Bolton è l'anti-Obama. Bersaglio dei liberal e nemico di Teheran
lunedì 26 marzo 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 26 marzo 2018Il suo libro, del 2007 è intitolato "La resa non è un'opzione" (Simon & Schuster, Inc). La sua frase più famosa (e naturalmente anche la più discussa): "Se il segretariato dell'ONU perdesse 10 piani, non farebbe nessuna differenza". Una sentenza mortale, provenendo da un ambasciatore di Israele all'ONU dal 2005 alla fine del 2006 quando vinsero i democratici, il 69enne John Bolton. Nel week end il presidente americano Donald Trump ha conferito a John Bolton l'incarico di Consigliere strategico, una tessera fondamentale nel terremoto della Casa Bianca che lo ha piazzato al posto del generale McMaster, e ha portato al rimpiazzo del Segretario di Stato Rex Tillerson con il direttore della CIA Mike Pompeo. Pompeo e Bolton se si cerca di definire il gran circo rotante dell'Amministrazione statunitense, sono dalla stessa parte, due repubblicani ferventi e di principi ferrei, su cui il Capo di stato maggiore di Trump, John Kelly, conta con simpatia per riordinare un panorama tempestoso e in continuo cambiamento.
Bolton avrà in mano la gestione di uno staff di sicurezza formato da centinaia di specialisti di ogni settore e parte del mondo, molti dipendenti dal Pentagono, dal Dipartimento di Stato e dalle agenzie di intelligence. Sarà lui, fra il tremore e lo scorno della sinistra, a consigliare Trump su tutte le questioni più delicate, dalla Corea del Nord al Medio Oriente, alla Cina, al radicalismo islamico compresa l'Isis e al Qaeda.
Un mese fa ha scritto sul Wall Street Journal un pezzo intitolato: "Le ragioni legali per colpire la Corea del Nord per primi"; e mentre nel 2015 Obama negoziava ancora l'accordo con l'Iran, scrisse un'opinione di totale dissenso che il New York Times, in maniera chiaramente polemica titolò "Per fermare la bomba iraniana, bombardiamo l'Iran". Ma sono volgarizzazioni che fanno giustizia a un diplomatico-intellettuale che è una colonna del think tank American Enterprise Institute, già nell'Amministrazione Bush come assistente segretario di Stato e poi sottosegretraio di Stato per il controllo sulle armi dal 2001 al 2005, dopo l'attacco alle Twin Towers. Bolton non si è mai detto per la distruzione del reattore iraniano, ma piuttosto di un trattato che ormai è ritenuto da molti incredibilmente carente e in sostanza irresponsabile. "Non solo l'intero accordo è una scelta di ‘appeasement’ ma la diplomazia di Obama ha prodotto un linguaggio debole, confuso e ambiguo in molte delle disposizioni per il futuro". E chi può negarlo. E' vero, Bolton non ha mai rinnegato il suo deciso appoggio alla guerra in Iraq, ma l'ha spiegato senza alterigia: "Chi immagina" -ha scritto nel 2015- “che le cose sarebbero andate meglio se non avessimo rovesciato Saddam, sbaglia immaginando che le varie ondate che hanno sommerso il Medio Oriente dipendano da quello". E ha ragione: chi può sostenere che l'Iran non avesse già un'ottica imperialista o che l'Isis non sarebbe nata se Saddam, coi suoi orrori, fosse rimasto al suo posto? E' vero che Bolton ha sostenuto, con altri maggiorenti dell'era Bush, che Saddam aveva armi di distruzione di massa che non sono mai state trovate. Ma già a suo tempo Saddam aveva tentato di avere l'arma atomica, aveva usato gas, e realmente aveva occupato e bombardato per quanto possibile. Non c'è di che rimpiangerlo. Le ondate del New York Times, e di tutto il resto il resto della stampa liberal sono arrivate fino al nostro Paese. Un ex uomo di Bush, oggi divenuto di Trump, quale pasto migliore per l'ironia consueta per chi pensa che "la resa non è un'opzione".
Eppure la forza intellettuale e morale del personaggio ha costretto persino il New York Times a concedere che si scrivesse un articolo di apprezzamento su Bolton almeno per la parte che riguarda le Nazioni Unite. Perché è stato lui, fra i primi, a denunciare la corruzione, l'indifferenza per i diritti umani, persino la criminalità e l'incredibile codardia dell'ONU nel difendere le popolazioni inermi da Srebrenica al Sudan. Fu Bolton a battersi anche per abrogare la maledizione a Israele per cui l'assemblea ONU votò "sionismo uguale razzismo"; ed è sempre lui che ha scritto che Kim Jon Un è un orribile dittatore sotto cui la vita è un inferno… No, Bolton non è pericoloso, come si è scritto. E' la realtà ad esserlo, e bene che qualcuno sappia affrontarla realisticamente.