Jpost: "Italian parliament urges increasing pressure on Syria"
Resolution cites Assad payments to protesters to storm Israel’s border; "Only policy of sanction, condemnation" can halt human rights violation.
BERLIN – Lawmakers in Italy’s Chamber of Deputies unanimously passed a resolution on Wednesday calling for the international community to ratchet up its pressure on Syrian President Bashar Assad to end his government’s repression of democracy activists, as well as Iran’s and Hezbollah’s influence in Syria. Fiamma Nirenstein, vice president of the chamber’s Foreign Affairs Committee, in an interview to The Jerusalem Post on Thursday, described the resolution as a trailblazing document and an “in depth examination of how Syria is one of the worst dangers in the Middle East.” [...]
Il Parlamento approva all'unanimità la mozione sulla Siria
"Sono molto soddisfatta per l'approvazione unanime della mozione bipartisan, che ho presentato come prima firmataria, sulla repressione in corso in Siria, discussa oggi dall'Aula di Montecitorio. Questa mozione rappresenta anche il compimento dell’impegno preso insieme a numerosi colleghi parlamentari con Farid Ghadry, dissidente siriano, presidente del Reform Party of Syria, che avevamo ospitato a Montecitorio il mese scorso. [...]
Italian Parliament passes unanimously a resolution on the Syrian crisis
Statement by Fiamma Nirenstein, Vice-president of the Committee on Foreign Affairs of the Italian Parliament
“I express my greatest satisfaction for the unanimous approval, today in the Chamber of Deputies, of a bipartisan resolution on the ongoing crackdown in Syria, which I presented as first signatory. This resolution represent also the fulfilling of the commitment we took upon, with many colleagues, with Farid Ghadry, leader of the Reform Party of Syria, we hosted in the Parliament last month. [...]
Se il multiculturalismo arriva al fallimento
Il Giornale, 26 luglio 2011
Solo in Italia, Paese in cui tutto diventa un tentativo di dimostrare che c’è nei dintorni qualcuno da disprezzare e mettere all’indice, qualcuno a cui sei superiore, un opportunista strumentalizzatore, un pecione, un cretino, un essere moralmente inferiore, la tragica vicenda di Oslo è diventata terreno di insulti e di colpe. Io sono fra quei giornalisti, come quasi tutti quelli che hanno chiuso in orario normale, intorno alle nove, che, occupandosi da lunghi anni di terrorismo (fra i tanti, un mio pezzo fu usato il 12 settembre del 2001 dal Wall Street Journal per spiegare che cosa è, in essenza, un terrorista), aveva stavolta potuto approfondire quasi solo la parte relativa all’autobomba di Oslo; e poco ancora sapeva dell’isola, della micidiale vicenda dei ragazzi uccisi, che ha poi molto chiarito il contesto. [...]
L'Europa segua l'Italia e non partecipi a Durban 3
Dichiarazione dell'On. Fiamma Nirenstein (Pdl), Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera
“La decisione dell'Italia di non prendere parte a Durban 3, ovvero alle celebrazioni del decennale dalla conferenza di Durban, che si terranno a New York in concomitanza con l'apertura dei lavori dell'Assemblea Generale dell'ONU il 22 settembre, mi riempie di soddisfazione. Il ministro degli Esteri, Franco Frattini, nell'annunciare i motivi del ritiro italiano, ha chiarito che la piattaforma di Durban si è trasformata da foro di dibattito e coordinamento dell'azione internazionale contro il razzismo, in una tribuna di accusa contro Israele. [...]
Statement by Fiamma Nirenstein, Vice-president of the Committee on Foreign Affairs, Italian Chamber of Deputies
I’m very pleased by the Italian government decision to pull out of “Durban III”, the September 22nd UN initiative commemorating the 10th anniversary of the first Durban conference. Explaining the reasons for our withdrawal, the Italian Foreign Minister, Franco Frattini, pointed out that “the Durban Process has been transformed from a forum of debate and coordination of international action against racism, into a tribunal for accusations against Israel”. The paradox indeed is that Durban was promoting racism, particularly against Israel, rather than fighting it. [...]
Oslo in guerra?
Se la guerra conviene ai leader arabi in crisi
Quando un leader ha come scopo di rafforzare il suo potere e di sfuggire a qualsiasi resa dei conti, cosa fa? Mette in piedi un conflitto esterno con relativa teoria della cospirazione, fa polverone e crea rumore di spari, sparge sangue e chiama alle armi.. insomma fa una guerra. Questa è la situazione mediorientale oggi, specialmente dopo le rivoluzioni che abbiamo benevolmente chiamato “primavera araba”. Chi le ha fatte, chi le sta facendo, chi le teme... ovunque tuttavia l’incertezza del futuro solleva un clangore di spade, o meglio un ergersi di missili, e naturalmente il nemico evocato per il proprio comodo è Israele con l’intero contorno americano e occidentale, se è vero che oggi il presidente degli Stati Uniti Obama risulta nel mondo musulmano ancora meno amato di George Bush. Per esempio, secondo un’indagine del centro arabo-americano otto arabi su dieci hanno un parere negativo del ruolo internazionale degli USA, e solo cinque egiziani su cento vedono l’America positivamente, contro i trenta del 2009. [...]
MEDIORIENTALE
Sintesi degli argomenti
Israele e la sua società stanno vivendo un momento molto convulsivo contro la speculazione sui consumi (vicenda esemplare il caso del formaggio cottage). La fiducia che le cose possano cambiare dal basso è un gran segno di spirito democratico [...]
Guerra al rais e pace col figlio? Sarebbe un flop clamoroso
Il Giornale, 16 luglio 2011
Attenzione, niente scherzi, ci dovrà essere un mediatore unico sulla vicenda della Libia e niente Gheddafi né membri della sua famiglia nel mezzo. Questo è stato il messaggio che il ministro degli esteri italiano Franco Frattini al vertice del Gruppo di Contatto Internazionale aperto ieri a Istanbul dal ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu. E’ stato un incontro importante, perché crea un compatto schieramento internazionale che punta su una soluzione politica nonostante la determinazione a seguitare a bombardare anche durante il Ramadan e le promesse degli inglesi di aggiungere quattro Tornado alle loro forze aeree in guerra: infatti la signora Clinton ha dichiarato che gli Stati Uniti riconoscono il Consiglio Nazionale di Transizione come "l’interlocutore più legittimo del popolo libico", ovvero lo strumento che da maggiori garanzie a tutte le componenti della rivolta. [...]
Piazze arabe, nuovo caos. Stavolta l’Occidente non si lasci sorprendere
Quattrocentomila persone in piazza in una città di 700mila abitanti, Hama, in Siria, sono davvero tanti. Un milione in piazza Tahrir, al Cairo, 5 mesi dopo la cacciata di Mubarak, sono un’esagerazione. La temperatura è altissima nel mondo arabo e ci dice che forse le diagnosi e le medicine non erano le più azzeccate. È chiaro che ciò che hanno ottenuto gli egiziani è lontano dal costruire fiducia in quel governo militare che a parte Mubarak e alcuni suoi stretti collaboratori non ha saputo mettere in moto non dico una democrazia, ma nemmeno i processi che dessero ragione, famiglia per famiglia, degli 845 morti nelle dimostrazioni della «primavera». [...]
Il nemico in casa
Per il tribunale internazionale dell’ONU, Hezbollah è responsabile dell’omicidio del presidente libanese Rafik Hariri. Ma Hassan Nasrallah non si farà processare e annuncia una nuova stagione di sangue e di violenza che spaccherà il Paese dei cedri.
Fu una strage immensa, lo scoppio si udì per chilometri, Beirut ne fu investita come da una lingua di fuoco che giunse per ogni dove. Era il 14 febbraio del 2005: il presidente Rafik Hariri, uno dei più popolari politici sunniti libanesi fu ridotto in frammenti insieme ad altre ventidue persone, guardie del corpo e passanti [...]





