Leader mondiali a Gerusalemme. Una lezione
giovedì 23 gennaio 2020 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 23 gennaio 2020Come in una favola, i principi giungono a Gerusalemme uno a uno da ieri portando un dono importante come l'oro l'incenso e la mirra: la memoria. Cosa c'è di più volatile e insieme di più indispensabile quando si parla del Popolo Ebraico, e quindi di Israele: non è un caso che tanto sforzo, tanti soldi, tanta perversa tenacia si stata messa dai nemici di Israele nel cancellare col cosiddetto "negazionismo" la memoria di ciò che è indimenticabile, ovvero il tentativo di omicidio di un Popolo intero e la sua strage, con i bambini, e che questo sia andato in parallelo alla violenza antisemita. Adesso, nel 75esimo anniversario della liberazione di Auschwitz sono atterrati in Israele 46 delegazioni per partecipare al Quinto Forum Mondiale sulla Shoah: è un omaggio indubitabile alla Stato di Israele e anche, per converso, un grido di allarme collettivo rispetto all'incredibile, inaspettata crescita di parole, gesti, delitti antisemiti negli ultimi anni. Ieri sera con una cena a casa del presidente della Repubblica Reuven Rivlin è iniziata la Conferenza che continua oggi a Yad Va Shem, il bellissimo Museo della Shoah.
Pence, Putin, Macron, il principe Charles, il presidente Mattarella, il presidente tedesco, australiano, austriaco.... L'elenco è interminabile, l'aeroporto è intasato, le strade di Gerusalemme sono bloccate, e alle stelle lo stato di tensione di fronte alla responsabilità di ospitare il doppio dei dignitari che già in numero sovrastante fioccarono in Israele per il funerale di Rabin e poi di Shimon Peres.
Portare a buon fine la conferenza significa contenere l'ego di ognuno dei protagonisti in favore di una significativa presa di posizione energica contro gli odierni antisemiti a destra, a sinistra, nel mondo musulmano. Non è facile: ognuno dei leader, oltre alla sua solidarietà, porta con sé pretese e richieste, in ognuno dei Paesi rappresentati ci sono stati orribili episodi di antisemitismo, ognuno ha la sua interpretazione della natura dell'odierno antisemitismo. Però, tutti sono venuti in Israele. Il lavorio diplomatico di ciascuno di essi affronta il compito di combattere un antisemitismo che sempre di più si mostra come odio anti-israeliano, e però quello di conservare un tono benevolo verso i palestinesi.
Ma si sa, Gerusalemme è mistica e astratta, facile soggiacere di fronte alle mura crociate alla propria lettura della carta geografica e della storia del rapporto di ciascuno con gli ebrei: per esempio, molti si interrogano sulla visita di Putin che si sente un po’ il principe dell'evento perchè furono i soldati russi a entrare per primi a Auschwitz; perchè è nelle sue mani, in prigione una povera ragazza israeliana, Na'ama Issacharov che è stata condannata da Mosca a sette anni perche aveva in valigia qualche grammo di marijuana, e adesso Netanyahu lo prega di graziarla e di restituirla alla famiglia; e infine perchè le sue pretese storiche sono quelle di dimenticare completamente il patto Molotov-Ribbentrop e anzi, di addossare ai polacchi la responsabilità dell'aggressione tedesca all'Europa. Così il presidente polacco Duda, che aveva chiesto di parlare ed è stato respinto, ha cancellato.