Fiamma Nirenstein Blog

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Ora l’Occidente mostri se ha coraggio

lunedì 29 giugno 2009 Generico 4 commenti
Il Giornale, 29 giugno 2009

Fra poco, se da Teheran promanerà solo il silenzio e i ragazzi spariranno dai tetti e dalle piazze, sarà colpa nostra. Perché avremo fatto mancare loro la bandiera con la nostra mancanza di coraggio. Il leader di quei giovani non è Moussavi, né chiunque altro dal 12 giugno si sia atteggiato a difensore della loro libertà. Il loro leader, ovvero l’icona libertaria in cui essi si rispecchiano, su cui proiettano i loro desideri, la parte da cui deve venire lo squillo di tromba, siamo noi. È il nostro modo di vivere arioso che li guida, i luoghi di lavoro misti, energici e frenetici, le serate dell’estate cittadina al concerto, i ragazzi e le ragazze che camminano allacciati, le palestre, le donne con le maniche corte e la gonna al ginocchio, l’aperitivo, le letture, i film, la musica. La libertà di andare per la strada preferita, di «leggere Lolita a Teheran». Siamo anche, ai loro occhi carichi di utopia, quelli che sanno far funzionare l’economia, redistribuire la ricchezza, buttar giù inflazione che là è al 30 per cento e la disoccupazione, a più del 20 per cento. [...]

Renzo Foa: il suo amore per Israele

giovedì 11 giugno 2009 Generico 0 commenti

Martedì sera è scomparso Renzo Foa, dopo aver lottato a lungo con la malattia. Liberal, il giornale che ha diretto fino all'ultimo, gli dedica il ricordo di tanti amici e personalità.
Questo è il mio.

"Il suo amore per Israele"
Liberal, 11 giugno 2009

Prima di raccontarne una sola, lasciatemi dire quante cose belle potrei ricordare parlando di Renzo Foa: a me colpiva particolarmente il suo garbo, la sua gentilezza, la voce bassa e quieta quando si esercitava in osservazioni molto pungenti e ironiche; mi soddisfaceva il fatto che una domanda a lui non rimanesse mai inevasa;  aveva il coraggio e la cultura per concentrarsi e rispondere a tutto, per quanto la questione fosse “overwhelming” come dice Thomas Elliott. Renzo era un amico e un intellettuale eccezionale per coraggio e cortesia. Ma, a me, lasciatemi piangere l’amore di Renzo Foa per Israele. Era radicato dentro il suo amore per la vita. La storia del mio venirvi in contatto va da intervista a intervista: la prima, quando Renzo divenne direttore dell’Unità e io lo intervistai insistendo sul Medio Oriente. In tempi di antisemitismo di sinistra, trovai una posizione limpida, con chiarezza morale sapeva già benissimo da che parte stavano il torto e la ragione.
Per tanti anni, prima dell’ultima intervista, l’uno ottobre 2008, abbiamo condiviso l’ottima avventura culturale di Liberal, fin dai tempi del mensile, con le pagine color sabbia. L’ultima intervista la fece Renzo a me. La malattia lo riempiva di dolori, l’esercizio del lavoro e del movimento erano uno spettacolo di incredibile volontà. Con l’aiuto di Luisa Arezzo, sulla sua scrivania di Liberal, Renzo frugò partendo da tutto ciò che può definire un pensiero complesso su Israele; mi mise alla prova in lungo e in largo col suo amore per Israele, esigendo che dai suoi dubbi spremessi la promessa infallibile della sopravvivenza. La pace, voleva sapere, come la si raggiunge? [...]

Premio Polena a Fiamma Nirenstein

domenica 7 giugno 2009 Generico 1 commento

Da Il Riformista, 7 giugno 2009, pag. 14:

Questa settimana il "Premio Polena" per l'articolo più interessante va a Fiamma Nirenstein con "Il vero ostacolo: il mondo musulmano non è quello che il presidente USA dipinge" pubblicato sul Giornale di venerdì 5 giugno 2009.
Scrive Fiamma Nirenstein che sarebbe bello vivere nel mondo disegnato da Obama al Cairo: un mondo senza conflitti tra islam e cristianesimo e con un tratto comune fondamentale tra le due civiltà, rappresentato dalla tutela dei diritti umani. Purtroppo però non è così.
Prima di tutto, sostiene Nirenstein, la storia dei diritti umani è saldamente ancorata all'Europa e agli Usa, non certo a uno o più paesi orientali. In secondo luogo, la storia delle due culture è sempre stata conflittuale e, mentre le nostre masse lo hanno dimenticato, quelle islamiche ne fanno invece la bandiera di ogni giorno. E, anzi, la strategia dei terroristi è proprio quella di tenere vivo lo scontro, con lo scopo fondamentale di emarginare l'islam moderato.
Obama sbaglia a negare l'esistenza dello scontro; sarebbe invece più opportuno offrire aiuto concreto ai paesi arabi moderati.
Conclude Fiamma Nirenstein: solo la battaglia dei moderati contro gli estremisti potrebbe confederare l'islam in un segno di pace.

www.ilriformista.it, www.polena.net

Riportamo il testo dell'articolo:

Le istituzioni internazionali ostaggio della cultura dell'odio: no a Farouk Hosni alla guida dell'UNESCO

venerdì 22 maggio 2009 Generico 22 commenti

E' con grande senso di partecipazione che facciamo nostro l'appello lanciato su Le Monde e sul Corriere della Sera dal premio Nobel Elie Wiesel, dal filosofo Bernard Henri Levy e dallo scrittore Claude Lanzmann. I tre firmatari dell'appello si rivolgono all'intero consesso internazionale perché impedisca che l'attuale Ministro della cultura egiziano, Faruk Hosni, ottenga il ruolo di direttore generale dell'Unesco.
Wiesel, Levy e Lanzmann descrivono la basilare importanza che, nella storia di Hosni, ha avuto l'incitamento all'odio verso lo Stato ebraico.
E' impensabile che L'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza, la Cultura e la Comunicazione possa essere guidata da un personaggio che ha fatto della cultura dell'odio nei confronti di Israele - uno stato con il quale l'Egitto è in pace da 30 anni - la propria bandiera politica.
Che contributo può portare alla promozione della pace e dei diritti umani attraverso il canale della cultura, come si prefigge l'UNESCO, un candidato che invita a bruciare i libri israeliani e che enuncia teorie chiaramente antisemite parlando di "infiltrazione degli ebrei nei mass media internazionali" e imputando alla cultura israeliana di "rubare quello che non le appartiene per poi pretendere di impadronirsene"? [...]

Benedetto XVI: dopo un inizio positivo la verità purtroppo non ha trionfato

giovedì 14 maggio 2009 Generico 1 commento

Intervista a L'Occidentale
di Fabrizia B. Maggi
14 maggio 2009

La visita in Medio Oriente di Papa Benedetto XVI sta per concludersi dopo un viaggio di otto giorni che ha toccato i principali luoghi sacri delle tre religioni monoteiste. Dopo i viaggi di Paolo VI nel 1964 e Giovanni Paolo II nel 2000, il viaggio di Ratzinger rappresenta la terza visita di un capo della Chiesa cattolica in Terrasanta. Nonostante l’apprezzamento da parte della maggioranza dei media internazionali, non sono mancate le critiche, specialmente da parte della stampa israeliana che ha parlato di “occasioni perse”. Ne parliamo con Fiamma Nirenstein, deputata del Pdl e vicepresidente della Commissione Affari Esteri e Comunitari della Camera dei Deputati, che definisce quelle usate dal Pontefice come “parole che hanno rafforzato ancora di più il rapporto che unisce il popolo ebraico e quello cristiano”.

Onorevole, che opinione si è fatta quindi del viaggio di Benedetto XVI in Medio Oriente fino a ora?

L’impressione è quella di un viaggio all’insegna della buona volontà perché impregnato dal sogno del dialogo fra le tre religioni. Ho apprezzato le sue buone intenzioni, soprattutto quando ha invitato i giovani palestinesi a non farsi affascinare dall’incitamento all’odio e alla violenza o quando ha chiesto ai politici di esplorare ogni possibile via per la pace. Ho giudicato molto positivamente che, durante la visita allo Yad Vashem, il Papa abbia invitato a non dimenticare il passato, affermando che non bisogna permettere che l’orrore della Shoah possa ripetersi. A differenza dei media israeliani, a me non interessava avere delle scuse ufficiali da Ratzinger per l’atteggiamento di Pio XII e della Chiesa cattolica durante l’Olocausto. Devo ammettere però che da un Papa così saggio, così carico di sapienza teologica, mi aspettavo una testimonianza sulla gravità delle minacce di morte che gli ebrei devono ancora sopportare, prima tra tutte quella che proviene dall’Iran. [...]

L'esecuzione della Darabi oggi è l'ennesima dimostrazione dell'inaffidabilità dell'Iran

venerdì 1 maggio 2009 Generico 1 commento

PENA MORTE: NIRENSTEIN (PDL), IRAN TOTALMENTE INAFFIDABILE 
(ANSA) - ROMA, 1 MAG - 'La notizia dell'avvenuta esecuzione oggi della giovane pittrice iraniana Delara Darabi, condannata per l'omicidio di un parente con un processo di dubbia attendibilita', e' un'ennesima dimostrazione della totale inaffidabilita' dell'Iran'. Lo dichiara in una nota Fiamma Nirenstein, deputata del Pdl e vicepresidente della commissione Esteri della Camera.
'Il 19 aprile scorso, anche grazie alla mobilitazione di Amnesty International, che oggi ha reso nota la notizia dell'esecuzione - ricorda Nirenstein -, era stata garantita all'imputata, minorenne all'epoca del reato, una sospensione di due mesi della pena. L'improvvisa esecuzione della giovane, per altro avvenuta senza darne comunicazione neppure al suo avvocato, e' una chiara mossa di aggiramento della mobilitazione internazionale che si era fatta sentire in questi giorni e che aveva contribuito ad ottenere la sospensione'.
'Dall'inizio del 2009 - conclude - la Darabi e' il secondo minorenne al tempo del reato giustiziato in Iran. Cio' porta il bilancio generale delle esecuzioni nel solo 2009 a 140: l'Iran si guadagna cosi' il record mondiale, secondo solo alla Cina'.(ANSA).
COM-KVI 01-MAG-09 19:36 NNNN 

Sono israeliani i salvatori della nave Melody. Ma non fa notizia

lunedì 27 aprile 2009 Generico 2 commenti

La reazione alla notizia del salvataggio della nave Melody da parte del capitano e del servizio di sicurezza formato da cinque israeliani è stata davvero strana. Probabilmente è stata una pulsione spontanea, una incontenibile preferenza per il politically correct, il quale insiste in genere su quanto sia cattivo e dannoso per il mondo lo Stato d’Israele e tutto ciò che ne promana. Perché non possiamo pensare che sia invece una mancanza di consapevolezza delle più elementari regole del giornalismo, che, certo, non espungerebbero mai dall’informazione il dato che una nave carica di italiani sia stata salvata prevalentemente da giovani israeliani. Anche per la suggestione che comporta la storia del valore dei ragazzi di quelle parti in azioni straordinarie, come Entebbe o tante altre imprese di salvataggio dal terrorismo internazionale.
Invece ieri il tg1 delle 13,30 e anche delle 17 e il tg2 delle 13 hanno citato i salvatori della Melody, appunto, come i “ragazzi della sicurezza” o gli “uomini della sicurezza”, mentre il dato indispensabile alla completezza dell’informazione, ovvero che la sicurezza era composta da ex soldati israeliani, non c’era. Anche il sito di Repubblica non riportava l’elementare dato di cronaca e sinceramente non posso fare a meno di pensare che se la squadra della sicurezza fosse stata formata da cinque, che so, bulgari, o cinesi, tutti avrebbero esclamato: “Duecento italiani salvati da cinque bulgari”. O cinesi.

Mediorientale

lunedì 30 marzo 2009 Generico 0 commenti

 

Iran, Siria, Hezbollah...: che sta facendo l’Occidente?

mercoledì 18 marzo 2009 Generico 5 commenti

Pubblicato su Libertiamo.it, 18 marzo 2009

C’è qualcosa di fervoroso nelle mosse che caratterizzano la politica sia americana che europea nei confronti del Medio Oriente, specie delle sue parti più aggressive, quelle complici della strategia iraniana che per Bush caratterizzava “l’asse del male”. Strano e tutto da capire, ogni atteggiamento aggressivo e irriducibile è premiato da sorrisi, da doni, mentre dall’altra parte giungono tutt’al più regali cenni del capo. I casi sono due: o siamo molto intelligenti, oppure qui c’è qualche grosso errore.
L’Iran: ha completato, si ripete, il processo di preparazione dell’uranio arricchito ed è in fase di assemblamento della bomba. Il 4 marzo scorso a Teheran si è tenuta un’altra conferenza di negazionismo e incitamento a distruggere Israele. Il recente lancio del satellite è stata una dimostrazione della capacità di usare missili della potenza dello Shihab 3 per mirare, con l’arma atomica, ovunque si voglia. Gli Ajatollah proibiscono ai palestinesi la pace e anche l’accordo fra Hamas e Fatah, tanto che Abu Mazen gli ha detto di farsi i fatti suoi; intimano alla Siria di non avventurarsi in rapporti di pace; usano Hezbollah per controllare il Libano e, per contro, Hillary Clinton invita Ahmadinejad a una conferenza di pace sull’Afghanistan entro il mese. Apre così all’Iran come Obama desidera, ma irrita tutto il mondo sunnita moderato che non vuole vedere l’Iran legittimato, non vuole il suo strapotere a casa, in Libano e a Gaza, è furioso per l’affermazione che il Bahrain sia parte dell’Iran.
Che cosa spera Hillary Clinton dall’invito a Ahmadinejad? Se spera di aprire un vero terreno di confronto, basti pensare a quanto astutamente l’Iran ha menato tutti per il naso costruendo le centrali per tanti anni: il tempo è il bene più prezioso per compiere l’opera atomica. [...]

Mediorientale

lunedì 16 marzo 2009 Generico 0 commenti

 

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