Generico
Il nuovo corso della politica estera italiana
durante la campagna elettorale scrissi un pezzo su Il Giornale che mi fu molto contestato, in cui prevedevo che la nostra politica estera avrebbe subito un radicale cambiamento, soprattutto in relazione alla questione mediorientale. Dopo qualche mese di esperienza e alla luce delle dichiarazioni del Presidente Berlusconi, del Presidente della Camera Fini e del Ministro degli Esteri Frattini, posso dire oggi che avevo ragione.
Solo qualche giorno fa, Berlusconi ha dato ad Ahmadinejad del "lunatico" per le sue minacce ad Israele; nessuno, proprio nessuno, l'ha ricevuto quando si trovava a Roma, ospite della FAO. Il Ministro Frattini, che è andato in visita in Israele pochi giorni dopo la sua designazione, ha marcato sempre di più una linea di predilezione ideologica per Israele a causa della sua natura democratica e ne ha parlato a lungo come parte dell'Occidente, proponendo all'Europa intera di considerarlo un partner strategico.
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini, nel suo intervento alla cena di una conferenza su Israele promossa dall'Aspen Institute, ha sollevato due questioni innovative e destinate al dibattito sulla prospettiva della pace in medioriente. [...]
La toccante vicenda del signor Vorchheimer: pronti ad aiutare
"E' la prima volta che vengo a conoscenza, tramite il Corriere della Sera, della toccante storia del signor Umberto Vorchhmeir e persino del suo nome. La mia collega Alessandra Farkas riporta che Vorchheimer sisarebbe appellato a me cercando aiuto. Per quello che sono le mie possibilità, mi interesserò con tutto il cuore alla sua vicenda e avicende analoghe non appena il signor Vorchheimer si farà vivo, cosa mai avvenuta fino ad ora. Lo prego anzi di farlo al più presto.
Con cordialità,
Fiamma Nirenstein, vice presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati"
Corriere della Sera, 24 agosto 2008, pagina 23
di Alessandra Farkas
La storia Vittima delle leggi razziali, lasciò Milano per Filadelfia
L' ex bimbo espulso dal duce non riesce a tornare italiano
Nel ' 39 gli fu tolta la cittadinanza, lo Stato non gliela rende. Il viceconsole a Filadelfia: «La aspetta da 4 anni ma è più facile ottenerla la prima volta che riaverla» Il ministero: «Non è vero» [...]
MO: Nirenstein, non è linea governo promuovere Hezbollah
A sostenerlo e' il vicepresidente della Commissione esteri della camera Fiamma Nirenstein (Pdl) che interviene sul confronto tra Israele e il comandante della forza Onu in Libano (Unifil) Claudio Graziano. 'Il generale - ha osservato Nirenstein - puo' dire che si tratta di un'osservazione tecnica, ma non puo' dimenticare il quadro complessivo di Hezbollah che e' un'organizzazione terroristica, finanziata dall'Iran, che mina la liberta' del Libano'.
'Diciamo che questa promozione degli Hezbollah, a fronte di una colpevolizzazione cosi netta di Israele non mi sembra - ha aggiunto - nella linea del governo. Graziano sfugge ad un dibattito su Hezbollah che ha bisogno di risposte molto piu' sostanziali di quelle da lui date'. Dopo aver espresso 'ampio apprezzamento per le forze Unifil che hanno fatto del loro meglio nell'ambito di una missione quasi impossibile', Nirenstein ha ricordato che 'Hezbollah si e' riarmata in misura maggiore e piu' pericolosa rispetto alla guerra del 2006, nonostante le risoluzioni dell'Onu 1519 e 1701. Si parla di 40 mila razzi e missili forniti dall'Iran e passati dalla Siria.
Ne' si puo' dimenticare le reiterate intenzioni di Hezbollah di distruggere Israele'. 'Sono certa - ha continuato - che l'Unifil abbia fatto il suo meglio, ma Hezbollah e' un'organizzazione bellicosa, integralista islamica e ben armata e che ha un diritto di veto sul governo nazionale. Con il risultato che l'Unifil e' stata impossibilitata a compiere la sua missione, ovvero disarmare le milizie armate'.
'Quando Graziano sottolinea che Israele ha violato lo spazio aereo libanese, dice una cosa giusta. Ma c'e' una bella differenza - ha osservato - tra il violare lo spazio aereo per raccogliere informazioni ed accumulare missile al confine con Israele come fa Hezbollah'. Per Nirenstein, il fatto che Graziano abbia citato il villaggio di Ghajar come prova dell' occupazione permanente di territorio libanese da parte di Israele 'contraddice la presa di posizione dell'Onu che nel 2000 stabiliva che Israele si era ritirata da tutti i territori libanesi'. 'E' un dare ragione ad un'organizzazione che vuole la guerra, come ripetuto piu' volte dal Nasrallah. Di sicuro il generale lo fa per mantenere equidistanza, ma non puo' ignorare - ha concluso - la sostanza degli eventi in corso'. (ANSA)
Una Biennale del dissenso islamico
Il modello è la Biennale del dissenso tenuta nel 1977. All' epoca Carlo Ripa di Meana aprì la tradizionale rassegna delle arti di Venezia alla cultura oppressa dai regimi comunisti, ospitando voci prestigiose come il polacco Gustaw Herling, il cubano Carlos Franqui, il futuro premio Nobel russo Iosif Brodskij. Per condurre in porto l' impresa, osteggiata violentemente da Mosca, fu necessario superare, con l' appoggio di Bettino Craxi, le resistenze degli intellettuali legati al Pci, che avanzarono numerose obiezioni. Dietro l' ostruzionismo, afferma Ripa di Meana in un' intervista apparsa ieri sul Foglio, c' era la mano di Aldo Tortorella, alto dirigente di Botteghe Oscure, «che guidò questa vicenda nel vasto mondo della cultura comunista del tempo». Adesso, continua, il filo andrebbe ripreso, promuovendo un' iniziativa analoga con i dissidenti del mondo islamico, a partire dal lavoro svolto da Magdi Allam: «Ma in materia i politici italiani sono capaci solo di cose rapsodiche e scadenti», aggiunge Ripa di Meana, riferendosi esplicitamente alla famosa maglietta del ministro Roberto Calderoli. Sull' importanza del tema non ci sono dubbi, però l' accusa può apparire eccessiva. Ad esempio Fiamma Nirenstein, oggi deputata del Pdl, ricorda la conferenza sulla lotta per la democrazia nel mondo islamico organizzata a Roma, nel dicembre scorso, da tre fondazioni vicine al centrodestra: Magna Carta, Farefuturo e Craxi. «Vennero intellettuali iraniani, siriani, egiziani, libanesi, sudanesi - dichiara la parlamentare al Corriere - esponendosi a seri rischi. [...]
Quella guerra dei fondamentalisti contro l'Occidente
di Vasco Pirri Ardizzone
“Il problema vero è la guerra dei fondamentalisti contro l’occidente. Siamo a rischio di una guerra mondiale”. E’ netta nella sua analisi Fiamma Nirenstein. L’editorialista, esperta di Medio Oriente e da pochi mesi deputata del Pdl prova a dare una spiegazione alle recrudescenze terroristiche che attraversano Oriente e Medio Oriente.
Onorevole Nirenstein, assistiamo ad attentati in India e Turchia, attacchi kamikaze a Bagdad che riprendono. Che succede in Medio Oriente?
E’ il fronte di questa guerra complessiva che non si avvale di esercito, ma del terrorismo. Sono tutti focolai di ispirazioni diverse, talora guerre fratricide interne e con componenti etniche e religiose, ma la matrice comune è il fondamentalismo. Dove l’idea principale è l’attacco all’Occidente.
Ci spiega?
Vedo una dichiarazione di guerra dalla parte più integralista degli sciiti, capeggiati dall’Iran, con l’aiuto degli Hezbollah, ma anche dei sanniti con l’avanguardia di Al Qaeda.
Contro l’Occidente?
Sì. L’Islam dal 1998, dalla famosa dichiarazione di guerra di Bin Laden, si considera in guerra con l’Occidente.
Israele è minacciata ormai da tempo dell’Iran.
Una minaccia, purtroppo, molto concreta. Ajmadinejad, ha detto di avere 6000 centrifughe. [...]
Intervista su "L'Opinione"
di Stefano Magni, L'Opinione, 19 luglio 2008
“Berlusconi non esclude un attacco di Israele contro gli impianti
nucleari iraniani e Teheran mette in allerta le sue forze”. Così recita
un titolo in prima pagina dell’edizione di ieri del quotidiano arabo Al
Quds Al Arabi, corredato da una foto del nostro premier sorridente. E
la dichiarazione di Silvio Berlusconi, pronunciata giovedì sera durante
la presentazione della Fondazione Medidea, è stata ripresa anche da
altri quotidiani arabi online, come “Arab Online”, “Al Khayma” e
“Moheet”. Perché tanto interesse? “Come è possibile fare un titolo come
quellodi ‘Al Quds Al Arabi’?” - si chiede l’Onorevole Fiamma
Nirenstein, giornalista e deputata del PdL - “Ci fanno credere che le
forze iraniane siano state messe in allerta dopo la dichiarazione di
Berlusconi? Una settimana fa le Guardie Rivoluzionarie erano già in
piena mobilitazione, hanno effettuato i loro test di missili a lunga
gittata e non fanno che innalzare il livello di allarme, giorno dopo
giorno. Voler attribuire a Berlusconi una responsabilità di questo
genere è scorretto da un punto di vista sia giornalistico che politico”. [...]
La comunità internazionale garantisca la sicurezza in Darfur
Quest'azione si pone totalmente in linea con il corso delle indagini seguito dal Procuratore generale della CPI ed era stata anticipata già l'anno scorso, nell'aprile 2007, dal conseguimento da parte di Moreno-Ocampo di due mandati d'arresto per gli stessi reati nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Ahmed Harun, oggi ministro degli Affari umanitari, e del leaderdei janjaweed Ali Kosheib, entrambi ancora in libertà a causa del rifiuto del governo sudanese di consegnarli alle autorità competenti.
Quella di oggi è una richiesta storica, in quanto sarebbe la prima volta che un capo di Stato in carica viene rinviato a giudizio per crimini di guerra presso una corte internazionale.
Tuttavia, nel mostrare l'approvazione per questo passo, dobbiamo anche preoccuparci in sede internazionale di affrontare le conseguenze che questa scelta, già descritta come eversiva dai vertici dell'Unione Africana e chiaramente dalle autorità governative sudanesi, potrebbe comportare: ovvero causare ulteriori sommosse all'interno del Paese e inasprire i contrasti traesercito e milizie filo-governative da un lato e gruppi ribelli del Darfur dall'altro.
Per questo auspico che l'Italia, sia in sede europea sia in veste di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, si adoperi per porre fine all'isolamento della regione occidentale del Sudan e a un conflitto che, stando alle stime dell'Onu, dal febbraio 2003 ha provocato più di 250,000 vittime e oltre 2 milioni di sfollati.
Spero quindi che, parallelamente alle iniziative giudiziarie, l'Onu si impegni a fare fede ai propri impegni, come quello assunto con la Risoluzione 1769 (luglio 2007) del Consiglio di Sicurezza, che fissava il termine massimo di dispiegamento della forza ibrida di peacekeeping Onu-Unione Africana (UNAMID) entro dicembre 2007 e le cui truppe, invece, debbono ancora essere schierate per la quasi totalità.
Da Assad mi aspetto passi concreti
di Gianna Fregonara, Corriere della Sera, p. 2, 14 luglio 2008
Considerazioni sull'Iraq e il governo Al-Maliki
Nel mio ultimo intervento per la rubrica settimanale "Mediorientale" su Radio Radicale, abbiamo parlato anche di Iraq, in merito alla battaglia di Pannella per scongiurare l’eventuale esecuzione di Tareq Aziz, ma soprattutto ai nessi logici che sottostanno a questa campagna.
Vi invito ad ascoltare la trasmissione (cliccando sull'icona qui sotto) ma vi segnalo anche il passaggio rilevante, in seguito al quale Giorgio Ragazzini (Firenze) mi ha inviato un suo intervento su"Notizie Radicali" che allego più sotto.
“[…] In merito al governo Al-Maliki, benché il personaggio sia di
marca shiita, e anzi, all'inizio del suo mandato abbia dato segno di
tenerci parecchio, le cose sono molto cambiate nel tempo, tant’è vero
che ora i sunniti studiano una soluzione di governo comune, lavorano ad
una costituzione in comune e, come si può leggere in parecchie
relazioni, sono i sunniti stessi ad aver decretato quella che è la più
eclatante sconfitta di Al-Qaeda - che peraltro si svolge in parecchie
parti del mondo, ma in Iraq particolarmente - perché si sono resi conto
di avere un sostengo, come popolazione sunnita, contro Al-Qaeda, la
quale in maniera aggressiva e forsennata perseguitava parimenti sia gli
uni, i sciiti, che gli altri, i sunniti. I sunniti si sono di fatto
resi conto che il loro amico era il governo. Quelli che erano scappati
sono ritornati, il clima non è affatto di persecuzione nei confronti
dei sunniti da parte del governo. In più c'è un altro elemento
importante: nella legittima campagna contro la pena di morte a Tareq
Aziz, non si deve attribuire il processo di Tareq Aziz ad una
persecuzione sciita nei confronti dei sunniti, perché questo non è
veramente realistico. Nemmeno un mese fa, Al-Maliki si è recato in
visita aTeheran, dove tenne incontri tutt'altro che amichevoli, in cui
disse che bisognava smetterla di mandare questi guerriglieri iraniani
ad aiutare il terrorismo all'intero dell'Iraq, che il popolo iracheno,
anche nella sua componente sciita, non era assolutamente disposto ad
accettare quest’azione. Il discorso fu molto articolato e suscitò
qualcosa di più di un semplice stupore, tant'è vero che l'ambasciatore
iracheno in Iran ricevette poco dopo un bel pacchetto con una bomba.
Quindi, l'ipotesi della persecuzione politica è sbagliata. Io penso che
si può sempre e comunque combattere contro la pena di morte, ma
diffondere l'idea che lì tutto quanto è il risultato di una guerra
sbagliata che tende a sostituire un potere con un altro, non
corrisponde alla realtà dei fatti. L'elemento che riguarda
l'atteggiamento americano, la ripetizione delle eventuali menzogne sono
fatti di cui si è ampiamente discusso: proprio l’altro giorno l’Herald
Tribune pubblicava un articolo che descriveva come fossero state
ritrovate centinaia di tonnellate di uranio arricchito, Yellocake,
smantellato dal programma nucleare di Saddam Hussein. Poi anche la
teoria di camion che passarono il confine siriano è plausibile. In
conclusione, lo sciismo iraniano è molto particolare, ma quello
iracheno è molto diverso ed è sempre stato così. Io mi guarderei
dall'attribuire i problemi relativi al processo di Tareq Aziz, che sono
di ordine morale, che attengono al tema della pena di morte, a una
malcondotta del governo iracheno riferita a delle sue spurie alleanze
con l'Iran, che io nego". [continua...]
Appello per la liberazione di Ghilad Shalit a due anni dal suo rapimento

Il 25 giugno del 2006 il soldato oggi ventiduenne di Tzahal, GhiladShalit, veniva rapito in territorio sovrano israeliano, al confine con laStriscia di Gaza, da terroristi di Hamas. Sono due anni che questo ragazzo èstato privato della sua libertà mentre compiva il suo dovere di servire loStato. Da allora non sono pervenute notizie accreditate circa il suo stato disalute e nemmeno la Croce Rossa Internazionale è mai stata autorizzata a visitarlo,così come nel caso di Eldad Reghev e Ehud Goldwasser, i due soldati rapiti sulfronte settentrionale da Hezbollah, 17 giorni dopo Ghilad Shalit.
In questi giorni, il governo israeliano e quello egiziano – che funge da mediatorenelle trattative con Hamas – stanno intensificando i contatti per includere laliberazione di Shalit negli accordi di tregua. Tregua che è stata oggi violatacon il lancio di 4 razzi Qassam sulle città israeliane del Neghev occidentale.Tra le richieste di Hamas, quella di rilasciare 450 detenuti palestinesi, moltidei quali con sangue sulle mani, oltre a rappresentare una contropartitasproporzionata per garantire la libertà di un soldato e cittadino israeliano, èun prezzo estremamente alto per la sicurezza stessa dello Stato d’Israele. […]