"L'antisemitismo è tra noi e nessuno riesce a ucciderlo"
Il Giornale, 26 gennaio 2014
Il nuovo volume di Daniel Goldhagen "The Devil That Never Dies" è di nuovo, come il suo famoso libro "I volenterosi carnefici di Hitler", un testo che schiaccia il lettore sotto una valanga di informazioni e di dati che provano una tesi scandalosa quanto evidente, difficile da accettare quanto definitiva. Il primo testo fra mille polemiche, portò testimonianza di come il nazismo e lo sterminio degli ebrei furono una scelta compiuta non solo da Hitler e dai suoi seguaci, ma dalla grande maggioranza della popolazione tedesca. In questo libro di 500 pagine circa Goldhagen descrive invece la marea montante di un fenomeno che molti vogliono affidare alla memoria del passato, relegare nei libri e in un disegno arcaico del male. Invece il male esiste ancora, il demonio resiste, è uno tsunami che si va allargando di giorno in giorno, dice Goldhagen, e ha ancora il nome di antisemitismo. Esso ha di nuovo, secondo Goldhagen, le stesse caratteristiche genocide di un tempo e, naturalmente, minaccia in primis lo stato di Israele, l'ebreo collettivo.
La tesi più spaventosa del suo libro è quella della diffusione globale dell'antisemitismo, della sua morsa su tutto il mondo. Come è potuto accadere? Quali sono le sue conseguenze?
Con la globalizzazione, l'antisemitismo, che è il principale pregiudizio etnico di tutti i tempi, a sua volta è diventato mondiale. Spinto dai Paesi arabi e islamici, agganciandosi a fonti europee e cristiane di antica matrice accantonate solo momentaneamente dopo l'Olocausto, l'antisemitismo è oggi presente in larga misura ovunque. I media digitali - dal web alla televisione satellitare – l’hanno messo alla portata di chiunque, ovunque e in qualsiasi momento e luogo. Sono stati fondamentali per la sua diffusione globale.[...]
Se i Grandi dimenticano l'orrore dei piccoli: salvate i bimbi siriani
Il Giornale, 24 gennaio 2014
La foto che segna l'inizio di «Ginevra 2», la conferenza di pace di Montreux, non ha i colori del cristallo o del velluto delle sale in cui i diplomatici di tutto il mondo si riuniscono nell'impossibile compito di mettere d'accordo la ferocia genocida dell'alawita Assad con l'impeto islamista dei rivoltosi sunniti infuriati, ormai in buona parte qaedisti. La foto senza orpelli di questa conferenza ha il volto di un bambino disperato:è stata scattata un giorno prima dell'inizio della conferenza, mostra un bombardamento su Aleppo. Fra i detriti fumanti un uomo cerca di sfuggire alla morte correndo con un bambino in braccio. Il bambino piange dalla paura, l'uomo vorrebbe salvarlo,non sappiamo che cosa ne sia stato; ma anche se quel bambino ce l'ha fatta, è stato segnato per sempre dagli scoppi, dal terrore,dalla perdita della sua vita quotidiana.[...]
L'Onu esclude l'Iran dalla conferenza sulla Siria
Il Giornale, 21 gennaio 2014
La lezione che il palcoscenico mondiale impartisce in queste ore a tutti quanti è questa: comportatevi nella maniera più aggressiva e problematica possibile. Non appena darete un segnale di mansuetudine, verificabile o meno, sarete il protagonista assoluto, la star del momento. È ciò che accade adesso all’Iran, a cui solo all'ultimo minuto ieri l’Onu ha scippato i riflettori della Conferenza di pace "Ginevra 2" sul futuro della Siria. La scena si compone di tre scenari fondamentali: il primo è quello dell'entrata in funzione dell'accordo a interim sul programma nucleare fra il P5+1 e l'Iran. [...]
Netanyahu perde la pazienza. Anche con l'Italia
Il Giornale, 18 gennaio 2014
Gerusalemme.Tempo di riscossa: i Paesi dell'Unione Europea convocano gli ambasciatori israeliani per protestare contro le costruzioni nei territori? E Israele convoca gli ambasciatori di Roma, Londra, Parigi e Madrid per protestare contro il loro l'atteggiamento squilibrato sempre a favore dei Palestinesi. L'amaro calice delle guide lines della signora Ashton e la convocazione dei suoi ambasciatori alla fine sono risultate inaccettabili per Israele, un'intromissione in un momento delicato dei colloqui di pace. E forse la convocazione israeliana è un avvertimento all'Europa a non farsi strumento di Kerry per spingere a concessioni obbligatorie. Israele forse parla a nuora anche perchè suocera intenda. Così anche l'ambasciatore italiano Francesco Talò, che ha rapporti cordiali con Israele, ha subito nell'ambito del gruppo convocato dal ministero degli esteri l'accusa di prendere sempre la parte dei palestinesi.[...]
Addio a Sharon: non era un falco ma una colomba d'acciaio
Il Giornale, 12 gennaio 2014
Quando gli chiesi durante un'intervista se non gli dispiacesse essere da tutti chiamato «il falco Sharon», mi rispose con uno di quei suoi sorrisi che dicevano: «Ho ben altro di cui preoccuparmi». La storia un giorno gli renderà giustizia. Arik, il vecchio leone, di fatto ha pagato con l'esplosione del suo stesso cuore e della sua mente fino al coma il 4 di gennaio 2006 lo strazio dello sgombero di Gaza, dalla sua propria scelta di farsi sommergere dal dolore dei coloni sradicati dalle case della Striscia e quindi dal biasimo dei suoi tradizionali sostenitori. «Ciò che vediamo da qui (ovvero dal ruolo di primo ministro, ndr) non si può vederlo da laggiù», diceva allora. [...]
A Symposium on the book: From Ambivalence to Betrayal
Mediorientale
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin
La puntata di questa settimana de Il Medioriente visto da Gerusalemme inizia da Israele dove i colloqui con i palestinesi continuano sotto la regia americana di John Kerry, il segretario di Stato americano, in visita nel Levante per la dodicesima volta: quali sono le preoccupazioni di Israele? Quali le richieste dei palestinesi? Come gli Stati Uniti rispondono alle richieste di ambedue le parti? Inoltre, sempre da Israele, notizie sui profughi che ultimamente stanno chiedendo la cittadinanza per poi passare a parlare di Iran. Del programma nucleare (a scopi militari) che sta perseguendo per poi passare ad analizzare la situazione in Siria e la complicata situazione in Iraq, dove la secolare guerra tra sciiti e sunniti continua a consumarsi e a preoccupare gli Usa, fino ad arrivare in Egitto, e a quanto sta succedendo all’ombra delle piramidi con il governo El Sisi, chi per poi concludere con un’analisi sulla struttura qaedista e due gossip su gli Hezbollah.
Troppi sorrisi e strette di mano tra Italia e Iran
Mediorientale
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo Bordin
Le mosse palestinesi per far saltare i colloqui, il profilo di alcuni terroristi che presto usciranno dalle prigioni israeliane per rispettare gli accordi, gli attentati e i missili che colpiscono nuovamente Israele, l’annuncio di nuove costruzioni nei “territori” annunciate da Netanyahu, gli incontri segreti tra quest’ultimo con Abu Mazen, la crisi politica che sta colpendo il governo di Ankara e le posizioni dei vari esponenti di spicco turchi e dell’esercito, si è parlato di questo durante la puntata di questa settimana de Il Medio Oriente visto da Gerusalemme per poi concludere con importanti notizie sulla fratellanza musulmana che arrivano dall’Egitto e con una notizia che arriva dalla Palestina, dove la festa del Natale viene strumentalizzata da Abu Mazen.
Un morto ogni cinque minuti. Mai tanti cristiani perseguitati nel mondo
Il Giornale, 24 dicembre 2013
E' Natale, certo. I cristiani nel mondo sono più di due miliardi e in questi giorni cercano di sorridere al bambin Gesù, Natale dovrebbe essere una festa di gioia. Ma non lo è quest'anno: i cristiani sono in guerra, devono mettersi in giuoco perchè cessi la grande, nuova, persecuzione religiosa dei loro fratelli, le stragi di uomini donne e bambini, gli incendi delle chiese, le perquisizioni nelle case per scovare croci e vangeli e il conseguente essere trascinati in catene, l'orribile esperienza dello sguardo assassino che pensa, sopprimendo i cristiani, di rispondere a una ragione superiore. In questi giorni è uscita la World Watch List del 2013, una analisi professionale compilata dagli analisti di Porte Aperte sulle persecuzioni nel mondo. Essa prende in considerazione 5 parametri della libertà dei cristiani di vivere liberamente la loro fede: nel privato, in famiglia, nelle comunità, nella chiesa, nella vita pubblica. C'è poi una sesta area che misura il grado delle violenze ricevute.[...]