Generico
Mediorientale
Sintesi degli argomenti della puntata di questa settimana:
Il video clip rap ("Never too late") del Principe saudita Faisal Bin Mansour bin Thunayan Al Saud, che ha suscitato grande scandalo in Arabia Saudita.
Il precedente: una principessa saudita che, a seguito dello scandalo causato da sue fotografie senza velo (non senza veli...), si era suiscidata.
La censura in Iran: il regime ha diffuso una lista infinita di fondazioni, organizzazioni, mezzi di comunicazione con i quali la cooperazione per i cittadini iraniani è proibita, costituendo reato.
Sul fronte egiziano: Omar Suleiman, il capo dell'intelligence egiziano, nonché il mediatore principale tra ANP e Israele, riferirà a breve agli Stati Uniti circa due colloqui separati avvenuti al Cairo, il primo con Netanyahu e il secondo con Abu Mazen. Al termine del suo colloquio, Abu Mazen, si è dichiarato non contrario in liena di principio alla riapertura di un dialogo con Israele, ribadendo le sue due condizioni: 1) l'acquisizione immediata da parte di Israele dell'idea di lasciare fino ai confini del '67; 2) il congelamento completo degli insediamenti.
La rezione di Israele è cauta: non vuole partire dal dato territoriale (confini), ma dalla questione dei profughi e dal nodo di Gerusalemme.
La famosa compagnia di armi Lockheed Martin sta per vendere all'Egitto 24 Jet F16, nel corso di un affare del valore complessivo di 3 miliardi e 200 milioni di dollari. Israele si preoccupa. Per capirne il perché a guardato il panorama generale.
Il Congresso USA ha approvato nelle ultime settimane un costosissimo provvedimento sugli aiuti a vari paesi, tra cui Israelea cui vengono garantiti 2 miliardi e 200 milioni di dollari. Ma circa il 75% di questi aiuti viene speso negli Stati Uniti stessi, in armi. Idem per l'Arabia Saudita, la Giordania, l'Egitto. Il Cairo ha richiesto 145 milioni di dollari in missili anti nave; 1 miliardo e 290 milioni di dollari per 4 missili ad alta velocità per la marina e 450 missili aria-terra "Hellfire". Insomma, acquisti ingenti per un paese che non subisce nessuna minaccia diretta ed esplicita. Interesse anche con la Russia per l'acquisto di missili S-400. Considerato che dal 1975 l'America ha investito quasi 15 miliardi di dollari in una serie di progetti volti a migliorare le condizioni del popolo egiziano (83 milioni di persone, di cui praticamente la metà al di sotto dei 25 anni e moltissimi sopravvivono con 2 dollari al giorno), c'è da chiedersi come mai tutti questi investimenti in armamenti, cosa di buono potranno portare alla popolazione egiziana?
Sul fronte iraniano: non è solo Israele l'obiettivo dell'Iran.
A seguito della rivoluzione in Iran, dal giugno scorso, Israele ha via via ammorbidito la sua posizione sull'Iran, rendendosi più disponibile alla via delle sanzioni, non alludendo più a un attacco militare, anche attraverso esercitazioni militari particolari. C'è una attesa e una volontà di verificare se sanzioni dure, insieme alla rivolta intersa, potranno portare al collasso del regime.
Sul fronte interno palestinese: Hamas ha più volte denunciato le torture subite dai suoi oltre 4000 militanti arrestati da Fatah. Queste notizie hanno piuttosto irritato Obama, che si è rivolto al premier palestinese Salam Fayyad richiedendo di porre fine a questi abusi nei confronti dei prigionieri. Ma Hamas ha smentito le dichiarazioni di Fayyad. La stessa sorte subiscono palestinesi sospettati di essere simpatizzanti di Hamas.
L'attentato in Afghanistan in cui sono morti 7 uomini della CIA e il coinvolgimento di un paese moderato come la Giordania, divisa tra i suoi simpatizzanti jihadisti (uno degli attentatori) e la volontà di combattere l'estremismo islamico.
Presentazione libro di W. Veltroni "NOI", Castenedolo (Brescia)
Mediorientale
Sintesi degli argomenti della puntata di questa settimana:
Cambio della leadership all'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica. Ahmadinejad non demorde.
Internet & the Middle East:
Due attivisti iraniani arrestati il 18 novembre e condannati a 6 anni di carcere per attività di dissenso su internet contro il regime.
Istituita una nuova unità di polizia per combattere "gli insulti e il diffondersi di bugie su internet".
Ahmadinejad nella veste di blogger: "le memorie personali di Mahmoud Ahmadinejad" - 15 minuti alla settimana per avere un contatto personale con la popolazione.
Blog in inglese e in farsi: due lingue, due versioni.
L'esercito israeliano sta organizzando una nuova unità di media per rispondere agli attacchi su Youtube.
Sito DEBKA: attendibile o no? Buona fonte, ma da verificare...
Questione Gilad Shalit: nulla di nuovo sotto il sole, tutto in sospeso dalla settimana scorsa.
La vicenda è in stretto collegamento con le elezioni palestinesi, inizialmente indette da Abu Mazen e poi sospese. Sempre rifiutate da Hamas, ma ora sembra che ci stia ripensando. Ovvero: la liberazione di Shalit farebbe grande pubblicità a Hamas, e quindi eventuali elezioni giocherebbero a suo favore.
Netanyahu ha annunciato tre giorni fa un congelamento di tutti gli insediamenti per 10 mesi. L'esercito ha già iniziato a distribuire ordini di arresto dei lavori in tutti gli insediamenti.
Frattanto, i membri del Likud, il partito di Netanyahu, che vivono in insediamenti, hanno a loro volta annunciato un "congelamento", ma della loro appartenenza al partito, fino a che non si riprenderà la ricostruzione. Ma riprenderà mai la costruzione una volta accettato il principio?
L'apprezzamento degli Stati Uniti per il gesto israeliano e la posizione ostile dell'Unione Europea.
Un'Unione Europea fortemente condizionata dalla presidenza svedese di turno, in carica fino a fine dicembre. Dopo l'episodio della pubblicazione antisemita sul traffico di organi palestinesi da parte dell'Esercito israeliano sul giornale svedese Aftonbladet, e il rifiuto del Governo svedese di condannarla, i rapporti Svezia-Israele si sono incrinati.
Carl Bild, Ministro degli Esteri svedese, ha preparato un documento, che presenterà la settimana prossima all'Unione Europea, in cui sancisce la spartizione di Gerusalemme. Ovvero, pone come primo punto quasi scontato, il nodo principale, la questione più delicata in tutte le trattative israelo-palestinesi, come ci insegna Camp David 2000, le trattative tra Barak e Arafat, sotto gli auspici di Bill Clinton, che fallirono drammaticamente proprio su questo punto, perché Arafat disse che per lui era impossibile accettare la divisione di Gerusalemme.
Problemi: l'unilateralità. Impossibile pensare di non discutere di questo punto se non a un tavolo di trattative.
La libertà di culto, concessa a tutte le fedi solo dal 1967 (sotto il dominio giordano, agli ebrei è sempre stato negato l'accesso al Muro del Pianto).
La propaganda arafattiana per cui gli ebrei non avrebbero nessun legame con Gerusalemme.
Sari Nousseibeh, professore palestinese, è intervenuto a una recente presentazione all'Università Ebraica di Gerusalemme del libro "Dove il Cielo e la Terra si incontrano: la Sacra Spianata di Gerusalemme", alla cui stesura ha contribuito, sostenendo il legame esistente tra ebrei e Gerusalemme. Alla presentazione, tuttavia, non ha parlato, probabilmente per preservarsi.
Mediorientale
Sintesi degli argomenti di questa settimana:
Le trattative in corso per la liberazione del caporale israeliano Ghilad Shalit: l'incontro del Cairo, a cui hanno partecipano non solo le frange militari, ma anche quelle politiche di Hamas. Tra questi, nome chiave è Ahmed Jaabari, una sorta di capo di stato maggiore di Hamas, che sostiene di aver programmato il rapimento di Shalit e di starne preparando altre.
Sul fronte israelaino: accordo di massima tra destra e sinistra sull'andare avanti con le trattative. Tra quelli contrari: Benny Begin, figlio del premier storico.
Probabile comunque l'approvazione della trattativa da parte del gabinetto israeliano.
La mediazione tedesca.
Il succo della trattativa: 1400 prigionieri per avere indietro Ghilad Shalit. 450 sulla base di una lista stilata da Hamas; altri 550 come omaggio ad Abu Mazen e al presidente egiziano Mubarak; altri 400 tra donne e giovani. Ma il vero nodo è una lista di 120 persone, poi ridotte a 70 (anche se ora sembri che il prezzo sia stato rincarato di nuovo), di cui 4 nomi in particolare perché si tratta di terroristi responsabili di innumerevoli massacri: 1) Ibrahim Hamed, capo dell'ala militare di Hamas in Cisgiordania dal 2001 al 2005 (76 israeliani ammazzati); 2) Abdallah Barghouti, detto l'"Ingegnere" di Hamas (46 israeliani ammazzati); 3) Abbas Sayed - responsabile dell'attacco di Netanya del 2002, nel quale morirono 30 israeliani e in seguito al quale venne decisa l'operazione "Scudo di Difesa"; 4) Ahmad Saadat, leader del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina, che nel 2001 mandò ad ammazzare il ministro (appena dimessosi) israeliano Rehavam Zeevi.
La controversia sul nome di Marwan Barghouti (condannato a 5 ergastoli) e il suo impatto sugli equilibri interni dell'Autorità Nazionale Palestinese.
Barghouti è l'unico possibile antagonista di Abu Mazen, che recentemente ha invocato una Terza Intifada, forse per accreditarsi agli occhi di Hamas come possibile uomo della mediazione tra Hamas e Fatah. D'altro canto, questo è proprio il motivo per cui Hamas potrebbe non essere interessato alla sua liberazione, che farebbe accrescere la popolarità di Fatah, l'unico leader laico con cui forse sarebbe possibile per Israele avviare una trattativa.
Abu Mazen in viaggio in America Latina, rispondendo alle voci su una possibile Terza Intifada, ha escluso questa possibilità, dicendo che con la Seconda Intifada i palestinesi hanno già sofferto abbastanza.
Le statistiche dicono che circa il 35% dei terroristi liberati in trattative di questo genere, torna alle stesse attività. Nell'ambito di questo scambio viene avanzata anche l'ipotesi che alcuni tra questi possano essere esiliati. Pare che la Finlandia sia disponibile ad accoglierne qualcuno.
La visita di Ahmadinejad in Brasile - Ahmadinejad, accolto molto calorosamente dal Presidente Lula, ha detto che nessuno attaccherà l'Iran perché tutti avrebbero paura della reazione.
Come mai la Russia non ha ancora fornito all'Iran il sistema anti-missile S-300, come aveva promesso?
E' di pochi giorni fa la notizia che l'Iran, attraverso un centro di beneficenza, ha dato 100mila dollari alla Columbia University dopo che questa ospitò, nel 2007, Ahmadinejad per il famoso discorso.
Sul fronte siriano - Il comandante delle forze americane in Iraq, generale Ray Odierno, ha dichiarato alla Reuters che le indagini sulle esplosioni di Baghdad del 25 ottobre scorso, in cui morirono 150 persone, indicano che gli ordigni erano di provenienza siriana. L'idea è quella che Al Qaeda, che ha subito una pesante sconfitta con il surge attuato dal generale Petreus, abbia trovato dei nuovi alleati nei baathisti siriani.
Il viaggio del Ministro Ben Eliezer in Turchia, l'incontro con Erdogan. Il discorso su una possibile riapertura del dialogo con la Siria attraverso la Turchia.
Lo stato di allarme in Israele, la distribuzione delle nuove maschere a gas. La straordinaria partecipazioni alle esercitazioni di difesa civile a Gerusalemme anche di centinaia di ultraortodossi anti-sionisti.
"Per i palestinesi anche Gerusalemme è un insediamento d'Israele"
Intervista a Fiamma Nirenstein di Andrea Holzer
Una pioggia di critiche sono piovute addosso al governo israeliano, dopo l’approvazione di un piano regolatore che prevede la realizzazione di 900 appartamenti nella zona di Ghilo, a sud-ovest della Città Santa, da parte dell’amministrazione municipale di Gerusalemme. L’Onu, gli Stati Uniti, l’Autorità Palestinese e altri governi occidentali, hanno gridato alla scandalo e profetizzato la fine prematura dei negoziati, benché l’approvazione del piano preveda comunque molti altri passaggi burocratici (le palazzine, infatti, vedranno la luce soltanto tra diversi anni).
Il fatto è che Ghilo non è "un insediamento", visto che fa parte della Città Santa, e le cosiddette “precondizioni” poste dall'amministrazione Obama, di cui tanto si è parlato, facevano riferimento allo stop degli insediamenti fuori dalla capitale israeliana. Ma gli arabi considerano sacra quella parte di Gerusalemme in cui sarebbe passato il Profeta, così come gli israeliani reclamano il diritto inalienabile di abitare quella che considerano da sempre la “loro” capitale. E' uno dei nodi della irrisolta questione israelo-palestinese. Abbiamo chiesto a Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, di spiegarci meglio cos'è accaduto a Ghilo. [...]
Dopo l'intesa su "Mr. Europa" e "Madame Pesc"
"Il governo ha sostenuto con grande determinazione la nomina di D'Alema"
Intervista a Fiamma Nirenstein di Fabrizia B. Maggi
L'Occidentale, 20 novembre 2009
Sono tante le polemiche nate all’indomani della scelta delle persone che guideranno l’Europa nei prossimi mesi. Dopo la riunione di ieri tra i leader dei Ventisette per decidere il nome del presidente stabile dell’Ue e quello dell’Alto Rappresentante della Politica Estera, una cosa è certa: il nuovo primo ministro degli Affari Esteri europeo non sarà Massimo D’Alema. Nel pomeriggio, è arrivato infatti il colpo di scena. Nonostante tutti i bookmakers europei dessero quasi per sicura la nomina dell’ex premier italiano a “Mr. Pesc”, il gruppo dei socialisti europei ha deciso all’ultimo momento di ritirare la sua candidatura per dare preferenza alla baronessa britannica Catherine Ashton. Così, Londra ha finalmente dato il via libera alla nomina di Herman Van Rompuy come nuovo presidente europeo.
Se per alcuni la decisione è stata “una beffa” e “un affondo” da parte dei compagni europei di D’Alema, altri invece puntano il dito contro “lo scarso attivismo” del governo italiano e lo “scarso appoggio” del premier Silvio Berlusconi. La stessa persona che era scesa in campo (persino fino a poche ore prima della decisione finale) per appoggiare personalmente la candidatura di D’Alema, nonostante le ovvie divergenze politiche. Per capirne di più abbiamo parlato con Fiamma Nirenstein, Vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati.
Onorevole Nirenstein, Martin Schultz (capogruppo dei socialisti a Strasburgo) ha dichiarato che a far saltare la candidatura di Massimo D’Alema a responsabile della PESC sia stato lo scarso appoggio ricevuto dal governo Berlusconi. Sono andate davvero così le cose?
Come vicepresidente della Commissione degli Affari Esteri al Parlamento, sono stata presente ad un paio di riunioni e ho sentito il ministro Frattini parlare della candidatura di D’Alema con grande determinazione. E poi, mi è sembrato capire che a ritirare la sua candidatura non sia stato il governo ma bensì il Partito socialista europeo, cioè i colleghi del suo stesso gruppo politico in Europa. [...]
Mediorientale
Sintesi degli argomenti di questa settimana:
Due soldati israeliani processati e condannati per aver rifiutato di sgomberare delle case di settlers.
L'aumento di soldati religiosi che si arruolano: il fenomeno del nazionalismo religioso e la crescente contestazione di destra all'interno dell'esercito.
La richiesta del "congelamento" degli insediamenti.
Le differenze tra Arafat e Abu Mazen che sono emerse anche durante il ricordo di Abu Mazen alle celebrazioni per l'anniversario dalla morte di Arafat alla Muqata nei giorni scorsi.
Abu Mazen è andato a sondare il terreno per verificare se andare avanti o meno sulla decisione di non ricandidarsi alle prossime lezioni presidenziali, indette da lui stesso per gennaio. In generale si pensa all'opportunità o meno di queste elezioni, dal momento che sembra quasi sicuro che Fatah le perderebbe.
Saeb Erekat, storico negoziatore palestinese, ha sollevato l'idea di dichiarare unilateralmente la nascita di uno stato palestinese. Come? Facendo rilasciare alle Nazioni Unite una risoluzione ad hoc. Anche se dovesse avere valore solo simbolico, non è detto che questa iniziativa all'ONU non passerebbe, soprattutto sulla scia della vicenda del Rapporto Goldstone.
Frattanto, Netanyahu ha ribadito la richiesta di sedersi al tavolo delle trattative senza precondizioni (come quella del "congelamento"), riaffermando la disponibilità a grandi concessioni. Plausibile, ricordandoci degli accordi di Wye Plantation, fatti proprio da Bibi nel 1998 e in generale dei grandi gesti di uomini di destra per cercare di raggiungere la pace.
Yaakov Katz, membro del governo Netanyahu, ha contestato la possibilità di dichiarazione unilaterale di uno Stato palestinese, facendo riferimento alla possibilità che allora anche Israele annetta unilateralmente zone della West Bank e richiamando piuttosto alla Risoluzione 242 che invita a sedersi al tavolo dei negoziati.
Il Times di Londra rivela oggi (17.11.09) che Muhammad El Baradei, il direttore dell'AIEA, avrebbe stilato da settembre un documento segreto, presentato dal Times come un documento di resa, che darebbe all'Iran la possibilità di arricchire il suo uranio, concedendo in cambio all'Agenzia per l'Energia Atomica di effettuare alcune ispezioni cicliche.
Mentre Obama dichiara "è il momento che l'Iran si comporti in maniera pacifica e trasparente", l'AIEA ha rilasciato due rapporti, questi pubblici: uno sulla visita al sito segreto di Qom, scoperto il mese scorso e un altro sulla Siria.
Nel primo rapporto si parla dell'eventualità che, essendo la centrale di Qom stata mantenuta in segreto molto bene per lungo tempo, esistano altre centrali non dichiarate.
Il secondo rapporto fa riferimento a 3 luoghi nelle vicinanze del sito bombardato in Siria nel settembre 2007 dove, con i resti del reattore nucleare bombardato allora, sembra si stia continuando un'attività di arricchimento di uranio e plutonio.
I sospetti sul rapimento da parte di forze che collaboravano con il Mossad di Ali Reza Askari, un ufficiale della difesa iraniano scomparso all'inizio del 2007 mentre si trovava in Turchia, forse ora detenuto in un carcere israeliano. Fonte: la radio militare israeliana (Galei Tzahal). Si suppone che sia Askari dietro al passaggio di informazioni sul reattore siriano succitato, bombardato nel settembre 2007 e sulla sorte di Ron Arad, il pilota israeliano scomparso dal 1986.
Fronte delle trattative israelo-siriane: il consiglio di Sarkozy a Netanyahu di concentrarsi su quel fronte dato lo stallo su quello palestinese. Il viaggio di questi giorni di Kouchner in Israele e Siria segue la visita della settimana scorsa di Bashar Assad a Parigi.
Nuovi revisionismi: un professore dell'Università di Gaza in un'intervista alla televisione Al Aqsa ha sostenuto che le lamentele degli ebrei che costruirono le Piramidi, per cui furono maltrattati e sfruttati, sono una mera bugia. I ritrovamenti archeologici hanno dimostrato che gli schiavi ebrei erano trattati benissimo.
Consigli di lettura: "Non smetteremo di danzare", di Giulio Meotti

ho qui vicino a me il libro di Giulio Meotti e sento il bisogno di comunicarvi la mia ammirazione per il suo lavoro.
Parlo e scrivo spesso dell’eccezionalità di Israele, del coraggio edella coesione della sua società, della determinazione dei giovani agodersi la vita nonostante tutto, dell’eroismo nel viverecontemporaneamente una vita di incredibili sacrifici e di gioiosavitalità moderna e democratica. Una volta la mia amica Ruthie Bloom -una famosa giornalista con cui ho condiviso tutti i giornidell’Intifada a Gerusalemme, quando tutto esplodeva e noiostinatamente, come tutti i gerosolimitani, andavamo a sederci, achiaccherare, a ridere nel prossimo caffè che sarebbe stato oggettodell’attenzione dei terroristi - presentando un mio libro ha detto chequello che manca agli israeliani per spiegarsi al mondo è sapersivedere come io li racconto. Bene, vorrei dire la stessa cosa del librodi Giulio Meotti “Non smetteremo di danzare - le storie mai raccontate dei martiri di Israele", edito da Lindau.
Un libro che già per come si presenta è compatto e ponderoso, un lavoro che fin dalla copertina in cui compare una famigliola di mitnahalim, i famigerati “coloni” come la stampa italiana chiama gli abitanti degli insediamenti, sfida il cuore e la mente del lettore a entrare in un mondo nuovo, a indossare occhiali completamente diversi per capire la storia di Israele. Meotti osa avventurarsi dove nessun giornalista, nessun critico, nessun osservatore politically correct guarda mai per paura di bruciarsi, ovvero nel martirio infinito tramite un continuo stillicidio omicida del popolo ebraico, anche oggi che è giunto nella sua terra, nello Stato ebraico. [...]
La conversione al capitalismo - 1989 L’ultima frontiera del libero mercato
Mediorientale
Gli argomenti di questa settimana:
L'adozione del Rapporto Goldstone anche da parte dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con le maggioranze automatiche date dai paesi arabi e dal blocco dei cosiddetti Non Allineati.
Israele ha avviato numerose inchieste su singoli episodi di presunte violazioni.
L'annuncio di Abu Mazen che non si ricandidera' alle prossime elezioni palestinesi, previste per gennaio e da lui stesso convocatie. La delusione americana. Il poco consenso popolare di Abu Mazen rispetto a Hamas.
Le ennesime trattative fallite per una riconciliazione nazionale palestinese tra Hamas e Abu Mazen, anche per via delle dichiarazioni di Obama secondo cui nel caso si formasse un governo palestinese di unita' nazionale, l'America si troverebbe costretta a smettere di finanziarlo perche' non si puo' dialogare con i terroristi.
La Clinton in visita negli Emirati, tesse le lodi di Netanyahu e parla di "moratoria" degli insediamenti e non di "congelamento", suscitando l'ira di Abu Mazen.
Un uomo vicino a Abu Mazen ha tuttavia riferito che non e' escluso che il presidente possa ritornare sui propri passi.
Il Capo dell'Intelligence militare Amos Yadlin ha fatto una relazione riportando che, nei giorni passati, Israele ha rilevato il lancio verso il mare di missili Fajar da Gaza, in grado di arrivare anche a Tel Aviv (piu' di 60 km di gittata).
La nave carica di tonnellate di armi iraniane fermata dalla marina israeliana presso le coste di Cipro. Partita dallo stretto di Hormuz, passata dallo Yemen, dallo Stretto di Suez, diretta verso la costa libano-siriana.La task force NATO, di stanza a Napoli e di cui fanno parte anche gli Israeliani, copre proprio il traffico di armi sul Mediterraneo.
Le allusioni del siriano Bashar Assad a una possibile emulazione dell'atteggiamento libico, con la rinuncia al nucleare.
La rabbia iraniana e nord-coreana su queste dichiarazioni.Nuovo rapporto su aumento antisemitismo in Europa, presentato da Moshe' Kantor (European Jewish Congress).
Sondaggio svedese: tra i giovani, uno su cinque crede che gli Stati Uniti si siano fatti da soli gli attacchi dell'11 settembre.