il quale "è un grande onore servire come ministro della giustizia".

Nel pomeriggio di ieri Amir ha partecipato in giacca e cravatta ministeriale a una controversa e difficile manifestazione del Gay Pride a Gerusalemme, accolto da grande entusiasmo da una parte, dall'altra dalla feroce disapprovazione dei religiosi che non mancano mai nella capitale ( le forze di polizia hanno anche scoperto un uomo con un coltello), e in terzo luogo dall'aggressività scomposta della parte più classica del movimento che non ama le sue posizioni di decisa approvazione, di simpatia, di sostegno decennale per Netanyahu. Gli hanno addirittura gridato "vergogna". E' un aspetto collaterale della famosa quanto stupida accusa di "pink washing" che fanno i movimenti gay di sinistra e il mondo arabo a Israele, alle sue leggi  e del suo atteggiamento totalmente  aperto, fra i più avanzati del mondo nonostante l'opposizione del rabbinato, accusandolo di usare quest'atteggiamento come una foglia di fico sui  suoi molteplici peccati contro i palestinesi. [...]

Iran: la strategia di Trump

lunedì 3 giugno 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 03 giugno 2019

Bellinzona è stata dai tempi degli antichi romani una città di traffici e diplomazie: da là, in Svizzera col ministro degli Esteri Ignazio Cassis, che ha già fatto da ponte al regime iraniano, il segretario di Stato americano Mike Pompeo ha dichiarato che "gli Usa sono preparati a impegnarsi in conversazioni senza precondizioni. Siamo pronti a sederci coi leader iraniani". L'interpretazione di questa offerta è stata tuttavia subito indirizzata sulla strada della cautela diplomatica: " il nostro sforzo però "ha detto Pompeo" è quello di rovesciare una volta per tutte la malefica attività di questa forza rivoluzionaria, della Repubblica Islamica".

L'annuncio di Pompeo ha quindi l'apparenza di un invito alla resa: la repubblica islamica è in difficoltà come non mai, i prezzi del cibo sono stati maggiorati negli ultime settimane del 50 per cento; la conferenza economica che sta per aver luogo nel Bahrain con la presenza di tutti i Paesi Arabi incluso il vecchio amico degli Ayatollah e sostenitore miliardario di svariati suoi alleati, fra cui Hamas, oltre al sostegno dell'economia palestinese e quindi del "piano del secolo" di Trump, ha come obiettivo un accordo di ferro contro l'imperialismo iraniano in Medio Oriente. Le ripristinate sanzioni americane e in parte anche europee hanno peggiorato drammaticamente l'economia ferita a morte del regime, mentre un fiume di finanziamenti seguita a correre nelle mani delle Guardie della Rivoluzione che puntano il futuro della Repubblica Islamica sulla forza incuranti della disapprovazione di parte dell'establishment: tale forza si esercita nella presenza militare e ideologica sciita in Siria (ieri di nuovo Israele ha colpito, rispondendo a due missili sparati dalla zona, obiettivi militari di certo legati all'Iran nell'area di Damasco), in Iraq, in Yemen, in Libano , e naturalmente nella ricostruzione sotterranea del potere nucleare. [...]

Via Lattes, per Wanda

lunedì 3 giugno 2019 Generico 0 commenti
 

Appello al sindaco Nardella di tante firme illustri per l’intitolazione di una strada. Le figlie: «L’Oltrarno era la sua passione». «Per lei Firenze era un miracolo, l’ha difesa dai nazisti»

Il Corriere Fiorentino, 3 giugno 2019

Guardiamo Firenze con gli occhi di Wanda Lattes: innanzitutto piazza Pitti. Durante la lotta di liberazione è lì che abitava Carlo Levi, mentre scriveva il suo capolavoro Cristo si è fermato a Eboli. Wanda aveva 20 anni quando si attaccò al suo campanello, a tarda sera. Aveva con sé la madre e la sorella bambina. I fascisti avevano appena arrestato suo padre e temendo che durante l’interrogatorio potessero estorcergli qualche informazione, le ragazze scapparono di gran furia. D’improvviso Wanda si ricorda di Levi, di quella casa dove era stata tempo prima. Bussa e chiede rifugio allo scrittore piemontese. Lui le fa salire, e le consegna la casa per alcuni giorni. Salvandole. È sempre in piazza Pitti che poco tempo prima Wanda Lattes, trafelata, era entrata in una sede segretissima dei partigiani. «Ci volle andare per trovare un modo di salvare il nonno — ricorda la figlia Fiamma Nirenstein — nonostante la paura di essere scoperta e di rivelare così il nascondiglio».

Poi, piazza del Carmine. Lì Wanda con la sua famiglia viene salvata dai rastrellamenti, grazie al sarto Paoletti, conosciuto pochi anni prima in vacanza a Pietrasanta. «Mio nonno scese giù da Bellosguardo col carretto pieno di materassi» racconta un’altra delle tre figlie, Simona Nirenstein. Da «una soffiata» erano venuti a sapere che «quella notte sarebbero arrivati i tedeschi» a portare via tutte le famiglie ebraiche. «Ogni volta che passavamo dal Carmine ci raccontava un aneddoto di quel periodo — prosegue Simona — il cecchino che le sparò in via delle Terme mentre correva in bicicletta, la gentilezza del sarto… Ogni angolo era intriso di un amore enorme. L’Oltrarno era la sua passione. Come il fiume, che voleva guardare da ogni punto di vista possibile». Simona si commuove: «Tutto l’Oltrarno è punteggiato di questi ricordi commoventi». E Susanna, la terza figlia, sospira: «Per lei Firenze era perfetta». [...]

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