Quelle giravolte di Erdogan
domenica 24 febbraio 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 24 febbraio 2012Le ambizioni della Turchia di entrare a far parte dell’Unione Europea sono state frustrate fin dagli anni ‘60, e per questo, dopo la svolta islamista impressa al grande Paese dal presidente Recep Tayyp Erdogan, ci siamo vigorosamente battuti il petto: tutto sarebbe stato diverso se la Turchia fosse entrata nell’UE, abbiamo detto, oggi il mondo islamico e quello cristiano andrebbero più d’accordo... insomma, mea culpa se le migliori aspirazioni della Turchia sono state decapitate dalla scarsa lungimiranza europea e americana, abbiamo pensato.
Ma la Turchia è una fidanzata abbandonata che si sa consolare così presto da far sospettare della sua fedeltà al primo grande amore: fu il 25 gennaio, racconta il mediorentalista Daniel Pipes, che Erdogan fece esplodere la bomba. Il Primo Ministro ha dichiarato: “Ho detto al presidente russo Vladimir Putin: lei mi stuzzica chiedendomi cosa stiamo facendo con l’Uninore Europea. E allora io stuzzico lei dicendole: inseriteci nello “Shangai Five”, e noi ci dimentichiano dell’UE”. Come dire: se ci fate entrare nello SCO, un club di autocrazie di cui fanno parte, oltre alla Russia la Cina e altri cinque paesi dell’Asia centrale anche l’Iran, l’Afghanistan, il Pakistan come membri osservatori, dimenticheremo che abbiamo giocato come carta d’ingresso nell’Unione Europea gli ideali di democrazia, il rispetto dei diritti delle minoranze, dei cristiani e degli ebrei, degli omosessuali, delle donne e dei bambini... siamo pronti per far dispetto all’Europa e per entrare comunque in un gruppo robusto a associarsi a chi di quei diritti se ne fa un baffo. La strada occidentale per altro ci si confà fino a un certo punto, direbbe forse Erdogan in un momento di sincerità...per esempio abbiamo appena ricevuto la protesta americana per l’incredibile periodo di detenzione preventiva dei leader militari che ho imprigionato, e anche la libertà d’opinione soffre.
Molti pensano che la scelta turca di avviarsi verso la strada orientaleggiante, anche se molto più comoda quanto al rispetto dei diritti del cittadino, sia fittizia, perchè i vantaggi che ne trarrebbe la Turchia non sono comparabili a quelli di un riconoscimento occidentale. L’Europa e gli Stati uniti insieme hanno un prodotto interno lordo di 32 trillioni, mentre lo SCO tutto insieme raggiunge i 10. Erdogan giocherebbe dunque la carta della gelosia, ma i giuochi d’azzardo nel terremoto mondiale in corso spesso si aggrovigliano. Per esempio nel dicembre la Turchia strinse una serie di accordi con la Tunisia di Hamad Jebali e prima lo stesso accadde con la Siria di Assad. Ma i grandi moti nei due Paesi li hanno messi in crisi. La Turchia si giuoca su un’egemonia che balla nel frullatore delle autocrazie islamiche. E ora chissà se, nello SCO, comunque terrebbe mai botta di fronte ai colossi russo e cinese.
martedì 26 febbraio 2013 16:46:14
Gentilissima Signora,questa volta mi permetto di dissentire totalmente con il suo (più qualificato giudizio, lo ammetto);ala Turchia,sia geograficamente che culturalmente non ha niente da spartire con l'Europa.non ho mai capito le smanie di volerla a tutti i costi fare entrare nella Unione Europea.E' vero, che nella U.E. sono stati fatti entrare "cani e porci!" ma almeno geograficamente quelli ne fanno parte. A tutto c'è un limite!Rinnovo la mia Stima.Gianfranco Brambati