"Hai mai conosciuto un eroe?" incontro con il Gen. Avigdor Kahalani per l'anniverasio della Guerra dello Yom Kippur
lunedì 21 ottobre 2013 Generico 0 commenti
Ecco l'intervento di Fiamma Nirenstein tenuto in occasione del convegno Hai mai conosciuto un eroe? tenutosi a Milano domenica 20 ottobre presso l'Aula Magna Benatoff della Scuola Ebraica per celebrare l'anniversario della Guerra del Kippur. Ospite l'ex generale Avigdor Kahalani, comandante in capo del suo battaglione, che durante la guerra dello Yom Kippur era posizionato sulle alture del Golan dove con 177 mezzi ha dovuto affrontare l’avanzata di 1650 carri armati dell’esercito siriano.Sono onorata di essere qui a parlare insieme a Avigdor Kahalani, l’eroe della guerra del Kippur dopo che, non dobbiamo dimenticarlo, era stato gravemente ferito nella guerra del’67. Questo non gli tolse il coraggio di osare tutto e di salvare Israele sul fronte nord proprio come Ariel Sharon lo salvò sul fronte egiziano. Avrebbe potuto facilmente darsi per vinto, rinunciare, piegarsi a piangere i suoi soldati, uccisi o feriti in battaglia, e invece ordinò di andare avanti contro i carri armati siriani, e inaspettatamente riuscì a respingerli, a recuperare, a ristabilire il primato di Israele sul Golan e oltre. Sono stata pochi giorni fa nell’Emek ha-Bachà, la valle delle lacrime. Probabilmente la conoscete. Una valle gialla e rossa sul Golan, orlata di verde, col Monte Hermon all’orizzonte, dove un monumento ai caduti e uno scheletro di carro armato siriano aprono come una quinta lo scenario delle guerra più crudele: 800 carri armati siriani che si avventano oltre le linee del cessate il fuoco sulle alture del Golan, che vengono sostituiti rapidamente quando vengono colpiti, che sono coperti da elicotteri che occupano quelli che sono chiamati gli occhi di Israele, i radar sul monte Hermon. Alla tv Israeliana, in questi giorni in cui ricorre l’anniversario della guerra del Kippur, ci si seguita a stupire per due cose, una che fa disperare, l’altra che lascia a bocca aperta.[...]
Il negazionismo non si combatte con il carcere
giovedì 17 ottobre 2013 Il Giornale 9 commenti
Il Giornale, 17 ottobre 2013Le mie ragioni per non essere d’accordo col reato di negazionismo sono opposte a quelle del Movimento 5 Stelle, il cui riferimento alla “complessità” è semplicemente risibile. Temo che della“complessità” i nuovi senatori e deputati grillini ne sappiano poco, specie quando è riferita alla condizione e alla questione ebraica: lo si vede dalle loro inverosimili prese di posizione sullo Stato d’Israele, che pure si succedono con una certa frequenza. Dunque, speriamo che si occupino d’altro. Il negazionismo non può essere combattuto in tribunale: delle leggi ad hoc peraltro non esistono in vari Paesi per altro molto interessati al tema, per esempio in Israele. Si tratta infatti di una perversione globale, trasferitasi nel mondo intero da un maleodorante salottino europeo capeggiato da Roger Garaudy (definito da Gheddafi il più grande filosofo europeo dopo Platone e Aristotele), che come Robert Faurisson prendeva aria in certi suoi tour finanziati dal mondo islamico, dall’arcigna maschera di David Irvin e quella penosamente ridicola di Dieudonnè M’bala M’bala, dall’ammiccare a certi ambienti di alta aristocrazia codina e a dei deficienti rapati a zero… è diventato un ruggito globale, uno strumento primario di antisemitismo.[...]
16 ottobre '43: una ferita ancora aperta
mercoledì 16 ottobre 2013 Generico 3 commenti
C’è un segno di dolore nella Comunità di Roma, nonostante la sua vibrante vitalità. Specialmente le donne, che sono madri, hanno come un eco rauco nella voce. Un segno di dolore e di tradimento. Si racconta che alcuni fra i 207 bambini che furono deportati fra i 1259 ebrei trascinati via, molti in pigiama e camicia da notte alle 5 di mattina del 16 ottobre 1943, svariati furono gettati dal primo piano dentro i camion, come pesi morti, per poi finire ad Auschwitz. I rastrellamenti non si limitarono al ghetto dove gli ebrei vivevano dal 1555: i tedeschi inseguirono le famiglie ebraiche in tutta Roma, per esempio in Trastevere, e la città intera porta le cicatrici delle urla dei nazisti, delle spinte per le scale, delle botte col calcio del fucile, delle fughe disperate a piedi, senza le proprie cose, senza i propri cari, dietro il primo angolo, sul primo tram, via per sempre. Anche Kappler, il comandante tedesco della deportazione, lo riporta: non ci furono manifestazioni antisemite di giubilo, come invece era accaduto in molte città d’Europa dove imperversavano le razzie. Ma neppure proteste. Le leggi razziali del ‘38, che nel dibattito storiografico sono ritenute da alcuni molto più blande di quanto non siano state effettivamente, sono a volte state viste come una blandizie mussoliniana nei confronti di Hitler, una concessione del duce che invece non aveva, secondo alcuni, nulla contro gli ebrei e non condivideva il razzismo dell’alleato tedesco. Molti italiani, si dice oggi, non capirono come mai si privassero di diritti consolidati e acquisiti i loro concittadini, ormai tali da duemila anni, ovvero dal tempo di un’altra deportazione, quella di Gerusalemme nel 70 dopo Cristo, da parte dei Romani.[...]Così l’Italia si consegnò ai terroristi islamici
mercoledì 16 ottobre 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 16 ottobre 2013C'è stato un tempo peggiore di questo, in cui attacco terroristico e odio antisraeliano ( e antisemita) si sono sposati giorno dopo giorno fino a pavimentare una strada larga e comoda per l’attacco alla sinagoga del 9 ottobre 1982. Alle 11,55 di mattina un commando palestinese assaltò il Tempio di Roma da cui uscivano soprattutto bambini per mano ai loro genitori, perché era il giorno di Shemini Atzeret, con la tradizionale benedizione dei ragazzini. Fu ucciso Stefano Gay Tachè, di due anni. Trentasette persone furono ferite, alcune molto gravemente.
Un libro edito da Viella, Attentato alla Sinagoga coi sottotitoli Roma, 9 ottobre 1982 e Il conflitto israelo palestinese e l’Italia scritto da Arturo Marzano e Guri Schwarz, ci riporta senza remissione verso quel giorno, e ci dimostra che non si sarebbe potuto evitare. Perché il carico di odio degli spari dei palestinesi godeva di una inverosimile supporto: gli israeliani e gli ebrei erano considerati da quasi tutta l’opinione pubblica italiana (e comunque dai media fuorché il Giornale , il Resto del Carlino e il Secolo d’Italia , scrivono gli autori) fascisti colonizzatori e neonazisti, e sempre di più via via dalla guerra del ’67 fino a quella del Libano nell’82.[...]
Per uno spietato carnefice ogni perdono è impossibile
domenica 13 ottobre 2013 Il Giornale 5 commenti
Il Giornale, 13 ottobre 2013Un giorno di inverno durante l’Intifada iniziata nel 2001, un terrorista si era fatto saltare per aria al mercato di Mahanei Yehuda a Gerusalemme. Sono corsa là col blocco di appunti. Le bancarelle erano montagne di schegge insanguinate, gli infermieri con i gilè arancione raccoglievano I feriti e li immettevano a schiera nella bocca delle ambulanze urlanti, le compagnie di pietà raccoglievano corpi di innocenti, membra, brandelli. Il terrorista aveva scelto un luogo affollato di tutti gli ebrei possibile, i vecchi che fanno la spesa la mattina in ciabatte, le donne con i brutti carrelli a ruote, i bambini per la mano, i negozianti. Mi girava la testa, procedevo brancolando sulla strada, i cameraman si affollavano, la polizia mi spingeva fuori con gli altri giornalisti. E camminando scavalcai un tronco nero di cenere e di fuoco. Quasi ci inciampavo. Quando mi sono voltata per capire cos’èra, ho capito che era il corpo del terrorista. Non ho sentito nulla, proprio nulla. Nessun sentimento. Era un carro armato atterrato, una mitragliatrice rotta, il residuo ferruginoso di una bomba a mano usata, era lo strumento d’odio con cui quella gente innocente era stata fatta a pezzi. [...]
Un altro Nobel sulla fiducia e uno scivolone su Malala
sabato 12 ottobre 2013 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 12 ottobre 2013Avevano Malala, la piccola pachistana che ha quasi dato la vita per aprire la strada verso la scuola a tutte le bambine in un mondo di talebani assassini: solo il Cielo sa che cosa può avere trattenuto la sussiegosa, pretestuosa giuria del Premio Nobel dall’assegnarle il Premio per la Pace per appuntarlo ancora una volta sullo smoking della loro stantia correttezza politica, fatta di prevedibili sorrisetti e formalità, riflessa nello specchio delle loro brame. Il Nobel è andato a un’aspirazione condivisibile: stavolta quello che in inglese si chiama wishfull thinking, letteralmente pensiero desideroso, o desiderante, è dedicato all’OPAC, l’Organizzazione per la Proibizione della Armi chimiche nata il 29 aprile del ’97 che lavora con l’ONU, gruppo meritorio che lavora duro, per “promuovere e verificare l’adesione alla convenzione sulle armi chimiche”. La motivazione del Nobel è legata al fatto che l’organizzazione ha 27 ispettori in Siria per smantellare l’arsenale chimico di Assad e distruggere circa 1000 tonnellate di gas nervino in una situazione di guerra molto pericolosa.[...]
Mediorientale
venerdì 11 ottobre 2013 Generico 0 commenti
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo BordinLa puntata di questa settimana inizia da Israele dove c’è stata gioia e amarezza per la consegna del Premio Nobel per la Chimica 2013 intanto che c’è stato forte dolore per la morte del rabbino Ovadia Yosef: leader spirituale degli ebrei sefarditi e del partito Shas. E, per restare in Israele, Nirenstein ci offre il resoconto dell’ultima conferenza presso l’università di Bar Ilan dove ha partecipato come panelist e ascoltato le parole del Capo di Stato Maggiore dell’ IDF, Benny Gantz, che ha disegnato uno scenario per Israele seriamente allarmante. In conclusione di puntata si è poi passati a parlare di Siria, delle proprie armi di distruzioni di massa e dell’attuale situazione della continua guerra civile tra Damasco e i ribelli per poi passare a parlare di Egitto che sta soffrendo del taglio di aiuti economici da parte dell’Amministrazione Obama e che continua con le operazioni antiterrorismo nel bollente Sinai.
Mediorientale
venerdì 4 ottobre 2013 Generico 0 commenti
RIASCOLTA La rubrica "Il Medio Oriente visto da Gerusalemme" di questa settimana con Fiamma Nirenstein e Massimo BordinAnche la puntata di questa settimana inizia in collegamento da Gerusalemme dove Fiamma Nirenstein analizza il discorso del premier israeliano Benjamin Netanyahu presso la 68esima Assemblea generale dell’Onu, platea attratta dallo Charm Offensive di Rouhani, il nuovo presidente di un Iran che continua la proliferazione nucleare a scopi militari : preoccupazione, in primis, per i Paesi del Golfo. In seguito si continua con l’analizzare la situazione siriana dove la lotta continua e i primi segnali che ci giungono dagli ispettori Onu sono piuttosto preoccupanti, soprattutto per la Turchia che ha presentato al Parlamento una mozione che chiede di intervenire contro Damasco. La puntata di questa settimana si conclude parlando della prossima visita del Papa a Gerusalemme, delle mosse di Pechino in Medio Oriente e dell’ Egitto dove El Sisi sta puntando di entrare nella Striscia di Gaza per sconfiggere il terrorismo che invade il Sinai.
Netanyahu all'Onu: Rouhani mente
mercoledì 2 ottobre 2013 Il Giornale 2 commenti
Il Giornale, 02 ottobre 2013Ha camminato sul sottile filo della verità e della diplomazia Benjamin Netanyahu ieri all’ONU: di fronte a lui, un’Assemblea che non aveva voglia di sentire suonare la sveglia del Primo Ministro israeliano preferendo credere nei sorrisi del presidente iraniano Rouhani. Dopo l’incontro con Obama, Netanyahu lo ha assecondato almeno affermando che desidererebbe la strada diplomatica, e anche credere a Rouhani.
Ma poi ha sparato una raffica di ragioni per non credergli affatto, date, attentati terroristici in 26 città site nei cinque continenti, violazioni dei diritti umani, bugie sull’arricchimento dell’uranio e sulle testate balistiche per trasportare l’arma atomica, citazioni di tutte gli inghippi inventati per acquistare tempo, lo stesso obiettivo che ha oggi. Rouhani vuole una situazione di quiete per proseguire il programma atomico e anche che cadano le sanzioni che uccidono la sua economia. Le tre intenzioni di Israele sono scritte nella pietra: pressare l’Iran con le sanzioni finché non si vede qualche risultato concreto (e qui Obama è di opinione diversa), niente piccoli accordi che consentano di arrivare infine alla bomba, o l’eliminazione di tutto il programma nucleare, o niente.
Se del caso, Bibi ha scandito, Israele si leverà contro il nucleare iraniano anche con mezzi militari, e lo farà persino da solo perché sa che il fanatismo degli ayatollah è una minaccia reale per tutti. Alla fine ha ricordato come suo nonno, in Europa, fu aggredito, ferito, gettato per terra da un gruppo di antisemiti e disse: “ Che vergogna il figlio dei Maccabei giace nel fango senza la possibilità di difendersi”.Poi, immigrò in Israele.
Netanyahu va all'Onu e avverte il mondo: non fidatevi dell'Iran
lunedì 30 settembre 2013 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 30 settembre 2013Difficile viaggio all’ONU per Benjamin Netanyahu, sbarcato ieri a New York. E’ suo il compito ingrato, di fronte alla carezzevole cadenza farsi del presidente iraniano Rouhani,di dire all’Assemblea generale dell’ONU quello che nessuno vuole sentire: sveglia, è bello sognare la pace con l’Iran, ma per ora sono solo parole, e le centrifughe girano all’impazzata. Netanyahu oggi incontra Obama, domani parla all’Assemblea. Le rapide contro cui si avventura la sua canoa sono pericolose, Israele rischia l’isolamento. Siamo a fine sessione, tante delegazioni sono tornate a casa, ma il Primo Ministro di Israele sia al Presidente americano sia parlando a una platea che sogna la pace, dirà a voce alta “Il re è nudo”. Ci saranno colpi di tosse, sopracciglia alzate, risatine. Netanyahu sosterrà che la promessa di Rouhani di aprire trattative serie sul nucleare è una menzogna per guadagnare tempo. Lo scopo, dirà, è rimuovere le sanzioni economiche senza cambiare il programma nucleare. Bibi pensa a una grande, ingannevole tela di Penelope. Si tesse di giorno, si disfa di notte. Quale possibilità ha di dimostrarlo?[...]