Fiamma Nirenstein Blog

La grande fuga da Al Jazeera: "È il megafono delle dittature"

martedì 19 febbraio 2013 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 19 febbraio 2013

Nonostante gli ottimi stipendi, da Parigi al Cairo giornalisti e anchor del network lasciano in polemica con la linea editoriale. "Asserviti al potere, specie se islamico"

C’è una storiella che piace ai dirigenti di Al Jazeera, la onnipotente rete del Qatar, la voce forgiata sull’ambizione e l’hybris dello sceicco Hamad bin Khalifa Al Tani, che la fondò quindici anni fa, una delle prime mosse dopo aver dolcemente deposto suo padre e averne preso il posto. Dice la storiella: Nasser, Sadat e Mubarak chiedono l’uno  all’altro che cosa ne abbia decretato la fine. Nasser dice “Il veleno”; Sadat dice: “Le pallottole degli assassini”; E Mubarak risponde: “Al Jazeera”.

Di certo per anni sia i giornalisti di lingua inglese che quelli arabi che fanno capo alle sue 65 sedi, forse addirittura tutti e 3000 i membri dello staff consapevoli dei loro 60milioni di telespettatori, sono stati ipnotizzati dall’aura rivoluzionaria che più variegata non potrebbe essere: dagli slogan di Bob Dylan e di Ghandi iscritte sulle mura del palazzo centrale di Doha, fino alla malcelata simpatia col terrorismo. Ma qualcosa sta cambiando, forse. E’ stata probabilmente l’inopinata ingessatura di un corpo redazionale che si sentiva parte di un gran moto libertario e che invece si è trovato a fianco dei nuovi poteri islamisti dopo le rivoluzioni: il risultato è che i giornalisti di Al Jazeera se ne vanno a frotte dall’emittente del Qatar nonostante gli ottimi stipendi. Il fenomeno, i cui particolari sono stati registrati dal giornale tedesco Spiegel, coinvolge dal famoso corrispondente da Berlino Aktham Suliman ai corrispondenti da Parigi, Londra, Mosca, Beirut e il Cairo. La spiegazione di Suleiman è fra le più precise, e si riferisce in particolare all’Egitto, il Paese in cui Al Jazera, divenuta nemico personale del regime, fu parte integrante dell’eruzione di Piazza Tahrir. Ora Suleiman racconta che i dirigenti della stazione vogliono che i decreti del presidente egiziano Morsi (leader dei Fratelli Musulmani) siano riportati come perle di saggezza:  “un approccio così dittatoriale sarebbe stato impensabile prima, in Egitto siamo diventati la voce del palazzo”.

Andarsene è un’ottima scelta in queste circostanze. Ma com’è che i giornalisti dell’emittente non si erano accorti prima che il Qatar ha sempre gestito con diabolica maestria i suoi interessi proprio nel ruolo di araldo delle rivolte? La descrizione delle masse infatti si dice fosse spesso accompagnata da aiuti per le leadership; ultimamente l’uccisione di un giornalista nelle fila dei ribelli siriani, ucciso più nella veste di militante che in quella di reporter ha fatto molto discutere. Dalle sue prime mosse Al Jazeera è stata antisraeliana fino alla lode dei terroristi durante la seconda Intifada, antiamericana fino a essere il megafono delle parole di Bin Laden e allo “scoop” di un’intervista. Al Jazeera, sempre così virtuosamente avversa al potere, ha nascosto la rivoluzione in Bahrain perché il potere sunnita faceva fuori i ribelli sciiti.

Invece, in genere i suoi pupilli sono Fratelli Musulmani, sunniti. Essi si sono stabiliti in Qatar in tre ondate, nel ’54 (fuga da Nasser), nell’82 (fuga da Hafez Al Assad di Siria) e nel 2001, via dall’Arabia Saudita. Il giornale “Maamun Fendi”, Egiziano, sostiene che il 50 per cento del personale di Al Jazeera è della Fratellanza che contribuisce molto alla linea. E’ un abbraccio salvifico per il Qatar, che oltre a salvaguardare le sue immense riserve energetiche, difende così il suo potere dagli estremisti islamici. Il Qatar insomma è un vero mago nella manipolazione delle dinamiche mediorentali che cerca di determinare con la magnifica spada mediatica di Al Jazeera. Anche l’asse Iran, Hezbollah, Hamas non è stato trascurato nonostante sia sciita: durante la guerra Israelo- Libano funzionò da puro megafono degli Hezbollah, con pezzi acritici e pieni di menzogne; ha invitato a Doha Ahmadinejad, sostiene Hamas con molto denaro. Il denaro è la sua forza, e il confine del suo potere è l’orizzonte. Basta pensare che adesso per comprare la tv di Al Gore negli USA, lo sceicco Bin Halifa al Thani sta sborsando 500 milioni di dollari. I suoi giornalisti se ne vanno? E lui ha fatto un bando per assumerne in America altri 160. Ha avuto 8000 richieste. Potenza della crisi dell’informazione e anche del cinismo.

 Lascia il tuo commento

Aurora , USA
 giovedì 21 febbraio 2013  03:15:01

Sappia, Onorevole, che al-Jazeera negli US non avra' successo. Ci sono organizzazioni che chiedono ai cittadini di firmare petizioni, infatti lo hanno fatto in milioni tanto che tutte le compagnie che Advertise sul canalesi sono ritirate, il potere del cittadino non finisce mai. Dovrebbero fare cosi in tutto il mondo.Mi dispiace che lei lascia la politica, perche ' credo che avrebbe fatto tanto del bene, ma capisco perche' lo fa e le auguro che tutto vada bene, e tanta felicita'.



Maria Novella , Trieste
 mercoledì 20 febbraio 2013  16:45:25

Interessante.



Franco , Italia
 mercoledì 20 febbraio 2013  09:03:35

I giornalisti del Qatar hanno cominciato a capire, quando capiranno anche i giornalisti italiani? Franco



Adriano da Cingoli (Romaldi) , FALCONARA MARITTIMA (AN) ITALIA
 martedì 19 febbraio 2013  18:04:00

Nel ringraziarla per la sua sempre vigile corrispondenza non posso non invidiarla per quella che lei chiama con una parola Ebraica che per me suona come:"ritorno"!Io ho grande nostalgia per Israele dato che ho calcato questa Terra Benedetta solo due volte; voglio andarci ancora una volta (se possibile da vivo).per il resto non saprei se lei come Onorevole si sia fatta valere in Parlamento ma di certo avrà avuto le sue buone ragioni per non candidarsi.So che è sempre vicina a noi e questo mi basta; che veramente il suo sia un buon ritorno!



Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.