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Il pressing di Israele per convincere gli alleati: "Il vero nemico è l'Iran"

lunedì 16 aprile 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 16 aprile 2018

Il possibile, non confermato, attacco israeliano alla base iraniana a gestione Hezbollah, Jabal Azzan nella zona di Aleppo, è stato un "bum" quasi in sordina rispetto alla gran confusione trumpiana. Invece è il botto che potrebbe disegnare più di ogni altro il futuro bellico dopo l'attacco americano alle strutture chimiche di Assad. Sabato notte una grossa, forse la maggiore base armata delle forze straniere in Siria, il sito di rifornimento degli amici di Assad, è diventata cenere, e ci sono anche un paio di decine di morti. Un'esplosione casuale? E' stata Israele? Non si sa nulla. Anche gli Hezbollah dicono "se c'ero dormivo": troppa confusione in giro. Tutti preferiscono protestare, e fra loro i peggiori violatori di ogni regola di civiltà, per l' "effrazione delle norme internazionali" per l'attacco della coalizione. E così ha seguitato a fare anche ieri il ministro degli Esteri Mohammad Javad Zarif e persino Hassan Nasrallah, il capo degli Hezbollah.

Netanyahu ieri durante la riunione di gabinetto, mentre commendava l'intervento, però ha detto: "L'elemento di sostanziale sovversione, più di ogni altro, è l'Iran. Quando Assad permette a Iran e amici di stabilire una base militare, mette a rischio la Siria e la stabilità di tutto il Medio Oriente". Ovvero, la breve guerra appena conclusasi non ha risolto nessun problema, ma ha contribuito a segnalare la pericolosità di una situazione che esplode ogni momento. E' impensabile che Israele consenta al suo nemico genocida, al governo degli ayatollah il cui primo passo nell'obbligo teologico del potere islamico in Terra è la distruzione di Israele, di avanzare il proprio confine irto di missili e strutture venefiche fino quasi a Gerusalemme. E non glielo lascerà fare. L'ha detto e ridetto, ed è vero. Un'altra Shoah non ci sarà.

Il retroterra attuale: ci sono decisioni fatali in vista. Il 12 di maggio l'Europa dovrebbe prendere le sue decisioni su come si potrebbe modificare, perché sia accettabile, il pessimo accordo nucleare con l'Iran. Anche sulla sua base, Trump deciderà cosa fare il 15 di maggio, quando dovrà pronunciarsi sulla sua cancellazione o modifica. L'Iran teme quella data, ma si sente forte del sostegno della Russia che ha basato la sua presa sulla Siria e lo sbocco sul Mediterraneo sul supporto a Assad delle Guardie Rivoluzionarie guidate in persona da Qassem Suleimani, il generale stratega dell'imperialismo iraniano. Suleimani nel 2015 (già dal 2011 l'Iran si aggirava per la Siria) rinvigorì il patto con Putin. Servì anche a rafforzarlo agli occhi di Rouhani, che non è convinto che la forza Quds in Siria sia un'idea vincente. Stare bocca a bocca con Israele non è un giuoco che si vince facilmente, anzi, quasi sempre si perde.

Dopo le centinaia di attacchi ai convogli di armi iraniane agli Hezbollah, sempre riusciti, è un svolta l'attacco alla base T4 dieci giorni fa, in cui sono stati fatti 14 morti, fra cui 7 iraniani, ma soprattutto è stata distrutta la base tecnologica dei droni iraniani, molto avanzati. Israele ci ha messo tanto impegno, fino a perdere uno dei suoi F15 nell'attacco,  perche il drone iraniano entrato nel suo cielo il 10 febbraio, adesso si sa, trasportava esplosivo. E' stato colpito pochi secondi dopo essere entrato nello spazio aereo israeliano, ma l'intenzione era agghiacciante: l'Iran ha compiuto un atto di guerra diretto. Dopo i sette morti, si aspetta la prossima mossa di Soleimani: probabilmente eviterà una guerra sul confine siriano.

Troppo rumore, troppo fumo da quelle parti. Ma potrebbe sparare un missile Kornet, farlo azionare dagli Hezbollah, o attaccare un'ambasciata o una struttura all'estero, come ha già fatto varie volte, ammazzando centinaia di ebrei nel mondo. Netanyahu ha lungamente, con molti incontri e conversazioni con Putin, cercato di spiegare che Israele non ha intenzione di litigare con la Russia, né la Russia vede qualche vantaggio nello scontro con Israele. Certo, adesso pondera se fornire il sistema antimissilistico S300 ai siriani, e questo impedirebbe le operazioni israeliane contro le armi iraniane. Lo sa anche Putin, per cui non è comodo avere l'Iran sempre nel mezzo, con i guerrieri fanatici Hezbollah, che a loro volte considerano la Russia un impiccio momentaneo rispetto alla guerra santa. Putin forse lo comincia a capire.

Aleppo è un pesante segnale che la guerra non è finita, anzi, è appena cominciata. Quanto a Trump, anche se il suo obiettivo dichiarato sono solo le armi chimiche, ormai Pandora ha rotto il vaso. L'Iran è come le armi chimiche: una violazione esplosiva delle norme di convivenza. Ma può l'America consentire che il Medio Oriente esploda? 
 
 

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