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La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

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Museo del popolo ebraico

La precisazione. Bene la lotta all'antisemitismo

martedì 5 novembre 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 05 novembre 2019

Non penso che il documento della senatrice Liliana Segre non serva: il titolo (prerogativa della redazione) del mio pezzo apparso in versione accorciata (capita sovente che all'improvviso la redazione debba tagliare) è fantasioso. Come ho scritto e dichiarato, io l'avrei votato, perché combatte la terribile rinascita dell'antisemitismo coinvolgendo le istituzioni. La senatrice inoltre ha una storia personale che suscita amore e rispetto.

Il mio pezzo portava tuttavia anche la mia analisi dell'antisemitismo. Certamente questo è lecito, è perfino interessante che si discutano posizioni diverse. L'antisemitismo è un'idra genocida dalle molte teste, ma il suo scopo è sempre lo stesso: la distruzione del popolo ebraico. Il cuore di questo popolo oggi è senza ombra di dubbio Israele, cui gli ebrei con immensa fatica sono tornati dopo mille persecuzioni, avendo fondato qui la religione monoteista, a Gerusalemme. Da molti anni i miei lavori sull'antisemitismo, da prima che il bubbone diventasse di nuovo purulento, cercano di definire il centro della questione: esso consiste, da destra e da sinistra, nell' attacco contro lo Stato del popolo ebraico. Criminalizzandolo, coprendolo di menzogne ridicole (che pratichi l'apartheid o che persegua il genocidio dei palestinesi) si giustifica il terrorismo, l'odio, e persino la posizione dell'Iran che lo minaccia di distruzione. La mia analisi dell'antisemitismo, in testi recenti per Jerusalem Center for Public Affairs e nel mio lavoro per il Giornale, accetta le tre D di Sharansky: demonizzazione, doppio standard, delegittimazione di Israele. L'aggettivo sionista è diventato un'offesa per tutti gli ebrei invece del complimento che dovrebbe essere perchè lo Stato degli Ebrei è un'impresa giusta ed eroica. [...]

Commissione Segre: smentita titolo de Il Giornale

lunedì 4 novembre 2019 Generico 0 commenti
Ieri alcuni giornali hanno ripreso il titolo de Il Giornale sulla critica al documento del senato sull'antisemitismo per definire la mia posizione: ma la mia posizione è invece espressa dal titolo che mi ha fatto Informazione Corretta. Discute l'uso della parola "sionista" in funzione antisemita. Lo trovate qui sotto: è semplicemente un approfondimento del tema, da me trattato da decenni in libri e articoli. La mozione Segre, come ho già scritto, l'avrei votata anche senza immaginarla perfetta.
Chi poi vuole creare schieramenti, lo faccia senza di me.
Io cerco, come ho sempre fatto, di ragionare e di indicare la strada che mi pare la più giusta per combattere l'antisemitismo. Dunque, ripeto: il punto di incontro fra antisemitismo di destra e di sinistra si chiama demonizzazione e delegittimazione dello Stato d'Israele; i sui supposti crimini vengono trasferiti, da questo e da quello, su tutto il popolo ebraico.
Vi prego di rileggere il mio pezzo per intero, senza tagli e titoli pretestuosi,come lo vedete presentato da Informazione Corretta, ecco il link: http://www.informazionecorretta.com/main.php?mediaId=9&sez=120&id=76470.

Sionista è un complimento, anche se gli antisemiti non lo sanno

domenica 3 novembre 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 03 novembre 2019



Il bel Caffè Greco è in crisi, deve vendere, si parla di acquirenti ebrei... Qui da Gerusalemme sinceramente l'elemento fattuale della vicenda è poco interessante se non per il dolore di vedere un bene culturale così popolare e grazioso in discussione. Ma ecco un post che teme che la faccenda finisca per beneficiare i "sionisti", e, se lo comprano i sionisti, ecco un altro intervento che scende nel merito della faccenda: il movimento BDS si mette in moto e, come nel suo compito (boycott and disinvestment) promette il boicottaggio del Caffè. E  gli astuti padroni attuali garantiscono che esso non finirà in mani sioniste. Un giro stupefacente di "post" antisemiti? Per niente: ogni 83 secondi, e sono dati del 2016 quindi certo minori, su twitter e altri social appare un post antisemita, e fa 382mila post in 20 diverse lingue. [...]

Io avrei votato la mozione di Liliana Segre anche se è imperfetta...

venerdì 1 novembre 2019 Generico 0 commenti
Io avrei votato la mozione di Liliana Segre anche se è imperfetta: l'avrei condivisa perchè il suo punto centrale, ovvero la risurgenza mostruosa dell'antisemitismo, è un fatto reale, ed è bene risvegliare le istituzioni. Io fondai la commissione sull'antisemitismo in Parlamento, quindi  certo che ci si debba lavorare sodo. Inoltre la signora Segre ha una storia personale, quella di una persona eroicamente sopravvissuta alla Shoah, che la rende un simbolo nazionale cui mi sento legata da profondo affetto.  E' bene che il parlamento si svegli e quindi  anche se il documento è imperfetto l'avrei votato. Tuttavia paragonare l'antisemitismo a altre forme di intolleranza e odio invece è sbagliato. E' un modo di attribuire l'antisemitismo alla destra, e invece questo non è vero. L'antisemitismo è' una forma di odio genocida che oggi, provenendo più largamente da sinistra che da disgustosi gruppi di estrema destra, ha il suo appuntamento fra i nazifascisti e gli estremisti di sinistra e islamici sulla delegittimazione dello stato di Israele, l'ebreo collettivo. E' coprendo Israele di menzogne e di calunnie che lo rendono secondo gli antisemiti indegno di vivere che si nutre l'antisemitismo e lo so fa crescere a dismisura. Guardate cosa ha detto due giorni fa il candidato democratico americano Bernie Sanders o il leader laburista Corbyn, o gli slogan studenteschi che chiedono la distruzione dello Stato ebraico definendolo razzista, colonialista, genocida. E' legittima critica, un po' di esagerazione? Vi ricordate cosa diceva Sharansky, vale la prova delle tre D: delegittimazione, demonizzazione, doppio standard. Dove compaiono quello è antisemitismo. Ecco: avrei votato il documento, ma l'avrei votato più volentieri se avesse denunciato l'antisemitismo odierno, che è questo.

Mediorientale

venerdì 1 novembre 2019 Generico 0 commenti
Cari amici,

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Giovanna Reanda

I ragazzi libanesi antitesi dei terroristi Hezbollah

mercoledì 30 ottobre 2019 Generico 0 commenti
Le ragazze e i ragazzi libanesi in in blue jeans che protestano nelle strade sono l'antitesi dei terroristi Hezbollah che arrivano in frotte coi manganelli a picchiare tutti quelli che vogliono che il Libano finalmente diventi, come si diceva un tempo, la Svizzera del Medio Oriente. E' molto difficile che avvenga, perchè l'Iran farà di tutto per tenerselo come zona di allenamento dei suoi scherani Hezbollah per la distruzione di Israele e la conquista del Medio Oriente e oltre. Ma noi pensiamo a quei ragazzi, musulmani, cristiani, drusi nelle piazze di Beirut con tanto affetto e tanti auguri

Sanders, Israele non è uno Stato razzista

martedì 29 ottobre 2019 Generico 0 commenti
 Bernie Sanders oggi ha detto che Israele è uno Stato razzista. Che vergogna una simile menzogna. [...]

I suoi figli le ultime vittime

lunedì 28 ottobre 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 28 ottobre 2019

Come vive, come muore, che cosa ha nella mente al momento del rendiconto un terrorista che si crede il re del mondo? "Come un cane", ha detto il presidente americano. Una definizione pesante, popolare, mirata a ristabilire il dovuto confine fra esseri umani (che possono se di necessità persino uccidere) e terroristi assetati di sangue. Trump ha descritto Al Baghdadi come uno che non solo non è un leader, ma che non è nemmeno un uomo ma un pazzo pericoloso e anche codardo, ululante di paura di fronte ai cani addestrati che lo inseguono e agli uomini delle unità K9. Nella scena che Trump ci ha rappresentato vediamo uomini che rischiano la vita per difendere tutti i cittadini del mondo dalla bestia umana che vuole ucciderli crudelmente senza discriminazione terrore. E' non "un film" ma "il film americano". Come un John Wayne del nostro tempo, Trump ha disegnato una linea di confine rispetto al terrorismo, si è mostrato pieno di orgoglio per aver tolto di mezzo il capo "della più feroce organizzazione terrorista del mondo", l'ha descrito inseguito dai cani, terrorizzato, urlante, codardo," supplicante, piangente urlante", quello che era il gran comandante avvolto nel manto nero che ordinava a Jihadi John di tagliare la testa degli infedeli preparati col camice arancione, in ginocchio davanti al boia  che imponeva la sottomissione all'Islam(Trump ne ha ricordato alcuni, James Foley, Kayla Mueller, il povero ufficiale giordano bruciato vivo in una gabbia arroventata). Ha descritto di cosa è fatto un terrorista del genere, gli ha tolto ogni ragione sociale, coloniale, ogni rivendicazione: lo ha ridotto a un miserabile pazzo pericoloso che trascina alla morte con se tre dei suoi figli dopo aver tentato una fuga idiota perchè diretta in una grotta senza sbocco. Una strage di innocenti (non sappiamo l'età dei figli ancora) come quella dei sei figli di Goebbels nel bunker di Hitler. [...]

Ko l'imperialismo dell'Iran sciita

domenica 27 ottobre 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 27 ottobre 2019

Il Medio Oriente è in eruzione: ma le sue rivoluzioni sono melanconiche. Come una volta parlando con la cronista disse Arafat, le dune di sabbia cambiano forma, il panorama appare diverso, ma la sabbia è la stessa. Quindi, anche se risulterà vera la voce di queste ore per cui il primo ministro Hariri e il presidente Aoun avrebbero deciso che il governo deve dimettersi come chiede la piazza, difficile sapere se si tratta solo di una manovra per conservare sotto mentite spoglie lo status quo. Gli interessi internazionali prima di tutto degli hezbollah e degli Iraniani  sono forti. Altrettanto in Iraq, dove la sommossa fa decine di morti, ma il governo non è neppure riuscito a tenere la seduta di emergenza che aveva convocato. Il teatro del Medio Oriente è di nuovo sottosopra e si rovescia continuamente: se ieri tutte le cronache davano l'imperialismo sciita iraniano rampante e in crescita, entusiasta per la ritirata americana dalla Siria,oggi si può dire che invece stia subendo numerose ammaccature, e che gli Hezbollah stiano pagando la loro prepotenza. Di certo il Libano e l'Iraq sono due Paesi oggi a predominio sciita, se pure molto diversi fra di loro, ma esso sembra molto scosso dalle rivoluzioni di piazza di questi giorni. In Libano la longa manus dell'Iran ha nelle scorse ore invano intimato alle folle, impugnando manganelli e armi, bloccando le strade, di smetterla di chiedere le dimissioni del governo. Nasrallah ha predicato, nell'indifferenza generale, che la rivoluzione è tutta una congiura israelo-americana. Ma la gente è in piazza.[...]

«The spy» rende giustizia a un vero eroe di Israele. La serie di Netflix racconta bene vita e morte di Eli Cohen, l'agente che mise in scacco la Siria

sabato 26 ottobre 2019 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 26 ottobre 2019

La storia di Elie Cohen è meravigliosa, l'interpretazione di Sacha Baron Cohen stupefacente, ma le 6 puntate di Netflix "The spy" sulla famosa spia troppo dolorose, forse, troppo vere, per potere essere digerite nel comune pasto delle serie televisive. Tant'è vero che con desiderio di delegittimazione, travestito da passione per l'action, svariate recensioni, e soprattutto quella del giornale Ha’aretz che non si stanca mai di riportare tutto alla politica che gli interessa, aggredisce la serie dicendo senza veli: "Finalmente eccone una che può piacere a Netanyahu". Che vergogna! Vero, questa serie, per la memoria, per il senso (finalmente! Dopo tanti film in cui Israele chiede scusa e perdono di doversi difendere)  di straordinarietà e di eroismo che comunica restando sostanzialmente aderente al testo storico,fa capire parecchio, di Israele, del suo spirito, dell'incredibile funambolismo della sua sopravvivenza. E Baron Cohen, che fino a ora aveva fatto ridere e sogghignare con Borat e con Bruno, riporta alla vita con un'interpretazione molto appropriata "la spia" e riesce a trasformarsi del tutto, senza tante storie, con la semplicità che hanno solo i grandi attori. E rilegge tutta la storia di Cohen (tanto più che hanno lo stesso nome, il più simbolico del mondo ebraico) senza togliere e senza mettere, riproducendo il testo di una grande storia che ha un solo difetto: finisce male. Sin dalla prima scena, in cui Eli è già stato torturato, e in cella, e scrive il messaggio di congedo alla moglie lontana, lo spettatore sa dove siamo diretti: al patibolo. [...]
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