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La marcia di Gaza diventa una guerra. Si rischia la Pasqua di rappresaglia

sabato 31 marzo 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 31 marzo 2018

C'è confusione sui numeri ma non sul significato della "Marcia del ritorno" di ieri, come l'ha chiamata Hamas.  Si parla di 16 morti e 1400 feriti, e di circa ventimila dimostranti sul confine di Israele con Gaza, in una manifestazione organizzata per essere solo la prima in direzione di una mobilitazione di massa che dovrebbe avere il suo apice il 15 di maggio, giorno della"Nakba" palestinese, ovvero quello del "disastro" della ovvero del giorno della festa dell'Indipendenza di Israele, che coinciderà anche coi giorni del passaggio dell'Ambasciata americana a Gerusalemme.

Un'escalation continua di eccitazione mentre cresceva l'incitamento ha visto per ben quattro volte unità armate di giovani armati di bottiglie molotov, bombe a mano e coltelli infiltrati dentro i confine. Un esempio limitato di quello che Hamas vorrebbe riprodurre su scala di massa, ovvero l'invasione di Israele, come nei loro discorsi ieri hanno ripetuto i leader massimi Ismail Haniyeh e Yehya Sinwar. Non a caso nei giorni della preparazione si sono svolte esercitazioni militari con lanci di razzi e incendi di finti carriarmati, pretesi rapimenti e uccisioni che hanno persino fatto scattare i sistemi antimissile cupola di ferra spedendo gli israeliani nei rifugi. Il messaggio di Hamas era chiaro: marciate, noi vi copriamo con le armi. Ma le intenzioni terroriste di Hamas sono state incartate dentro lo scudo delle manifestazioni di massa, e l'uso della popolazione civile inclusi donne e bambini, è stato esaltato al massimo. Molti commentatori sottolineano come se Hamas decide di marciare, non ci sia molta scelta.

E una marcia di civili risulta indiscutibile presso l'opinione pubblica occidentale. Ma il messaggio sottinteso è stato spezzare il confine sovrano di Israele con la pressione della folla civile, utilizzare le strette regole di combattimento dell'esercito israeliano che mentre lo Stato Maggiore si arrovellava, si è trovato nel consueto dilemma delle guerre asimmetriche: tu usi soldati in divisa e il nemico soldati in abiti civili, donne, bambini, talora palesemente utilizzati come provocazione. L'esercito ha confermato che una piccola di sette anni per fortuna è stata individuata in tempo prima di venire travolta negli scontri.

La protesta di Hamas ha vari scopi: il primo è legato alla situazione interna di Gaza. L'uso militarista dei fondi internazionali e il blocco conseguente del progresso produttivo ha reso la vita della gente miserabile, nel mentre i confini restano chiusi. E' colpa della minaccia che l'ingresso da Gaza di uomini comandati da un'entità terrorista come Hamas,  comporta per chiunque, israeliani o egiziani. Hamas con la marcia incrementa la sua concorrenza mortale con l'Autorità Palestinese di Abu Mazen, cui ha cercato di uccidere pochi giorni fa il Primo Ministro Rami Ramdallah; minacciata di taglio di fondi urla più forte che può contro Israele, cosa su cui la folla araba, anche quella dei Paesi oggi vicini a Israele come l'Arabia Saudita e l'Egitto, la  sostiene. Il titolo "Marcia del ritorno" significa che non può esserci nessun accordo sul fondamento di qualsiasi accordo di pace, ovvero sulla rinuncia all'ingresso distruttivo nello Stato Ebraico dei milioni di nipoti e bisnipoti dei profughi del '48, quando una parte dei palestinese fu cacciata e una parte se ne andò volontariamente certa di tornare sulla punta della baionetta araba.

Israele ha cercato invano di evitare che alle manifestazioni si facessero dei morti. Ma la rottura nessuno Stato sovrano accetterebbe da parte di migliaia di dimostranti guidati da un'organizzazione che si dedica solo alla sua morte una effrazione di confini. Hamas userà i nuovi "shahid" povera gente per propagandare la sua sete di morte in nome di Allah e contro Israele. Certo questo non crea in Israele maggiore fiducia verso una pace futura.  
    

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