Fiamma Nirenstein Blog

La guerra antisemita contro l'Occidente

7 ottobre 2023 Israele brucia

Jewish Lives Matter

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Museo del popolo ebraico

Mediorientale

venerdì 9 febbraio 2018 Generico 0 commenti
Cari amici,

 

cliccando qui potrete riascoltare e leggere la trascrizione della rubrica di questa settimana Il Medio Oriente visto da Gerusalemme condotta da Massimo Bordin con il quale abbiamo discusso i seguenti argomenti: Abu Mazen, Aerei, Arabi, Arabia Saudita, Assad, Crisi, Difesa, Economia, Energia, Esteri, Gas, Gaza, Giornalismo, Giustizia, Guerra, Hamas, Hezbollah, Informazione, Iran, Israele, Libano, Mare, Marina, Medio Oriente, Missili, Netanyahu, Pace, Palestina, Politica, Polizia, Sicurezza, Siria, Terrorismo Internazionale, Usa, Violenza.

Ma il sultano sta tirando troppo la corda

lunedì 5 febbraio 2018 Il Giornale 1 commento
Il Giornale, 05 febbraio 2018

Il presidente Recep Tayyp Erdogan è abituato a farla franca. Da tempo dice e fa qualsiasi cosa senza vergogna, viola i diritti umani dei suoi cittadini, ha schiere di giornalisti in galera,  violenta la sua stessa folla quando manifesta e si ribella, e accusa gli Stati Uniti di essere autoritari e terroristi, spinge il suo popolo sempre più avanti nella stretta dell'integralismo islamico... E tuttavia può contare sul pregiudizio positivo che disegna la Turchia come un mediatore fra occidente e il mondo islamico arabo in memoria di Kermal Ataturk, che lui ha seppellito per sempre; adesso, bombarda facendo decine di morti tra la popolazione di Afrin, un'enclave curda siriana, e si vanta di stare battendo il terrorismo dell'Isis, di cui invece, palesemente, i curdi sono i peggiori nemici; aggredisce ogni minuto Israele e gli ebrei con evidenti toni antisemiti, accusando lo Stato Ebraico di essere "uno Stato terrorista" e gli americani di essere "perpetratori del medesimo bagno di sangue", proclamandosi difensore islamico di Gerusalemme, ruggendo che Trump avrebbe dovuto telefonargli prima di fare una scelta tanto sbagliata, e che lui ha i suoi piani per come portare la sua ambasciata a Gerusalemme... Eppure gli si dà credito e spazio. [...]

«Shoah, non c'entriamo» La Polonia vara la legge che indigna Israele

venerdì 2 febbraio 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 02 febbraio 2018

Il Senato polacco è andato fino in fondo sull'onda della spinta nazionalista, che da sempre eccita il popolo polacco in modo poetico quanto illusorio e alla fine bugiardo. Ieri, senza riguardo per la storia, il Senato ha votato dopo qualche giravolta una legge per cui "chiunque dichiari pubblicamente e contrariamente ai fatti che la Nazione polacca o la Repubblica di Polonia è responsabile o corresponsabile per i crimini nazisti commessi dal Terzo Reich… O di altri crimini che costituiscono crimine contro l'umanità o crimini di guerra o chiunque altrimenti diminuisca le responsabilità dei veri perpetratori di tali crimini è condannabile a multa o alla prigione fino a tre anni".[...]

L'antisemitismo in Polonia non si cancella per legge

giovedì 1 febbraio 2018 Generico 0 commenti
Shalom, febbraio 2018

La situazione gli ha reso la mano, proprio come spesso succede ai populisti che dipendono dal boato della folla. E' di martedì 6 febbraio l'annuncio del presidente polacco Andrzej Duda di aver approvato la legge che rende illegale l'accusa alla "Nazione polacca" di complicità con la Shoah. Era l'ultimo passo perché un'operazione di annientamento della verità venisse compiuta, con grave imbarazzo, sembrerebbe, del Presidente stesso, che ha dichiarato l'operazione "molto penosa e delicata" e ha richiesto l'intervento, non si sa però quando, dei giudici della Corte Suprema.

Il presidente è evidentemente roso da rimorsi di coscienza e da una certa consapevolezza storica perché come ha detto Benjamin Netanyahu "Non si può cambiare la storia e l'Olocausto non può essere negato". Duda ha mitigato la sua presa di posizione chiedendo alla  Corte Suprema che non si violi la protezione dovuta al diritto di parola aggiungendo che se la legge sarà confermata spera che la Corte specifichi quali tipo di liberta di parola debba essere difesa: questo per dire che non ci sarà, a suo modo di vedere, la libertà di lasciare che la società polacca si abbandoni a dichiarazioni antisemite o di negazioni della Shoah. Ha aggiunto che il governo vuole essere sicuro che i sopravissuti si sentano tranquilli quando decidono di raccontare la propria storia senza paura di incriminazioni. [...]

Europe’s Failure to Exercise the Diplomacy of Truth

martedì 30 gennaio 2018 English 1 commento

The Jerusalem Center for Public Affairs , January 28, 2018

The surrender to threats, economic opportunism, and hypocrisy.

Benjamin Netanyahu and Federica Mogherini

Prime Minister Benjamin Netanyahu (R) and the High Representative of the European Union for Foreign Affairs and Security Policy Federica Mogherini (L) in Jerusalem on November 7, 2014 (Kobi Gideon/GPO)

Executive Summary

The chilled relationship between Europe and Israel arises from a fundamental European misunderstanding and ignorance of Israeli national needs. In every critical political decision, whether supporting the Iran deal, condemning U.S. recognition of Jerusalem as the capital of Israel, supporting UNESCO dangerous revisionism of Jerusalem’s Jewish cultural history, or refusing to identify the true source of European anti-Semitism, Europe has consistently taken the antagonistic position towards Israel. Despite this, the general European conclusion is that the unfriendly relations are Israel’s fault due to its right-wing policies led by the nationalistic Netanyahu government. Pretending that the relationship is strained because of a right-wing Israel, allows Europe to shirk its own responsibility for the decline of EU popularity in Israel.

In Europe, a sympathetic automatic switch clicks on when the Muslim world is involved, especially when it came to the Iranian nuclear deal. This sympathy goes together with Europe’s incomprehension of Donald Trump’s personality and actions, seen as anti-liberal and extreme right-wing. Coherent criticisms of the Iranian deal are ignored. This allows Europe to avoid any honest discussion and to marginalize and personalize the review of the Iran deal that Trump advocates. Actually, the European Union’s position, instead of serving its real interests dangerously looks at the past. Business interests and political correctness must not be more important than enforcing anti-proliferation, no more serious than finally visiting Iranian military sites that hide the real secrets of Iran’s non-compliance, and most of all, considering the dangerous essence of the Iranian threat. All this poses a threat, first and foremost to the Middle East, and immediately after that, to Europe.

Instead of facing the real and present dangers of anti-Semitism, Europe is focused on fighting its past “ghosts” of anti-Semitism. Today, the “new Jew” – the Israeli, along with his proxies, the diaspora Jews – are condemned in a way that has nothing to do with the tradition of right-wing political parties. Today, the Jews are not seen in the same way, as they were 90 years ago. The face of anti-Semitism has changed, and therefore widespread right-wing anti-Semitism is quite improbable. The general perception of the Jew is no longer that of a cosmopolitan parasite and traitor of Western values, but quite the opposite. The Jews and Israel, in fact, wholeheartedly embrace Western values and customs, and this “original sin” is more likely to be readily employed by the European Left than by the Right.

The option of speaking the truth is the only way for Israel to establish a new relationship with Europe. European leaders showed that they could easily vote for the worst lies about Israel (in the General Assembly but also in other UN bodies). UNESCO, for instance, regularly votes on resolutions which deny any Jewish ties to the Western Wall and recognizes it as an Islamic heritage site. Their voting against Israel and choosing an absurd lie like denying Jerusalem ties to the Jewish People and Israel defy reason and history. And then the European leaders feign friendship to the Jewish state.

Why does Israel have a difficult relationship with Europe? Why is Europe so tough on Israel? And how do we find the way to correct this sour relationship?[...]

Addio David Zard

lunedì 29 gennaio 2018 Generico 0 commenti
Saluto con affetto e ammirazione David Zard, che se ne è andato. Era un amico sorridente e scettico. La  chiara intelligenza che lo aveva portato a tante avventure artistiche e intellettuali lo rendeva un amico fedele della verità e di Israele. Alav ha shalom.

Mediorientale

lunedì 29 gennaio 2018 Generico 0 commenti
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Da Gerusalemme a Davos la rivoluzione di Donald

domenica 28 gennaio 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 28 gennaio 2018 

Solo 72 ore dopo il discorso di Pence alla Knesset che ha stabilito un primato nella solidarietà americana con Israele (la vostra battaglia è la nostra battaglia" e "quest'aprile (nel 70enario) festeggerete il giorno in cui rispondete alla domanda biblica: può un Paese nascere in un momento, una nazione sorgere in un giorno?” Davos ha segnato un passo ulteriore nella strada della proposta americana di considerare il processo di pace in Medio Oriente ex novo, abbandonando la strada inutile di Gerusalemme divisa fra Israele e palestinesi. E' una rivoluzione politica e conoscitiva che sembra prendere velocità: mentre la stampa internazionale si esercitava nelle ore scorse sull'isolazionismo americano, di fatto l'amministrazione Trump muoveva passi innovativi  nella politica mondiale di cui il Medio Oriente è da decenni un punto focale.[...]

Pence commuove Israele: "Gerusalemme è vostra"

martedì 23 gennaio 2018 Il Giornale 3 commenti
Il Giornale, 23 gennaio 2018 


Ieri alla Knesset, il Parlamento israeliano, abbiamo contato una ventina di standing ovation dell'assemblea e una protesta durissima di un gruppo parlamentare. E anche se molti media si sono affannati a descrivere il successo del vicepresidente americano Mike Pence come un abbraccio fra destre, quella del governo di Netanyahu e quella dei repubblicani di Trump, gli applausi a scena aperta sono pervenuti dai banchi del governo e dell'opposizione. Un vero amico per Israele è importante fino a essere commovente dopo gli anni duri di Obama; ed è fondamentale in una continua lotta contro la delegittimazione e la criminalizzazione non solo da parte dei palestinesi ma di molti Paesi musulmani e spesso anche europei che un amico ti stimi apertamente. È una vera spinta alla pace. Invece non è un caso che nelle stesse ore, come in una commedia su un palcoscenico girevole, Abu Mazen abbracciasse la Mogherini un po' imbarazzata, chiedendo che l'Europa proclami lo Stato Palestinese. Ma senza successo. Chi ha protestato duramente alla Knesset, con una scena che ricordava il Parlamento italiano, sono stati i tredici parlamentari della Lista Unita araba: hanno tirato fuori dei cartelli con la scritta «Gerusalemme è la capitale della Palestina».[...]

Mediorientale

venerdì 19 gennaio 2018 Generico 0 commenti
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