Italian MP protests 'anti-Semitic' parties in European body
Italian MP Fiamma Nirenstein led a charge in Strasbourg Monday against the inclusion in the Council of Europe's Parliamentary Assembly of two parliamentarians from anti-Semitic European political parties: Hungary's Jobbik party, and Greece's Golden Dawn party.
Nirenstein challenged the inclusion into the body on procedural grounds of Eleni Zaroulia from the Greek party and Tamas Gaudi Nagy from the Hungarian Jobbik party on the grounds that both belong to parties that are "racist and anti-Semitic," and whose values stand in contradiction to the Council of Europe's ideals.
Nirenstein, who recently announced she was leaving Italian politics and making aliya, said Zaroulia told the Greek parliament that immigrants were "sub-humans" who invaded the country and spread disease, and Nagy spoke before his parliament of a list of Jews who threatened national security.
The challenges were supported by at least 10 other members of the assembly from five other countries. The Assembly's rule's committee will meet to consider the request, and is to give a decision within a week.
In esclusiva per IC7, la mia esperienza in Parlamento
L'Alyah, il mio cuore l'aveva già fatta parecchi anni or sono, ed ho aspettato di concludere il mandato per non suscitare scandalo e polemiche, una cosa da evitare ogni volta che non sia indispensabile. La questione della doppia lealtà non mi ha mai turbato: penso al contrario che l'assoluta specificità della questione israeliana, coperta di bugie e di malefatte europee, renda il lavoro di chiarimento e di solidarietà dentro un parlamento europeo e in genere nelle istituzioni un lavoro politico indispensabile per la loro stessa dignità, per la loro stessa legittimità democratica. Israele è una questione diversa da quella nazionale di un singola paese, riguarda il destino e la sopravvivenza del popolo ebraica, della sua insostituibile cultura che ha creato l'Occidente come oggi lo conosciamo,il monoteismo, la democrazia,la morale stessa.[...]
L'Europa si sta muovendo goffamente, ma almeno si unisce contro al Qaeda
Fiamma Nirenstein annuncia: "Non torno in Parlamento, torno alla professione e faccio l'Aliyah”
La giornalista non si ricandida alla Camera: “Delusa da Monti sulla Palestina”
Cinque anni vissuti intensamente, dagli scranni di Montecitorio: interrogazioni parlamentari, audizioni, incontri internazionali di grande spessore umano e politico. In prima linea, come sempre, anche da vicepresidente della Commissione Esteri della Camera. Ma ora la svolta, Fiamma Nirenstein, gran firma del giornalismo, prestata alla politica, torna a fare la giornalista.
Che cosa è accaduto Fiamma, una scelta da “saturazione”?
“Assolutamente no. In Parlamento ho passato cinque anni bellissimi e lo lascio d’intesa con i miei amici e con le persone che più mi sono state vicine, con molta serenità, senza alcuna frizione. Le motivazioni i questa scelta sono altre e sono i due amori della mia vita: il giornalismo e Israele, i migliori incontri che io abbia mai fatto”.
Il richiamo della nostalgia, quindi…
“Ho avuto la fortuna di girare tutto il mondo e di raccontare emozioni e situazioni anche da fronti non proprio facili. Ecco, ora intendo seguitare a farlo, finché l’energia me lo consentirà. Tanto più che la questione mediorientale è diventata ancora più importante, se non la più importante e io ho una gran voglia di tornare far risuonare la tastiera del mio computer occupandomene”.
Come giudichi la tua esperienza politica?
“Straordinariamente utile. Avere ricoperto un ruolo attinente al mio lavoro di commentatrice di politica internazionale, portare il mio contributo politico al dibattito, alle valutazioni e al voto su problematiche inerenti ai territori che ho girato e che conosco profondamente, sono convinta che possa aver aiutato a capire un po’ meglio che cosa è oggi Israele. E ancora a far prendere coscienza e consapevolezza, all’interno del Parlamento, con attenti interlocutori e colleghi bipartisan di problemi come quello dei veri risvolti della cosiddetta primavera araba, di un Iran votato al nucleare e della crescita di un movimento come quello della Fratellanza musulmana”.
Parli di rapporti bipartisan ma c’è una scelta di Monti che non ti è proprio piaciuta…
“Se da un lato non posso che essere soddisfatta del gran lavoro bipartisan nella commissione sell’antisemitismo, sono rimasta profondamente delusa quando Monti ha dato per la Palestina l’indicazione di votare sì al riconoscimento dello status di Stato non membro all’Onu”.
Perché l’ha fatto secondo te?
“Nella prospettiva di un migliore rapporto con la sinistra. Convinto, come altri, che la moneta filo araba possa pagare e ripagare. Sono preoccupata. Perché se si dovesse vedere di nuovo un D’Alema ministro degli Esteri, l’Italia ripiomberebbe in una posizione arretrata, con una visione distorta delle problematiche del mondo arabo e di Israele”.
Progetti per il futuro prossimo?
“Voglio tornare in Israele e prendermi anche la cittadinanza. E intendo farlo dopo tanti anni, per alcuni buoni motivi. Il 27 gennaio sarà la giornata della memoria e c’è ancora, purtroppo, molto antisemitismo nel mondo e poi perché credo che Israele sia oggi l’unico Paese che offre la prospettiva di un futuro colto e intelligente, un Paese dove la gente ha uno stile di vita più semplice, solidale, che trova forza in un grande amor patrio e in un profondo senso della vita”.
Che voto dai alla politica italiana?
“ Ho paura di quel che può accadere, di vedere orde di grillini invadere il Parlamento. Quella non sarebbe democrazia. E’ importante andare a votare ma le indicazioni che escono dal voto non sono sempre democratiche. Il rischio è che il livello di democrazia, anziché innalzato, venga abbassato da certi esiti”.
Mediorientale
La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin.
http://www.radioradicale.it/scheda/370581
La data delle elezioni israeliane è imminente. Il 22 gennaio vecchi e nuovi partiti -e moderne coalizioni- si contenderanno i 120 seggi della Knesset. Durante la puntata Nirenstein ci illustra quali cifre riportano gli ultimi sondaggi. Oltre alle questioni interne, Israele deve occuparsi del pericolo che arriva dai propri confini e le recenti attività dell’intelligence israeliana sul Golan, dove aumenta la presenza dei ribelli siriani, lo dimostrano.
Inoltre, secondo un rapporto made in Usa scopriamo che a metà del 2014 l’Iran arriverà a possedere l’uranio sufficiente per diventare una potenza nucleare. Restando in Iran, durante la puntata si parla anche della tornata elettorale di giugno prossimo quando Ahmadinejad, isolato politicamente, non correrà più e sembra abbia già deciso chi sarà il suo successore e ascoltando la conversazione tra Nirenstein e Bordin scopriamo quali saranno i candidati. Inoltre, la popolazione potrebbe ritrovare la forza per far rialzare un’altra Onda verde che già viene contrastata nelle moschee e dai sostenitori del regime degli ayatollah che intanto sembra stiano finanziando anche il conflitto in Mali.[...]
La follia di punire le donne stuprate
Magnifica soluzione, quando il maltrattamento delle donne, lo stupro, la violenza, si mostrano in tutta la loro implacabile vastità, infagottiamole, impacchettiamole, obliteriamone la sessualità e anzi l’esistenza stessa; di più, eliminiamone la vista, cancelliamone... anzi, mettiamo loro la cintura di castità, magari quella garantisce dalla stupro. [...]
Mediorientale
La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin.
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La prima puntata del 2013 della rubrica inizia da una storia tinta d’amore e di mistero. I protagonisti sono un ragazzo ebreo iraniano e una ragazza, figlia di una guardia della rivoluzione. Il ragazzo muore e sembrerebbe che la ragazza sia implicata nell’omicidio. Restando in Iran, dove si parla molto delle ultime esercitazioni militari, scopriamo che altro uranio e altre armi continuano a giungere nella Repubblica islamica sempre più vicina a diventare una potenza nucleare.[...]
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Israele ha bisogno di nuovi giocatori
I problemi che Israele si trova ad affrontare esigono una nuova impostazione di pensiero. Personaggi del livello di Stanley Fischer saranno in grado di ribaltare la battaglia diplomatica.
Possiamo imparare molto sulla poca serietà di alcuni leader israeliani dalle dichiarazioni di Shelly Yachimovich secondo cui la minaccia nucleare iraniana è un capriccio personale di Netanyahu. Oppure da Uri Sagi, già capo dell’Intelligence militare, che la settimana scorsa durante un simposio al College di Netanya, ha affermato che ci siamo avvelenati il cervello con la questione iraniana. Oppure ancora da un altro ex capo dell’Intelligence militare, Amos Yadlin, che suggerisce di tornare al tavolo dei negoziati sulla base delle rinunce di Ehud Olmert, pur sapendo che ciò non comporterebbe alcun passo avanti verso la pace, solo un miglioramento della immagine di Israele nel mondo.