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Da Assad mi aspetto passi concreti

lunedì 14 luglio 2008 Generico 1 commento
In Italia Qualche dubbio sullo «sdoganamento» del presidente siriano

di Gianna Fregonara, Corriere della Sera, p. 2, 14 luglio 2008

ROMA - Ottimisti o cauti, ma tutti d' accordo: il «rischio» che si è preso sabato Nicolas Sarkozy, la stretta di mano con il presidente siriano Assad che segna il ritorno di Damasco al dialogo con l' Europa, era «inevitabile». Dalla più appassionata sostenitrice delle ragioni di Israele Fiamma Nirenstein, al ministro ombra Piero Fassino, al leader della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici, tra dubbi e attese, ammettono che vale «la pena di provare», anche con uno dei regimi che è stato finora tra i più impresentabili. «Sarkozy ha preso una posizione rischiosa, anche se con la migliore buona volontà. Ha stabilito però un ottimo rapporto con Israele e con gli Stati Uniti, saprà avere la giusta severità e attenzione nel trattare con Assad», spiega la parlamentare del Pdl Fiamma Nirenstein, che però non è ottimista sull' esito dell' iniziativa. E aspetta per dare qualche credito al «nemico» un «passo concreto»: «Se Assad vuole la pace, vorrei sapere che concessioni è disposto a fare sul Golan, vorrei che promettesse di garantire la sicurezza e l' esistenza di Israele per sempre». Gianni Vernetti, Pd, già sottosegretario agli Esteri, invece pensa «che ci si possa fidare di Assad»: «Sono ottimista, la strada di separare la Siria dall' Iran è una priorità assoluta, nell' interesse dell' Occidente ma anche di Damasco: la vicinanza a Teheran e con Hezbollah rende la Siria un Paese paria, proprio nel momento in cui si stanno chiarendo molte cose in Medio Oriente. E non è un caso che Assad abbia annunciato per la prima volta, lo scambio di ambasciatori con il Libano». Più realista e cauto è il ministro ombra degli Esteri Piero Fassino: «Nessuno può dire oggi come andrà a finire. Ma sia che la Siria isoli l' Iran, sia che riesca a influenzarne le posizioni, sarà comunque utile per tutti». Senza contare che, continua Fassino, «la pace senza la Siria non si potrebbe fare». È un momento storico, per la sottosegretaria agli Esteri Stefania Craxi, che è a Parigi per l' incontro dei 42 capi di Stato del Mediterraneo: «Vedere Assad seduto di fronte a Olmert, e il premier israeliano che si rivolge al "mio caro amico" Mubarak, è emozionante. Io colgo un clima positivo e credo che Assad sia in buona fede. Sarkozy? Il Medio Oriente richiede gesti di coraggio». Apertura di credito alla scelta francese la fa il capo della comunità ebraica romana Riccardo Pacifici: «Sarkozy non è Mitterrand né Chirac, due alfieri della politica filoaraba. Incrociamo le dita e non nascondiamoci che il coinvolgimento della Siria e l' isolamento dell' Iran porterà benefici e sicurezza oltre che in Israele a Roma, Madrid, Parigi». È ottimista anche il parlamentare del Pdl Alessandro Ruben, esponente di spicco della comunità ebraica oltre che ex presidente dell' Antidefamation league, che in questo nuovo scenario vede un ruolo non secondario anche per l' Italia: «Basta guardare all' attivismo del governo Berlusconi e ai buoni rapporti con Israele ma anche con Abu Mazen. Altre volte siamo rimasti delusi dopo la speranza della pace, ma è il momento di provare».

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Francesca , Concordia Sagittarie (Venezia)
 mercoledì 16 luglio 2008  13:44:02

Beati voi che siete così ottimisti io, purtroppo, non riesco ad esserlo e non riesco a fidarmi di Assad.Mi rendo perfettamente conto che Sarkozy non è Chirac ma non vorrei che tutto il prezzo della pace non venga pagato interamente e solamente da Israele.



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