Fiamma Nirenstein Blog

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Il nuovo corso della politica estera italiana

venerdì 19 settembre 2008 Generico 9 commenti
Cari amici,

durante la campagna elettorale scrissi un pezzo su Il Giornale che mi fu molto contestato, in cui prevedevo che la nostra politica estera avrebbe subito un radicale cambiamento, soprattutto in relazione alla questione mediorientale. Dopo qualche mese di esperienza e alla luce delle dichiarazioni del Presidente Berlusconi, del Presidente della Camera Fini e del Ministro degli Esteri Frattini, posso dire oggi che avevo ragione.
Solo qualche giorno fa, Berlusconi ha dato ad Ahmadinejad del "lunatico" per le sue minacce ad Israele; nessuno, proprio nessuno, l'ha ricevuto quando si trovava a Roma, ospite della FAO. Il Ministro Frattini, che è andato in visita in Israele pochi giorni dopo la sua designazione, ha marcato sempre di più una linea di predilezione ideologica per Israele a causa della sua natura democratica e ne ha parlato a lungo come parte dell'Occidente, proponendo all'Europa intera di considerarlo un partner strategico.
Il Presidente della Camera Gianfranco Fini, nel suo intervento alla cena di una conferenza su Israele promossa dall'Aspen Institute, ha sollevato due questioni innovative e destinate al dibattito sulla prospettiva della pace in medioriente. [...]

La toccante vicenda del signor Vorchheimer: pronti ad aiutare

lunedì 25 agosto 2008 Generico 0 commenti
Segue la mia lettera pubblicata sul Corriere di oggi a seguito dell'articolo che vi riporto sotto, sempre pubblicato dal Corriere il giorno precedente.

"E' la prima volta che vengo a conoscenza, tramite il Corriere della Sera, della toccante storia del signor Umberto Vorchhmeir e persino del suo nome. La mia collega Alessandra Farkas riporta che Vorchheimer sisarebbe appellato a me cercando aiuto.  Per quello che sono le mie possibilità, mi interesserò con tutto il cuore alla sua vicenda e avicende analoghe non appena il signor Vorchheimer si farà vivo, cosa mai avvenuta fino ad ora. Lo prego anzi di farlo al più presto.
Con cordialità,
Fiamma Nirenstein, vice presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati"


Corriere della Sera,  24 agosto 2008, pagina 23
di Alessandra Farkas


La storia Vittima delle leggi razziali, lasciò Milano per Filadelfia
L' ex bimbo espulso dal duce non riesce a tornare italiano
Nel ' 39 gli fu tolta la cittadinanza, lo Stato non gliela rende. Il viceconsole a Filadelfia: «La aspetta da 4 anni ma è più facile ottenerla la prima volta che riaverla» Il ministero: «Non è vero» [...]

MO: Nirenstein, non è linea governo promuovere Hezbollah

martedì 19 agosto 2008 Generico 2 commenti
(ANSA) - ROMA, 18 AGO - 'Preferirei piu' cautela nel definire 'eccellente cooperazione' quella con gli Hezbollah''.
A sostenerlo e' il vicepresidente della Commissione esteri della camera Fiamma Nirenstein (Pdl) che interviene sul confronto tra Israele e il comandante della forza Onu in Libano (Unifil) Claudio Graziano. 'Il generale - ha osservato Nirenstein - puo' dire che si tratta di un'osservazione tecnica, ma non puo' dimenticare il quadro complessivo di Hezbollah che e' un'organizzazione terroristica, finanziata dall'Iran, che mina la liberta' del Libano'.
'Diciamo che questa promozione degli Hezbollah, a fronte di una colpevolizzazione cosi netta di Israele non mi sembra - ha aggiunto - nella linea del governo. Graziano sfugge ad un dibattito su Hezbollah che ha bisogno di risposte molto piu' sostanziali di quelle da lui date'. Dopo aver espresso 'ampio apprezzamento per le forze Unifil che hanno fatto del loro meglio nell'ambito di una missione quasi impossibile', Nirenstein ha ricordato che 'Hezbollah si e' riarmata in misura maggiore e piu' pericolosa rispetto alla guerra del 2006, nonostante le risoluzioni dell'Onu 1519 e 1701. Si parla di 40 mila razzi e missili forniti dall'Iran e passati dalla Siria.
Ne' si puo' dimenticare le reiterate intenzioni di Hezbollah di distruggere Israele'. 'Sono certa - ha continuato - che l'Unifil abbia fatto il suo meglio, ma Hezbollah e' un'organizzazione bellicosa, integralista islamica e ben armata e che ha un diritto di veto sul governo nazionale. Con il risultato che l'Unifil e' stata impossibilitata a compiere la sua missione, ovvero disarmare le milizie armate'.
'Quando Graziano sottolinea che Israele ha violato lo spazio aereo libanese, dice una cosa giusta. Ma c'e' una bella differenza - ha osservato - tra il violare lo spazio aereo per raccogliere informazioni ed accumulare missile al confine con Israele come fa Hezbollah'. Per Nirenstein, il fatto che Graziano abbia citato il villaggio di Ghajar come prova dell' occupazione permanente di territorio libanese da parte di Israele 'contraddice la presa di posizione dell'Onu che nel 2000 stabiliva che Israele si era ritirata da tutti i territori libanesi'. 'E' un dare ragione ad un'organizzazione che vuole la guerra, come ripetuto piu' volte dal Nasrallah. Di sicuro il generale lo fa per mantenere equidistanza, ma non puo' ignorare - ha concluso - la sostanza degli eventi in corso'. (ANSA)

Una Biennale del dissenso islamico

sabato 9 agosto 2008 Generico 0 commenti
di Antonio Carioti, Il Corriere della Sera, pag. 51, 8 luglio 2008

Il modello è la Biennale del dissenso tenuta nel 1977. All' epoca Carlo Ripa di Meana aprì la tradizionale rassegna delle arti di Venezia alla cultura oppressa dai regimi comunisti, ospitando voci prestigiose come il polacco Gustaw Herling, il cubano Carlos Franqui, il futuro premio Nobel russo Iosif Brodskij. Per condurre in porto l' impresa, osteggiata violentemente da Mosca, fu necessario superare, con l' appoggio di Bettino Craxi, le resistenze degli intellettuali legati al Pci, che avanzarono numerose obiezioni. Dietro l' ostruzionismo, afferma Ripa di Meana in un' intervista apparsa ieri sul Foglio, c' era la mano di Aldo Tortorella, alto dirigente di Botteghe Oscure, «che guidò questa vicenda nel vasto mondo della cultura comunista del tempo». Adesso, continua, il filo andrebbe ripreso, promuovendo un' iniziativa analoga con i dissidenti del mondo islamico, a partire dal lavoro svolto da Magdi Allam: «Ma in materia i politici italiani sono capaci solo di cose rapsodiche e scadenti», aggiunge Ripa di Meana, riferendosi esplicitamente alla famosa maglietta del ministro Roberto Calderoli. Sull' importanza del tema non ci sono dubbi, però l' accusa può apparire eccessiva. Ad esempio Fiamma Nirenstein, oggi deputata del Pdl, ricorda la conferenza sulla lotta per la democrazia nel mondo islamico organizzata a Roma, nel dicembre scorso, da tre fondazioni vicine al centrodestra: Magna Carta, Farefuturo e Craxi. «Vennero intellettuali iraniani, siriani, egiziani, libanesi, sudanesi - dichiara la parlamentare al Corriere - esponendosi a seri rischi. [...]

Quella guerra dei fondamentalisti contro l'Occidente

martedì 29 luglio 2008 Generico 1 commento
Intervista su Il Giornale della Sicilia, 29 luglio 2008

di Vasco Pirri Ardizzone


“Il problema vero è la guerra dei fondamentalisti contro l’occidente. Siamo a rischio di una guerra mondiale”. E’ netta nella sua analisi Fiamma Nirenstein. L’editorialista, esperta di Medio Oriente e da pochi mesi deputata del Pdl prova a dare una spiegazione alle recrudescenze terroristiche che attraversano Oriente e Medio Oriente.

Onorevole Nirenstein, assistiamo ad attentati in India e Turchia, attacchi kamikaze a Bagdad che riprendono. Che succede in Medio Oriente?
E’ il fronte di questa guerra complessiva che non si avvale di esercito, ma del terrorismo. Sono tutti focolai di ispirazioni diverse, talora guerre fratricide interne e con componenti etniche e religiose, ma la matrice comune è il fondamentalismo. Dove l’idea principale è l’attacco all’Occidente.
Ci spiega?
Vedo una dichiarazione di guerra dalla parte più integralista degli sciiti, capeggiati dall’Iran, con l’aiuto degli Hezbollah, ma anche dei sanniti con l’avanguardia di Al Qaeda.
Contro l’Occidente?
Sì. L’Islam dal 1998, dalla famosa dichiarazione di guerra di Bin Laden, si considera in guerra con l’Occidente.
Israele è minacciata ormai da tempo dell’Iran.
Una minaccia, purtroppo, molto concreta. Ajmadinejad, ha detto di avere 6000 centrifughe. [...]

Intervista su "L'Opinione"

sabato 19 luglio 2008 Generico 0 commenti

di Stefano Magni, L'Opinione, 19 luglio 2008

“Berlusconi non esclude un attacco di Israele contro gli impianti nucleari iraniani e Teheran mette in allerta le sue forze”. Così recita un titolo in prima pagina dell’edizione di ieri del quotidiano arabo Al Quds Al Arabi, corredato da una foto del nostro premier sorridente. E la dichiarazione di Silvio Berlusconi, pronunciata giovedì sera durante la presentazione della Fondazione Medidea, è stata ripresa anche da altri quotidiani arabi online, come “Arab Online”, “Al Khayma” e “Moheet”. Perché tanto interesse? “Come è possibile fare un titolo come quellodi ‘Al Quds Al Arabi’?” - si chiede l’Onorevole Fiamma Nirenstein, giornalista e deputata del PdL - “Ci fanno credere che le forze iraniane siano state messe in allerta dopo la dichiarazione di Berlusconi? Una settimana fa le Guardie Rivoluzionarie erano già in piena mobilitazione, hanno effettuato i loro test di missili a lunga gittata e non fanno che innalzare il livello di allarme, giorno dopo giorno. Voler attribuire a Berlusconi una responsabilità di questo genere è scorretto da un punto di vista sia giornalistico che politico”. [...]

La comunità internazionale garantisca la sicurezza in Darfur

lunedì 14 luglio 2008 Generico 1 commento
La decisione di Luis Moreno-Ocampo, il Procuratore generale della Corte Penale Internazionale dell'Aia di incriminare il Presidente sudanese Omar Al-Bashir per crimini di guerra e contro l'umanità perpetrati nella regione del Darfur crea un precedente di massimo rilievo. Come anticipato la scorsa settimana dal Washington Post, oggi Moreno-Ocampo ha presentato alla Corte le conclusioni di mesi di indagini sui crimini commessi in Darfur, chiedendo l'incriminazione di più sospettati, tra cui svariati esponenti del governo di Khartoum, e in cima alla lista il Presidente Al-Bashir.
Quest'azione si pone totalmente in linea con il corso delle indagini seguito dal Procuratore generale della CPI ed era stata anticipata già l'anno scorso, nell'aprile 2007, dal conseguimento da parte di Moreno-Ocampo di due mandati d'arresto per gli stessi reati nei confronti dell'ex ministro dell'Interno Ahmed Harun, oggi ministro degli Affari umanitari, e del leaderdei janjaweed Ali Kosheib, entrambi ancora in libertà a causa del rifiuto del governo sudanese di consegnarli alle autorità competenti.
Quella di oggi è una richiesta storica, in quanto sarebbe la prima volta che un capo di Stato in carica viene rinviato a giudizio per crimini di guerra presso una corte internazionale.
Tuttavia, nel mostrare l'approvazione per questo passo, dobbiamo anche preoccuparci in sede internazionale di affrontare le conseguenze che questa scelta, già descritta come eversiva dai vertici dell'Unione Africana e chiaramente dalle autorità governative sudanesi, potrebbe comportare: ovvero causare ulteriori sommosse all'interno del Paese e inasprire i contrasti traesercito e milizie filo-governative da un lato e gruppi ribelli del Darfur dall'altro.
Per questo auspico che l'Italia, sia in sede europea sia in veste di membro non permanente del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, si adoperi per porre fine all'isolamento della regione occidentale del Sudan e a un conflitto che, stando alle stime dell'Onu, dal febbraio 2003 ha provocato più di 250,000 vittime e oltre 2 milioni di sfollati.
Spero quindi che, parallelamente alle iniziative giudiziarie, l'Onu si impegni a fare fede ai propri impegni, come quello assunto con la Risoluzione 1769 (luglio 2007) del Consiglio di Sicurezza, che fissava il termine massimo di dispiegamento della forza ibrida di peacekeeping Onu-Unione Africana (UNAMID) entro dicembre 2007 e le cui truppe, invece, debbono ancora essere schierate per la quasi totalità.

Da Assad mi aspetto passi concreti

lunedì 14 luglio 2008 Generico 1 commento
In Italia Qualche dubbio sullo «sdoganamento« del presidente siriano

di Gianna Fregonara, Corriere della Sera, p. 2, 14 luglio 2008

ROMA - Ottimisti o cauti, ma tutti d' accordo: il «rischio» che si èpreso sabato Nicolas Sarkozy, la stretta di mano con il presidentesiriano Assad che segna il ritorno di Damasco al dialogo con l' Europa,era «inevitabile». Dalla più appassionata sostenitrice delle ragioni diIsraele Fiamma Nirenstein, al ministro ombra Piero Fassino, al leaderdella comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, tra dubbi e attese,ammettono che vale «la pena di provare», anche con uno dei regimi che èstato finora tra i più impresentabili. «Sarkozy ha preso una posizionerischiosa, anche se con la migliore buona volontà. Ha stabilito però unottimo rapporto con Israele e con gli Stati Uniti, saprà avere lagiusta severità e attenzione nel trattare con Assad», spiega laparlamentare del Pdl Fiamma Nirenstein, che però non è ottimista sull'esito dell' iniziativa. E aspetta per dare qualche credito al «nemico»un «passo concreto»: «Se Assad vuole la pace, vorrei sapere checoncessioni è disposto a fare sul Golan, vorrei che promettesse digarantire la sicurezza e l' esistenza di Israele per sempre». GianniVernetti, Pd, già sottosegretario agli Esteri, invece pensa «che ci sipossa fidare di Assad»: «Sono ottimista, la strada di separare la Siriadall' Iran è una priorità assoluta, nell' interesse dell' Occidente maanche di Damasco: la vicinanza a Teheran e con Hezbollah rende la Siriaun Paese paria, proprio nel momento in cui si stanno chiarendo moltecose in Medio Oriente. E non è un caso che Assad abbia annunciato perla prima volta, lo scambio di ambasciatori con il Libano». Più realistae cauto è il ministro ombra degli Esteri Piero Fassino: «Nessuno puòdire oggi come andrà a finire. Ma sia che la Siria isoli l' Iran, siache riesca a influenzarne le posizioni, sarà comunque utile per tutti».Senza contare che, continua Fassino, «la pace senza la Siria non sipotrebbe fare». È un momento storico, per la sottosegretaria agliEsteri Stefania Craxi, che è a Parigi per l' incontro dei 42 capi diStato del Mediterraneo: «Vedere Assad seduto di fronte a Olmert, e ilpremier israeliano che si rivolge al "mio caro amico" Mubarak, èemozionante. Io colgo un clima positivo e credo che Assad sia in buonafede. Sarkozy? Il Medio Oriente richiede gesti di coraggio». Aperturadi credito alla scelta francese la fa il capo della comunità ebraicaromana Riccardo Pacifici: «Sarkozy non è Mitterrand né Chirac, duealfieri della politica filoaraba. Incrociamo le dita e nonnascondiamoci che il coinvolgimento della Siria e l' isolamento dell'Iran porterà benefici e sicurezza oltre che in Israele a Roma, Madrid,Parigi». È ottimista anche il parlamentare del Pdl Alessandro Ruben,esponente di spicco della comunità ebraica oltre che ex presidentedell' Antidefamation league, che in questo nuovo scenario vede un ruolonon secondario anche per l' Italia: «Basta guardare all' attivismo delgoverno Berlusconi e ai buoni rapporti con Israele ma anche con AbuMazen. Altre volte siamo rimasti delusi dopo la speranza della pace, maè il momento di provare».

Considerazioni sull'Iraq e il governo Al-Maliki

domenica 13 luglio 2008 Generico 1 commento

Nel mio ultimo intervento per la rubrica settimanale "Mediorientale" su Radio Radicale, abbiamo parlato anche di Iraq, in merito alla battaglia di Pannella per scongiurare l’eventuale esecuzione di Tareq Aziz, ma soprattutto ai nessi logici che sottostanno a questa campagna.

Vi invito ad ascoltare la trasmissione (cliccando sull'icona qui sotto) ma vi segnalo anche il passaggio rilevante, in seguito al quale Giorgio Ragazzini (Firenze) mi ha inviato un suo intervento su"Notizie Radicali" che allego più sotto.

“[…] In merito al governo Al-Maliki, benché il personaggio sia di marca shiita, e anzi, all'inizio del suo mandato abbia dato segno di tenerci parecchio, le cose sono molto cambiate nel tempo, tant’è vero che ora i sunniti studiano una soluzione di governo comune, lavorano ad una costituzione in comune e, come si può leggere in parecchie relazioni, sono i sunniti stessi ad aver decretato quella che è la più eclatante sconfitta di Al-Qaeda - che peraltro si svolge in parecchie parti del mondo, ma in Iraq particolarmente - perché si sono resi conto di avere un sostengo, come popolazione sunnita, contro Al-Qaeda, la quale in maniera aggressiva e forsennata perseguitava parimenti sia gli uni, i sciiti, che gli altri, i sunniti. I sunniti si sono di fatto resi conto che il loro amico era il governo. Quelli che erano scappati sono ritornati, il clima non è affatto di persecuzione nei confronti dei sunniti da parte del governo. In più c'è un altro elemento importante: nella legittima campagna contro la pena di morte a Tareq Aziz, non si deve attribuire il processo di Tareq Aziz ad una persecuzione sciita nei confronti dei sunniti, perché questo non è veramente realistico. Nemmeno un mese fa, Al-Maliki si è recato in visita aTeheran, dove tenne incontri tutt'altro che amichevoli, in cui disse che bisognava smetterla di mandare questi guerriglieri iraniani ad aiutare il terrorismo all'intero dell'Iraq, che il popolo iracheno, anche nella sua componente sciita, non era assolutamente disposto ad accettare quest’azione. Il discorso fu molto articolato e suscitò qualcosa di più di un semplice stupore, tant'è vero che l'ambasciatore iracheno in Iran ricevette poco dopo un bel pacchetto con una bomba. Quindi, l'ipotesi della persecuzione politica è sbagliata. Io penso che si può sempre e comunque combattere contro la pena di morte, ma diffondere l'idea che lì tutto quanto è il risultato di una guerra sbagliata che tende a sostituire un potere con un altro, non corrisponde alla realtà dei fatti. L'elemento che riguarda l'atteggiamento americano, la ripetizione delle eventuali menzogne sono fatti di cui si è ampiamente discusso: proprio l’altro giorno l’Herald Tribune pubblicava un articolo che descriveva come fossero state ritrovate centinaia di tonnellate di uranio arricchito, Yellocake, smantellato dal programma nucleare di Saddam Hussein. Poi anche la teoria di camion che passarono il confine siriano è plausibile. In conclusione, lo sciismo iraniano è molto particolare, ma quello iracheno è molto diverso ed è sempre stato così. Io mi guarderei dall'attribuire i problemi relativi al processo di Tareq Aziz, che sono di ordine morale, che attengono al tema della pena di morte, a una malcondotta del governo iracheno riferita a delle sue spurie alleanze con l'Iran, che io nego". [continua...]


Appello per la liberazione di Ghilad Shalit a due anni dal suo rapimento

mercoledì 25 giugno 2008 Generico 10 commenti
Appello per la liberazione di Ghilad Shalit a due anni dal suo rapimento

Il 25 giugno del 2006 il soldato oggi ventiduenne di Tzahal, GhiladShalit, veniva rapito in territorio sovrano israeliano, al confine con laStriscia di Gaza, da terroristi di Hamas. Sono due anni che questo ragazzo èstato privato della sua libertà mentre compiva il suo dovere di servire loStato. Da allora non sono pervenute notizie accreditate circa il suo stato disalute e nemmeno la Croce Rossa Internazionale è mai stata autorizzata a visitarlo,così come nel caso di Eldad Reghev e Ehud Goldwasser, i due soldati rapiti sulfronte settentrionale da Hezbollah, 17 giorni dopo Ghilad Shalit.
In questi giorni, il governo israeliano e quello egiziano – che funge da mediatorenelle trattative con Hamas – stanno intensificando i contatti per includere laliberazione di Shalit negli accordi di tregua. Tregua che è stata oggi violatacon il lancio di 4 razzi Qassam sulle città israeliane del Neghev occidentale.Tra le richieste di Hamas, quella di rilasciare 450 detenuti palestinesi, moltidei quali con sangue sulle mani, oltre a rappresentare una contropartitasproporzionata per garantire la libertà di un soldato e cittadino israeliano, èun prezzo estremamente alto per la sicurezza stessa dello Stato d’Israele. […]

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