Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

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Museo del popolo ebraico

Minaccia in stile nazista dagli imam di Tripoli: "Uccideremo mille persone per ogni vittima"

domenica 15 maggio 2011 Il Giornale 2 commenti

Il Giornale, 15 maggio 2011

Undicimila morti contro undici, non vi appaia un urlo di rabbia impazzito. È vero, è un classico, e sta a noi evitarlo con la vigilanza e la lotta. La minaccia, anzi, la fatwa, è stata emanata da alcuni imam che hanno partecipato ieri a una conferenza stampa del portavoce del governo di Tripoli Mussa Ibrahim: hanno affermato, ma non è verificato, che 11 imam libici sono stati uccisi da un raid della Nato su Brega e hanno invitato i musulmani a uccidere per ogni imam morto mille europei, in Italia, in Francia, in Danimarca, in Qatar e negli Emirati. A noi occidentali, a noi italiani, la minaccia di decimazione elevata alla ennesima potenza suona come la grottesca versione di un’odiosa anticaglia bellica adottata, nella storia recente, dai nazisti. Invece la minaccia di morte, urlata, stampata, teorizzata, è il baluardo moderno della guerra dell’islam estremista contro la nostra civiltà, la nostra mera esistenza come uomini che non accettano il dettato coranico, cristiani, ebrei, apostati. [...]

Su Siria e Medio Oriente l'Occidente ha perso la bussola

mercoledì 11 maggio 2011 Il Giornale 5 commenti

Il Giornale, 11 Maggio 2011

Quali farfalle andiamo acchiappando quando decidiamo ora di aiutare, ora di sanzionare, ora di lodare, ora di redarguire, ora di promuovere, ora addirittura di fare la guerra? La domanda ha risposte penose e a volte persino manicomiali. L’Europa ha fatto dei diritti umani 170 pagine di regole oppressive che definiscono una moralità post moderna di “non discriminazione”, principi astratti e severissimi che precedono i diritti della nostra comunità primaria e prescindono anche dalle situazioni di fatto. Per esempio, sull’immigrazione sdottoreggia e sgrida,  ma poi non da nessun valore alla libertà, per esempio degli iraniani, o dei siriani se non a chiacchiere, e nemmeno cerca di fare politica di fronte al terrorismo e alle stragi di innocenti, anche quando poi arriveranno da noi. IL caso più eclatante è che lasciamo che l’Iran costruisca una bomba atomica chiaramente dedicata a noi. Ma prendiamo tre esempi nuovi e collegati concettualmente nella nostra incapacità di difenderci. La nostra testa funziona male. Pensiamo al commento sulle immagini di Bin Laden con la barba bianca davanti al televisore mentre organizza il suo prossimo messaggio stragista, una promessa ben concreta, che sarebbe stata portata a termine se il terrorista non fosse stato fermato dalle pallottole dei Navy Seal. Lo avrete sentito alla tv, visto sui giornali: il commento, una sarabanda di piagnucolii sulla vecchiaia, la stanchezza, la solitudine, la noia di un pover’uomo in stanza “modesta”, di fronte a un “vecchio televisore”, con le rughe, i  capelli bianchi…. Poverino. Era meglio lasciare che ci continuasse ammazzare, quel povero vecchietto, secondo questa sviolinata melensa di senso di colpa per un personaggio da diecimila morti innocenti. [continua...] 

Mediorientale

martedì 10 maggio 2011 Generico 1 commento

RIASCOLTA LA CONVERSAZIONE CON PAOLO MARTINI SULL'ATTUALITA' DAL MEDIORIENTE: 

Sintesi degli argomenti:

Bin Laden e la questione palestinese - Nella storia dell'evoluzione ideologica di Osama Bin Laden, inizialmente questa questione non occupava un posto centrale. Con il collasso dell'URSS, l'azione terroristica di Bin Laden si è mossa contro gli USA. Inizialmente l'obiettivo del terrorista saudita, e della sua rete, era l'Iraq. Il problema del 'destino dei palestinesi' subentra nella propaganda qaedista solo verso la fine degli anni '90, quando Bin Laden si rende conto che l'odio anti-israeliano può essere un buon catalizzatore della rabbia musulmana. 

In Israele ricorre oggi Yom Hazmaut, il 63simo anniversario della nascita dello Stato ebraico. Una giorno preceduto dalla giornata del ricordo delle vittime del terrorismo e dei caduti in battaglia, Yom Ha' Zikaron. Nella sua storia Israele ha subito la perdita di 22,867 in vittime militari e di 2,443 in morti civili per terrorismo. Fuori dalla retorica nazionalista, il Giorno dell'Indipendenza israeliana è vissuto come un'occasione di grande raccoglimento nazionale. Con un suono emesso da pubbliche sirene presenti su tutto il territorio israeliano, viene dato il segnale d'inizio per un minuto di silenzio in ricordo dei caduti per il Paese. [continua...]

L’Onu dorme sulla Siria e si sveglia contro gli Usa

sabato 7 maggio 2011 Il Giornale 13 commenti

Il Giornale, 7 maggio 2011

Sull'eliminazione di Bin Laden si ragiona e si sragiona parecchio e al solito la seconda parte è affidata all'Onu. Quando la signora Navi Pillay, Alto Commissario ONU per i Diritti Umani, quella signora che non va a Oslo alla premiazione del Premio Nobel cinese Liu Xiaobo per impegni irrinunciabili, che lascia perdere l'Iran, e il Tibet, e la Cecenia, e il Sudan... ma che tre quarti del suo tempo lo dedica alle risoluzioni di condanna a Israele; dicevamo, quando questa signora chiede una spiegazione chiarissima, proprio fino in fondo e urgente (anche se tutto suggerisce che Obama debba tenersi qualche segreto), su come Bin Laden sia stato ucciso perché «si devono osservare delle regole anche nella lotta contro il terrorismo»; beh, sospettiamo che le sue intenzioni più che legalitarie siano ideologiche. Insomma, ragioni antiamericane, antioccidentali, anti israeliane, anti noi. [...]

Accordo Fatah-Hamas: dalla speranza alla preoccupazione

venerdì 6 maggio 2011 Diario di Shalom 5 commenti

Shalom, maggio 2011

Con l’annuncio dell’accordo tra Fatah e Hamas, si aprono nuovi scenari per nulla rassicuranti. Come verranno risolte le contraddizioni tra le due fazioni? Il governo palestinese unitario sceglierà la via della trattativa o il ricorso ad una nuova stagione di violenza?

Sorpresa, Hamas e Fatah hanno firmato al Cairo la bozza di un accordo. Intanto, questa novità ci impone di nuovo una riflessione su come le parole possano mutare di significato nella storia dei nostri anni. Le rivoluzioni del mondo arabo ci hanno subito suggerito i termini giovani, libertà e democrazia, rallegrandoci di speranza e simpatia: ma ecco che a un giro di sguardo vediamo che la speranza si sta trasformando ragionevolmente in preoccupazione. Accade in Egitto dove solo il 35 per cento della popolazione vuole oggi mantenere in vita la pace con Israele e i Fratelli Mussulmani potrebbero, col loro trenta per cento, impossessarsi del futuro del paese; o in Yemen dove a un regime estremista potrebbe sostituirsene uno ancora peggiore, o in Bahrain dove l’opposizione è sciita e filo-iraniana e il re sunnita adesso indurisce un regime che era autoritario ma non feroce; o in Siria, dove il pessimo Bashar Assad potrebbe essere sostituto da una leadership sunnita partorita dalle Moschee, memore della strage di Hama in cui Assad padre, Hafez, uccise 20mila membri della Fratellanza musulmana; o anche in Libia, dove l’opposizione è ancora piuttosto misteriosa e certo mostra un puzzle di forze non del tutto rassicurante… [...]

Il governo risponde all'interrogazione sulla Siria

mercoledì 4 maggio 2011 Attivita parlamentari 0 commenti

Rispondendo oggi in Commissione Esteri all’interrogazione sulla repressione in corso in Siria presentata dal Vicepresidente della Commissione, On. Fiamma Nirenstein, il Sottosegretario agli Esteri, On. Enzo Scotti, ha ricordato “l'uccisione di 500 oppositori nei tragici eventi delle ultime settimane in Siria” e ha denunciato l'incapacità e la mancanza di volontà del governo siriano di abbandonare la logica della repressione e di intraprendere la via delle riforme.
“La situazione in Siria sta diventando sempre più insostenibile” ha affermato il Sottosegretario Scotti, che ha parlato di specifiche misure concordate dall'Italia insieme ai partner europei, come l'embargo sulla vendita delle armi e mirate misure restrittive.
L'On. Nirenstein ha risposto che, mentre si ritiene soddisfatta del sentimento di forte condanna del governo italiano, lamenta il fatto che nella comunità internazionale permanga nei confronti della Siria un atteggiamento ancora aperto ad attribuirle ipotetiche capacità di mediazione, mentre quel regime si caratterizza per il sostegno ad organizzazioni terroristiche quali Hamas e Hezbollah e per una spietata violenza. La strage in corso in Siria è uno scandalo mondiale e un'offesa a qualsiasi persona di buona volontà.
Ricordando come la Siria sia un pernio decisivo per la strategia egemonica regionale dell'Iran, l’On. Nirenstein auspica la necessità che l'intero consesso internazionale, al contrario di quello che ha fatto il Consiglio di Sicurezza ONU recentemente, applichi severe misure nei confronti della Siria, anche tenendo conto dell'atteggiamento tenuto con la Libia. L'Italia deve guidare inoltre l'assoluta opposizione all’ingresso della Siria nel Consiglio per i diritti umani dell'ONU, posizione per la quale è candidata proprio in questi giorni e che verrà votata il 20 maggio.

La gioia del mondo è un omaggio alla democrazia

martedì 3 maggio 2011 Il Giornale 8 commenti

Il Giornale, 3 maggio 2011

Non è spirito di vendetta, non c’è ferocia né un insano senso di rivincita nella discesa in piazza da parte della folla americana giubilante per la morte di Bin Laden. C’è senso di realtà, buon senso, unità e soprattutto volontà di vivere senza sensi di colpa né pensieri tormentosi su un’ipotetica prepotenza occidentale. Tutto ciò che diventa nebbioso giorno dopo giorno in questa incerta società preda di un senso di espiazione, desiderosa di pagare un prezzo ai diseredati con un cupio dissolvi esteso fino a giustificare i terroristi, si è palesato a Capitol Hill o a Ground Zero invasi da una folla assertiva, festante. [...]

Bin Laden's killing: the joy of the world is a tribute to democracy

Published in Il Giornale, 3rd May 2011

It is not spirit of revenge, neither is it savagery that took the jubilant American crowds to the streets for Bin Laden's death. There is sense of reality, common sense, unity, and in particular the will to live without guilt or nagging thoughts about an hypothetical Western arrogance. All this has been revealed in Capital Hill and Ground Zero, full of assertive and joyful crowds, against what becomes hazier within a society that day in, day out, is falling prey to a sense of atonement, prone to justify terrorists. [...]

Intervista sull'uccisione di Osama bin Laden e sulla situazione in Medio Oriente

martedì 3 maggio 2011 Generico 1 commento

Riascolta l'intervista su Radio Radicale



Sintesi degli argomenti:

Osama bin Laden è stato ucciso da una squadra dei Navy Seal americani in Pakistan due giorni fa. Il terrorista d'origine saudita non nascondeva i suoi obiettivi quando era in vita: 'riconquistare' l'Iraq e uccidere il maggior numero di ebrei e cristiani nel mondo per imporre un califfato ovunque possibile. Ora è morto e il mondo è un posto più sicuro.

Quali però le conseguenze della morte del terrorista sui rapporti tra Washington e Gerusalemme? Con la morte di bin Laden, la presidenza di Obama risulta rafforzata benché la Casa Bianca avesse fallito sinora nell'esprimere una coerente politica pro-democratica durante le rivolte arabe. La prossima settimana il premier israeliano, Benjamin Netanyahu, volerà negli USA per discutere proprio con il presidente statunitense del tentativo palestinese - dopo la 'rinnovata' e molto declamata unità tra Fatah e Hamas della scorsa settimana -  di dichiarare unilateralmente la nascita dello Stato Palestinese in sede Onu il prossimo autunno.

Il tentativo di Fatah è chiaro: andare al Palazzo di vetro potendo affermare di rappresentare tutto il popolo palestinese. In questa luce va letto l'ultimo accordo del Cairo tra Fatah e Hamas. Gli USA finiranno per accettare una soluzione negoziale, che tenga conto delle legittime richieste di Israele. Mentre l'Europa, invece, potrebbe accettare l'unilaterale dichiarazione palestinese, aprendo a un infausto scenario.

Presentata interrogazione sulla repressione in Siria

lunedì 2 maggio 2011 Attivita parlamentari 1 commento
Dichiarazione dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati

“Ho presentato un'interrogazione al Ministero degli Esteri per approfondire il senso politico della condanna già espressa dal governo italiano nei confronti della spietata repressione del regime siriano contro la propria popolazione.
Nell'interrogazione richiedo anche una valutazione in merito al mancato raggiungimento - diversamente da quanto accaduto per la Libia - del consenso per una risoluzione di condanna contro il regime siriano in sede di Consiglio di Sicurezza ONU nei giorni scorsi.
La repressione del regime di Bashar Assad ha ormai fatto oltre 500 morti. Credo che alla luce della gravità della situazione, sia urgente fare di tutto affinché il regime siriano sia costretto dalla comunità internazionale - le Nazioni Unite, Unione Europea - a metter fine alla repressione contro la sua gente, rea soltanto di chiedere maggiore libertà a un regime autoritario, sponsor del terrorismo internazionale.
Credo fortemente che la tutela dei diritti umani della popolazione siriana e la condanna del regime di Assad debba trovare nell'Onu e nell'Unione Europea degli attori decisi, oppure saremo nuovamente testimoni dell'incapacità di questi organismi di definire una posizione moralmente chiara in favore della democrazia".
Roma, 2 maggio 2011

Guerra in Libia: è nostro dovere, ma anche necessità politica

venerdì 29 aprile 2011 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 29 aprile 2011

Dunque, ieri i primi F16 hanno preso il volo verso obiettivi mirati. Ma la guerra che abbiamo dovuto intraprendere in Libia e che non poteva certo essere abbandonata o gestita a piacimento in qualsivoglia istante (magari qualsiasi guerra lo potesse) ha avuto sempre le caratteristiche della necessità. Non ha a che fare con la “stoltezza”, come dice l’ottimo “Foglio”, ma piuttosto con la pietas che dal secondo dopoguerra è stata imposta, nel suo inizio, alla struttura dell’ONU nei suoi pilastri ideologici, anche se essi nel tempo si sono corrotti. Questo ci fa avvertire una vergogna particolare nei confronti della decisione presa mercoledì di non bollare con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza il comportamento di Bashar Assad, che non solo, come Gheddafi, uccide a centinaia i suoi cittadini in rivolta, ma ne assedia coi carri armati le città prima ancora che essi si muovano in armi contro di lui. Insomma, gli fa guerra. [...]

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